Premio Racconti nella Rete 2012 “L’orsacchiotto macchiato di sangue” di Raffaele Balsano
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012Mi trovavo da tempo in quel negozio…
Vedevo le persone frettolosamente passare indaffarate sotto una pioggia autunnale, imbacuccati con cappotto sciarpa cappello e guanti per proteggersi dalla neve dell’ inverno poi sfiorati dal piacevole vento di primavera e ancora sotto i caldi raggi del sole estivo!
La notte avvertivo un senso di tristezza perché non passava nessuno, fuori solo i lampioni sporchi e desolati che emanavano una luce offuscata non sufficiente a rendere visibile la piazza nella sua totalità.
Per fortuna il negozio stava di fronte a dei grandi magazzini, le cui luci notturne e colorate illuminavano le adiacenti vie.
Non dormivo e mi chiedevo in continuazione se mai un giorno la mia vita fosse cambiata, oppure passate le vendite e i saldi sarei finito in qualche magazzino impolverato insieme a tutti gli oggetti considerati inutili e destinati ormai alla distruzione.
La mia natura però era ottimista ed ero convinto che qualcuno si sarebbe preso cura di me prima o poi, ma i giorni passavano e nulla succedeva.
Le vendite stagionali erano ormai terminate e iniziate quelle dei saldi, la mia ultima possibilità…
Mi ero salvato per il rotto della cuffia perché una delle commesse addette alla sistemazione delle vetrine decise di mettermi, per evidenziare la svendita, tra due cartelli che indicavano le percentuali -50%, -70%
Che delusione! Offerto quasi gratis.
Alcuni miei vicini di reparto erano stati tolti poiché la Direzione all’ultimo momento ritenne che non fosse più il caso di venderli ad un prezzo inferiore.
Io invece no, venivo considerato come qualcosa di cui disfarsi necessariamente..
Un bel giorno però quando ormai avevo perso tutte le speranze, una bellissima ragazza per caso passò e dal suo sguardo insistente capii che si era innamorata di me.
Ricordo ancora adesso, con quanta ansia seguii i dettagli della vendita, sperando fino all’ultimo che non cambiasse idea.
Notai da un lato la sua gioia per l’acquisto in contrasto all’indifferenza della cassiera di turno.
Non volle che venissi messo nel sacchetto, anche se elegante e riportante la scritta del negozio, ma preferì avere subito un primo affettuoso contatto con me.
Fece togliere la targhetta riportante il prezzo e mi portò via da lì.
Non mi sembrava vero, era come se stessi vivendo un bellissimo sogno e non avrei mai voluto svegliarmi.
Mi piacevano quei suoi occhi verdi e marroni in armonia con i capelli castano chiaro tendenti al biondo e impazzivo di gioia quando mi accarezzava con le sue mani delicate, come se fossi la cosa più preziosa che potesse avere.
Avevo il timore però che, una volta passata l’euforia del momento, come spesso succede quando si acquista un oggetto, venissi abbandonato in un angolo buio e triste della sua camera senza neanche il benché minimo tocco unito al suo sorriso.
Ma lei mi aveva scelto quindi mi amava.
Ero stato proprio fortunato pensai, ancora qualche giorno e avrei fatto la seguente trafila: negozio, magazzino macero e di me, del mio musino, i miei occhioni, non sarebbe rimasto nulla.
Invece mi trovai ad andare ad abitare in una bellissima villa immersa nel verde, dove si respirava un’aria alimentata da dolcezza.
La sua stanza situata al primo piano era quella tipica di una ragazza di diciannove anni con poster dei divi del cinema sulle pareti, il letto con la coperta di Hello Kitty, la scrivania a forma di cuore con una lampada rosa trasparente che lasciava intravedere i fili della corrente, un Apple computer, borse e collanine in ogni angolo, una libreria colma di ‘classici ‘ e mattoni universitari, biancheria intima fuori dal cassetto abituale e l’armadio sulle cui ante esterne stavano attaccate tante foto scattate con le amiche e amici a Parigi, Londra , in costume da bagno o con gli sci in montagna.
Quello che mi colpiva di Onda – questo era il suo nome che esprimeva la sua freschezza – era quel suo bellissimo sorriso dal quale traspariva gioia di vivere perché nel momento in cui sorrideva gli occhi le s’illuminavano di una luce viva unica e irripetibile.
Con il passare del tempo, un sentimento di affetto mi legava sempre più a lei diventando talmente forte al punto di arrivare ad essere parte integrante della sua vita, del suo cuore e della sua anima.
Molte volte al mattino quando si svegliava o alla sera prima di addormentarsi, mi parlava dei suoi problemi, dei sogni, dei suoi amori.
Sapevo tutto della sua vita, come se fossi sempre vissuto con lei.
Quando la madre o il padre le chiedevano qualcosa, lei rispondeva sorridendo ma a monosillabi, come fanno le ragazze di oggi, mentre se avessero avuto la possibilità di chiederlo a me, avrei soddisfatto appieno le loro richieste.
Essendo figlia unica era molto amata e vezzeggiata, ma non così viziata. Se poteva aiutare qualcuno, lo faceva ben volentieri.
Era bello per esempio vederla in divisa arancione, andare a svolgere i turni per la Croce blu.
A volte anche di notte o nei giorni festivi, sacrificava le ore di sonno o di svago per salire sull’ambulanza e andare in giro per la città, rispondendo alle chiamate delle persone che bisognose di aiuto dovevano essere trasportate con urgenza in ospedale.
Aveva molte amiche perché era sempre disposta ad ascoltare e a consigliare il da farsi, specialmente in amore, argomento molto attuale tra loro.
Insomma si poteva definire tranquillamente ‘una ragazza splendida’.
Andavamo in giro sempre insieme e mi presentava a tutti ‘questo è…’
Dopo la presentazione, attimi di stupore superati da coccole nei miei confronti.
Del resto anche le sue amiche sicuramente avevano uno come me, avuto in regalo o acquistato, ma quasi sempre lasciato a casa e alcune arrivavano addirittura a dimenticarsi di averlo.
Onda invece usciva di casa solo dopo aver controllato che io fossi con lei e molte volte mi ospitava nel suo letto, non lasciandomi quindi sotto un plaid sulla piccola poltrona situata vicino alla scrivania.
Un anno dopo avermi portato via dal negozio, Onda decise di farmi una festa, con una piccola torta che si mangiò solo lei e come regalo mi mise al collo un ciondolo argentato riportante il nome che aveva scelto per me.
Cio’ che però davvero conquistò il mio cuore, fu un bigliettino minuto minuto su cui c’era scritto con un inchiostro viola, suo colore preferito, ‘Buddy sei il mio migliore amico e ti prometto che resteremo sempre insieme’
Dopo quella festa quanto tempo siamo stati insieme…tanto!
Al punto che mi ero un po’ spelacchiato per l’età che ahimè avanzava anche per me.
Durante tutto quel tempo ero stato colui che l’aveva fatta sorridere, consolata, raccolto le sue confidenze, assistito anche ai suoi approcci amorosi in macchina.
Molte volte dal sedile posteriore udivo languidi sospiri e tanti ‘ti amo’ provenienti dalla sua dolce voce.
Mi faceva piacere sapere che lei fosse felice. Del resto alla sua età, quando il mondo è da prendersi al volo e il domani sembra ancora non far intravedere nubi è facile vivere con entusiasmo e percepire sempre il profumo della primavera.
Gli impegni, le difficoltà, la paura di morire erano lontani anni luce
I giorni passavano piacevolmente quindi , Onda alternava il suo studio in medicina, era al primo anno, alle serate con le amiche o il ragazzo del momento, alle feste in discoteca, alla pizza o alla gita fuori porta e nulla sembrava cambiare tutto ciò e io già mi vedevo invecchiare sempre accanto a lei.
La vita però e’ imprevedibile e quando meno te lo aspetti ti sorprende in positivo com’era capitato a me oppure in negativo come successe quella terribile notte quando avvenne l’irreparabile…
Come al solito ero stato tutto il giorno con lei e avevo assistito alle sue telefonate con le amiche per concordare la serata, avevo visto le sue nudità ed il suo bel vestito per la gran festa organizzata in occasione della laurea della sua migliore amica, organizzata in un locale ad una trentina di chilometri, scelto perché in aperta campagna e molto in auge tra i giovani.
C’ero anch’io quella sera e forse era proprio destino.
Dopo essersi preparata per la festa, essendo in ritardo, prese la piccola borsetta nera con degli strass argentati e corsa via dimenticandosi di me che rimanevo nella sua camera solo e al buio.
All’improvviso però sentii dei rumori provenienti dalle scale… era tornata a prendermi.
In quel momento mi chiesi come avrei potuto sopportare la sua non presenza e invece…
Una volta arrivati a destinazione Onda con un bacio mi lasciò nell’incavo del sedile posteriore.
Da quello strano punto di osservazione, udivo la musica ad alto volume che proveniva dal locale.
Lei, pur in quel caos assordante, si divertiva molto.
Mi ero quasi addormentato, quando lei con le sue amiche entrarono nell’abitacolo della vettura, tutte cantando a squarciagola.
Era una serata calda, tipicamente estiva con il buio del cielo intervallato da tante stelle.
Appena lasciarono la discoteca alle spalle, il paesaggio si fece bellissimo con piccole luci qua e là, le ombre degli alberi si agitavano nel vento.
Pur a velocità sostenuta, le ragazze continuavano a cantare , la strada leggermente in discesa, tutt’ intorno regnava una quiete assoluta.
I luoghi superati erano poco illuminati , qualche luce isolata che non faceva che accrescere la sensazione di oscurità.
Intorno soltanto stelle con uno spicchio di luna in fase calante.
All’improvviso due fari di una potente fuoriserie lanciata a forte velocità proveniente dal senso di marcia opposto al loro illuminarono la scena, rendendo l’inizio del ponte che bisognava attraversare prima di immettersi nel vialone che portava in città, visibile a tutti gli occupanti della vettura, meno però per chi guidava accecata dal fascio di luce che perse il controllo.
La macchina andò a sbattere contro il parapetto, sul lato destro sfondandolo.
L’impatto fu tremendo e l’autovettura roteò più volte su stessa prima di finire nel fiume in fondo alla scarpata.
L’acqua non era profonda e quindi non venne sommersa, ma il contatto con l’acqua evitò alla stessa di prendere fuoco.
Fui sbalzato fuori.
Avrei voluto difenderle e proteggere la loro bellezza e la giovane età, invece in un soffio svanirono insieme alla loro gioia e ai loro progetti futuri.
Mi disperavo disteso in un angolo vicino al bosco mentre s’intravvedevano le luci ad intermittenza delle macchine della polizia e delle ambulanze.
La zona fu illuminata a giorno per cercare di liberare i corpi delle ragazze rimaste intrappolate all’interno, sperando ancora di poterle salvare la vita.
Sicuramente sarei rimasto lì per sempre pensai.
Chi poteva accorgersi o aver bisogno di me? Ma forse era meglio così.
Preferivo restare in mezzo all’erba umida per la brina, piuttosto che ritornare in quel negozio dov’ero stato tutto quel tempo, senza ricevere mai un sorriso, il suo sorriso, o finire chissà dove…
Onda aveva trasformato la mia vita facendomi sentire importante.
Invece alle prime luci dell’alba, di un’alba dove non c’era più l’odore della morte della sera precedente, ma il profumo intenso e penetrante come può essere quello della gioventù, qualcuno mi raccolse dopo aver cercato invano tutt’intorno e fu quasi felice di avermi trovato.
Anche se non avevo più il ciondolo ero contento. Forse Onda si era salvata e io avrei avuto quindi la gioia di rivedere nuovamente il suo viso.
Sicuramente la prima cosa che avrebbe fatto, sarebbe stata quella di ricomprarmene uno nuovo magari di un metallo ancora più prezioso, quasi a volermi ricompensare dello strappo che avevo sul fianco per via della ruvida caduta subita nell’impatto.
Ma nutrivo dei dubbi. Proprio sotto la mia pancia c’era una macchia di sangue, per essere stato accanto a qualcuno ferito, magari morto nell’incidente.
Certo non c’era nessuna certezza che si trattasse di Onda…
La realtà però divenne crudele cancellando ogni dubbio in merito, qualche giorno dopo, quando in una chiesa affollata all’inverosimile, passai dalle mani fredde di dolore di una donna al legno lucido e bianco di una bara ricoperta da tante rose rosse che creavano un contrasto colmo di lacrime.
Ascoltai i canti delle bimbe, l’omelia del sacerdote per quelle giovani vite spezzate, i commenti più disparati di tante persone che, specialmente in questi casi, si arroga il diritto di dire la propria verità.
‘andavano forte, avevano bevuto, ecco cosa succede a non rimanere in casa, questi giovani di oggi, ai nostri tempi…’
Decisi di tapparmi le orecchie e non ascoltare quei discorsi così inutili, ma rimanere solo con il mio dolore forte e che difficilmente mi avrebbe lasciato…ero tornato solo!
La commozione delle persone presenti alla cerimonia era palpabile.
Accompagnai Onda al cimitero, pensando ai tanti bei momenti passati insieme e mi convinsi di essere sepolto con lei.
Ero felice per questo. Non è forse bello vivere per l’eternità accanto alla persona amata?
Invece all’ultimo momento quella stessa persona che mi ritrovò nel bosco, quelle stesse mani fredde cariche di dolore che mi avevano prima portato in chiesa e poi posto sulla bara, mi presero e mi avvicinarono al cuore di quella signora di una certa età con molta compostezza, sia pure col cuore infranto.
Feci ritorno alla villa con lei.
Una volta superato il cancello d’ingresso, mi accorsi subito che quell’aria di dolcezza che respirai la prima volta quando vi entrai con Onda, venne sostituita da una tristezza senza fine.
Adesso sono qui nella sua stanza e nulla è rimasto, solo una gigantografia che mi ritrae con lei in un giorno di primavera e…io che non potrò mai spiegare a nessuno ciò che effettivamente è accaduto, quella notte, solo perché IO sono un orsacchiotto di pezza che ha avuto però la fortuna di vivere con un bellissimo angelo che non tornerà piu.
Onda vivrà ancora nel cuore dei suoi genitori e in questo mio cuore, seppur di pezza…per sempre.
Buddy , e’ un orsacchiotto con un cuore tenero e grande sotto tutti gli aspetti e credo che onda lo abbia scelto perche’ sapeva che esso era speciale come poche cose al mondo
e l orsacchiotto aveva anche lui subito intravisto la bonta’ e bellezza interiore di onda e si fidava perche’ anch’esso sapeva che lei era speciale come poche persone al mondo. Ecco , una di queste persone e lo scrittore, mio padre, che ogni giorno combatte contro tutti i problemi che lo soccombono a tal punto da meritassi una medaglia( o un posto in prima linea tra gli spartani nella guerra delle termopili ),ma lui va avanti con fierezza e convinzione che il domani sara’ migliore . Infine buddy anche se ha perso la persona a lui piu’ cara , avrà sempre il ricordo bello dell angelo che lo ha preso e gli ha fatto vivere un esperienza indimenticabile , poiché l amore e’ una sensazione ed un sentimento profondo che ti fa volare come una farfalla ed e ‘ bello perche’ ci fa sognare e ci porta in posti dove nessuno puo’ arrivare . Grazie Papa’ di avermi fatto vivere un esperienza magnifica.
si’ commuove, commuove l’amore della madre per la figlia, nel rimettere nella sua camera l’orsachiotto, communove l’amore dell’orsacchiotto per la sua pradona
e’ una storia triste per l’argomento purtroppo cosi’ reale ma nello stesso tempo e’ dolce per l’amore sconfinato che le persone belle dentro, come la ragazza del racconto, sentono e meritano.
mi e’ piaciuto che il narratore fosse l’orsacchiotto ed e’ bravo l’autore a farlo “vivere”.
insomma una bella storia di amore che vince sempre anche nel dolore.
Un dolcissimo racconto che presenta i diversi, talvolta dimenticati, lati intimi delle persone e, perché no, delle cose.
In quest’epoca dove ci affanniamo a rinnovare, a gettare ogni cosa che abbia perso un poco del suo smalto, dovremmo rivalutare l’importanza dell'”anima delle cose” come quella che parla per la voce dell’orsacchiotto.
Bella poi l’opportunità per riflettere anche sui pensieri non manifesti di una poco più che adolescente che si affaccia alla vita ed alle esperienze di libertà con i rischi connessi.
Mi auguro che lo leggano i giovani e mi complimento con il Mario1 che, pur essendo figlio dell’autore, ha tutti i tratti di una persona che si è alimentata di sensibilità e ne è consapevole.
Un racconto commovente che come gli altri tuoi racconti, parlano di una sensibilità davvero notevole. Bravo.
un episodio, raccontato da un “altro” punto di vista…
mi piace quando gli oggetti si animano…
Bel racconto con protagonista l’orsacchiotto che passa dal finire in un angolo del magazzino in quanto non venduto
ad essere il confidente di Onda.
Triste la fine quando ritorna nella stanza vuota della ragazza perche’ sara’ comunque solo e dimenticato
Molto commovente. Originale l’idea di affidare il racconto all’orsacchiotto. Complimenti all’autore