Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2011 “Metamorfosi” di Gloria Vizzini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011

Quella mattina, come tutte le mattine, la professoressa entrò in classe, appese il cappotto alla lavagna e disse: “Oggi vi detterò un riassunto della lezione su cui poi farete un test a crocette. Ci sarà anche una domanda a risposta aperta. Siete d’accordo?”

Quella mattina, come tutte le mattine, tutti risposero in coro: “Siiiiiiiiiii”. La ragazzina con la maglia turchese invece disse: Io voglio essere interrogata. Ma come? Non è possibile! Rispose  la professoressa. Non si interroga più da anni, e per di più con quello che è costato alla scuola il lettore ottico per correggere i test a crocette. Non ti piacciono i test a crocette? Chiese con tono conciliante la professoressa. No. Io voglio essere interrogata su quello che ho studiato, rispose la ragazzina. Voglio raccontarle ciò che ho imparato. Ma che sciocchezze sono queste! Nessuno vuole più raccontare quello che studia. Noi professori vi diamo solo informazioni, voi alunni dimostrate di averle registrate. Punto. E poi, senti, c’è sempre la domanda a risposta aperta dove potrai raccontare, nello spazio di cinque righe, ciò che più ti preme sull’argomento richiesto,  concluse con tono deciso la professoressa. No!, disse battendo il pugno sul banco la ragazzina. Io voglio parlarne oralmente, io voglio dialogare. Non è possibile, te l’ho già detto, e nessuno dei tuoi compagni vuole farlo. Oppure voi siete disposti a essere interrogati? Chiese la professoressa rivolgendosi alla classe. Nooooo, nooooo. Non vogliamo, rispose la classe. Vogliamo crocette. Hai visto? Disse la professoressa rivolgendosi alla ragazzina. È così. Adéguati. No! Rispose la ragazzina. La professoressa non ce la faceva più, neanche a lei piaceva più di tanto dialogare, e quella ragazzina era proprio noiosa con quelle sue pretese. Ne parlerò con il dirigente, disse. Adesso prendete i telefonini e filmatemi. Sto per spiegare.

La professoressa non poté parlare col dirigente della possibilità di un’interrogazione, era mercoledì, il giorno dei suoi bagni di sole, prescritti dal medico per alleviare i dolori di una sciatalgia che si presentava a tradimento, in vari periodi dell’anno scolastico. Allora tornò in classe a cercare la ragazzina, durante l’ora di Teoria e pratica del reality. Domani ti interrogo. Scegli tu su cosa. Ah, dimenticavo. Sei una persona impossibile, disse con tono sprezzante. La ragazzina non guardò e non rispose.

Dopo la campanella la ragazzina corse in libreria. Il commesso, come ogni giorno, stava impilando in uno scatolone i libri che avrebbe dovuto buttare a fine giornata. Voglio acquistare un libro, disse la ragazzina. Un libro? Sono in pochi a chiederlo; nessuno della tua età, rispose il commesso, mentre gettava nella scatola Guerra e pace di Tolstoj. Posso venderti un eBook, ce l’ho in formato ePub, Mobipocket, FictionBook, PDB, tutti con immagini e video. E poi ci sono gli audiolibri, continuò il commesso. Io voglio un libro di carta stampata, interruppe la ragazzina. Ma non lo vedi che li buttiamo, ragazzina? Non si vendono, ed occupano solo spazio. E prendono solo polvere. Questi qui, continuò indicando quelli che stava accatastando, sono dei titoli che non si vendono da dieci anni. La casa editrice li toglie dai punti vendita. La ragazzina indicò incuriosita: e questo? L’Asino d’oro. Autore: Apuleio. Mi incuriosisce. È strano. Questo non viene comprato da dodici anni, disse il commesso. Lo voglio, fece la ragazzina. Viene un euro e cinquanta. Cinquanta centesimi per la busta. Un euro per il tempo che ho perso per rispondere alle tue domande. Il libro è gratis. La ragazzina prese il libro, non ringraziò e andò via.

Fuori dalla libreria, la ragazzina riconobbe la professoressa. Salve, prof! Salutò allegra. Ho comprato un libro, per l’interrogazione di domani, si intitola… Me lo dirai domani, rispose la professoressa, accigliata, adesso devo andare, ho la bambina da prendere a scuola e portare a danza. Credevo stesse andando anche lei in libreria, disse rammaricata la ragazzina. In libreria? Ci andavo quando ero giovane, ma ormai… il tempo fugge; a domani. Ma la ragazzina non salutò. Pensò che aveva cose importanti da organizzare: tornare a casa, passare un po’ di tempo con i genitori, e poi chiudersi in camera a studiare. Non vedeva l’ora.

Anche la professoressa avrebbe voluto tornare a casa, e magari riposare, ma, dopo aver lasciato la figlia a danza, doveva andare a discutere con la sua collega di Letteratura sul web, un’avanguardia della didattica. La incontrò al parco mentre leggeva ad alcuni studenti il sonetto Al piccione, da lei stessa scritto e pubblicato sul blog della scuola. Appena ebbe finito, la professoressa Vìcari disse alla collega: “Sai, domani interrogherò un’alunna”. Risata della collega. E come mai? Chiese. Me lo ha chiesto lei, dice che vuole parlare di un libro, rispose la Vìcari. Anziché insegnare alle ragazze a commentare i gossip, ti fermi a queste pratiche antiquate. Bisognerebbe che quelle come te cambiassero didattica, o mestiere, sentenziò la collega. “Un giorno o l’altro le tiro un gavettone”, pensò la Vicari.

La ragazzina, intanto, arrivò a casa. Sotto casa c’erano le sue compagne di classe nonché vicine di casa. Come mai sei tornata così tardi? Dove sei stata? Vuoi venire con noi? Chiesero in coro le ragazzine. Dove andate? Domandò lei. Per negozi. E poi alla partita dei nostri compagni. E a mangiare pizza, risposero eccitate. No, non posso, devo studiare. A domani, rispose  la ragazzina. Come vuoi, a noi fa piacere se vieni, dissero loro. Come sempre, pensarono che fosse una stupida.

A casa, trovò i genitori dietro al pc. Mamma, ciao! Papà, ciao! Ciao, Mystica. Risposero da due diversi pc. Com’è andata oggi? Chiese Mystica. La mamma disse: bene. Il papà disse: bene. Lei pensò: che noia. Mentre stava andando verso la sua camera, la mamma la chiamò. Mystica, devi aiutarmi a fare una tabella per domani, mi serve per il lavoro. Mamma, io devo leggere un libro per domani. Ma figlia mia, nessuno legge più: ci sono i riassunti su internet. Te lo cerco io un bel riassunto. Vediamo il titolo del libro. Un libro stampato. Ma che razza di anticaglie compri? Sarà pieno di acari. Comunque. L’asino d’oro. Asinus aureus. Ma che cos’è? Chi frequenti, ultimamente? Mamma, è un libro di un autore latino. Che stupidaggini, bimba mia. Un autore latino ti farà solo perdere tempo e venire il mal di testa; non ne apprenderai niente di utile, non potrai parlarne con nessuno e nessuno vorrà parlarne, ti renderai anche noiosa. Dovresti leggere un po’ di moda, o di marketing, penso ti farebbe bene diventare manager, quanto meno di te stessa. Di questa cosa dovrò parlarne a tuo padre, dopo che avrà finito di cercare le ricette sul pc per la cena con i suoi datori di lavoro. Va bene, mamma. Io vado in camera, disse Mystica. Sì, ma all’ora di cena stacca. C’è pollo in scatola, ordinò la mamma. Come ogni sera, a Mystica passò l’appetito.

Finalmente, sola! La ragazzina accese un incenso, bevve un bicchierone d’acqua, assaggiò qualche ciliegia da un cestino di ciliegie che la cameriera aveva dimenticato sul tavolo e aprì il libro. Cominciò a leggere di un ragazzo molto simpatico, senza paura, anzi curioso, un certo Lucio, interessato alla magia, che ferisce tre otri credendoli degli uomini e viene processato in teatro per burla; vittima di sortilegio, diventa asino, è protagonista di varie vicende e peripezie, deve mangiar delle rose per tornare uomo e diviene poi seguace di strani culti, alla dea Iside. Ne voglio sapere di più, di questa dea Iside, pensò la ragazzina. Una favola, al centro del romanzo, parlava d’amore. La ragazzina si appisolò e sognò di essere innamorata anche lei, di un ragazzo bello e forte.

La mattina a scuola, come sempre, la campanella suonò dopo che tutti erano già in classe. I compagni erano scocciati. Non volevano proprio ascoltare la voce della loro compagna, non erano interessati a ciò che aveva da dire. Sotto i banchi accesero i telefonini. C’era in diretta un funerale e un reality girato in parlamento. Il reality era troppo scontato, quindi la maggior parte optò per il funerale, magari avrebbero indovinato se c’era e soprattutto chi era l’assassino tra i presenti.

Come ogni mattina, la professoressa entrò, appese il cappotto alla lavagna… ed eccezionalmente disse: “Alberti, interrogata”. Che strano ordine. Gli studenti si ridestarono, misero in stand-by il funerale, pensarono che forse era meglio stare attenti, qualche risata sarebbe pur sempre saltata fuori.

Alberti, interrogata, ripeté la professoressa. Non c’è, dissero i compagni, e stavano per ridere. Lo sapevo, pensò amareggiata la professoressa. Eccomi, disse Mystica Alberti entrando in classe trafelata. Scusi il ritardo. Sono venuta con mio padre. Va bene, per stavolta entra, ma di’ a tuo padre che è il suo terzo ritardo; al quarto la scuola dovrà nominare un autista, a carico vostro, che ti accompagnerà a scuola per tempo. La ragazzina andò a sedersi. Allora, Alberti, hai avuto il tempo di studiare ieri? Sì. Cos’hai fatto? Ho letto un libro, rispose la ragazzina. Vuoi dire che l’hai letto sul pc, corresse la professoressa. No. Sul palmare, allora. No. Sull’iphone? No. L’ho preso cartaceo. Di carta? Sì. Un libro per ragazzi? Chiese la professoressa. Un libro. Per tutti, credo. L’Asino d’oro di Apuleio, conosciuto anche come Le Metamorfosi. Me lo faresti vedere? Chiese la professoressa, stavolta davvero incuriosita. Eccolo, disse Mystica. Com’è bello, disse la professoressa. Com’è bello, riecheggiarono i compagni. La professoressa e la ragazzina si guardarono negli occhi. Alla professoressa scese una lacrima dall’occhio destro. Come mai hai scelto questo libro, Mystica? Chiese la professoressa con una voce così dolce che gli altri alunni spensero definitivamente gli iphone. Credo che sia stato lui a scegliere me. E dicci, vogliamo saperlo tutti, no? e tutti risposero: Siiiiiiiiiiii. Dicci, com’è questo libro? È un libro bellissimo, rispose la ragazzina dalla maglia amaranto. Racconta, Mystica, racconta. E Mystica cominciò a parlare della struttura e della trama del romanzo, lesse e commentò alcuni passi che secondo lei erano significativi, rispose alle domande tecniche della professoressa e a quelle incuriosite dei compagni.

Alla fine la professoressa disse: “Brava, Mystica. Il tuo voto è…” Non mi interessa, professoressa, e non voglio voto, interruppe brusca la ragazzina. La professoressa non sapeva come fare: e la valutazione? Al diavolo la valutazione, pensò. Poi Mystica si alzò e disse: “Domani tutti interrogati”. “Siiiiiiiiiiii”, risposero tutti. Poi la ragazzina, improvvisamente, chiese: “Professoressa, a lei che libri piacciono?” A quella domanda, alla professoressa Vìcari vennero in mente tante cose e nessuna in particolare, ma cominciò a ricordare, e a raccontare di ciò che le era piaciuto studiare, e di quanto le piacessero le cose che leggeva.

Alla fine, come ogni mattina, invariabilmente, la campana d’uscita suonò quando tutti erano già fuori. Solo la Vìcari rimase in classe ancora qualche minuto a pensare.

Aveva imparato molte cose quella giornata.

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4 commenti »

  1. Niente male! Per fortuna che è solo un brutto sogno ben scritto e nella realtà qualche “Mystica” e Mystico” ci sono ancora e non sopportano i reality.

  2. cara Gloria, a parte la conclusione, per il resto il tuo racconto trova un reale riscontro in quello che succede nella scuola privata, dicasi CEPU e analoghi, altroché. Racconto sul filo dell’ironia, simpatico e attuale. Brava.

  3. Non siamo ancora ridotti così, ma in parte siamo anche ridotti così. Il tuo racconto ci mette un po’ in guardia.

  4. Un bel racconto non tanto lontano da un prossimo futuro, ma per il quale, oggi, vale la pena di lottare.

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