Premio Racconti per Corti 2012 “Il cappotto” di Roberto Ricci
Categoria: Premio Racconti per Corti 2012Nella zona di Lucca sono avvenuti alcuni omicidi.
Vittime tre giovani donne.
Gli inquirenti non hanno dubbi che si tratti della stessa mano.
Sera tardi: Un uomo esce da un ristorante.
Indossa un lungo ed elegante cappotto nero.
Nel prendere le chiavi dell’auto, scopre che le tasche sono vuote.
Anche il cellulare manca.
Guardando meglio si accorge che non è il suo cappotto sebbene la differenza sia minima.
Sta per tornare indietro quando in una tasca interna sente qualcosa.
Incuriosito, estrae il contenuto.
Quello che vede lo sconvolge.
Foto di donne assassinate: Le vittime del serial killer.
Adesso non può più rientrare.
Sarebbe pericoloso per lui se intanto quel maniaco si fosse accorto dello scambio.
Per fortuna i documenti li ha con se nel portafogli.
Deve attendere che esca.
Scoprire di chi si tratta.
Allontanarsi per chiamare la polizia, significherebbe rischiare che nel frattempo se ne vada.
Si nasconde senza perdere di vista l’ingresso del ristorante.
I minuti trascorrono lenti.
Fa freddo.
La luna è coperta da nuvole nere che minacciano pioggia.
Cominciano a uscire varie persone.
Le osserva attentamente.
Una coppia si allontana in fretta.
Un gruppetto si ferma a chiacchierare.
Un giovane passeggia nervosamente parlando al cellulare.
Si guarda attorno più volte.
Sembra attendere qualcuno.
Poco dopo se ne va.
Un uomo esce con aria circospetta, per poi salire subito dentro un’auto posteggiata vicino.
Un’altra coppia si ferma davanti all’ingresso accendendosi reciprocamente una sigaretta.
Poi si allontanano mano nella mano.
Tutti indossano giacconi e cappotti, ma nessuno con il suo.
Il freddo è sempre più pungente e inizia a farsi notte fonda.
Escono altre persone compresi i camerieri.
Poco dopo il ristorante abbassa le luci.
Sta per chiudere.
Non ha più senso restare nascosto lì.
Corre all’ingresso e apre la porta.
La sala è vuota.
Raggiunge il guardaroba, dove trova il suo cappotto ancora appeso.
Allora quell’assassino non è uscito?
Forse è nascosto da qualche parte all’interno del locale pronto a colpire?
Un brivido gli attraversa la schiena.
Ha paura.
Arriva il proprietario brontolando che è chiuso.
Gli spiega la situazione senza addentrarsi nei particolari.
L’uomo innervosito risponde che devono stare più attenti.
Poco prima un altro cliente al momento di andarsene non ha trovato più il suo giaccone, anche se quello era sembrato più un furto.
A quel punto capisce tutto.
L’assassino accortosi della sostituzione, è uscito con un altro capo rubato al guardaroba.
Non aveva pensato a una simile eventualità.
Che stupido era stato.
Adesso bisogna subito chiamare la polizia.
Nelle tasche ci sono le chiavi, ma il cellulare è sparito.
Si precipita al telefono fisso.
Muto.
Riprova più volte.
Niente.
Un rumore improvviso lo fa sobbalzare.
Corre a vedere.
Il proprietario è a terra con la gola recisa.
Di colpo appare l’assassino.
Nel pugno stringe un coltello insanguinato.
Lo riconosce.
Il ragazzo che parlava al cellulare.
Probabilmente fingeva.
Sembrava aspettasse qualcuno, mentre invece cercava lui.
Dopo essersi accorto dove stava nascosto, non l’aveva perso di vista un solo istante.
Da cacciatore era diventato preda.
Il bagliore della lama fu l’ultima cosa che il suo sguardo colse.
In questo racconto c’è proprio la stoffa del vero assassino. Però, ti prego, non far diventare preda chi lascia commenti.
ciao Roberto!un racconto ben scritto,da ‘brivido’…ho un amico che porta sempre un lungo cappotto di pelle nera,dovrò iniziare a guardarlo con sospetto???…. bravo mi piace molto!!!
Abbiamo letto il Suo corto…. congratulazioni vivissime!
Aspettiamo di poter leggere al più presto un suo libro da lei autografato e con dedica personalizzata!
Questo racconto mi è piaciuto molto. Bravo Ricci!
fantastico…ben scritto e che brividi…bravo roberto
Un bel “corto” noir….. buona idea. Mi piace. Bravo.
Pensavo fossi GOGOL con lo pseudonimo di RICCI ma, dopo aver letto il racconto, ho “sentito” qualcosa di diverso; entrambi i protagonisti muoiono pero’ mentre quello di Gogol muore disperato e continua a vagare come fantasma alla ricerca di giustizia, il tuo uomo da “protagonista” diventa “figura secondaria”… MERAVIGLIOSO!!!! Amo quando un uomo, sicuro di sè, si volta ed incontra il DESTINO che, col suo sorriso più beffardo, gli porta il conto da pagare……LA VITA……..!!!!
COMPLIMENTI. VERAMENTE COMPLIMENTI.
Roberto, la tua penna è affilata come la lama del coltello dell’assassino. Ho letto questo racconto in pausa pranzo, con i miei colleghi, abbiamo sentito uno strappo dallo stomaco al cuore, ma ci è piaciuto, corto ma bello. Bravo!!!
rendere in così poche parole la suspence che è degna di un tryllerè davvero raro e difficile..perciò:COMPLIMENTI!
molto suggestivo,per il genere è OK!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! davvero COMPLIMENTI
Complimenti, amo i gialli ed i noir e questo mi è piaciuto moltissimo. Solo leggendolo te lo visualizzi e questo mi sembra ottimo, anche perchè la tensione aumenta piano piano. Come dice qualcuno, che mi ha preceduta nel commento, lo rende degno di appartenere al genere triller.