Premio Racconti per Corti 2012 “Fuori porta” di Roberto Giorni
Categoria: Premio Racconti per Corti 2012Fra i boschi c’è un grande casolare bianco nel cui giardino una quindicina di persone hanno appena finito di mangiare. Seduti a tavola ci sono gli adulti, parlano della differenza tra la vita in campagna e quella in paese. I piccoli Carlo e Tamara giocano a carte sopra un’altalena, alcuni adulti li osservano e iniziano a lodarne l’aria innocente da bambini indifesi bisognosi di affetto. Carlo e Tamara si guardano, scuotono la testa con fare perplesso. A buio inoltrato la comitiva parte con tre automobili.
Alcuni giorni dopo, Carlo ripone due chiavi nella tasca del proprio giubbotto e fischiettando esce dalla ferramenta. Carlo e Tamara arrivano ad uno spiazzale in sella a due mountain bikes. Carlo incatena la bici ad un lampione, e osserva Tamara avvicinarsi ad un altro lampione dove imprigiona la propria bici. In attesa del pullman i due amici iniziano a sgranocchiare un pacco di patatine. Carlo rincasa poco prima di buio, i suoi genitori anche se preoccupati, lo rimproverano leggermente. Tamara rientra nella propria casa allo stesso orario, i suoi genitori la sgridano molto.
Un sabato mattina, Carlo e Tamara, seduti in fondo al pullman, parlano sottovoce dei loro programmi di giornata. I due arrivano ai lampioni dove sono incatenate le loro biciclette, le liberano, iniziano a pedalare, percorrono una strada piena di buche, quindi giungono a ridosso del grande casolare bianco immerso nel bosco. Carlo finge di aver perso la chiave del portone, ma la ritrova quando Tamara si dichiara pronta a dargli un ceffone se non smette di fare lo stupido. Entrati nel soggiorno, Carlo appoggia sulla tavola il proprio zainetto, da cui prende un pacco di pasta, e altri alimenti.
Giù in paese, i genitori di Carlo e suo fratello maggiore discutono per stabilire chi è che non ha vigilato abbastanza su un Carletto scomparso da sette ore. Intanto pure a casa di Tamara, i suoi genitori e la sorellona Sonia cercano di incolparsi a vicenda per la mancata sorveglianza.
Seduto sopra una seggiola a dondolo, Carlo dice di esser più veloce di Tamara quando bisogna andare in salita. La bambina controbatte, ma il tranquillo Carlo elenca altre cose in cui egli riesce meglio di Tamara. Durante la cena squilla un cellulare, Carlo preme un tasto per azzittirlo, Tamara lo afferra e lo spegne del tutto. Poco dopo Carlo si addormenta sopra una poltrona, Tamara gli da del rammollito.
Alle quattro di notte, dentro al commissariato, la madre di Carlo e quella di Tamara fanno altri accorati appelli per sollecitare le indagini sulla scomparsa di due piccole creature di nove anni. Domenica all’alba Tamara versa un bicchiere d’acqua a piccole dosi sul viso di Carlo, che si sveglia e dice una parolaccia che la fa scoppiare in una grossa risata. La loro giornata procede con spensieratezza e dinamismo fra le varie fasi di gioco, e le operazioni necessarie a prepararsi colazione e pranzo. Alle diciotto i bambini chiudono il casolare e tornano verso la statale. Riunitesi in un parcheggio poco illuminato, le loro famiglie discutono a voce molto alta. Le piccole pesti, sedute all’ultima fila dell’autobus, ridono parlando di quel giorno lassù al casolare, quando gli adulti li etichettarono come bambini indifesi bisognosi d’affetto. Squilla il cellulare, Carlo risponde alla mamma dicendole che sta tornando a casa, ammette che Tamara è con lui. Le porge il cellulare e lei parla con la propria madre per rassicurarla.
Complimenti Roberto, un racconto davvero interessante! Bravo!