Racconti nella Rete 2009 “Nient’affatto politically correct” di Elisa Cappelli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009Non che si fossero promessi porzioni d’eternità. Non che potessero tenersi o coccolare il rispettivo futuro troppo a lungo. Non c’era tempo; alla fine, ci si mettono di mezzo sempre dolore o malattia o morte o depressione. Questo lo sapevano bene.
Ma erano sicuri che una cosa potevano farla, questo sì. Almeno una, una cosa sì, avrebbero potuto farla tranquillamente.
Da quando lei aveva detto uno sbadato ma intenso: “Magari, potremmo andare al cinema.”, la loro personale danza aveva preso il via.
Lui entrava cinque minuti più tardi.
Facevano finta di non conoscersi, facevano finta di non condividere l’amore che condividevano e poi, durante l’intervallo, lui le chiedeva la sintesi dei primi minuti del film. Lei, guardandolo, rispondeva: “Restiamo anche per il prossimo spettacolo. Lo rivediamo dall’inizio.”
A quel punto, si alzavano per andare a pagare il biglietto dello spettacolo successivo. Intanto, lei prendeva una bottiglietta di acqua naturale e lui le offriva una camomilla. Si sedevano al bar del cinema che scoprivano, ogni volta, essere uno dei bar che avevano sempre desiderato per un cinema e che un cinema da sempre desiderava per se stesso. Anche il barista era azzeccatissimo. Gilet stirato la notte prima e sorriso stanco, ma sorriso.
Si mettevano a ridere complici, i due, ipotizzando l’ignoto-a-entrambi-secondo-tempo e già cadevano reciprocamente in amore.
Ma non si baciavano.
Rientravano in sala, rivedevano il film per intero.
All’uscita, bevevano un orzo; lei con scorza di limone, lui di arancio.
Non si baciavano.
Lei prendeva la rivista della città. Diceva il nome del prossimo film che avrebbe voluto vedere in lingua originale ed usciva fuori che pure lui voleva vederlo.
Si accordavano per una serata qualsiasi.
Lei sparava un giorno della settimana. Lui ci pensava un attimo, faceva mente locale tra gli impegni che aveva e che lei fingeva di non sapere.
Si congedavano.
Anzi, prima lei chiedeva una sigaretta.
Lui gliela dava con un sorriso nient’affatto politically correct.
Lei gli toccava il gomito, poi, andando verso la piazza, non si voltava mai. Ma ogni sua parte era piena di quell’elegantissimo averlo alle spalle. Ogni passo era denso quanto il sorriso di lui, carismatico e caldo, nient’affatto politically correct.