Premio Racconti nella Rete 2011 “La ballerina” di Marco Milini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011È la prima domenica di primavera e il parco è affollato.
La gente passeggia, ride, gioca, respira nel verde attorno al laghetto.
C’è una donna in piedi sull’ultima asse del corto pontile di legno, fissa l’acqua come se volesse risucchiarla con gli occhi.
Uno strillo e una risata alle sue spalle la risvegliano, e alza la testa. Di fronte a lei, sull’altra sponda, vede un uomo seduto su una panchina. È un vecchio. Indossa un abito scuro che fa risaltare i capelli bianchi. È seduto e tiene la schiena dritta, le mani sul bastone. Lo sguardo fisso davanti a sé.
Lei si sente osservata, e abbassa la testa. Giù, l’acqua ha perso profondità, vede solo galleggiare la prima sporcizia della stagione.
La donna torna a riva nel dondolio del vestito, a ritmo col canto degli uccelli e il fruscio delle foglie mosse dal vento. Nel cielo, certe nuvole grigie camminano e vanno a nascondere il sole. L’ombra le si insinua sotto i tessuti. Con un brivido, la donna si stringe e ripara le braccia scoperte. Sente la pelle fredda e liscia sotto le dita. Si avvia lungo il sentiero che circonda il laghetto, osserva la ghiaia scricchiolare sotto i suoi passi.
Nel frattempo, il vecchio ha smesso di fissare quel punto oltre l’orizzonte dove aveva visto condensarsi i ricordi, e si alza. La panchina resta vuota alle sue spalle, lui si avvia lungo il sentiero che circonda il laghetto. Lo stesso che percorre la donna, ma in direzione contraria.
Quando si incrociano, quasi si scontrano, lei alza la testa, lo vede, spalanca gli occhi e lo guarda come si guarda qualcuno tornato da decenni di distanza e assenza, ed esclama: – Miroslav.
Ma il vecchio non è Miroslav.
Però è sorpreso.
Poi la donna scoppia a piangere. Si scusa. Si copre la bocca con le mani. Guarda altrove e si fa da parte, per lasciarlo passare. Ma il vecchio non si muove. La guarda, esita. Lei dice qualcosa che lui non capisce, perché le trema la voce.
Il vecchio guarda il chiosco a una decina di metri da loro. Metà dei tavolini sono ancora accatastati e coperti da teli. Hanno appena riaperto dopo l’inverno.
Sono seduti uno di fianco all’altra, mezzo metro di distanza tra spalla e spalla, il tavolino tra loro. Guardano verso il laghetto. La donna sposta i capelli neri che le vanno negli occhi a ogni colpo di vento.
Arriva il cameriere: un caffè americano per lei, un tè per lui.
Sorseggiano, in silenzio.
Poi, il vecchio la guarda e le chiede se si senta meglio.
– Sì – risponde lei, ma evita il suo sguardo.
Ha un brivido. Il caffè, nella tazza che regge, si agita.
– Doveva portarsi qualcosa, non fa ancora caldo – dice lui.
Lei annuisce.
Forse vorrebbe dire qualcosa, ma è distratta da un frisbee che plana, inseguito da un cane che abbaia e un bambino. Lo vede finire in acqua. Il bambino si ferma sulla riva. Arriva il padre, ridendo. È colpa sua, dice. Si tende dalla riva e con la punta delle dita recupera il frisbee. Lo asciuga sulla giacca.
Il vecchio toglie dalla tazza la bustina, la strizza e l’appoggia sul piattino.
– Ha un accento strano – dice.
– Sono argentina – risponde lei.
Lui annuisce, le chiede come mai si trovi in Italia, lei dice di essere una ballerina. L’uomo socchiude gli occhi, sembra rifletterci su. Soffia sul tè.
Lei guarda il padre che rilancia il frisbee, il bambino che corre, il cane che lo precede e lo prende al volo. Il bambino ride. Il cane scappa scodinzolando. Arriva il padre, recupera il frisbee ma lo tiene a distanza con due dita, perché è tutto sbavato. Ridono. Il padre esita a ripulirlo sulla giacca. Allora lei, rapidamente, allunga una mano verso i tovaglioli, ne prende una manciata, si alza e a passi svelti li raggiunge.
Quando torna a sedersi, sembra che si vergogni di quello che ha fatto.
Osserva il vecchio bere, le sue rughe, il profilo. Cerca di ritrovare quella somiglianza, ma è svanita. Si era trattato di un momento, forse. Di un gesto. O non c’era mai stata.
Il vento continua ad andare e venire, come un respiro.
– Dove posso vederla ballare? – chiede lui posando tazza e piattino, allontanandoli.
– Non ballo più – risponde lei.
– Come mai?
Lei alza le spalle, sorride, ma gli occhi sono stanchi. Sembra che la parte inferiore e quella superiore del viso non appartengano alla stessa persona.
L’uomo si fa serio.
Rattrappisce, occupa meno spazio.
Fissa il lago, grigio.
Lei finisce il caffè rimasto, freddo.
Guarda il bastone dell’uomo, lì appoggiato.
Allunga una mano e ne sfiora l’impugnatura. Sente il metallo freddo sui polpastrelli. Proprio in quel momento il vecchio si rianima e allunga una mano verso il bastone. Lei ritrae la sua, ma per un attimo si sfiorano. Lei prova un brivido.
– La vita passa comunque – dice lui, come al vento.
Si alza, piano piano, sembra riempirsi nuovamente di vita.
Impugna saldamente il bastone.
Cerca un commiato.
Lei lo precede: – Grazie per il caffè.
– È stato un piacere.
L’uomo si allontana con passo faticoso ma sicuro.
Quando lo perde di vista, lei torna a guardare il lago.
Vede il frisbee planare e finire ancora una volta in acqua, ma stavolta è a metri dalla riva. Il bambino guarda il padre, che non sa che fare. Il cane è lì, con loro, sulla riva, coda dritta. Punta. Guarda in acqua, guarda il padrone, di nuovo in acqua. Accenna a buttarsi, esita, punta ancora. Lei trattiene il fiato, i muscoli tesi, tutta in avanti.
Il racconto riesce a comunicare a prescindere dal non detto. Trasmette mondi interiori di tristezza in modo efficace
racconto scritto benissimo, perfetto alternarsi di movimenti con le parole. Il “non detto” è difficilissimo, solo chi sa scrivere bene può affrontarlo bene, complimenti1
Un’istantanea sfuocata di una scena di vita indefinita ma potenzilamente reale. Trasmette emozioni, grazie anche alla scrittura pulita e scorrevole. Ottimo.
Un’istantanea sfuocata di una scena di vita indefinita ma potenzialmente reale. Trasmette emozioni, grazie anche alla scrittura pulita e scorrevole. Ottimo.
Complimenti, è una storia malinconica con una scena ben disegnata, lo stile è asciutto e curato, mi è molto piaciuto, ti auguro di vincere.Se vuoi potrai leggere il mio racconto per corti qui: http://www.raccontinellarete.it/?p=5424.
Saluti da Francesca
Molto poetico. Il dialogo appena tratteggiato rimane come sospeso nell’aria, anche quando i protagonisti si allontanano e la donna viene nuovamente attratta dal velo scuro dell’acqua e della sua solitudine. Bello il finale. Complimenti.