Premio Racconti per Corti 2012 “Spirito di mamma” di Daniela Casini Manciocchi
Categoria: Premio Racconti per Corti 2012Estate. Mattina.
Una coppia di coniugi è in partenza per le vacanze.
Il figlio rimane a casa e la madre lo riempie di raccomandazioni. Lui prende una vecchia tazzina per il caffé e la mamma lo sgrida: ”Le tazzine antiche della nonna!”
Finalmente i due escono. L’operazione di carico dell’auto avviene fra discussioni. L’avventura continua tra code ai caselli, sbagli di direzione, eccetera.
All’improvviso i due si trovano fuori dell’auto, brancolanti e doloranti. La confusione è indescrivibile. Arrivano auto della polizia, ambulanze, curiosi.
I due si rivolgono a un infermiere vestito di bianco che si avvicina, si lamentano e chiedono spiegazioni. Lui spiega che sono morti e che lui è un angelo guida.
Loro non ci credono, ma egli indica i corpi senza vita dentro l’auto.
“Però perché mi fa ancora male la testa?” Fa lei.”Se fossi morta mica mi farebbe male!”
L’angelo spiega che prima di passare allo stadio superiore rimane una specie di memoria, per cui uno sente ancora dolori ed emozioni; però dopo un po’ tutto passa.
Lei si preoccupa per il figlio rimasto solo; il marito e l’angelo cercano di convincerla che ormai è tutto inutile, ma la querimonia continua, nonostante l’angelo tenti di portarli via in fretta. Alla fine, esasperato, consente loro di assistere al funerale.
Dopo, la madre decide di seguire il figlio, incurante delle proteste dell’angelo. Tornata a casa, commenta commossa il comportamento calmo del ragazzo, che si spoglia, si prepara da mangiare, accende la televisione. Però alla vista della tazzina da caffè sulla quale avevano discusso scoppia in lacrime. La madre intenerita decide che non può lasciarlo.
Il marito tenta di dissuaderla. L’angelo disperato si strappa le penne, ma la donna è irremovibile. L’angelo dovrebbe andare a chiedere istruzioni, ma non osa lasciarla per paura che combini qualche guaio. Il marito suggerisce di riferire lassù che lei è in uno di quegli apparecchi che la tengono in vita artificialmente per un tempo indeterminato.
L’angelo dice che si può fare, ma non può durare a lungo. Comincia allora una strana convivenza, fatta di episodi che rivelano al ragazzo che non è solo.
La madre non può comunicare direttamente con lui, ma scopre che può usare la propria energia per spostare oggetti, eccetera. Lascia messaggi sulle pareti, sulla TV, sul computer; mette in ordine la casa, gli completa un maglione a ferri. Il ragazzo all’inizio s’impressiona, poi si rassicura ed è perfino contento.
Ma la mamma riprende le vecchie abitudini e i messaggi diventano prediche: controlla quello che mangia, quanto fuma, con chi esce, quanto spende. Cominciano a discutere: lei con i messaggi, lui gridando. Quando lei s’intromette anche nei suoi rapporti con le ragazze e lui ne avverte la presenza durante un appuntamento, non riesce più a fare l’amore. La sua ragazza lo deride e se ne va.
Lui si sfoga picchiando contro i muri di casa, urlando che da morta rompe molto più di prima. Se continua così, lo farà diventare matto.
Finalmente lei si arrende, richiama mentalmente il marito, che si materializza subito con l’angelo. Mentre la strattonano via, lei si ostina a scrivere sul muro le ultime raccomandazioni.
Prima di sparire nel nulla, ha il tempo di scrivere sulla parete:
“E le tazzine antiche della nonna…”
Una storia stringata, angosciante, psicoanalitica. Il simbolo di un amore persecutorio che oltrepassa il senso di realtà( che per altro è frequente) tragicamente frequente, e inibisce il futuro di tanti figli.
Brava, è altamente simbolico, va saputo leggere.
Noo, le tazzine nooo!! Molto bello questo attaccamento non solo morale, amorevole, ma anche materiale per quanto lasciamo trapassando.