Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2011 “Parlottina”(sezione racconti per bambini) di Antonio Greco

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011

Parlottina lo chiamò una volta sola, abbastanza per farlo subito svegliare. Non avrà avuto più di quattro o cinque anni, ma ricorda ancora benissimo l’attimo in cui aprì gli occhi e il momento in cui tutto ebbe inizio.

Dormiva nella sua stanzetta, semplice ma accogliente. Sul piumone era disegnato un mostro, perché anche se era piccolo non aveva già paura di niente. Per questo si stupì quando vide accesa la lampada sul comodino. Doveva essere stata Parlottina, pensò subito. Non poteva esserci altra spiegazione! Poteva anche sembrare più piccolo della sua età a causa di un fisico minuto ed esile, ma nessuno poteva dirgli che aveva paura del buio e dormiva con la luce accesa. Le sue paure erano altre, non certo quella. Con Parlottina, però, si sentiva sempre al sicuro. Per questo al suono della sua voce si svegliò subito. Era una voce calda e avvolgente come una morbida coperta. Poteva stare ore a sentirla parlare senza annoiarsi minimamente. Parlava, parlava, parlava…e lui non doveva far altro che ascoltarla per sentirsi felice. Parlottina sembrava capirlo senza bisogno di fargli emettere neanche un suono. Non aveva mai compreso come Parlottina potesse avere questa capacità, ma era così e c’era poco da discutere. Lei parlava, parlava, parlava e lui ascoltava. Ed entrambi erano felici. Si completavano a vicenda e questa era l’unica cosa importante.

Parlottina era la sua migliore amica da un paio d’anni. Forse è meglio dire che era la sua unica amica. Ma non era triste per questo, non si scoraggiava, era ancora un bimbo in fin dei conti, avrebbe avuto tanto tempo per farsi degli amici. Però sotto sotto, anche se non lo voleva ammettere a sé stesso, avrebbe voluto già avere tanti di quegli amici da non riuscire neppure a contarli.

La cosa poi che lo amareggiava di più era che Parlottina, la sua unica amica, era così timida da non volersi far vedere da nessuno, se non da lui. Neanche i genitori avevano avuto l’onore di conoscere l’unica amica del figlio e lui, così, preferiva non raccontare nulla. Ma proprio nulla.

Quando Parlottina lo svegliò era già tarda notte. Nella casa regnava il silenzio assoluto. Parlottina iniziò a parlare, anche a voce piuttosto alta, e lui non si capacitava di come papà e mamma non si svegliassero sentendo tutto quel parlottinare. Sperava tanto che svegliandosi sarebbero giunti di corsa nella cameretta. Così Parlottina non avrebbe avuto il tempo di andarsene e si sarebbero finalmente conosciuti. Invece, non accadde niente, se non le mille parole che lo avvolgevano continuamente.

I suoi occhi erano un po’ su di lei e un po’ sulla porta socchiusa. Quando si sarebbe aperta quella porta? Era questa la domanda che gli girava in testa.

Parlottina se ne accorse e gli propose di aprire quella porta, scendere e andare a casa sua. C’era qualcosa che voleva mostrargli. Ecco il motivo della visita!

Da buon bambino aveva sempre saputo che non si esce da soli, e soprattutto di notte. Per questo non accolse con entusiasmo questa idea. Aveva sempre detto sì a tutte le sue proposte, ma questa! D’altro canto, Parlottina non lo aveva mai deluso, era stato sempre felice con lei, era o non era la persona che lo conosceva meglio?

Parlottina non si perse d’animo, non lo faceva mai, e accarezzandolo con le sue parole lo convinse. Le due case, poi, erano attaccate. Non ci sarebbe stato alcun pericolo.

Era la prima volta che Parlottina gli diceva dove abitava e, ora che ci pensava meglio, era la prima volta che si incontravano di notte. L’occasione, pensò, doveva essere proprio importante. Chissà cosa avrebbe trovato in quella casa.

Lo scoprì veramente subito, le case erano proprio vicine.

Quella di Parlottina gli sembrò subito più grande, ma non ne era certo, vista l’oscurità che li accolse. Si fermarono nella prima sala, dove furono attirati dal luccichio degli occhi di un gatto. Era un bel gatto paffuto e lì si ricordò dell’unica cosa che aveva sempre saputo dei gatti…sono esseri magici!

Camminava su qualcosa che non conosceva, sembrava la grande coda di un uccello. Era tutto nero, almeno così gli sembrava.

– È un pianoforte – disse Parlottina.

– Il mio e anche il tuo, se lo vorrai – continuò.

Non capì bene il senso di quella frase, ma non ebbe il tempo di pensarci perché il gatto iniziò a fare qualcosa di strano, qualcosa di magico. Con un salto felpato si posò delicatamente sulla tastiera. Poi iniziò a muoversi avanti e indietro facendo uscire da quella strana cosa un suono così dolce che sembrava raccontare una bellissima storia.

Provò a dire che bello! Ma non uscì alcun suono, riuscì solo a muovere le labbra. Le muoveva e sorrideva, ma il che bello proprio non usciva. D’altronde come avrebbe potuto? Chi è muto ha di questi problemi.

Parlottina, però, capì benissimo le sue parole. Era questa la sua caratteristica migliore. Lo prese per mano e lo fece sedere di fronte al pianoforte. Il gatto prontamente si spostò, al centro, nel posto dedicato allo spartito. I suoi occhi luccicanti erano lo spartito e non poteva fare a meno di guardarli.

Mise le mani sulla tastiera e iniziò a suonare. Parlottina smise di parlare. Che strana sensazione, pensò, vederla e non sentire la sua voce. Sentiva però quegli strani suoni. Altra sensazione inaspettata!

Le sequenze di alcuni suoni lo facevano ridere, altre no. Furono maggiori, però, i suoni divertenti. Parlottina rideva in silenzio insieme a lui, e anche il gatto sembrava sorridere.

La prima volta e le successive, al pianoforte fece ridere tante persone. Non era per niente bravo a suonare. Col tempo migliorò, ma non divenne mai un grande pianista. E comunque a questo non ci aveva mai pensato. Voleva solo dire qualcosa, far ridere, far riflettere, e anche far piangere. Perché no! Succede anche questo nella vita, come è successo a lui quando Parlottina se n’è andata. Dopo quella sera non gli aveva più fatto visita.

Era proprio fondamentale andare con lei in quell’ultima avventura, si diceva spesso. Non aveva più la sua migliore amica, è vero, ma non aveva trovato un altro amico da cui non si sarebbe mai separato? La risposta per lui è solo una…e ora chissà Parlottina dove sta parlottinando.

Spesso si ritrova a pensarla e a ricordare l’ultima immagine di lei: è sempre felice quando rivede il suo dolce, allegro e non più parlottino sorriso.

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