Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2011 “La mia luce” di Vanessa Sartoretto

Categoria: Premio Racconti per Corti 2011

Eccomi qui, pronto a iniziare un altro turno di notte. Via Antonio Gramsci n. 12, come ieri e come domani. Vigilare su questa strada è sempre stato complicato ma negli ultimi anni le cose sono peggiorate. Tra traffico, criminalità e ansia vedo succedere di tutto. Non ci sono più la pazienza e l’educazione al rispetto, scorgo solo persone che sfogano le proprie frustrazioni contro estranei impotenti. E lavorare di notte costa molta fatica. Devo sopportare come sempre tutta questa gente che cammina senza neanche guardarsi. Ma non è tutto negativo. Da qualche tempo il Comune ha messo una panchina proprio vicino a me, sono fortunato perché almeno mi consente di incrociare la mia esistenza a quelle altrui.

Ora sto osservando Cinzia e Luigi, due ragazzi di circa sedici anni che si trovano qui quasi ogni sera per pomiciare indisturbati. Sembrano molto affiatati, nei loro jeans di marca e nelle loro felpe colorate. E’ bello essere parte, anche se indirettamente, di questi momenti di amore.

Si sta avvicinando la signora Morini con una femmina di bassotto di nome Duchessa, quel maledetto animale fa sempre pipì qui davanti. La signora porta la cagnolina a sgranchirsi le zampe ogni sera alla stessa ora e, per l’occasione, indossa sempre qualcosa di diverso, anche se rigorosamente scuro. L’unica eccezione è data dai suoi cappellini colorati che sembrano aprire una parentesi frivola in una vita che credo sia molto triste da portare avanti. Non l’ho mai vista in compagnia di un essere umano e non manca mai alle sue quotidiane passeggiate con il cane.

All’improvviso vedo avvicinarsi anche stasera quel tipo, si chiama Lucio e vende roba a ragazzini per la maggior parte minorenni. La signora Morini appena lo vede affretta il passo, strattonando la sua povera cagnolina. La scorsa settimana la cucciola si è presa una pedata in piena pancia solo per essere passata vicino al metro quadro dove il ragazzo di solito spaccia. Lucio è uno di quei ragazzi che già da bambino capivi sarebbe finito a fare qualcosa di illegale, ce l’ha stampato nel DNA. Porta jeans troppo lunghi che pesta sotto le sue Converse ormai grigie dalla polvere. Ha sempre un giubbotto con ampie tasche per poter mettere comodamente la roba che vende e nascondere i soldi. Una volta ho anche visto che ha una tasca interna usata per custodire la piccola pistola che si porta sempre dietro. Nel suo giro meglio essere previdenti. Si guarda intorno furtivo ogni due minuti controllando entrambe le direzioni. Lucio manda via dalla panchina i due ragazzini urlando loro contro «Stronzi, toglietevi dalle palle. Via, via!» Forse non sta bene assistere a delle scene romantiche sul luogo di lavoro.

Inizia il via vai di clienti, ragazzini annoiati alla ricerca di una via d’uscita da qualcosa che non va nelle loro esistenze. Guardo queste ultime due ragazze qui, avranno forse tredici o quattordici anni. Hanno paura dello spacciatore e di quello che sta loro spacciando, lo percepisco dalle loro facce. Tremano, una ha gli occhi lucidi e il naso arrossato. E’ probabile che butteranno via la roba nel primo cestino che troveranno, non è facile giocare a fare i grandi.

Passa un metronotte che mi guarda appena. Lo saluto a modo mio ma lui non ricambia.

Un gruppo di amici ubriachi mi urta ma ignoro le loro percosse. So che non l’hanno fatto volutamente. Non si accorgono neanche del brutto giro che c’è qui vicino e continuano a cantare e a ridere sguaiatamente senza ritegno. Spero non facciano arrabbiare Lucio e la sua piccola pistola. Odio la vista del sangue e odio le luci delle sirene dell’ambulanza. Sono le peggiori luci possibili.

E’ decisamente meglio lavorare di giorno, tutta un’altra gente, tutte altre storie.

Sono già passare tre ore dall’inizio del mio turno. Guardo le stelle in cielo, sembrano tanto minuscole e la loro luce così smunta e lontana. La mia luce invece stasera pare veramente più intensa del solito, sono stato davvero bravo. Non è facile essere il lampione di Via Antonio Gramsci n. 12.

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2 commenti »

  1. La descrizione delle miserie quotidiane, delle routines, delle pure adolescenziali. Originale la scelta della voce narrante inanimata che però riesce a comunicare ciò che ricade nel suo raggio di llumin……azione

  2. Originale scelta narrativa. Non si intuisce fino alla fine.

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