Premio Racconti nella Rete 2011 “Non importa” di Katia Marchesi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011Parli ma non ti sento, ti guardo ma non ti vedo.
“Ti lascio, vado via ” mi dici fra le lacrime.
Sorrido – piangi.
Bruscamente ti alzi, urli.
Cosa c’è? Perchè spezzi questo incantesimo?
Lascia che goda di ogni goccia di questo miele, che brucia scivolando giù per la gola ricoprendo il cuore. E’ la prima emozione dopo tanto tempo.
Uno schiaffo mi risveglia. Ti vedo correre buttando a terra ciò che ti blocca il passaggio. Come un automa provo a fermarti, sperando che tu sia più veloce e riesca a scivolarmi tra le dita, ma ti lasci afferrare.
Ti stringo ma non ti sento.
Stringo più forte, ti fermo la cirolazione, ma ancora le mie dita non ti toccano.
Il pianto sommesso ha lasciato il posto ai singhiozzi.
Forti, sempre più forti.
“Scusami. Non so cosa mi è preso. Ti sento lontana. Ho paura. Ho bisogno che tu mi dica che mi ami, che mi stringi … come ora.
Vorrei essere più forte, a volte fingo, ma mi sembra di impazzire”.
Le tue lacrime calde mi bagnano i polsi, lentamente cadono sul pavimento, lasciano su di me la loro scia ormai fredda.
Le guardo cadere. Mi ricordano le gocce di sangue che da picola mi cadevano dal naso. Fanno lo stesso rumore.
Il movimento delle tue spalle, scosse dall’ultimo singhiozzo, mi ricorda che sei ancora qui, e che ti sto stringendo. Alzo gli occhi sperando di poter vedere oltre, ma tu me lo impedisci.
Il tuo sguardo è pieno. Non mi vuol dare il tempo di perdermi nei tuoi occhi.
Aspetta, implora una risposta ad una domanda che non c’è stata.
“Non importa” mi sento dire.
Ti regalo quel sorriso che ho imparato a fare a memoria. Ormai è perfetto.
Nei momenti difficili è lì. E’ il mio morbido scudo. Riesco a nascondermi tutta dietro lui.
Mi avvolgi con le braccia. Ora sei tu a stringere. Vorrei dirti di far più forte che non sento nulla, ma non lo faccio. Appoggio la testa contro la tua. Sono stanca. Il sorriso è ancora lì, non vuole abbassare la guardia, quasi avesse paura di un nuovo attacco .
Raccolgo le forze. Riesco a staccarmi un pò, ma non del tutto, tu non me lo lasceresti fare, penso.
“Andiamo a dormire?” ti chiedo.La voce è implorante, ma il sorriso questa volta mi tradisce.
Ora sorridi anche tu. Mi lasci andare per riprendermi subito.
Mi stringi la mano e mi accompagni in camera. Ti seguo, non posso fare altro.
So cosa succederà ora. E’ un rituale che conosco a memoria.
Interpreti la tua parte in modo impeccabile. Provo a recitare la mia, ma sento di non essere una grande attrice questa sera. Non importa, il buio gioca a mio favore.
Provi a togliermi la maglia, ma non te lo lascio fare, ti anticipo.
Mi spoglio velocemente, e poi finisco di spogliare te. Sei un uragano di passione che si infrange contro uno scoglio ormai cavo. Mi sento consumata. Sento i tuoi baci sul viso, il collo.
Le tue mani e le gambe non mi lasciono un centimetro di pelle libera.
Ansimi sempre più forte. Mi sento avvolta in un vortice. Provo a trattenere il respiro. Voglio perdere i sensi.
Finalmente mi lasci andare. Ti stacchi, ma prima mi baci. Ho male alle guance. Mi accorgo solo ora che non ho mai smesso di sorridere.
“Ti amo”.Un altro bacio e poi ti volti. La tua mano però non lascia la mia. Grazie per non aver aspettato che ti rispondessi. Lo considero come un umile gesto verso il nemico ormai morente.
Finalmente nel silenzio di questa notte nera , piango. Sono lacrime silenziose, non fanno rumore.
Non sono protagoniste di nulla, ma spettatrici di tutto.
Cosa è cambiato? Sola nel buio della notte me lo chiedo.
Dov’è l’emozione che provavo sentendoti parlare, il brivido di quando mi sfioravi le dita giocando ad un gioco di seduzione ogni volta nuovo e improvvisato. Quando ci bastava toccarci per non poter trattenere il desiderio.
Ti guardo dormire. Mi manchi, eppure sei qui, se allungo appena le dita posso toccarti. Mi manca l’emozione dello stare con te.
Forse sono io ad essere cambiata. Forse questo è il passaggio, ed io non l’ho avvertito. Forse dovrei adeguarmi.
“Non dormi?”. Parli non muovendoti, restando con gli occhi chiusi. Sei sempre stata sveglia quindi. Avrai ascoltto i miei pensieri? Ora mi vergogno.
“Facciamo un viaggio. Andiamo via per un pò”.
“lo sai che non è il momento. Non posso lasciare lo studio, soprattutto adesso che lo studio gestisce la causa contro la Konson”.
Ne ho bisogno vorrei dirti, devo scappare per sopravvivere.
“non importa” mi sento dire un’altra volta.
Brava. Forse un poco di amarezza: Queste emozioni non possiamo conoscerle leggendo. E’ solo vivendole, provandole personalmente giorno dopo giorno che ci permette di toccarle. Ma… non importa…
Ascanio