Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Racconti nella Rete 2009 “Il fidanzato di mia sorella” di Marcella Strazzuso

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

Devo dirlo assolutamente, mia sorella è una stronza. Certo, detto così può sembrare eccessivo anche gratuito, può sembrare che la stronza sia io che dico questo di lei. Dovrei motivarlo. Non è comunque solo un’impressione soggettiva dovuta al suo modo di interagire con me, è proprio un dato connaturato alla sua essenza. Lei si piglia tutto, quello che le tocca e quello che non le tocca, anzi soprattutto quello.

    E’ sempre stato così fin da piccole. Lei si prendeva i miei giocattoli, la mia fetta di torta, le carezze di mamma e papà… Certo la colpa non era solo sua, bisogna riconoscerlo, era anche mia che la lasciavo fare. L’ho pensato per anni, per farmene una ragione, mi sono anche detta che era il suo modo di volermi bene. Mi preparava alla vita. Veramente ero io la più grande e sarebbe dovuta essere una mia prerogativa, ma anche se l’ordine si fosse invertito sarebbe stato lo stesso. Da sorella maggiore mi avrebbe tiranneggiato contando sulla sua posizione di forza, da sorella minore sfruttava la sua posizione di debolezza.

   All’epoca ritenevo che ci fossero anche ragione oggettive. Lei era più bella, più intelligente, più simpatica di me, non che io fossi brutta, scema e antipatica, ma lei era tutto più di me. Mito che non ho ancora del tutto sfatato.

   Negli anni le cose non sono migliorate. Si è presa il motorino, il viaggio in Inghilterra, il ragazzo del piano di sopra…

   Poi sono arrivata alla conclusione che i fratelli sono come i colleghi, non ci è consentito sceglierli, ci si becca quelli che la sorte ci riserva.

   Adesso va un po’ meglio soprattutto da quando è accaduto un fatto nuovo, si è fidanzata e dice che presto si sposa. Io non ci credo fino a quando non la vedo sull’altare, anche l’ultimo minuto può essere utile al malcapitato per rinsavire.

   Di lui non ci ha detto niente ma è normale, tipico suo, fa sempre così, la misteriosa, nessuno ci fa più caso. Comunque in questo periodo parla pochissimo, è molto presa dalla situazione e ha molte  cose a cui pensare. Sta anche organizzando una festa in famiglia per incastrarlo. In fondo anche lei, se si è innamorata, deve essere un essere umano.

   Ieri sera prima di andare a letto, dividiamo ancora la stessa stanza, mi ha preso con dolcezza una mano e mi ha detto:

   <Mi vuoi bene? Sei felice per me?>

   L’ho guardata. Ho osservato il suo corpo morbido abbandonato nel pigiama di seta color cannella, il viso minuto incorniciato da onde spumeggianti, il naso perfetto, le mani eleganti che stringevano la mia…

   Non so se se ti voglio bene e se sono felice per te, so che vorrei essere come te, anche se a volte la tua bellezza mi fa paura, il modo spregiudicato in cui la usi, il giogo che imponi sulla gente…

   Lei mi ha lasciato la mano per accarezzarsi il mento, sempre dolcemente. Ho continuato a guardarla senza vederla, al suo posto uno sparviero stringeva tra gli artigli la coperta, un serpente s’insinuava tra le lenzuola…

   <Perché mi fissi?> mi ha detto a un certo punto.

   <Mi stavo chiedendo che animale sei?>

   <Come in quel gioco che facevamo da piccole? Ti piaceva tanto. Io… sono un gatto.>

   Già un gatto. Gli occhi verdi, le pupille che si dilatano, vede anche di notte, l’andatura flessuosa che le consente di insinuarsi in tutti gli spazi, ha anche le vibrisse, per forza, come farebbe altrimenti a percepire con tanta facilità i segnali che emettono gli altri?   

   <E tu?> mi ha chiesto dopo un po’.

   Io? Un topo. Non è che come animale faccia proprio impazzire, ci sono donne che si arrampicano sulle sedie appena ne vedono uno, che urlano isteriche, ma ha anche una sua dignità, lo dimostrano le ricerche scientifiche che lo utilizzano per testare farmaci prima di propinarli agli umani. Ecco io sono il topo su cui per tanti anni ha fatto i suoi esperimenti, che ha bloccato con un unghia infilzata nella coda.

  Adesso c’è però una novità. sorellina, che nemmeno ti immagini. Mi sono fidanzata anche io. Vorrei raccontarti come è avvenuto, come l’ho conosciuto, dei regali che ho ricevuto, dei fiori, dei baci, di quella notte che abbiamo fatto sesso in un modo pazzesco… Però non so se lo faccio, non voglio rovinarti la sorpresa, meglio se te lo porto direttamente alla festa così vedremo, tra i due, chi avrà la meglio. Dico così perché sono sicura del fatto mio, il mio fidanzato è un figo.

   Ma perché tutto con lei si trasforma in una competizione?

   Adesso mi preparo. Mi voglio mettere un vestito giusto, quello stretto con il volant all’orlo e la scollatura mozzafiato, e le scarpe rosse coi trampoli.

   Entro in bagno. Perché suona il telefono proprio mentre sono sotto la doccia? Sto bagnando tutto il parquet, rischio di scivolare…

   <Pronto? Ah! Sei tu? Non vieni… Ti senti male? No? E allora? Già, un impegno improvviso, capisco, non fa niente, certo un po’ mi dispiace, d’accordo sarà per un’altra volta, non ti preoccupare.>

   Che stronzo! Come mia sorella. Se ne fregano degli altri, creano aspettative e le disattendono, fanno soffrire… Comunque alla festa  ci vado lo stesso, non posso perdermi il fidanzato.

   Ecco sono pronta, sono sempre in ritardo, il salone è pieno di invitati, evito un cameriere che porta un vassoio di patatine, mia madre mi fulmina con lo sguardo, mio padre come sempre non mi vede.   

   <Ciao zia, ciao zio… Margherita, Giuseppe… Come state? E i bambini? Certo è da un po’ che non ci vediamo. Il lavoro? Potrebbe andare meglio, non mi lamento…>

   Che palle tutti questi convenevoli! Ma dov’è mia sorella, la cerco in giro per le stanze, esco sul terrazzo, eccola, è lì tra i vasi di fiori che fa gatta morta come sempre, con un tipo che mi dà le spalle.

   <Finalmente sei arrivata, ci stavamo chiedendo che fine avessi fatto, vieni, ti presento il mio fidanzato.>

   Si dirige verso di me. Mi avvicino, il tipo si volta e mi tende la mano, la afferro radiosa e lo fisso negli occhi… Cazzo! Non è possibile, non ci posso credere, non è vero! Quello che con aria di trionfo mi sta presentando non è il suo, ma il mio fidanzato. Il sorriso si congela sulle labbra e gli offro una mano molla, poi giro sui trampoli e rientro in casa. Mi schianto su una poltrona, la pressione a mille, ho voglia di piangere e non ci riesco, rimango così immobile, lo sguardo fisso nel vuoto, un sorriso ebete.

   Anche loro rientrano, lo vedo che parla con gli inviatati, le sue mani si allungano, stringono altre mani, si allungano ancora, arrivano fino a me, si avvinghiano al mio corpo come la coda di Minosse attorno alle anime dei dannati. Certo, sono all’inferno, non potrei essere in nessun altro luogo. Mi sento bruciare, devo essere bordò. Lingue di fiamme mi avvolgono mentre la sua, di lingua, fuoriesce serpeggiante dalla bocca, anzi da una delle due bocche perché sul suo collo adesso ci sono due teste come quelle del drago d’Oro dopo che ha ucciso il nemico degli elfi. Due teste, una rivolta verso mia sorella saetta sguardi adoranti, l’altra sputa fuoco verso di me.

   Complimenti sorellina hai vinto tu, anche questa volta mi hai fregato!

    Tutto intorno gira vorticosamente, troppi Martini, mi afferro la testa tra le mani, sono confusa, tante domande mi ballano nel  cervello…

   Chi è quest’uomo? Esiste davvero? E’ il mio fidanzato o è quello di mia sorella? E io chi sono? E  ho veramente una sorella?

   Lo guardo per l’ultima volta mentre risalgo le scale in cerca di un rifugio. Sorride, conversa con eleganza. E’ inappuntabile, vestito di scuro, peccato che dalla giacca fuoriesca una coda puntuta irta di scaglie.

 

 

 

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3 commenti »

  1. Una mia amica che ha letto il racconto mi ha detto: “Davvero tua sorella è così stronza?”. Certo che no. Mia sorella è una persona deliziosa. Realtà e scrittura sono invece due cose differenti, anche se a volte si intersecano e si influenzano a vicenda. Questa sorella uscita dalla penna è un simbolo dell’altro, diverso da noi, spesso nemico, che ci sbarra la strada, che non ci ama quando vorremmo che lo facesse. Ma non per questo bisogna rinunciare a sorridere. La vita è buffa e imprevedibile. L’ironia aiuta a combattere i mostri.
    Marcella

  2. Complimenti sei riuscita a creare tramite le tue parole una realtà che può esistere e che può segnare la vita di persone sensibili.

  3. Il racconto è divertente e anche un po’ amaro. Mi piace come realtà e fantasia si intrecciano. La trasformazione del fidanzato in un drago a due teste dà da pensare. I mostri sono dietro l’angolo.

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