Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Racconti nella Rete 2009 “Eravamo sette amici al pub…” di Grazia Musumeci

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

Ci troviamo nei pressi della stazione di Catania, di fronte alla facciata di mattoni di una ex fabbrica -vecchio ricordo del 19° secolo da poco restaurato- oggi sede di diverse attività turistico-culturali, tra cui anche il pub “Nomade Rosso”. Dentro, l’ambiente è abbastanza cupo…una lampadina nuda e cruda su ogni tavolo e basta!…ma la musica è simpatica e pure i ragazzi e le ragazze che servono ai tavoli, in maglietta e blue-jeans. I poster appesi alle pareti non lasciano dubbi sull’orientamento politico del gestore: Che Guevara, stelle rosse, giovani giamaicani sorridenti con la “canna” tra le labbra, eccetera.

Rosario ovviamente è nel pieno del suo elemento! A me non dispiace affatto, e nemmeno ad Alessio, il mio ragazzo, e al mio gemello Nico. Sembra a proprio agio pure Etienne, il festeggiato di stasera, che ci accoglie alzandosi in piedi. Federico e Carmen invece si guardano intorno abbastanza perplessi.

Per fortuna l’atmosfera di imbarazzo non dura a lungo. Una volta ordinata la cena, incominciamo a chiacchierare: lo studio, gli esami, gli eventi sportivi, le ultime novità al cinema e in TV, avventure e disavventure di conoscenze comuni…

– Però, scusate, qui l’unico che dovrebbe parlare non apre bocca – osserva ad un certo punto Rosario – Etienne! E allora?

– Allora cosa? – mormora il nostro amico africano e, se non fosse così nero di pelle, giurerei che sta arrossendo!

– Dicci un po’, sei emozionato, gasato, terrorizzato?

– Terrorizzato perché domani torno al mio Paese? No, mai! E’ bellissimo, invece.

– Pensi di rimanere laggiù? – domanda Carmen, inclinando leggermente il capo così che i suoi lunghissimi capelli scendono a nasconderle il viso come una tenda.

– Nooo…io adesso vado là solo due mesi, per la tesi di laurea. Ricerche! Poi torno qui. Finisco l’Università e divento ingegnere…e poi torno in Camerun con soldi e mi sposo!

Ridiamo tutti e scroscia un applauso.

– Allora un brindisi – propone Rosario, sollevando il bicchiere pieno di birra – All’ingegnere Etienne Ndachi, e a noi che siamo qui per salutarlo e per augurargli buona fortuna…anche chi forse, in altre occasioni, non sarebbe mai venuto.

Brindiamo e beviamo. Poi, ad un certo punto, come se si stesse svegliando da un lungo sonno, Federico si acciglia e alza l’indice:

– Aspetta un momento, che non ho capito l’ultima frase. Chi sarebbero questi che “in altre occasioni non sarebbero mai venuti” a salutare Etienne?

Rosario si stringe nelle spalle: – E dai, lo sai, no?

– Mi pare di no, invece.

– Ma si vede chiaramente, Fede…

– Che cosa?

– Che tu graviti su onde di pensiero…differenti.

Cala un silenzio antipatico. Carmen guarda me, attraverso la sua tendina di capelli…e nei suoi occhi leggo chiaramente un “Oh no!” che rispecchia alla perfezione il mio pensiero.  

– Smetti di parlare come un intellettuale di sinistra e scendi tra noi mortali – accusa Federico – Dillo chiaramente che ce l’hai con me e con Carmen!

– Non ce l’ho con nessuno, bello. Calmati un pochino.

– Ragazzi, e se la finiste tutti e due? – interviene Alessio.

– No, non la finisco perché quelli che ragionano come lui mi stanno sulle scatole! – sbotta Fede e si sporge in avanti minaccioso – Tu stai dicendo che siccome io e Carmen abbiamo idee di destra è strano che ci troviamo qui a salutare Etienne…vero?

– Be’, secondo te? – ribatte Rosario.

Au, carusi[1], e basta! – dice Nico, scocciato.

– Ma secondo me cosa? Etienne è un amico. Io gli amici li saluto quando partono…che c’entra qui l’ideologia politica, cavolo?!

– C’entra, perché quelli “della vostra area” gli immigrati li odiano, soprattutto se di colore. Tu sei qui perché Etienne sta per diventare ingegnere. Se fosse stato un semplice venditore ambulante clandestino nemmeno ti facevi vedere, stasera!

– Ma che cosa ne sai se mi facevo vedere o no?! Fate tanto i democratici, tu e i tuoi….amichetti, qua…- e Federico, con una smorfia e un gesto della mano, indica il locale intorno a noi – …ma siete voi quelli che giudicate, come e peggio dei nazisti!

– Nazista io? Nazista a me?! – esplode Rosario.

– Oh, vi calmate? – grida Nico all’improvviso – Che senso hanno questi discorsi? La smettiamo di mettere etichette politiche a tutto, anche all’amicizia? Siamo qui per Etienne. Chi se ne frega se tu sei di sinistra, io di destra e quello di centro?

Rosario scoppia a ridere e, per un attimo, la tensione si allenta.

– Nico, tu non sarai mai di destra…

– Ok, ora non lo sono. Ma appena compiuti diciotto anni, il mio primo voto è andato a loro. Me ne sono pentito subito, naturalmente, ma…

– Diciamo che l’ho convertito io! – intervengo, per mantenere l’atmosfera scherzosa.

Infatti gli altri ridono.

– Brava Mari! – dice Rosario e poi, rivolto al mio ragazzo: – E tu, Alessio?

– Io cosa?

– Le tue idee politiche.

– Al momento non ne ho. Mi sembra tutta la stessa schifezza!

– Ok, ma prima? – insiste Rosario (per lui è proprio una cosa vitale!).

– Prima mi piacevano i discorsi che facevano a sinistra. Mi ci ritrovavo. Però poi…ho capito che sono tutti uguali. Promesse a vuoto.

– Beccati questa! – esclama Federico, facendo il gesto dell’ombrello a Rosario.

– Ma beccati che cosa? Non sta mica dicendo che a destra sono meglio!

– No, infatti – conferma Ale – Al momento credo solo nell’arte. Se la gente riuscisse a vedere il bello prima di tutto…intendo dire l’essenza del bello, che si può trovare anche nelle cose più brutte…non si farebbero tanti discorsi inutili, in Parlamento.

– Sei un sognatore! – fa Rosario, scuotendo il capo.

– Lo so. Ho dormito tredici giorni. Lo sono diventato per forza.

Lo dice a mo’ di battuta, per farci sorridere. Ma non riusciamo mai a sorridere pensando a quello che gli è capitato due anni fa, quell’incidente terribile …il coma.

– Proprio per la tragedia che ti ha colpito dovresti apprezzare noi, più di loro – ricomincia Rosario dopo un istante di riflessione – Noi ti siamo stati vicini anche quando, per gli altri, eri solo un “handicappato”, “un diverso”, “un mostro”. Perché per noi tutti gli uomini sono uguali.

– Pure il Papa lo dice – spara Nico, colpendo un tasto delicato per un comunistone come Rosario (che infatti lo guarda storto).

– Invece proprio dall’incidente dovrebbe aver imparato che la ragione sta a destra. – ribatte Federico – Se ci fossero stati più controlli, più divieti, più severità…forse quello schianto non si sarebbe verificato, quella notte.

– Visto? E’ questo che intendo quando dico che la politica “è tutta la stessa schifezza” – dice Alessio – Si sta parlando di un incidente, di un fatto dovuto al caso…e voi ci state costruendo sopra una campagna elettorale!  Dio Santo!!

– Giusto Ale! – esclama Nico, applaudendo.

Mi ritrovo ad annuire, con convinzione, pure io. E glielo dico bello chiaro:

– Sì, ragazzi, state esagerando in maniera vergognosa!

– E comunque – interviene Carmen, con quella sua vocina dolce dolce – Mi pare che, alla fine, vi siate dimenticati di Etienne…la persona da cui questo discorso è partito.

Ci voltiamo verso Etienne, che sgranocchia le sue patatine e ci osserva tranquillo, con un sorrisino stampato in faccia che ci fa sentire dei gran deficienti! Appena manda giù il boccone si stringe nelle spalle:

– Cosa devo dire? Io non ho mai capito questa cosa di voi italiani di mettere politica dentro tutto…Io conosco gente. E basta. C’è gente brava, che mi sorride e mi stringe la mano. C’è gente che mi tratta male. Punto. Politica non c’entra. A me piace Rosario, Mari, Federico, Carmen, Nico e Alessio …tutti di questo tavolo. Che minghia mi interessa per chi voti o no voti?!

Scoppiamo a ridere su quel “minghia”…e io penso che non ho mai sentito Etienne parlare così tanto, da quando lo conosco! Mi mancherà questo ragazzo, con i suoi silenzi, i suoi sorrisi bianchissimi, la sua saggezza racchiusa in due concetti…Per fortuna tra due mesi sarà di nuovo qui con noi, e potremo godercelo ancora un po’ prima che la sua magica terra lo richiami a sé per sempre! Allora sì, saremo davvero tristi!

– Avete capito, quindi, brutti politicanti? – esplode Nico – Basta parlare di cretinate! Godiamoci la serata e basta. E’ l’ora delle foto ricordo!

E il mio gemello spreca subito la prima, con l’autoscatto, immortalando due immensi primi piani -suo e di Alessio! Le altre fotografie, per fortuna, sono molto più normali e belle.

Federico e Carmen che si baciano.

Io e Alessio abbracciati, testa contro testa.

Rosario accanto al poster del “Che”…(con Federico nascosto che gli fa le corna da dietro!).

Etienne in versione intellettuale (con gli occhialini da lettura prestati da Carmen).

Etienne che abbraccia Alessio.

Etienne beato tra le donne, stretto nell’abbraccio mio e di Carmen.

Foto di gruppo di tutti noi intorno a lui…sorrisi, abbracci, smorfie e qualche lacrimuccia di “arrivederci” agli angoli degli occhi.

Perché al di là di tutte le discussioni e le litigate, siamo sempre noi, solo noi. Semplicemente noi. Sette amici…amici veri…al pub!


[1] AU CARUSI = (dialettale siciliano catanese) ehi, ragazzi…

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