Premio Racconti per Corti 2012 “Il parco” di Brunella Monti
Categoria: Premio Racconti per Corti 2012E questa invece è una storia senza capo né coda, nata ai margini di un giardinetto di periferia, dove l’erba se la mangiano le corse dei bambini e il campo da calcio è un rettangolo scoperto e polveroso, le giostre hanno perso lo smalto e la ruggine affiora negli spigoli. Il giardinetto è teatro di molte rappresentazioni di diversa umanità. Mentre le ore si rincorrono e i giorni si susseguono il campetto si trasforma e il sole sorge e tramonta sulla quotidianità degli uomini.
Durante la mattina è soprattutto il regno dei nonni. Con il volto segnato e i capelli bianchi, il nonno spinge passeggini che contengono sempre bimbi molto piccoli, non ancora in età di asilo. Il nonno assapora, per una volta ancora, il gusto di essere necessario e riempie l’aria di risate e discorsi in dialetto. I nonni ridono perché sono felici come bambini in vacanza, e perché hanno beffato la morte ancora per un poco.
Verso le tre arrivano i primi bambini più grandicelli, come Nicola per esempio che è un bellimbusto, con certe gambette lunghe lunghe e un sederino sodo, ha capelli che non conoscono i rigori del pettine e non ne vogliono sapere di avere altro indirizzo di quello che già hanno. E’ un bambino allegro e non si fa fatica a tirarselo amico e nemmeno a fargli fare piccoli lavoretti, che per lui tutto è un gioco. Oggi Nicola ha salutato la mamma con un bacio ed è corso fuori a giocare prima del solito, come un vento che per la fretta non chiude neanche la porta di casa. All’aperto è nel suo elemento e corre e salta come un cucciolo nel grande giardino ancora deserto. Adesso, poi, ha da fare perché vuole andare al grande albero dove ieri ha nascosto una rana secca. Gli è venuta la meravigliosa idea di usare il petardo, che gli pesa in tasca, per farla esplodere.
Arrivato sotto un grande salice piangente, ai margini dello spiazzo verde, infila cautamente la mano nella piccola apertura del tronco e tasta con circospezione fino a incontrare il corpo rinsecchito della rana. Ma non appena la stringe nel pugno, si deve rendere conto che la mano, così serrata, non passa più per il pertugio.
Tenta in molti modi, si arrabbia, ride, poi piange, ma non riesce a liberare la mano. Il pomeriggio si fa più fresco e il cielo più azzurro. Arriva l’ora della merenda e Nicola è sempre incollato all’albero con la mano infilata nel tronco e le lacrime che rotolano giù lavando le guance.
All’improvviso gli pare di sentire in lontananza la voce degli amici che lo chiamano. Forse è il vento a prendersi gioco di lui con i suoi “… icooo,..icooo”. Nicola prende a gridare disperato e a dimenarsi con tutte le sue forze ed ecco che accade un fatto straordinario. Sembra che il grande albero si desti, stirando piano le fronde tremanti e nel tintinnio delle foglie gli sussurra: ” è semplice, lascia la presa…”.
Nicola lascia di colpo la rana, e con fatica e scorticandosi tutto estrae finalmente la mano. La guarda stupefatto, una volta capito, è stato così semplice liberarsi. E per un istante fugace e perfetto ha l’intuizione improvvisa che è dell’umana natura troppo volere e nulla stringere e che certo gli capiterà ancora… Ma è una consapevolezza che subito svanisce, ecco che vede gli amici arrivare e corre loro incontro (e intanto con la mano tasta dentro la tasca il petardo, ancora nuovo di zecca).
Più tardi nel pomeriggio arrivano le mamme uscite dal lavoro, che accompagnano i figli più grandi e vivaci. Mentre loro si misurano, sedute a gruppetti sulle panchine sparute, circa le dinamiche dei bucati e l’opportunità di iscrivere i figli all’ennesimo corso, i ragazzi si scapecollano, litigano e si spintonano, si velano di un sudore polveroso e acre e si scaricano (poco) come le pile Duracell.
Quando il pomeriggio volge verso la sera arrivano alla spicciolata i giovani, una compagnia di ragazzi e ragazze che urlano, ridono e fanno molto rumore. Seduti sullo schienale delle panchine, ormai vuote, guardano uno di loro che fa dispetti alla più smilza delle ragazze, ma è solo una scusa per abbracciarla forte, giocano e intanto fanno le prove della vita vera, si spingono tra di loro per allontanarsi, poi si stringono di nuovo come a cercare il calore necessario per crescere.
Ma è durante la notte che il parco diventa teatro del gioco della vita e della morte. Nella solitudine buia e silenziosa c’è una vita selvaggia che si rivela. Stanotte ha l’aspetto di una gatta, che si aggira furtiva, tra le piante cespugliose, appoggiando con cura e circospezione ogni zampa sul terreno duro. Ha un’eleganza innata, che non perde nonostante sia evidentemente gravida. La gatta si muove con agilità, ha una pancia enorme che rasenta l’erba bassa e occhi gialli che brillano nel buio, illuminato solo da una luna lontana, e orecchie che vibrano di suoni bassi e impercettibili.
E poi c’è Ettore che trema e aspetta l’amico, quello che gli porta la roba. E’ giovane, magro e agitato.
La gatta attraversa tutto il giardinetto e poi s’infila dentro un’apertura che si apre sulla parete di un casotto dove gli uomini ripongono attrezzi da lavoro. Geme, cerca una posizione comoda e poi scodella un gattino che si affretta a pulire con cura. Partorisce uno dopo l’altro, cinque cuccioli, umidi e insacchettati dentro membrane lucide e trasparenti, in perfetta quiete e solitudine. Solo il salice piangente assiste la gatta e la tiene d’occhio attraverso la stretta fessura sulla porta. La luna offre un raggio di luce affilata. E poi non si sente più nulla, solo il ronfare stanco che piano si spegne.
Ettore si appoggia al casotto, finalmente si è fatto. Lascia andare la testa e aspetta la fine del mondo. Sulla sua solitudine non veglia nessuno, il parco è un diorama gelato e lui solo solo un pupazzo, spezzato. Alla fine la notte lo inghiotte e cancella con lui ogni cosa, oltre il buio giardino solo la strada è ancora illuminata, ma a quest’ora non passa nessuno…
Bel racconto. Mi sembra anche molto adatto per un corto. Brava.
Grazie, ci ho provato…
Breve ed intenso racconto.Sembra veramente adatto ad un corto da realizzare per presentare ai giovani in quanto invita a riflettere sul senso della vita, della natura, della messa in atto di comportamenti inadeguati e/o adeguati e le loro ripercussioni. Complimenti.