Premio Racconti nella Rete 2012 “Quando gli angeli cadono sul mare” di Elena Masolini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012Vi siete mai soffermati ad osservare la forma degli scogli? E’ come per le nuvole… tutti ci camminano davanti senza mai veramente farci caso, fino a quando qualcuno non si sofferma e vede… alcuni hanno una forma davvero strana… altri invece sono sempre bagnati. Ma vi siete mai chiesti perché?
C’è chi parla di una leggenda.
La leggenda narra di un angelo caduto sulla terra, non più in grado di tornare al regno dal quale era venuto.
L’Angelo se ne stava tutto il giorno sulla riva del mare, seduto su uno scoglio, avvolto nelle sue grandi ali… e aspettava, e piangeva; giorno e notte, instancabilmente, senza mai fermarsi, fino a quando…
All’alba del suo terzo giorno sullo scoglio, dal mare uscì un tritone.
– Se non smetterai di piangere, il mare si riempirà di lacrime e non sarà più mare; i pesci moriranno e io non posso permettere che ciò accada.
Detto questo il tritone se ne andò e l’Angelo rimase lì, ancora più ripiegato su se stesso.
Smise di piangere; non voleva certo che i pesci morissero, ma così facendo s’intristì ancora di più perché non poteva manifestare la sua grande disperazione.
Passarono altri tre giorni e il tritone tornò.
– Se non smetterai di riempire l’aria con la tua angoscia, tutta l’allegria se ne andrà, il mare diventerà grigio e nessuno vorrà più abitarci.
I tristi occhi dell’Angelo guardarono il vecchio tritone.
Poteva frenare le sue lacrime, ma non poteva frenare la sua angoscia.
– Senti, Angelo, se troverò il modo di farti tornare da dove sei venuto, smetterai d’essere triste?
Gli occhi dell’Angelo guardarono nuovamente il tritone.
– Ma per farlo ho bisogno di alcune piume delle tue ali. Tra sette giorni tornerò. Nel frattempo, se vuoi, poco lontano da qui c’è un villaggio di pescatori. Lì potrai trovare rifugio dalle intemperie. Ricorda che sono persone povere, ma attento, sono anche molto egoiste e ingrate.
Alzatosi, l’Angelo si diresse in direzione del villaggio. Era curioso.. gli uomini non potevano essere certamente così malvagi come li dipingeva il tritone.
Arrivato al villaggio vide… Le case erano costruite con il fango, e i bambini, coperti di abiti consumati dal tempo, giocavano con un pallone ricavato da vecchie reti.
– Se non hanno altro da mettersi, quando arriverà l’inverno, come faranno a ripararsi dal gelo? Con le mie ali potrei tessere per loro una stoffa così che possano ricavarne dei vestiti nuovi.
E così fece.
Lavorò per tutta la notte. Al mattino aveva tessuto abbastanza stoffa per tutti loro.
Il villaggio accettò di buon grado il regalo dell’Angelo. Gli dettero un posto dove passare la notte e quella sera, visto che il giorno si era fatta buona pesca, nel villaggio si fece festa per ringraziare l’Angelo del generoso regalo.
Ma alla festa seguirono quattro giorni di magra; ogni sera i pescatori tornavano senza aver pescato neanche un pesce. Gli abitanti del villaggio avevano molta fame.
– Le persone hanno bisogno di mangiare, se non mangiano, muoiono. Potrei usare le mie ali per cucinare qualcosa. In fondo, sono stati generosi con me.
Così, si fece dare un grosso pentolone, lo riempì dell’acqua del mare e ci gettò dentro alcune delle sue piume. Le piume divennero pesci e tutto il villaggio poté saziarsi.
Nel villaggio ci fu di nuovo festa per l’Angelo, che ancora una volta si era rivelato una vera e propria benedizione.
– Resta con noi, Angelo, potrai vivere qui, starai bene. Saresti uno di noi. Cosa ne dici?
L’Angelo pensò al suo mondo, al quale avrebbe dovuto far ritorno di lì a qualche giorno, pensò alla promessa del tritone, ma pensò anche che quella gente aveva più bisogno di lui di quanto ne avevano lassù. Se fosse voluto venir via, sarebbe tornato sugli scogli e avrebbe chiamato il tritone.
Così rimase con loro.
Per tutto l’inverno aiutò le persone del villaggio. Produsse nuovamente la sua splendida stoffa, questa volta per tutta la gente del paese, e li aiutò nei momenti di penuria di cibo, cucinando nel pentolone i pesci nati dalle sue ali.
Al gelido inverno seguì una tiepida primavera e poi una calda estate.
L’Angelo era molto felice, non solo si sentiva accettato, ma si sentiva anche utile e appagato.
Ma poi tornò l’inverno.
– Angelo, aiutaci tu. Avremmo bisogno di nuova stoffa e di pesce. Abbiamo fame.
– Ma io non ho più le mie ali. Ho usato tutte le piume che avevo. Non posso più tessere la stoffa e fornirvi il pesce. Posso soltanto fornirvi il conforto di cui avete bisogno.
– Non ci serve il tuo conforto, noi abbiamo bisogno di vestiti e pesce, se tu non puoi darceli non ci servi più. Puoi andartene, tanto qui non puoi fare più niente.
Così l’Angelo fu costretto a far ritorno allo scoglio. Era molto triste. Ciò che aveva detto il tritone sugli uomini era vero. Lo aveva avvertito, ma lui non gli aveva dato ascolto.
In ogni modo, lo avrebbe chiamato e sarebbe ritornato al suo mondo.
Al richiamo dell’Angelo, il tritone arrivò.
– Tritone, sono tornato, potresti ricondurmi nel regno dal quale sono venuto?
– Mi dispiace Angelo, non posso. Ciò che usavo per ricondurti lassù era la schiuma delle onde prodotta dalle tue piume. Ora noto che tu non hai più le tue ali e quella schiuma ormai è andata persa. Mi dispiace, non posso più aiutarti. Se tu non ti fossi fidato della falsa gratitudine degli uomini, a quest’ora saresti già nel tuo mondo. Addio.
Così il tritone se ne andò, lasciando l’Angelo solo.
Arrivò il freddo inverno. L’Angelo, non avendo più le sue ali, si ghiacciò. Il suo cuore, pesante, a forza di pensare agli uomini, si indurì, fino a diventare di pietra.
In primavera seduto sullo scoglio non c’era più un angelo, ma un altro scoglio, dalla forma un po’ strana e continuamente bagnato dalle onde del mare.
Qualcuno dice che è soltanto uno scoglio, altri dicono che è proprio quell’angelo, che sotto la dura corazza, sta ancora aspettando, invano, la schiuma che potrebbe riportarlo nel suo mondo.
Una bella favola poetica. Brava!
Triste, ma poetica, piena di grazia.
Triste insegnamento, anche se veritiero. Che bella fantasia la tua, a mio parere le favole non sono affatto facili da scrivere.