Racconti nella Rete 2009 “Il diavolo di Main Street” di Valerio Bianchini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009Barry posò il bicchiere di whisky sul bancone del saloon dopo averlo svuotato in un unico, lungo sorso. Sentì che bruciava sulla lingua, la schioccò sul palato per allontanare il dolore. Prese il cappello e se lo calcò sulla testa ravviando i folti capelli biondi in un gesto così naturale da apparire quasi magico, l’ultimo gesto segreto di un consumato prestigiatore.
“Dove stai andando, Barry?” chiese Chester dietro il bancone, aveva ancora la bottiglia di whisky in mano, il sudore gli colava da sotto gli occhi sulle guance rotonde, sembrava un bimbo paffutello che stesse piangendo.
Barry guardò il suo viso riflesso sullo specchio grande del saloon, gli occhi azzurri infossati e stanchi, un’ombra di barba sulle guance scarne. “Devo uccidere un uomo oggi” lo disse come se fosse la cosa più normale del mondo. Zack tolse le mani dai tasti del piano e si girò lentamente verso di lui, tirandosi indietro la bombetta sudicia. Una persiana sbattè contro la parete di legno come un colpo di pistola. Ches poggiò piano la bottiglia sul suo ripiano, prese lo straccio che teneva legato alla vita e si mise a pulire il bancone con tale foga da colpire il bicchiere di Barry. Il pistolero tentò di prenderlo al volo, ma la sua mano strinse l’aria e il bicchiere picchiò sul pavimento di legno, rotolando verso il centro della sala. Barry guardò il labbro tremante di Ches, guardò il bicchiere poco lontano. Storse la bocca in una smorfia di sorriso, allungò le braccia lungo i fianchi, quasi ad accarezzare il calcio in legno di sandalo delle sue pistole, e si avvicinò all’ uscita a passi misurati. Poggiò le mani sulle porte del saloon, si fermò. “Prepara un nuovo pezzo Zack, voglio ascoltarlo al mio ritorno” disse Barry guardando il pianista, poi uscì. Le porte del saloon smisero di cigolare e Zack deglutì. Gli occhi di Barry erano gli occhi della morte.
“E quando verrà il momento, come trombe di Gerico, la chiamata del Signore distruggerà ogni..”. Il reverendo Jameson smise di parlare. Alcune teste del suo sparuto pubblico si voltarono verso la figura che avanzava in Main Street tra nuvole di polvere, la luce del crepuscolo ne allungava l’ombra all’infinito. Due donne si fecero il segno della croce e si allontanarono trafelate. Barry passò loro davanti senza degnarle di uno sguardo, guardò solo un istante il prete, ancora in bilico sul suo pulpito improvvisato. Lo salutò con leggero cenno del capo e continuò, senza fermarsi. Una silenziosa preghiera fuoriuscì dalla bocca del reverendo. In seguito, davanti ad una bottiglia di whisky sempre troppo piena, avrebbe raccontato che il diavolo era apparso in Main Street quel giorno. Con un lamentoso rintocco, la campana della missione risuonò nel vento.
Agli occhi di Barry, tutto era immobile, tutto era lontano, irraggiungibile. A fuoco teneva solamente la figura che si ingrandiva ad ogni passo, davanti alla missione. Non vide lo sceriffo Masterson che lo seguiva da sotto il porticato mantenendosi all’ombra, non vide il folto gruppetto di ragazzini che si nascondeva sotto le assi in fremente attesa. Si fermò a quindici passi dal destino, ancora una volta. Oggi il destino aveva la pelle nera di JJ Wilcox.
“Al prossimo tocco McGee” gli disse JJ indicando la missione con un gesto del capo. Barry annuì lentamente, gli occhi fissi sul volto di Wilcox, non vi trovò paura. Sotto il portico del Sunset hotel, lo sceriffo si appoggiò all’ancoraggio per i cavalli e si accese una sigaretta, la stella era scomparsa dal suo petto per oggi.
Barry guardò per un attimo la piccola campana della missione, poi di nuovo il volto scuro di Wilcox. Pigiò gli stivali nella strada brulla e divaricò un poco le gambe per piazzarsi meglio. Scostò il poncho grigio a strisce rosse, e il calcio di sandalo lucidato catturò la luce del tramonto. Guardò Wilcox con occhi di vetro, gli sembrò un po’ meno sicuro. Gli occhi gli apparvero più liquidi, le mani tremavano per la tensione. Poi, senza preavviso, sul volto nero di JJ nacque un sorriso di denti candidissimi, si allargò fino a diventare gigantesco. Così immenso da coprire tutto l’orizzonte.
Quel sorriso catturò Barry in un altro tempo, in un altro luogo. Ricordò tanti anni prima, quando, ancora bambino, aveva respirato la polvere sotto il negozio di cordame di quel tale a Denver, in attesa di vedere Wild Bill Hichkock sfidare a duello Muddy Fisher. Sdraiato tra residui di canapa e balle di fieno umido aveva visto la leggenda uscire dal barbiere fresco di barba appena fatta, di capelli e baffi oliati a puntino. Si ricordò di essere rimasto un po’ deluso: era molto alto, ma magrissimo, con mani gigantesche, troppo grandi per una pistola normale. Gli occhi ravvicinati e il naso aquilino gli davano un aspetto arcigno e cattivo, così lontano dai racconti di quel libricino che teneva sotto il letto. Ricordò il caldo soffocante e quel sole a picco che brillava sulle guance lentigginose di Muddy. Ricordò i colpi di tosse e i passi pesanti della poca gente ancora in strada. Ricordò soprattutto quell’attimo lunghissimo in cui i due si guardarono e i suoi occhi andarono inconsapevolmente ad una finestra aperta al secondo piano del bordello di Miss Sawyer. Alla bellissima donna dalla pelle ramata che si spazzolava distrattamente i capelli corvini, al suo volto perfetto che osservava la scena con apparente noncuranza. A quel sorriso diabolicamente candido che immaginò fosse per lui e non per Hichkock. A quel sorriso che divenne ancora più ampio, quando una canna di Winchester comparve da dietro di lei. Ricordò il suo sguardo su Wild Bill, su Muddy, su quel sorriso, su quel fucile. “Anche un morto di fame ha il suo angelo custode..” sentì da qualcuno sopra di lui. Hickock estrasse, ma non riuscì a sparare. Il Winchester cantò l’inno funebre di Wild Bill. Muddy estrasse, ma lo mancò poiché Hichkock era già in caduta, colpito al cuore dalla fucilata. La leggenda era ritornata polvere nel breve arco di un sorriso.
Un lampo del sole morente sul metallo riportò Barry al presente, un lampo brevissimo che colpì solo la coda del suo occhio destro. Si girò di tre quarti inquadrando la finestra al secondo piano del Sunset, aria in forma di pistola si solidificò nella sua mano destra. Dalle tendine della finestra compariva mezza canna di un fucile a ripetizione e Barry sparò due volte, in rapida successione, per poi girarsi verso Wilcox. Non vide l’uomo che si accasciò sul davanzale della finestra con due buchi nel petto, non sentì il tonfo del fucile sul tetto del porticato. Tutti i suoi occhi erano per JJ.
Tutti videro Wilcox estrarre la pistola con la consueta maestria, ma nessuno vide mai la mano sinistra di Barry impugnare la sua: semplicemente apparve. E sparò. Uno, due colpi, poi il terzo e il quarto. Una pallottola colpì JJ alla testa, tirandogli via il cappello e un pezzo di calotta cranica e di cervello, un’altra lo colpì alla gola cancellandogli anche l’ultimo grido. Le altre due lo colpirono in pieno petto e JJ cadde a terra ripiegandosi su se stesso. Barry rinfoderò le pistole con esasperante lentezza, mentre la campana della missione rintoccò sommessamente.
“Ch’io sia dannato..” disse lo sceriffo e non si accorse che la sigaretta gli era caduta dalle labbra. Anche lui, in seguito, avrebbe raccontato di aver visto il diavolo in Main Street quel giorno.
Barry rientrò nel saloon e si avvicinò al bancone. I pochi avventori smisero di parlare e si girarono tutti ad osservarlo. Chester gli si avvicinò con la bottiglia di whisky, ma il pistolero scosse la testa, rifiutando. Si allontanò dal bancone e scelse un tavolo vuoto. Si sedette, gli occhi e i pensieri persi in un luogo lontano nel tempo. “Partirai ora?” chiese Ches strofinandosi la mano unta e grassoccia sulla nuca appiccicosa. Barry, per tutta risposta, cercò con gli occhi la bombetta di Zack e il suo piano, e annuì. Zack sorrise, si voltò verso la tastiera e iniziò a suonare.