Premio Racconti per Corti 2012 “Sull’autobus” di Corrado Gualtieri
Categoria: Premio Racconti per Corti 2012Claudio salì trafelato sull’autobus. I suoi cinquant’anni cominciavano a pesare e lo sforzo per quella breve corsa gli aveva annebbiato pure la vista.
Forte di un’esperienza decennale s’impadronì del posto lasciato libero da una signora che si accingeva a scendere.
Lo guardava stizzito un giovane che sembrava non aver digerito l’umiliante sconfitta patita nella corsa al posto.
Fuori del finestrino una densa foschia rendeva incerti i contorni della città. Chissà come gli venne in mente il finale di Casablanca, con Bogart che vede allontanarsi nella nebbia la bellissima Ingrid a fianco del suo eroico marito.
Non aveva mai vissuto lui simili addii, anche perché gli addii presuppongono incontri. Che mai nella sua vita c’erano stati.
Aprì la sua inseparabile cartella, prese il giornale e cominciò a leggere. Stava ancora scorrendo i titoli della prima pagina quando si accorse che qualcuno lo stava osservando con insistenza. Alzò gli occhi con noncuranza, come se si trattasse di un gesto del tutto fortuito, ma ciò che vide demolì il suo atteggiamento distaccato.
Un’avvenente ragazza, seduta di fronte a lui, gli sorrideva spudoratamente. Abbassò lo sguardo per vincere l’imbarazzo, fingendo di leggere con estrema attenzione, mentre lei continuava a sorridergli.
Si esaminò da capo a piedi: i vestiti erano in ordine e di certo non rideva per quelli. Avesse avuto uno specchietto avrebbe potuto analizzare anche il viso. Invece non gli restava che far finta di niente e continuare a leggere un susseguirsi di parole ormai prive di significato.
Improvvisamente decise che qualcosa doveva essere fatto.
“Scusi signorina”, chiese in un impeto d’insolito coraggio, “si può sapere che cos’ha da ridere?”
“Io non sto ridendo”, fece lei con dolcezza, “ti sto solo sorridendo”.
Claudio divenne paonazzo, rendendo palese la sua ancestrale timidezza.
“Non ti ricordi più di me?”, proseguì lei. “Vergogna, mi hai già dimenticato. Abbiamo trascorso tutta la notte insieme e neppure ti ricordi di me”.
Claudio era sempre più confuso, ma quel viso gli diveniva pian piano familiare.
“Sono la ragazza che hai sognato stanotte”, disse sillabando le parole.
Per Dio, era vero. Ora ricordava tutto. Aveva un’aria diversa, più allegra e meno sensuale, ma era proprio lei.
“Cosa ci fai qui di giorno?”
“Ho deciso di venirti a trovare”.
“Sei molto cambiata da stanotte”
“Per forza. Nel tuo sogno mi hai fatto indossare una guepiere rossa e calze nere con la riga dietro la coscia. Non avevo neppure uno straccio di perizoma. Vuoi che vada in giro così anche di giorno?”.
Claudio arrossì di nuovo. Si vergognava di quel suo feticismo che anche ora lo faceva eccitare all’idea di quella splendida femmina in tenuta da bordello.
“Almeno quando dormo posso lasciarmi andare, o no?”.
“Per Dio se ti lasci andare. Non ti ricordi più che cosa abbiamo combinato per tutta la notte? Sono stanca ancora adesso”.
Seduti l’uno di fronte all’altra, stavano ritrovando l’intimità perduta ai primi chiarori del giorno.
“Sono stanca, però ricomincerei da capo” sussurrò accarezzando il viso di Claudio.
“Senti”, fece lui tremante per l’emozione, “puoi stare davvero con me anche di giorno?”.
“Si, se tu lo vuoi veramente”.
“E non è che poi svanisci sul più bello”.
“No, se tu non vuoi. Vieni, scendiamo. Non ho più voglia di stare qua sopra”.
Scesero dall’autobus mano nella mano, forse per la paura di perdersi nella nebbia.
“Guarda quello”, fece il giovane sconfitto, “parla da solo, ride, saltella. E ha pure lasciato qua la sua preziosa cartella.
E’ proprio vero che il mondo è pieno di matti”.
Bello, mi piace il mix tra sogno e realtà.
Andrea Masotti
Grazie Andrea e scusa il ritardo
molto carino 🙂
Grazie Valentina e scusa anche te il ritardo, mi sembrava di averti già risposto.
Corrado