Premio Racconti nella Rete 2012 “Compagni di viaggio” di Augusta Bianchi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012L’ idea di quel breve viaggio l’affascinava. Era talmente curiosa di conoscere posti nuovi che non aveva mai fatto differenze fra mete e durata ed era sempre stata disposta ad ogni spostamento, con ogni mezzo.
Voleva approfondire la conoscenza della regione in cui era nata. Spesso si desidera evadere in paesi stranieri e non ci si rende conto di ignorare le bellezze dei luoghi in cui viviamo; per Laura era giunto il momento di esplorare la sua amata Toscana: cartina e mappe alla mano, aveva iniziato un costante e minuzioso itinerario alla scoperta di arte, cultura e costumi ancora sconosciuti.
La giornata di fine settembre, ancora calda e luminosa, ma già percossa da fremiti autunnali, le dava la consapevolezza che avrebbe passato una gradevole vacanza e, sulla banchina della ferrovia, già assaporava la gioia di fuggire, di lasciarsi alle spalle ogni pensiero. Per lei viaggiare era davvero terapeutico; una volta decisa la meta, la mente si sarebbe dedicata solo ed unicamente a scrutare il nuovo mondo da ogni angolazione.
Trovò il vagone piuttosto accogliente, anche se aveva sempre preferito le vecchie carrozze con la porta scorrevole; in quello spazio senza divisioni, circondata da poltrone occupate, le sembrava di non avere abbastanza quell’intimità di cui aveva bisogno per godersi, in ogni sfumatura, il panorama che, soprattutto su quella linea, prometteva suggestive visioni. Per questo, desiderava sempre sedersi accanto al finestrino. Quei posti sembravano tutti occupati ma, guardando meglio, si era accorta che su uno dei posti da lei tanto ambiti, era posata la valigetta di un passeggero che, come se nulla fosse, continuava a leggere indisturbato.
Laura immediatamente si era adombrata per quel comportamento e, alquanto seccata: “Scusi, posso sedermi?” aveva chiesto all’anonimo ed impassibile compagno di viaggio poi, sollevando il trolley piuttosto pesante: “ Meno male che noi donne siamo una forza e sappiamo arrangiarsi da sole!” e, a bassa voce : ”In questo preciso momento, questo cafone che mi sta accanto, penserà: -E l’hanno voluta la parità sté rotture, ora che pretendono?- ”
Si sbagliava alla grande, si trattava solo di aiutare una persona in difficoltà, non una donna esigente; lei si sarebbe comportata diversamente!
La cosa non la meravigliava più di tanto; aveva visto scemare, nell’arco della sua vita, ogni atteggiamento riguardoso e raro era un comportamento attento ai bisogni degli altri. Aveva sempre amato notare e scrutare le persone per coglierne le peculiarità sia fisiche che psicologiche soprattutto nei posti affollati, dove le tensioni potevano manifestarsi più palesemente che altrove. Forse, proprio per questo motivo, li detestava perché le faceva male constatare la corrispondenza fra le sue convinzioni e la realtà delle cose.
Anche se non l’avrebbe mai ammesso, rimpiangeva i tempi andati quando qualcuno, magari, ti apriva la porta esclamando: ”Prego, si accomodi!”
Ormai quel gesto era sempre più raro e, sui mezzi pubblici gremiti, ragazzini isolati nel loro mondo da cuffie ed auricolari impenetrabili, neppure si accorgevano delle persone in difficoltà aggrappate ad ogni appiglio del bus. Formavano dei gruppetti chiusi, indifferenti alla realtà circostante.
Appena seduta, si accorse che il suo amato viaggio non sarebbe stato tanto esilarante; un acre e disgustoso odore di sudore raffermo proveniva svolazzando dalle ascelle del “cafone”. Una camicetta antiquata, mezze maniche giallo urina, di un tessuto che Laura non aveva più visto dagli anni sessanta, sapete, quel sin- te-ti-co di terital che quando ci sudi una volta lo puoi gettare? Ecco, proprio quello…
Laura sperava solo che il signore alzasse quel suo sedere schiacciato ( senz’altro l’aveva così, non poteva essere diversamente!) e scendesse dal treno, magari ruzzolando dal predellino. Di tanto in tanto, lo guardava di sbieco dagli occhiali da sole e, sottovoce, gli parlava e gli spiegava di quanto fosse, oltre che odoroso, anche brutto e sgradevole. Pazienza la bruttezza, Laura non era così razzista, ma brutto, sudicio e cafone, quello no, non era tollerabile!
Pensava che se si fosse accorto di essere osservato e si fosse risentito, lei gli avrebbe detto quello che pensava, non avrebbe avuto alcun riserbo.
Intanto il viaggio continuava e, finalmente, lui era sceso (senza ruzzolare dal predellino!). Le era rimasto il rimpianto di non avergli osservato il sedere, ma l’aria si era purificata in poco tempo e si era rasserenata, anche se l’episodio l’avrebbe disturbata per tutta la vacanza e, ogni tanto, riaffiorava.
Era arrivata alla meta. L’antico paese si scorgeva in fondo alla strada, là in alto, e prometteva ore emozionanti con quegli edifici antichi, arroccati ed invitanti. La sua fantasia già si era messa in moto; lei non vedeva l’ora di mettere in atto quello che le emozioni le facevano presagire.
Ogni luogo ha una luce diversa e Laura la trovò unica, in quella parte della Toscana. Le sembrava di rivivere l’atmosfera che trasuda dai capolavori del Rinascimento; ora capiva come era stato possibile per quei geni, creare opere immortali impastate coi colori di una natura prodiga di auree calde, appassionate, che non sembravano svanire nel tempo e che erano così accessibili ad un animo sensibile alla bellezza. Al tramonto, un vento tiepido la portava in una dimensione quasi irreale dove colori, sensazioni e profumi si mescolavano ad acquietare l’anima, un’anima sempre tormentata da futili problemi quotidiani che, sembravano dissolversi, nella tiepida piscina in mezzo agli ulivi secolari.
Avrebbe raggiunto il paese a piedi, lo riteneva l’unica maniera per poter scorgere ogni piccolo particolare naturale ed artistico; per questo imboccò una stradina non segnata dalla carta. Voleva evitare, ad ogni costo, la modernità e il traffico che, secondo lei, avrebbe rotto quel piccolo e prezioso incantesimo. Non condivideva il turismo pigro, fatto di scorrazzate in auto e di abbuffate anchilosanti anzi, proprio lo detestava e preferiva evitare ogni contatto con quella realtà.
“Per l’antica Chiesa di S. Francesco all’angolo girare a destra”. S’ incamminò lungo la strada in salita. Faceva molto caldo e la stanchezza cominciava a sentirsi ma si sarebbe riposata poi; adesso, doveva raggiungere la meta prefissata. Adiacente alla Chiesa, un cortile rilassante e deserto faceva proprio al caso suo ma temeva di non potervi accedere, considerato il suo abbigliamento estivo. Durante il tragitto, aveva osato entrare in una chiesa con le braccia nude e il curato le aveva fatto notare che non era proprio conveniente; anche se non condivideva tanta severità, convinta che due braccia nude non avrebbero di certo scandalizzato Nostro Signore, questa volta si era sentita in dovere di chiedere. L’unica presenza era un giovane signore vestito completamente di nero: occhiali da sole, capelli curati, fisico tonico… Un bel signore insomma, che non era passato inosservato alla nostra Laura .
“Posso entrare?” Chiese lei affacciandosi sul cortile.
“Certamente! Venga pure” rispose il bel signore “il cortile è aperto al pubblico e, se è interessata, può visitare anche la mostra fotografica” continuò. L’accompagnò nella visita che fu anche l’occasione di dissertazioni filosofiche sulla fede e sulla sua importanza. Laura non sapeva mentire e, con un minimo di imbarazzo, gli confessò che purtroppo, nonostante credesse fermamente nei valori del cristianesimo, lei non aveva avuto quel dono prezioso e sperava che il suo agnosticismo non l’avrebbe punita per l’eternità, qualora, in un altro mondo, avesse trovato il Dio misericordioso di cui lui, con tanto fervore, parlava. L’osservò meglio, era proprio un uomo interessante. E adesso, all’interesse per il suo fisico, si era aggiunto quello per il suo cervello!
Pensò, che in tutta la sua vita, non aveva mai trovato un uomo (apparentemente) così completo; forse, con un tipo del genere, avrebbe potuto smorzare un poco l’ostilità verso l’altro sesso che, gradualmente, si era rafforzato in lei con la maturità.
Il signore continuava a parlare, illustrando alla sconosciuta quel luogo di fede dove era possibile avvicinarsi a Dio, anche per le persone più refrattarie.
Mentre lui continuava a fare la guida, lei faceva le sue considerazioni interiori pensando a come sarebbe stato bello se, in quel momento, lui fosse stato il suo compagno.
D’un tratto, senza volerlo, le venne in mente “il cafone” del treno. Che differenza di personalità e che pulizia, non era facile incontrare un uomo così!
“Queste foto stupende le ha fatte lei?” chiese Laura con entusiasmo “No, io sono frate in questo convento e porto avanti la mia missione” rispose il bel signore.
Le caddero le braccia dalla delusione.
“E no! Non è possibile!” disse di getto voltandosi verso di lui “ Che peccato! Una persona così interessante!” e fra sé: “Quante donne avresti potuto rendere felici!”
Si rese subito conto della gaffe che aveva fatto ma lui era rimasto fra l’impassibile e il divertito. Lei, comunque, decise che sarebbe stato meglio togliersi immediatamente di mezzo. Frettolosa gli porse la mano e, mormorando fra sé e sé “Che vergogna!”, lasciò quel luogo di fede e di delusione…..
Forse avresti potuto approfondire l’interazione tra i personaggi per non limitarti alle considerazioni e ai giudizi della sola protagonista. Il “raccontare” sarebbe diventato un “condividere”…..
E’ un racconto piacevole, scorrevole nella lettura, in cui il personaggio Laura, non più giovane, mette a nudo la sua personalità. Intransigente con se stessa, rispettosa dei bisogni degli altri, fa intravedere i suoi tormenti interiori che riesce a placare davanti alla bellezza ed allorchè trova un uomo che unisce alla prestanza fisica anche l’intelligenza, pensa di avere trovato quello che cercava. Peccato che l’uomo sia un frate! Oltre Laura c’è un altro personaggio importante e sempre presente nel racconto:il desiderio e l’amore per tutto ciò che è bello
E’ interessante in questo racconto il ritmo narrativo che rende scorrevole la lettura ma, soprattutto, la diversità dello sguardo con cui l’autrice dipinge la natura e gli uomini: tenero e affettuoso il primo, critico e talvolta pungente il secondo. Si indovina una sorta di conflitto interiore irrisolto, risultato, forse, di amare esperienze e un desiderio di trovare nel paesaggio, nella natura stessa una qualche pacificazione.
Da Ilda
la descrizione del viaggiop di una donna alla ricerca di emozioni nella sua terra di origine evidenzia la capacità espressiva dell’autrice.
la protagonista del racconto, che giudica sulla base di impressioni super4ficiali o di pregiudizi, rivela di avere una personalità fragile e conflittuale.
Il racconto potrebbe indurre il lettore ad una riflessione sulla propria capacità di giudizio nei rapporti interpersonali.