Premio Racconti nella Rete 2012 “Tuo padre” di Franca Santacroce
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012La culla è lì, nell’angolo della cameretta vicino alla finestra dalle tendine a fiorellini rosa attraversata dai raggi del sole che l’illuminano come un grande caldo riflettore sul palcoscenico di un teatro. Protagonista di una rappresentazione viva e fantastica insieme una piccola meravigliosa creatura, una bimba di pochi giorni dorme tranquilla.
Veronica le si avvicina in punta di piedi, in un religioso silenzio, l’osserva, le sorride, i suoi occhi esprimono solo gioia, ma una gioia incredula quasi che lo spettacolo che ha davanti non le appartenga, sia come qualcosa a lei completamente estranea.
‘’E’tua figlia, Veronica. L’hai fatta tu, l’hai partorita tu, cosa ha di tanto strano lei perchè tu non riesca a capacitarti che sia completamente tua?
Quanto è bella questa creaturina! E’ una bambolina bionda con gli occhi verde-mare. Beh? Non sei contenta che sia così bella e che non assomigli per niente né a te che sei bruna con gli occhi neri né ad Alberto che è castano con gli occhi marrone?’’
E’ questo il punto. Non assomiglia a noi genitori perché non appartiene tutta a noi, una parte di lei ci è estranea, lei appartiene ad un altro, il seme che l’ha generata non è quello del suo papà ufficiale, il suo papà biologico è un anonimo donatore, un dispensatore di vita per chi non ha questo dono da offrire, è un benefattore sconosciuto che non è dato conoscere, un uomo generoso che un giorno ha voluto lasciare la sua offerta senza rivelare il suo nome e poi è sparito, si è eclissato chissà dove, magari vive dietro l’angolo della casa dove sei nata tu o magari è lontano centinaia di miglia dalla tua città e dal tuo mondo.
Cielo! Perché ora mi vengono simili pensieri? Che senso ha rimuginare su un problema di cui si è discusso per giorni e per mesi io ed Alberto insieme e d’accordo infine su tutto( almeno così ci era sembrato )?
Giada, amore mio. Ti ho tenuta nove mesi nel mio grembo, ti ho sentito scalciare dentro di me, ho avvertito ogni battito del tuo cuoricino, sei mia figlia in tutto e per tutto eppure….perchè non riesco a sentirti completamente mia? Come potrò mai spiegarti questa mia sensazione?’’
Con il tempo non ce ne sarà più bisogno mi dico, di qualsiasi regalo con il passare del tempo ci si scorda del donatore, diventa tuo e basta, l’altro non esiste più, forse non è mai esistito. Per me che sono la tua mamma però non è così. Ed allora, mi chiedo, perché non è così a maggiore ragione per tuo padre? Lui non ti percepisce come dono, per lui tu sei totalmente sua e basta.
La verità è che a me sta accadendo una strana, inspiegabile cosa che con tutte le mie forze cerco di cacciare dalla mia mente e dal mio cuore.
Mi sto innamorando attraverso di te, bimba mia, di ‘’tuo’’padre, che non conosco, che non so chi sia ma che con tutta me stessa voglio conoscere ed amare.
Mi dico che il tuo misterioso papà deve essere un uomo straordinario, con due grandi occhi verdi come il mare, forte e valoroso…ma che stupidaggini sto dicendo? Parlo come un’adolescente un po’ cretina di oggi, una di quelle cresciute con il mito delle veline e dei calciatori.
A questo mi sono ridotta? Suvvia, per favore, rientra in te, riappropriati della tua intelligenza, bando alle stronzate, non è da te, cara Veronica, è possibile che io mi sia dimenticata di avere un cervello pensante, una bella testa, come mi hanno sempre detto tutti, dai professori a quanti si sono imbattuti con i miei ragionamenti complessi di giovane donna intellettualmente ben impegnata?
Eppure non riesco a pensare ad altro.
Mi rimane difficile da che sei nata tu persino solo baciare Alberto figurarsi poi fare l’amore con lui!
Ma cosa ti sto dicendo, figlia mia. Ti pare che sono discorsi da farsi questi ad una bambina piccolina come te? Non bisognerebbe neppure pensarli, non dovrebbero sfiorare neppure un millimetro del mio cervello ed invece..
Giorno e notte, notte e giorno, non vivo più con questo tarlo che quasi mi trapana la testa, sento come uno sbriciolamento interno, uno spappolamento lento e sistematico del mio cervello.
Aiuto! Aiuto! Aiutatemi vi prego, aiutami tu, piccola ignara creaturina che non puoi certo conoscere e capire le strane idee che attraversano la mente della tua mamma che sta certamente diventando pazza. Non si spiega altrimenti un simile comportamento, solo una donna impazzita o ammalata di mente può formulare siffatti insani pensieri.
O no? Chissà se è capitato altre volte, a donne che si sono trovate nella mia stessa situazione di provare sentimenti di tal fatta. Me lo chiedo spesso, forse per trovare un appiglio alla mia assoluzione, non mi rassegno ad essere l’unica a sentirmi così: una traditrice, una fedifraga, una donna sposata che ha ingannato suo marito, facendosi un amante virtuale, senza amarlo all’inizio ma poi, quando il frutto del suo amore (ma quale amore santo Iddio! ) è venuto alla luce, innamorata persa di lui, di un suo sguardo, di una sua carezza, di una sua parola, del suoi corpo mai conosciuto, mai percepito, mai toccato, mai visto se non nella nebbia della sua mente alterata e folle.
Voglio guarire al più presto da questa malattia che mi sta consumando e il solo modo che c’è è quello di conoscere personalmente quest’uomo che di nascosto, subdolamente si è unito a me, al mio ovulo e mi ha reso madre.
Muoverò mari e monti, potrò impiegare una vita intera per riuscire nel mio intento, ma alla fine ci riuscirò! Promesso.
Primo compleanno di Giada che è seduta sulla sedia appositamente rialzata con due cuscini ( sul seggiolone avrebbe fatto troppo ‘’pupetta’’ mentre lei, la deliziosa Giada è già una piccola bambina che appare più grande del suo primo anno di vita ), con tutti i parenti intorno a farle da cornice, le nonne orgogliose come se mostrassero un trofeo davanti ad un pubblico estasiato, noi genitori in posa per farci ritrarre sorridenti e soddisfatti. Senza dubbio un gran bel quadretto di famiglia felice.
Ed io, sono felice?
Certo, santo Dio! Certo che sono felice. Perché non dovrei esserlo?
Cosa riesce a fare il tempo che passa.
E’ come un rullo che avanzando schiaccia tutto e cancella ogni cosa.
Fino ad ieri mi tormentavo per qualcosa che cercava di trascinarmi giù verso un baratro senza ritorno. Qualcosa che mi stava divorando, fagocitando le mie forze vitali, il mio cuore, i miei sentimenti, tutto il mio essere e che rischiava di farmi morire proprio quando invece ero nata un’altra volta mettendoti al mondo, mia piccola meravigliosa creatura.
Ma ora che è trascorso un anno dalla tua nascita, non ricordo più nulla dei miei tormenti iniziali, fantasie diaboliche di una mente affaticata dall’attesa e poi dal parto. Tuo papà è il mio Alberto, amorevole compagno di vita da dieci anni ormai, non esiste nessun altro padre, è lui che ti vede crescere, che ti sta vicino e ti prende in braccio quando di notte cominci ad urlare e non la finisci più. E’ sempre lui, il tuo papà, che con infinita pazienza ti imbocca quando tu non ne vuoi proprio sapere di mandar giù neppure il più piccolo cucchiaino di pappa. E’ lui che ti fa giocare, che ti parla e ti racconta mille storie come se tu potessi già capire, insomma Alberto è tuo padre, a dispetto di qualsiasi altra storia ti potranno mai un giorno raccontare.
Ed anche per me ora è tuo padre, senza se e senza ma. E’ lui e basta.
Quella fossetta che ti si forma sulla guancia sinistra quando ridi il tuo papà ce l’ha tale e quale. E poi, quel lampo negli occhi che hai quando provi meraviglia per qualcosa che non ti aspettavi di vedere, è uguale al lampo che ha il tuo papà. Prodigi della natura!
E’ per questo che mi sto innamorando di nuovo del mio Alberto. Mi ci è voluto un po’ di tempo ma, si sa, il tempo è la migliore medicina ed io posso ritenermi fortunata perché, in fondo, la mia malattia è durata poco. Quel tarlo velenoso che si era appropriato di me dopo la tua nascita, mi ha abbandonato presto, lasciandomi mi ha liberato da un incubo ed io sono rinata un’altra volta e, soprattutto amo di nuovo con tutta me stessa il mio Alberto che mi ha reso madre con tutto il suo amore.
E’ veramente un grande uomo il tuo papà, Giada, non dimenticarlo mai.
Il suo nome è Alberto. E’ tuo padre, tuo padre. Ricordatelo sempre.
Tuo padre.
Racconto piacevole, con tema interessante e molto di attualità, complimenti all’autrice!!
racconto raffinato , commovente , profondo !
La trama è molto originale ed attuale , mette in risalto una situazione reale , che potrebbe toccare a chiunque .
Il finale è molto generoso , e mette in risalto la personalità dell’autrice.
La prosa è molto scorrevole , linguaggio molto moderno.
Meriterebbe un premio , comunque congratulazioni sincere !
NB : refuso alla riga 18 : rimuginare , non rimurginare
Piace come l’Autrice esprime con intensa chiarezza sentimenti intimi e complessi
Delizioso, poetico, profondo e ben scritto. Con leggerezza induce il lettore a riflettere su di un problema sociale che fa discutere, ma che è di grande attualità per il suo impatto emozionale. Spesso le persone hanno paura di emozionarsi quasi considerassero questo sentimento un indice di debolezza, mentre é vero il contrario.
Brava Franca! anche se oramai, conoscendoti, niente può più meravigliarmi. Seguita così perché l’attuale società ha bisogno di riflettere per non farsi schiacciare dai mezzi di comunicazione……..portatori di idee non nostre.
Sergio
Racconto originale in forma scorrevole e piacevolissima.
Una situazione che potrebbe diventare sempre più reale; un’analisi approfondita di uno stato d’animo complesso di fronte al dono della nascita di un figlio, in un momento di particolare fragilità psicologica per la donna…
Lo stile è snello, la descrizione delle situazioni e degli stati d’animo riesce a creare una certa … suspence. La conclusione è appagante: un inno all’amore!
Congratulazioni!
In questo racconto invenzione e creatività si uniscono alla realtà e all’attualità.
Il risultato è felice grazie anche ad un andamento ” sospensivo ” che guida l’interesse del lettore..
inoltre penso che il genere narrativo scelto si addica al tuo mondo espressivo… continua il tuo bel cammino ..brava.
Uno dei racconti più toccanti e profondi dell’autrice.
Un episodio così importante della vita suscita sempre sentimenti contrastanti ed è interessante lo stato d’animo che l’autrice ci racconta attraverso una prosa asciutta, precisa e diretta. Il finale l’ho trovato commovente, e forse proprio in quel momento l’autrice ci svela tutta la sua fragilità di donna che mente a se stessa, autoconvincendosi di una piccola e non tanto innocua bugia per andare avanti e ancora una volta reprimere un emozione che potrebbe minacciare la sua rassicurante e appagante condizione di madre, donna e moglie.
Conosco Franca e non mi stupisce il ”concepimento” del racconto ”Tuo padre”. La sua continua elaborazione di situazioni, di sentimenti e di ricordi
l’ha portata, con questo racconto, ad analizzare un problema attuale che ha trattato e condotto con una sensibilità e generosità rare
Paola
“Ed anche per me ora è tuo padre, senza se e senza ma. E’ lui e basta”: qui la conclusione, dopo un breve ma intenso percorso in cui dubbi, incertezze e false certezze si accavallano per sparire quasi d’incanto e lasciare spazio alla ragione.
Bel racconto di buona scrittura e, perciò, di facile lettura. Complimenti.
Trovo molto originale la scelta, fra un ampio spettro di possibilità che un argomento
così attuale poteva offrire, del tema che dà lo spunto a tutto il racconto.
Franca lo tratta con la consueta dolcezza , intelligenza e sensibilità e soprattutto
, come suo solito, con uno stile vivace e limpido che non annoia mai il lettore.
molto interessante, nonostante l’argomento scelto non sia dei più semplici da trattare. Pone un problema che va oltre l’aspetto materiale, un problema di coscienza che risolvi in maniera molto intelligente. brava e complimenti
Particolare, attuale ed intrigante nel leggerlo da farlo scorere piacevolmente. Un racconto in cui la narrazione non perde il contatto con la realta’. Seguo Franca Santacroce da sempre e questo racconto mi sembra il meglio di quanto da lei fatto. Finira’ mai di stupirci? Complimenti
Proprio un bel racconto, originale e commovente. Brava!
Racconto in cui l’autrice, dinanzi alla imperscrutabilità delle dinamiche interiori della protagonista, decide di riportare solo ciò che emerge alla coscienza di quest’ultima, lasciando intatto l’enigma perturbante che l’ha sconvolta. Questo è venuto è poi se n’è andato: ma PERCHE’ è venuto? e chi assicura la protagonista che non potrà tornare? Né lei né noi lo sappiamo, e la bella narrazione di Franca può intendersi anche in chiave critica: come espressione della rinuncia a capire e a cambiare se stessi; come volontà di rimuovere. E infatti il rimosso, come Freud insegna, ritorna qui deformato nella asserzione finale, che nella sua esagerata e concitata reiterazione finisce per significare il contrario di ciò che afferma: che Alberto, appunto, NON E’ suo padre.
Complimenti per l’intensità e l’autenticità del testo.
Ho trovato il racconto particolarmente interessante dal punto di vista psicologico. “L’ossessione affettiva” che assilla la protagonista nei confronti di un uomo che in un momento particolare della sua vita si è preso cura di lei facendole finalmente avere la figlia tanto attesa. E si innamora di questo ideale-reale investito dalle sue aspettative:una figlia che normalmente è frutto di un atto d’amore. Il marito non ha partecipato a quest’atto d’amore e dunque le sembra di non amarlo più. Ma diventa realmente il padre occupandosi e amando questa figlia come fosse sua.Un uomo intelligente, sensibile e pieno di amore che ha avuto il coraggio di far partorire la moglie con il frutto di un altro. Brava Franca
Sentimenti importanti che Franca interpreta e descrive con partecipazione puntuale
Il tempo come grande guaritore e luce che illumina i nostri sentimenti..Mi e’ piaciuto molto questo racconto che ribadisce il concetto che non basta procreare per essere genitori. Padre e’ colui che ti cresce con amore e ti accompagna nella vita. Cosi’… la protagonista, superato l’iniziale e comprensibile caos emotivo, , riscopre il sentimento profondo e l’ammirazione per quel marito al quale aveva tolto il senso profondo della paternita’. E il tempo..l’ha aiutata in questa riscoperta!
Ammiriamo moltissimo la vena artistica di Franca Santacroce come scrittrice ,per la sua grande sensibilità cosi profonda da fare immedesimare il llettore in ogni esperienza vissuta dai personaggi dei suoi racconti. “Tuo padre” é uno dei racconti più emozionanti e crediamo il più bello, poichè il tema della fecondazione artificiale è un tema molto attuale per molte donne che non possono procreare in modo naturale. In qesto racconto c’è tutto il tormento di una donna che, pur avendo partorito una bellissima bambina dagli occhi verdi, non riesce a sentirla completamente sua! La scrittrice ci fa capire come il padre biologico che è passato come una meteora nella vita della protagonista Veronica, assume tuttavia un ruolo cosi importante. Soltanto quando la piccola Giada compie un anno ,tutti i tormenti, le angosce di Veronica svaniscono!
L’unico vero padre è colui che si prende cura della piccola Giada e l’ama con tutto se stesso..
Franca merita assolutamente di vincere!!!!
Magda e Serena
Un racconto veramente toccante in cui l’argomento, non facile da affrontare senza cadere in banalità o giudizi superficiali, viene trattato con grande delicatezza e con uno stile leggero e scorrevole. Mi ha fatto davvero “immedesimare” in questa donna tormentata, percepire le sue paure e le sue ansie. E anche desiderare di conoscere “il resto”. E’ veramente finita così? Che succederà, magari tra dieci anni, quando le vicende della vita forse avranno allontanato Veronica dal suo Alberto? Oppure quando la piccola Giada inizierà a fare domande? Davvero si tratta di un tarlo ormai sepolto?
Un bellissimo racconto, veramente. Brava Franca!
Tema attuale ,stile scorrevole che permette di leggere il racconto “tutto d’un fiato”,per poi tornare a rileggerlo con calma per assaporare i particolari!!!! Brava Franca.
Veronica, dinanzi al dramma interiore che condurrebbe alla rovina se stessa, il marito Alberto e la piccola Giada – dramma reso più acuto dalla sindrome post – partum – ha il buon senso di affidare al tempo la cura delle sue angosce. E il tempo, medico lento e curativo, lava e purifica la sua anima fino al punto di farle riconoscere come vero il contrario della realtà biologica. Un grande atto d’amore di Veronica verso Alberto e Giada. “Pater semper certus est” si potrebbe dunque dire, capovolgendo il famoso adagio latino, alla luce della verità di questo ispirato racconto. Un grazie sincero all’autrice
Una descrizione semplice, delicata ma efficace di un tumulto di sentimenti che coglie di sorpresa una neo mamma di fronte a una nuova realtà.
Si intuisce come la situazione del particolare concepimento abbia provocato nell’ animo della donna un latente risentimento e rifiuto per il proprio compagno.
Il recupero totale del rapporto affettivo e di stima nei riguardi del coniuge , che ha assunto senza riserve il ruolo di padre autentico e amorevole, regala al racconto una nota di sereno ottimismo e di bontà. Brava l’ autrice!
Il tormento interiore che si risolve nell’appagamento della vita reale. Questo è quello che interpreto nel racconto della Santacroce. Il racconto si legge tutto d’un fiato ed è bello leggere il passaggio da una figura reale, ma utopica, viva per un periodo solo nella fantasia di Veronica, senza un possibile sfocio nella realtà. Ed è importante che in questo tormento dell’anima pian piano si affacci la presenza concreta, di tutti i giorni,di Alberto ed è per lei un riscoprirsi nuovamente innamorata del marito. E c’è anche da ammirare il silenzio amorevole e un amore autentico vissuto con la sua presenza vicino Veronica di Alberto,senza mai interferire nei dubbi e nei tormenti di lei.
Su questo tema inquietante, Intrigante e, da ultimo, luminoso, perché della vita di un essere umano si tratta, spesso si parla a sproposito. Nessuno, che io sappia, ne parla con sufficiente sincerità. Piace perciò vederlo affrontato così, senza pregiudizi, e affrontato con coraggio e risolto con onestà intellettuale. Commuove poi, e convince, l’affermazione decisa di paternità di ruolo. Complimenti.
Spunto narrativo decisamente originale. Il flusso di coscienza della protagonista permette di immergersi con intensità nella sua mente inizialmente (e apparentemente) fragile, coinvolgendoci “di pancia”. Complimenti Franca e in bocca al lupo!
Questo racconto mi ha colpita molto, l’argomento è molto attuale e interessante… complimenti!
Questo racconto comunica, attraverso un quadro familiare non così insolito di questi tempi, come “maternità” e “paternità” siano un mistero enorme, che trascende gli aspetti biologici e coinvolge quelli emotivo-esperienziali, fatti di contatto, amore, dedizione.
La catarsi della donna che si ri-innamora del proprio marito attraverso il suo “diventare padre” (pur non essendolo sul lato meramente biologico), è un espediente narrativo perfetto, che coinvolge il lettore e dona nuovo significato non solo alla parola “padre”, ma anche “moglie”.
Racconto bello ed attuale.
Il problemi che pone non sono solo emozionali, ma concreti, reali e per il futuro giuridici.
Mi ha colpito, oltre allo stile intrigante, la levità con la quale l’Autrice affronta, e ci fa riflettere, un problema attuale, discusso purtroppo dalla “Politica” sulla base di presupposti ideologici che trascurano un dato fondamentale: la maternità e la paternità, quando ricercata e voluta con sofferenza, non solo fisica, deve essere salvaguardata ed incoraggiata perchè è amore di vita. E quando si raggiunge lo scopo avvalendosi dei progressi della medicina ( con metodologie secondo alcuni da vietare) merita ancor più rispetto.
Brava Santacroce e complimenti: in poche righe sei riuscita con naturalezza ed efficacia stringata a descrivere i tormenti, le ansie ed i sentimenti di chi affronta un cammino irto di difficoltà. Un racconto toccante.
Sono rimasta affascinata ancora una volta dalla complessità del genere umano.
Ancora una volta si crea il milionesimo tipo di approccio diverso verso la stessa situazione
Questo racconto mi e’ piaciuto molto per l’umanità, l’umiltà della protagonista nell’affrontare le proprie emozioni, senza negarle , per poi ritrovarsi e ritrovare nel marito il padre di sua figlia.
L’ amore e’ il quotidiano, il contatto, la presenza ( che a volte …..ti fa assumere gli stessi atteggiamenti) e’ “esserci sempre”..
Una lettrice che diventerà affezionata,
cordialmente Marina
complimenti per il racconto. Molto intenso. In bocca al lupo per il concorso! 🙂
Questo singolare racconto offre al lettore l’occasione per riflettere su uno dei temi più attuali e complessi del nostro tempo. Uno dei migliori racconti di Franca Santacroce che dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, quanto alto sia per l’autrice il valore degli affetti familiari. Brava Franca! Ancora una vollta la tua sensibilità è riuscita a commuoverci. Gabriella.
Trovo commovente il tema del racconto, è difficile comprendere e ancor di più descrivere lo stato d’animo delle donne che hanno fatto la fecondazione eterologa.
L’autrice riesce a trasmettere l’angoscia della mamma di fronte al non conosciuto, lo fa con grande semplicità, e forse grazie a questa “leggerezza” riesce a dare un’intensità che non si perde nelle parole inutili.
Lo stacco è brusco fra la prima parte e la seconda, ma trovo anche questo indovinato. Il padre diventa padre, mentre l’altro aveva connotazioni astratte e indefinite, e per questo soggette ai sogni più accattivanti, l’importanza dell’uomo nella coppia viene descritta mirabilmente e quest’uomo prende forma dalle parole e diventa sempre di più padre.
Brava, molto brava
Antonella Susanna
Un racconto attualissimo per descrivere il momento esistenziale più rivoluzionario ed importante nella vita di una donna: la maternità.
L’autrice descrive i sentimenti e le emozioni più profonde che si scatenano nell’animo della protagonista. Riuscire ad accogliere una figlia, per quanto fortemente desiderata, ma non propria a livello biologico e genetico è di sicuro uno shock destabilizzante. é interessante come l’autrice abbia “risolto” con le ragioni del cuore tutto questo: per far accettare alla sua protagonista la propria figlia ha usato una fantasia d’amore….innamorandosi idelmente del padre biologico. Secondo me può accadere nella vita di una coppia di “rivitalizzare” il rapporto pensando ad un altro/a. Ma è solo un espediente, che poi ci può far apprezzare ancora di più il nostro partner reale con cui abbiamo scelto di condividere la nostra vita.
Ed è ciò che sembra volerci dire e comunicare questo racconto. Intenso, vero, toccante nell’intimo il variegato mondo interiore di una donna diventata mamma.
La ricerca del figlio per una coppia che lo desideri fortemente può convincere la coppia stessa a fare scelte non ponderabili fino in fondo: il prezzo da pagare molte volte è più alto di quello che si immaginava e molte coppie finiscono per separarsi. I fortunati che riusciranno ad avere il loro bambino supereranno però tutte le divisioni. La vita è forte, la vita vince: un bambino che arriva, nella maggior parte dei casi, riesce a sanare le ferite che dolevano molto prima della sua nascita. Molto bella anche l’immagine della donna follemente innamorata! …….e della donna tanto forte da riuscire a correggersi, a far prevalere la ragione per il piacere di vedere la prorpia famiglia unita e forte, per non rinunciare al sogno originario.
Tutto molto vero, ben analizzato e molto ben raccontato!
Complimenti!
Bel racconto, il tema è noto ma le modalità di approccio e sviluppo sono particolarmente originali e affrontate con perspicacia. Semplice ed efficace anche lo stile. Complimenti!
Hai affrontato un tema difficile con grande semplicità e coraggio, in modo diretto e toccante. Brava!
Complimenti a chi ha saputo proporre, in questo racconto, aspetti psicologici e patologici così complessi e non certo comuni, che coinvolgono da subito il lettore. La nascita di una bambina concepita in modo artificiale, la depressione della madre, il legame marito-moglie compromesso da un “lui” invisibile, portano chi legge a riflettere se è poi giusta tale forma di concepimento. In questa storia, sapientemente raccontata, è a mio avviso centrale la scelta di Alberto, che da subito veste il ruolo di padre. È l’educazione a trionfare, un’educazione di un uomo conscio che un figlio, una mamma-moglie e un padre sono essenziali per essere famiglia. E la famiglia alla fine c’è. Ancora complimenti.
Franca, sei stata la prima a commentare uno dei miei racconti e l’ho apprezzato molto. Io il tuo l’ho letto tra i primi e mi ha dato da pensare un po’. Pur avendo conosciuto diverse coppie con difficoltà ad avere figli e la loro rassegnazione a soluzioni non ideali, davvero non mi era ancora mai capitato di osservare queste vicende sotto la prospettiva che hai offerto tu. La psiche umana – ma quella femminile in particolare perché è un universo speciale, ne sono convinta – è capace di muoversi in labirinti segreti e complicati, di smarrirsi e ritrovarsi. Per fortuna, perché Giada, come ogni bambino – lo scrivo senza retorica – è un dono che padre e madre dovrebbero custodire in simbiosi, indipendentemente da come sia giunto ad arricchire la loro vita. Questo racconto ha l’effetto di farci riconsiderare quanto abbiamo ottenuto per la nostra sfera affettiva tutto sommato con relativa semplicità; un benessere che qualche volta si da per scontato mentre non si dovrebbe farlo mai. Complimenti e grazie ancora. Donatella
Complimenti alla Santacroce perché riesce ad esaltare, in un finale crescente, il personaggio di Alberto , unico soggetto estraneo, inizialmente, alla procreazione di Giada. Alberto quasi rifiutato ed ingombrante figura tra Veronica e Giada, riprende il suo legittimo posto di indiscusso padre , amorevole compagno di vita, premuroso e in tutto e per tutto somigliante alla “loro” Giada.
Un breve racconto di intensità unica che trascina il lettore e lo coinvolge sentimentalmente nei travagli interiori di una Veronica confusa e combattuta tra il suo Alberto ed il generoso ed anonimo donatore. Alla fine vince il giusto sentimento dell’amore attraverso la piccola ed innocente Giada.
Milda
I primi momenti della maternità sono impegnatvii, una serie infinita di dubbi, incertezze. La natura impone un riequilibrio ormonale che complica ulteriormente la percezione di qualsiasi sentimento e emozione. Si amplificano paure, sensazioni. La protagonista, consapevole della scelta fatta, condivisa con il compagno, non aveva previsto che la sua mente potesse leggere in modo diverso questo suo diventare madre. Una complicazione nella complicazione. Ma il tempo e soprattutto l’affetto e l’amore che girano intorno a lei, ristabiliscono la serenità necessaria ad affrontare l’impegno di crescere un figlio. Racconto ben scritto. Complimenti.
E’ uno dei racconti più gettonati. Con tanti commenti e tanti downloads un pò di sana curiosità mi è venuta ed eccomi.
Indubbiamente un bel cammino nelle pieghe più sottili della mente di una qualsiasi Veronica di oggi. La fragilità post-partum è diffusa e sta diventando un vero problema sociale.
Tu l’hai narrato con delicatezza dando alla storia il giusto finale.
Complimenti e in bocca al lupo!
Rita G.
e’ molto originale l’idea dello sconcerto materno e non paterno, della maternita’ incerta di chi ha portato la figlia in grembo per nove mesi e della paternita’ immediata del padre che non l’ha concepita ma la sente sua…e si comporta come padre, si’ da diventare tale per tutti
Molto piacevole, in bocca al lupo.Complimenti
miriam b.