Premio Racconti nella Rete 2012 “Mara e Marco” di Brunella Monti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012Capo I – Mara
“Non fa veramente caldo, davvero. C’è una aria profumata di vento, irriverente, discontinua. Le finestre ad est e ad ovest sono spalancate, le tende da sole ombreggiano i balconi, in sala il tendone bianco veleggia, avanti e indietro…Non fa veramente caldo, davvero. Ho aperto la porta di casa, fittamente velata da una tenda di nocciolini, e ho spalancato anche la botola che da sul terrazzo. La casa sembra un polmone che l’aria percorre con correnti ascendenti. Forse un giorno si sradicherà dal terreno e agitando le lunghe tende farà un volo a spirale, verso l’alto…” Non fa ancora abbastanza caldo davvero se riesco ad immaginare , oltre la porta di casa, l’argento veloce di un torrente, con l’acqua che guizza sui sassi. E l’ombra un po’ umida e fresca di una grotta sotterranea. E il soffio gentile del vento tra gli alberi di un bosco. Non fa proprio caldo abbastanza e l’immaginazione non mi difetta… Mi chiamo Mara e oggi ho 41 anni. Mentre l’estate si srotola, inevitabile e opulenta, oggi capisco, finalmente, che non ho ancora capito niente. Il tempo mi sfugge come sabbia tra le dita, non ho ancora cominciato a riconoscere le coordinate di questa mia vita e sento di essere già in una fase discendente. Mi interrogo ancora sul senso che ha questo mio cammino e mi accorgo che un senso forse l’ ha già avuto, ma quale non saprei dire… La consapevolezza del tempo trascorso mi illumina mentre scrivo alla luce bianca dello schermo lattiginoso di un vecchio computer , poggiato su un pesante tavolo a fianco del letto, che funge da scrivania, da comodino, tavolo da pranzo e quant’altro la mia immaginazione suggerisca… dal letto alle mie spalle proviene un sordo brontolio: è Enzo… vorrà dirmi qualcosa? e parla appositamente sottovoce… vuole che mi tolga gli auricolari…ma io non ascolto la musica… ci navigo dentro… è così dolce e mi porta… che gioia! Sorrido ad Enzo mentre mescolo realtà e fantasia secondo la mia personalissima ricetta per vivere : la vita vera produce una vita fantastica in cui tutto è possibile… E intanto poiché il giorno scolora ripenso alla mia giornata: convulsa, proficua e velocissima che si sta sciogliendo tutta in una notte densa e nera. Poi rimango sola, dorme tutta la casa…, Giorgio e Alberto, le mie piccole pesti tornano ad essere angeli, mio marito Enzo è solo una forma familiare (il suo miglior pregio è che non si impone mai). Io mi sento in pace con il mondo , così consapevole della mia nullità che mi assolvo da tutto… un granello è un accadimento fortuito nella polvere della vita. La pace mi prende improvvisa…Ci sarà un altro modo di vivere? a volte sogno di partire, di cominciare una nuova vita, sperimentare nuove emozioni, un viaggio, un tramonto, che meraviglia! Ma tengo famiglia e sono piena di obblighi: una madre anziana e due figli che crescono, il lavoro è garanzia. Però non mi sento sconfitta, dentro di me sogno ancora.
Capo 2 – Marco
Le pale del ventilatore sono la prima cosa che vedo quando apro gli occhi. Girano sopra il mio letto e smuovono l’aria già calda. Neppure la notte ha portato refrigerio. Sono giorni di caldo insopportabile e l’afa è una cappa che non da tregua. Così richiudo gli occhi. Forse potrei dormire ancora. L’indagine qui è finita. I risultati già inviati a chi di dovere. Io resto ancora qualche giorno per riordinare tutto e in attesa di qualcuno che mi dia il cambio. Questa casa l’ ho affittata in fretta e furia perché è molto vicina alla zona che dovevo esplorare. Sono uno speleologo, svolgo ricerche mirate a capire e studiare la composizione del sottosuolo. L’obbiettivo è scendere, ancora e ancora fin dove si può. Questa solida terra che ci ospita è solo una buccia fragile su un magma che si estende per chilometri. L’interno del pianeta nessuno però l’ ha mai visto, nessuno l’ ha mai veramente analizzato. Il mio lavoro è quello del ricercatore. Io cerco le tracce degli elementi che compongono il nucleo. Questo posto si è rivelato una vera miniera di elementi diversi, molto interessanti da un punto di vista geologico. Ma è un vero mortorio in quanto a vita sociale. La città sembra come addormentata. Dalla finestra spio la palazzina di fronte. A volte mi sembra di conoscere quelli che ci abitano, tanto li ho guardati mentre mangio, o alla sera, quando le luci svelano ogni particolare. C’è una donna.
Avrà forse 30/35 anni. E’ minuta e sorridente. Mi piace.
Capo 3 – Mara, una giornata tipo.
Alle 6.30 sveglia, poi la colazione ascoltando la radio. Parlano della guerra. C’è sempre una guerra da qualche parte del mondo. Mi rattristo… Ore 8.00 Lavoro. Io non credo che esista al mondo un altro posto di lavoro come il mio: un insieme di persone assolutamente diverse, ma con la passione per gli intrighi e molto amore per il potere. Che ci faccio lì? Mi mimetizzo, cerco di sopravvivere. Qualche volta mi diverto , qualche volta ci sto male. Ore 14.30 Casa, pranzo, famiglia, sparecchio. Parlo coi figli. Pulisco le tartarughe. Svuoto la lavastoviglie. Telefono a mia madre per la lista della spesa. Ore 16.00 spesa settimanale (doppia). Ore 18.00 porto la spesa a mamma. Poi a casa di corsa con la mia. 18.30 porto il piccolo a judo – lo ritirerà alle 19.30 mio marito – poi mi fermo all’autolavaggio e lavo la macchina. Arrivo a casa alle 19.00 preparo la cena e metto in forno anche il pranzo per domani (così sarà solo da scaldare). Dopo cena finisco di sistemare la spesa ed ora dovrò stirare… Oggi non riesco più a spegnermi. La sera mi vede al computer dove la vita sbuca dallo schermo e io sbircio, silenziosa, la solitudine di qualcuno e misuro la distanza che mi separa da qualcun altro. E mentre leggo mi cresce un calore nel petto. Vorrei abbracciare tutti quelli di cui leggo la vita, le parole, le storie…La vita mi chiama dal piano di sotto. “Corri mamma, ci sono le formiche in cucina…”Io corro e trovo moltissime formiche che hanno circondato il tostapane. Le formiche sono come i guai… non finiscono mai! Mentre considero sconsolata la fila operosa degli animaletti suona il telefono. A quest’ora, che sarà successo? Penso ad un’emergenza, a mia madre e corro.“Pronto?” chiedo. Ma nessuno risponde. Allora sto zitta e affino l’udito. Nulla, tutto tace. Per un attimo mi è parso di intuire l’idea di un sospiro. Appoggio di nuovo il telefono al supporto, un po’ contrariata. Non è nulla di veramente grave e spiacevole. Ma non posso fare a meno di esserne innervosita. Mi dico che questa è la mia vita e di questi piccoli accadimenti vivo. Oggi va male, domani andrà meglio, e intanto vado a letto, dove so che anche stasera troverò la mano abbandonata e calda di Enzo da stringere sotto le lenzuola…Sono le piccole attenzioni le cose veramente importanti. Non i gesti definitivi. Non le grandi rinunce o le scene drammatiche. Però qualcuno potrebbe dirmi stasera dove si compra esattamente la felicità?
Capo 4 – Marco, un caldo torrido.
L’afa toglie il respiro, la stoffa leggera si è incollata alle cosce, il sudore cola lungo la nuca. E poi come Dio vuole arrivo a casa, finalmente – nemmeno il condizionatore ha potuto raffreddare la lamiera bollente – e parcheggio in qualche modo la macchina , insofferente e stanco. Il cane dei vicini ansima, stretto nella piccola ombra disegnata sulle piastrelle del cortile vicino. Io attraverso il lungo vialetto contornato dai rami assetati delle piccole piante che costeggiano i minuscoli cortili. Dal suolo il caldo sale ad ondate e mi avvolge, mentre mi affretto, e non indugio e non perdo tempo. Alla fine afferro la maniglia della mia porta di casa ed entro. Nella penombra fresca mi libero subito degli abiti, umidi e stropicciati e lì, dove sono, li lascio cadere. Poi accendo lo stereo, infilo della musica classica, alzo il volume e vado a fare una doccia. L ’acqua che scende canta con voce cristallina modulando un suono croccante, è fredda, ma allungo le mani e sento che va bene così. Così porgo il viso e rabbrividisco quando il primo rivoletto tiepido si fa strada sulla pelle appiccicosa e calda. E poi mi ci infilo decisamente dentro a quell’acqua che mi leva di dosso la polvere del vivere e il sudore della giornata, il sale del rimpianto, e l’odore della lotta e della fatica. E quando il getto mi inonda, chiudo gli occhi con un brivido e offro il viso all’acqua che cade. Dallo stereo arriva piano e si distingue in sottofondo la musica lenta e insinuante del bolero di Ravel. Si mescola con il rumore dell’acqua che scroscia e ci cresce dentro, ma senza la minima fretta. Sensuale e ammiccante, lento e invitante suggerisce che c’è un tempo per ogni cosa ed ora è il tempo di lavare via la stanchezza. Lievita il suono nel rumore dell’acqua che mi avvolge e aumenta con paziente costanza, mi prende una spalla che segue quel ritmo e dopo anche l’altra e man mano che cresce d’intensità e di frequenza sovrasta ogni altro rumore e coinvolge il corpo tutto in una frenesia di movimento. Quando la musica diventa serrata, urgente e potente, senza per questo perdere quel suo ritmo continuo e cadenzato mi rendo conto che non posso star fermo. Sotto l’acqua che scroscia, tra il vapore che sale e gli schizzi dell’acqua io…dirigo un’orchestra. E’ già buio quando, dalla finestra, vedo la giovane donna che abita qui di fronte andar via, ma torna poco dopo, le gambe veloci dentro la gonna che svolazza. Conosco il suo nome, l’ ho letto sulla pulsantiera del citofono. Così ne ho cercato il numero di telefono sulla guida e spesso le telefono, muto. Talvolta rispondono i figli. Allora le telefono ancora, solo per sentirne la voce. Ha un timbro roco che suggerisce una natura sensuale e calda. Così me la immagino. Abbasso la cornetta con rammarico.
Capo 5 – Mara, una buona giornata
Oggi, uscita dall’ufficio ho comprato scarpe ai miei figli. Adoro comprare scarpe. Magari risparmio sulle magliette, cerco l’occasione, mi accontento. Ma per le scarpe no . Voglio le migliori. Mi pare che quando uno ha scarpe buone può andare per il mondo senza paura. E così gliene ho comprate tre paia ciascuno: quelle per la ginnastica, quelle per la mezza stagione e quelle pesanti per l’inverno…(ci vorrà un mutuo!) Più tardi a casa comincio la “rimescolata” degli armadi. A tratti litigando con il figlio piccolo, che insofferente per le prove un po’ ride e un po’ piange, elimino gli abiti passati di misura, provo i pantaloni vecchi di Alberto a Giorgio, scarto, sposto, provo, piego… e resto con un mucchio di panni che piegherò per tutto il pomeriggio… Sono di buon umore… Chissà, magari domani sarà una giornata meravigliosa! Un sole dorato mi saluterà alle 7.30 sulla porta di casa… Certo il Capoufficio vorrà propormi per una promozione… Mamma guarirà per incanto… Forse mi telefonerà una vecchia amica che non sento da tempo e mi dirà che ha buone notizie per me… Così ho questa gioia. La gioia di un domani radioso che mi accompagna nel mio oggi qualunque. Comincio a piegare magliette minuscole e godo di una fortuna differita che mi regala un immediato sorriso. Quando il telefono squilla non lo trovo subito. Non so più dove l’ ho messo. Lo cerco tra i panni accatastati sul letto, lo cerco, lo cerco e alla fine lo trovo. ”Pronto…” di nuovo quel silenzio tiepido. Un’assenza densa di trepida attesa. Decido che voglio parlare con chiunque sia all’altro capo della cornetta. Così sospiro, la stringo più forte e comincio a parlare in fretta. “D’accordo. Non mettere giù. Parlo io. Io lo so chi sei. Cioè non ti conosco, ma so che sei lo stesso che telefona spesso. Ti riconosco. Riconosco il tuo silenzio gentile…”“…Scusi, ho solo sbagliato numero!” “…L’avevo capito!” reagisco subito e “ che figura!” penso “interdetta!” “Lei fa sempre così?” Mi chiede l’interlocutore, che ha una voce profonda e gradevole. “Veramente no…” rispondo un po’ imbarazzata. “E’ che davvero qualcuno mi telefona spesso, e talvolta restiamo appesi ai due lati della cornetta senza parlare…” “…che bella storia” interloquisce lo sconosciuto e mi pare che gli si sia addolcita la voce. Continuiamo a parlare e parliamo a lungo. Dopo un po’ incastro il telefono sotto al mento e ricomincio a piegare vestiti. Scopro che è un giovane uomo, 32 anni, mi dice. E’ un avvocato, lavora a Milano. E’ sposato, ma senza figli. E’ spiritoso, gentile, molto a modo…Alla fine lo saluto. Rido da sola:” io non sono normale!” penso
Capo 6 – Marco, devo essere impazzito
L’ ho fatto di nuovo. Sognarla forse non mi basta più. Forse è solo perché adesso ho più tempo libero e so che presto dovrò andarmene di qui. Sta di fatto che nel pomeriggio l’ ho chiamata. La guardavo attraverso la tapparella abbassata mentre si aggirava indaffarata nella stanza dei suoi figli e non ho resistito. Mi ha risposto affannata. Al mio arido silenzio ha contrapposto mucchi di parole affastellate. Non so cosa mi è preso e le ho parlato. Giuro, non l’avevo preventivato. Mi sono inventato un’identità, le ho detto che avevo sbagliato numero. Devo essere impazzito. O forse sono solo troppo solo. Non devo farlo mai più. Non lo farò mai più, …ma adesso almeno ho il ricordo tenero della sua voce a farmi compagnia. Dormirò come un bambino, stanotte
Capo 7 – Mara, una cattiva giornata
La giornata è cominciata molto male. In ufficio c’erano parecchi assenti e qualche problema. Io lavoro in un ufficio contabile. Si avvicina la fine del mese e bisogna terminare una serie infinita di calcoli. ORE 18 Il ritorno è un buco nero… Per fortuna la macchina conosce la strada… Lungo il vialetto trascino la borsa pesante. Cosi grossa e pesante che si imbizzarrisce. Così inciampo e caracollo. Sulla scala un grappolo di bambini scambiano tra di loro carte di Yugi Ho. Chissà perché tutti qui… sulla scala di casa mia. Forse è a causa dei miei figli. Attirano gli altri bimbi come mosche sul miele. La vicina, vedova e anziana mi brontola il suo malcontento, acida, come al solito. Come al solito mi snocciola lamentele che non ascolto. Mentre parla mi scopro a pensare: “Non ho dormito bene stanotte. A sprazzi sognavo, spesso riemergevo, completamente sveglia, tra le lenzuola…”Più tardi, mentre mi strucco, lo specchio mi riflette me stessa. La stanchezza della giornata e gli strappi della vita. Occhi cupi e profondi, rancorosi stasera. Me ne stupisco io per prima e la meraviglia mi dilata le pupille… Ma già il vapore dell’acqua calda appanna la superficie argentata e la nasconde. Con la mano rapida mi cerco e nello specchio riemergo…Più tardi m’infilo nel letto e sul sonno che cala come una carezza pietosa arrivano i sogni …
Capo 8 – Marco, senza vie d’uscita
Dovrò aspettare ancora qualche giorno, sembra. Le analisi hanno evidenziato la presenza di elementi ancora sconosciuti nei campioni raccolti. Dovrò calarmi di nuovo nel buco tra le rocce e penetrare nel pertugio umido e nero che cela i segreti di questa terra. Non ho scelta. Il grande capo in persona lo ha ordinato. Chissà forse me ne verrà del buono. Una promozione, magari. Ma questo non mi consola ora. Mi sento solo, lontanissimo da casa
Nuova discesa oggi, nuovi prelievi. Spero che siano gli ultimi però. La fatica dei muscoli indolenziti, il freddo e l’umidità che arrivavano fino alle ossa, l’oscurità perenne, tutto si sommava nella stanchezza della ripetizione ed io non vedevo l’ora di uscire da quel buco. Fuori, finalmente fuori. Ora la voglio. Qui tra le mie mani. Mi sembra quasi di immaginarlo il suo corpo compatto di donna, … se fosse qui le accarezzerei a lungo i capelli, …le bacerei il collo, …inventerei un fremito sul suo seno e lo inseguirei sul ventre, scivolerebbe lungo le natiche e finalmente si dissolverebbe tra le sue gambe scivolose e lucide. Non vorrei sapere niente di lei. Seguirei il mio desiderio che cresce e il suono ritmato del suo cuore che batte. La forzerei con prudenza ed attenzione. Avrei riguardo e cura nel manipolarla piano. Sto impazzendo credo. Ma è meraviglioso. Sdraiato nel buio silenzioso intuisco il movimento della pala del ventilatore che ho sopra la testa. Sposta un’aria che resta ugualmente calda, fa un giro rotondo che non finisce mai, il movimento continuo diviene immobilità.
Capo 09 – Mara e le umane relazioni
Assorta, pensierosa, triste giornata. Oggi un’amicizia si è spenta. Non sarà mai più come prima. Ho visto le nubi addensarsi e già capivo cosa sarebbe successo, ma non l’ ho potuto impedire e mi dispiace. La perdita dell’innocenza porta con se molto dolore. Non si crede più a nessuno per un po’. Io invece lo sapevo che sarebbe successo, l’ ho sempre temuto ma provo dolore lo stesso. “Ho due amiche al lavoro, non tantissime, solo due. In tutta la mia vita ho avuto solo loro due. E ora capita che litighino tra di loro strappandomi a metà. Sarà che penso che non valga la pena di litigare,sarà che sono accomodante per natura ma proprio non lo sopporto.” Così nel tentativo di dividerle ci sono andata di mezzo io. Oggi ho un pugnale piantato nella schiena. Originale, si addice agli orecchini. Spunta tra la scapola destra e quella sinistra. Soltanto l’elsa però , la lama non si vede. Ma io la sento. Quello che veramente mi fa male non è il danno in sé. Quello che veramente mi dispiace è che non capisco come si possa voler far del male ad una persona a cui hai voluto bene. Forse una, almeno, non mi ha voluto bene affatto. Questo mi fa male”. Adesso accarezzo questo piccolo dolore e le invio pensieri “affettuosi”: “Goditi la tua ritrovata solitudine, mia cara, io sopravvivrò . Andrò avanti e non farò una piega, non avrò parole di recriminazione e rimprovero. Ti saluterò educatamente quando ti incontro, forse ti sorriderò pure, ma non sarai più amica mia.” Così stasera non ho parole che riempiano i vuoti e traccino sentieri. Stasera non ho voglia di raggiungere nessuno, non ho voglia di trovare niente. Stasera non voglio regalare proprio nulla. Stasera la stanchezza mi rende consapevole di ogni muscolo che ho contratto per la fatica di vivere. Stasera ho seppellito ogni velleità e desidero soltanto sparire dentro a un letto. Stasera non c’è musica che tenga, né tentazione, né aspirazione, né desiderio, né sogno. Stasera non c’è tempesta, né temporale, non c’è bufera, né vento. Solo la quiete stanca che appoggia il viso alla mano, guarda il mondo che cambia e lo lascia fare. Oggi ho speso parole a vagonate, le ho arrotolate con cura attorno a un argomento, ci ho coperto un dolore, ci ho giustificato un fatto, ci ho abbellito una situazione, ne ho fatto balsamo e carezza e loro sono cresciute ovunque, come ciuffi d’erba che infoltiranno domani. Oggi le ho donate tutte, come perle che rotolando una dietro l’altra costruivano emozioni.“(Adesso però vorrei arrotolarmi anch’io e scivolare nel nulla ottuso di un sonno senza sogni.)” Per il resto la vita in ufficio procede sempre uguale, è un ginepraio di rovi, ma conosco i percorsi più agevoli ed evito le buche, perlopiù. Qualche volta ci casco dentro ed è sempre una sorpresa.
Capo 10 – Tutti i numeri di Marco
Da quando sono qui il sole è sparito 83 volte dietro l’orizzonte. Però 27 volte il cielo era così coperto che non si poteva vedere. Le stelle le ho guardate ogni sera. Ogni mattina mi sono svegliato alle 4 precise. Ho preso la mia attrezzatura, e mi sono calato nel buco profondo che porta nel centro del mondo. Da quando sono qui ho mangiato 174 panini. Lo so perché conservo tutti gli scontrini per la contabilità. Ho bevuto 49 bottiglie d’acqua minerale e ho mangiato una banana al giorno, tranne il sabato e la domenica però. Una volta ho comprato una fetta d’anguria. Da quando sono qui non ho vissuto mai, ho lavorato molto, ho sognato spesso. Qualche volta ho fantasticato (una perversione inevitabile, credo) Lei mi sorride spesso. La guardo attraverso le tapparelle e sembra che sorrida a me. Lo so che non è possibile. Lei non sa nemmeno che esisto.
Capo 11 – Mara e il minestrone…
Sono con il portatile in cucina: leggo “mhh , questo è bellissimo, davvero.” Sorrido, sto bene. ” ‘sto internet sta diventando una psicoterapia”Stacco ora devo preparare il minestrone. Taglio, sminuzzo e pelo…Mi collego di nuovo “bello, mi ha risposto…” gli dico che…no cancello…sì ora va bene”Adesso preparo un po’ di frutta cotta, sì insomma pere troppo mature e mele da consumare...”Mamma posso mettere il ketchup nel succo di frutta?” “mhh, sì amore…cosa hai detto?”Clicco ancora e di nuovo mi immergo. Il minestrone sobbolle.. Cena :il dibattito verte su un’interessante argomento: “Cose veramente buone della vita”- “Il minestrone bollente, denso, con gli spaghettoni spezzettati” – dico io- “Ottimo nella verifica di Geografia” – dice Alberto.- “Invitare a casa un amico e passare il pomeriggio a giocare” – dice Giorgio che ha davvero messo il ketchup nel succo di frutta e ci ha fatto merenda.– Enzo non dice nulla, ma io lo immagino cosa pensa...- E poi ancora:” Non avere compiti per il giorno dopo” (votatissimo);- “Avere un maestro comprensibile” Giorgio dice proprio così,… ma naturalmente intende “comprensivo”.E ora che sono a letto mi chiedo: vale la pena di stare qui invece che altrove? Quando la tua vita perde in parte lo smalto è più giusto ripiegarsi sulla esistenza quotidiana o mollare tutto e inseguire i sogni della gioventù? E di cosa sono fatti i sogni? Non sono destinati anche loro a tramutarsi in banali realtà ? Possibile che la vita sia tutta qui? Nel dubbio non si muovo, anzi mi ancoro ancora di più. So bene di essere una colonna portante nella vita dei figli. Ma non voglio trasmettere loro l’immagine di una famiglia fatta solo di forma e devo capire se c’è ancora sostanza. Sono i figli la sostanza? Si cessa di essere protagonisti per far spazio a loro? Forse l’essenza della vita è il compromesso. Forse sono solo una vigliacca che si accontenta.“Pazienza” penso “sopporterò la mia pochezza e andrò avanti…papà diceva scuotendo la testa: l’asino va avanti finché ha fiato!”
Capo 12 – Finalmente
Finalmente la direzione ha chiamato, finalmente me ne vado. Sembra ci siano stati problemi di collegamento, la linea era interrotta, un’infiltrazione forse o chissà cosa d’altro. Quando ho risposto al telefono e ho sentito il suono della mia lingua natale mi sono ritrovato con gli occhi pieni di lacrime. Sarò sostituito entro una settimana al massimo. Il collega che prenderà il mio posto è già partito. Adesso non riesco a stare fermo. Giro per il piccolo appartamento semivuoto, metto della musica classica, canto e ballo. Mara mi sorride dal muro. Mi fermo e considero che dovrò staccare tutte le foto che le ho fatto e che ho disposto lungo la parete. Mi mancherà, mi ha tenuto compagnia in questi lunghi mesi…
Capo 13 – Metti che una domenica Mara ….
Il caldo mi sveglia alle sei. Un’afa appiccicosa mi incolla la nuca al cuscino. Sognavo di compiere un’impresa, terminando un lavoro che durante la giornata precedente avevo interrotto. Il passaggio dal sogno alla realtà avviene per singhiozzo, per un attimo sono presente in entrambi i mondi, ugualmente distante da entrambi. Il resto della giornata trascorre tranquillo. La domenica è l’occasione per fare le pulizie che durante la settimana non si possono fare. Così tolgo le lenzuola stropicciate della settimana e infilo quelle odorose della domenica. Spolvero, spazzo e lavo. Alla fine tutta la casa brilla e profuma.
Capo 14 – Marco fa le valigie
Tutta la mia roba sta in uno scatolone. Mi porto via lo stereo e i cd che ho comprato un po’ per volta. La musica del posto è una forma d’arte veramente eccelsa. Ne ho goduto pienamente. Del resto i miei sensi sono acuiti da una profonda capacità di percepire suoni. Non credo che qui capiscano fino in fondo cos’è la musica…Ma a parte questo i loro panini sono orrendi. Hanno una glassa dura, con una consistenza secca ed un sapore come di carta. Anche i nativi, quando li osservo, mi sembrano stranamente pomposi e rigidi. Tutti, tranne Mara. Lei è diversa dagli altri: si muove come se danzasse ed anche quando non è in movimento emana una musica dolcissima…
Capo 15 – Mara, anche il lunedì ha il suo bel perché…
Mi sveglio ed è già lunedì. Chiudo gli occhi con un brivido e offro il viso all’acqua che cade. Più tardi indosso la maschera del lunedì, quella tessuta con molta attenzione e buon senso. E’ la maschera che inizia la settimana, profuma del riposo della domenica, dona un incarnato disteso e morbido, suggerisce che hai trascorso molte piacevoli ore di passione ed abbandono. Per questo forse sono così attiva ed efficace il lunedì…
Capo 16 – Marco, comincia l’ ultima settimana.
Ho provveduto alla compilazione di tutte le registrazioni quotidiane del diario scientifico per il mio successore. Proprio non lo invidio. Questo mondo soffocante, con la sua atmosfera accecante, le sue forme di vita primitive è stato di una noia mortale. Se ne accorgerà da solo, temo. L’unico rimpianto che provo, come una piccola spina nel cuore, e nello stesso tempo come un vero sollievo, è quello di non aver seguito fino in fondo il richiamo che proviene da Mara. Suppongo di aver fatto il mio dovere. Ci sono proibiti rapporti troppo intimi o prolungati con gli umani. Ma il suo fascino per me è andato crescendo fino a livelli intollerabili. Non so per quanto avrei potuto resistere ad averla così a portata di mano senza toccarla, senza…
Capo 17 – Mara e il parcheggio
Probabilmente l’aggressività è strettamente necessaria all’evoluzione della specie. Probabilmente ha anche oggi una funzione sociale, serve ad affermare un diritto, a reclamare una competenza, a stabilire una proprietà. Di solito la nostra aggressività è nascosta sotto tonnellate di buona educazione. Ma talvolta erompe come lava. Oggi sul vetro della mia macchina hanno lasciato un messaggio scritto con il pennarello: “Così non si parcheggia. Testa di ca**o”. Stanno asfaltando la strada e al momento il parcheggio è parecchio affollato. Ma non ho neanche la coscienza sporca. Di fianco alla mia vettura ci sarebbe passato un tir, o chiunque con un minimo di esperienza di guida. E comunque lui c’è passato. E infine non c’erano neanche sagome per terra ad indicare posizioni obbligate. E così ho lavato il vetro. Ho preso un cartoncino e, a mia volta, ho lasciato sul vetro un messaggio: questo “La prossima volta che ritiene che una macchina sia di ingombro dovrebbe chiamare la polizia stradale per l’eventuale rimozione. Ritengo che quando si offende qualcuno, come lei ha offeso me, bisognerebbe almeno guardarlo negli occhi. Maleducato” E adesso mi chiedo perché ho presunto che il maleducato fosse un uomo. Forse per la brutalità dell’offesa,…ma non si può nemmeno escludere che ad avere problemi di parcheggio fosse una donna. E infine non si può nemmeno escludere che domani la mia macchina sarà tutta rigata…
Capo 18 – Marco e le tentazioni.
Forse proprio perché sto per partire mi riesce sempre più difficile esercitare l’autocontrollo. Talvolta esco dal mio appartamento senza un valido motivo e la seguo. Vorrei aspirarne il profumo, una volta soltanto, per avere un ricordo da portare con me nel mio mondo. Ma è difficile arrivarle così vicino da sentirne il profumo. Oggi l’ ho seguita fino al parcheggio. L’ ho vista aggirarsi attorno alla sua macchina. Era così imbronciata e molto carina…
Capo 19 – Mara nella nebbia
Giovedì è un giorno lunghissimo, che in ufficio parte in sordina e cresce rigonfiandosi a metà mattina complici le molte bolle di isteria e nervosismo. Giovedì mi pare una montagna da scalare, oltre la quale si intravede la fine della settimana. Alle 17,00 carico i bimbi in macchina. E’ salita una strana nebbia, spessa e bagnata. Mi da un brivido di piacere. Adoro la nebbia. Mi piace nascondermici dentro. All’improvviso l’interno del veicolo acquista una visibilità e una dimensione diversa. E’ un’ arca che contiene tutto quello che ho di buono nella vita. Anche i fari d’un tratto appaiono con uno spessore nuovo contro il nulla. E così vado, senza vedere dove, fino al campo di calcio. E lì lascio Alberto e Giorgio, indistinti e scuri, e l’umidità sfuocata subito li inghiotte, complice il nero della sera che avanza . E il ritorno è solo mio. Musica ad alto volume e nebbia ovunque. Perdersi è un paradiso . Peccato che lui mi ritrovi. Appare come dal nulla un gigante con tutta quella nebbia intorno mentre io, scesa dalla macchina, chiudo la portiera a memoria.”L’ ho aspettata,” mi dice “ per guardarla negli occhi”. Capisco subito chi è : il grafomane maleducato. Allora cerco di metterlo a fuoco a, e mentre lo scruto stupita comincio a sentirmi a disagio “Allora vuole offendermi ancora? ” gli chiedo fissandolo dritto in faccia. Lui sembra esitare, attorno a noi c’è il nulla oscuro di una periferia di città. In quell’attimo sospeso può succedere qualcosa che cambierà per sempre le nostre vite, due sconosciuti a confronto… “… No, in realtà volevo scusarmi” sorride imbarazzato lui “So di avere esagerato” finalmente respiro.
Capo 20 – Marco nella nebbia
“Non sarà poi così grave …” Mi sono detto. E così sono uscito ancora e mi sono nascosto nel nero parcheggio. Sapevo che sarebbe tornata lì e volevo starle vicino, almeno una volta. Tremavo come una foglia, nascosto nel buio compatto. Avevo freddo e caldo insieme. Avevo paura e provavo una gioia profonda. Percepivo ogni fibra del mondo attorno a me con una vividezza intollerabile. Cresceva in me la consapevolezza che stavo per vivere un momento irripetibile, che non avrei dimenticato più. All’improvviso lei è emersa da tutta quella nebbia ed io che stavo accucciato dietro ad una macchina parcheggiata mi sono alzato e le sono andato incontro come se lei mi avesse chiamato. Ci siamo parlati e oltre le parole le nostre anime si sono riconosciute. Nulla per me sarà più come prima…
Capo 21 – Mara, Sabato
Mentre studiava Dio, oggi Giorgio ha ricevuto un dito in un occhio. Quando lo vado a prendere al catechismo lui ha un’aria preoccupata, un occhio rosso e gonfio e mantiene la calma con molta dignità. Cosa che cerco di fare anche io. Il bimbo che l’ ha incidentalmente infilzato però, non stava indicando qualcosa di pertinente al santo tema , Giorgio dice che stava mostrando le mosse che fa a rugby. Vedi a mescolare sacro e profano… Alberto ha qualche linea di febbre. Si consola con molteplici merende. Dall’appetito che ha, non si direbbe che abbia niente di grave. Oggi mi ha contestata con durezza. Stavano scegliendo gli abiti da indossare per la festa cui è invitato domani e mi ha aspramente rimproverata perché pretendo di imporgli le mie scelte, obbligandolo a indossare cose che a lui non piacciono. Sarò stata ingiusta, ma alla fine l’ ha convinto: niente giacca di lino con le maniche corte … Ho già fatto tutte le penitenze del sabato, il traghettamento delle molteplici borse della spesa, il cambio settimanale di biancheria, ho steso i panni e li ho ritirati … La casa profuma di coniglio annegato nel vino e un’ottima torta si raffredda sul davanzale della mia finestra. Adesso mi godrò un momento tutto mio, finirò il libro che sta leggendo e mi sentirò un po’ di musica. Per un attimo, un attimo solo, mi pare di aver perso qualcosa, qualcosa d’importante. Mi guardo intorno ed è tutto tranquillo, eppure provo una fitta, quasi uno strappo nel petto… Cosi mentre il silenzio sale, nel vuoto che ho creato chiudo gli occhi ed ecco che dal nulla emerge la figura di un uomo. Era solo una voce al telefono fino ad un attimo fa, ed ora è reale, ha un volume e una forma. Un corpo che io non conosco, eppure… non potrebbe essere diverso da come è. E’ da pazzi, però esiste, ha acquisito un diritto e ora lo vanta. Non ha paura di essere rifiutato. Ne potrei farlo, così rinuncio e siedo. Lui si siede dietro di me e mi circonda con le braccia. Restiamo un po’ così, con il suo viso tra i miei capelli e questo desiderio sospeso tra noi. Non dice una parola mentre comincia a slacciarmi i bottoni della camicetta. Ma le sue mani sono gentili e la sua bocca sulla mia nuca è una preghiera. Io nemmeno respiro…
Capo 22 – Marco, tutta la verità
Oggi finalmente ho capito. Ho capito che in certe condizioni il tempo scorre molto più lentamente di quanto dovrebbe, e le cose sembrano diverse da quello che sono. Ecco perché ho iniziato a scrivere alcune verità che ho imparato e non voglio più dimenticare e altre che forse vale la pena avere scoperto: la spinta che rende l’universo come lo conosciamo e che ci fa andare avanti da millenni è l’amore. (L’amore più grande è qualche volta quello per se stessi…)L’amore quando è cieco è una disgrazia …(Talvolta è proprio una fregatura…)In una coppia normale non ci si può amare entrambi con la stessa intensità, forse si può essere felici solo uno per volta. (Il più grande atto d’amore talvolta è lasciarsi amare…)La vita può essere una tragedia. Oppure una commedia. Oppure un feuilleton. Dipende da come la si guardi… (Comunque sia, conviene avere un posto in prima fila…)La vita ti può rendere molto felice. (Basta intuire dove vuole andare e seguirla…)E’ più felice chi gode del nulla che ha, di chi osserva, sempre, il poco che gli manca.(Probabilmente il primo non ha molto, ma almeno è più felice…)Quello che non si può cambiare va accettato. (Quello che non si può proprio accettare si può sempre scordarlo…) E poi smetto, guardo fuori la terra che rimpicciolisce … diventa piccolissima e poi svanisce.”Io me ne vado, torno a casa … Addio amore mio …
Capo 23 – Mara, ancora domenica
La domenica è fatta di cose piccole piccole, la spesa per la mamma, un sorriso agrodolce, la partita del Pavia, il voto ai referendum. Domenica in pace, domenica serena, domenica di “Teglia”. …Cos’è la teglia? E’ un contorno, da preparare quando in cucina non c’è nessuno (ci vuole il forno), e da servire tiepido la sera, con un bel contorno di affettati misti. Dunque ci vogliono : zucchine, peperoni, melanzane, pomodori e cipolle. Pane grattugiato, aglio, prezzemolo, olio extravergine di oliva e sale. Si lavano tutte le verdure, si mondano, si tagliano in pezzature acconce, si scavano le zucchine, le melanzane e le cipolle,con il pollice si liberano i pomodori dei semi, si salano. Si riempiono poi con l’impasto di pane grattugiato, prezzemolo e aglio (poco). Si sistemano insieme in una larga teglia e si irrorano abbondantemente con l’olio. Si inforna per 45 minuti e comunque fino a che tutte le verdure siano tenere. E’ un piatto che si conserva bene anche per il giorno dopo ( e diventa anche più buono). Cucinare mi piace, mi rilassa. Nei periodi di grande stress faccio ingrassare tutta la famiglia, me compresa. Per me ha virtù terapeutiche : sbatto, impasto,frullo, monto, mescolo, trasformo …Creo!!! E tutte le paturnie me le scordo …
RINGRAZIAMENTI
Si ringrazia la Federazione Scientifica “Un altro mondo” che ha fornito il traduttore universale con cui sono state tradotte le pagine di diario dell’alieno indicato nel testo per convenzione con il nome di “Marco”.
Bello stile narrativo, originale e coinvolgente la storia. Le parole scorrono fluide, quasi a ruota libera, ora emozionanti, ora ironiche.
Complimenti.
Mi piace Racconti nella Rete perchè fa spazio al modo di essere di tutti noi con grande semplicità di utilizzo, offrendo poi ad ognuno una bella occasione di confronto con gli altri… Io leggo i racconti inseriti e sono felice di esserci anch’io con i miei. Grazie Lauretta per l’apprezzamento…
Racconto bello e davvero ben scritto. Da un po’ non tornavo su “Racconti nella rete” ed è stata davvero una bella sorpresa leggere questo. Complimenti!!
Ben tornata, allora… adesso tocca a te 🙂
… e infatti ho pubblicato un mio racconto. Mi farebbe piacere tu lo leggessi. Ciao!
Bello davvero!
Ciao, bel racconto, complimenti!
Mi è piaciuto molto! Storia originale e ben scritta.
Grazie …