Premio Racconti per Corti 2011 “Il traghettatore di Marathià” di Mario Angelo Carlo Dotti
Categoria: Premio Racconti per Corti 2011Caronte qui non c’entra, tuttavia da anni “vive” sulle sponde di una delle più dolci spiagge di Zacinto, un personaggio dall’aspetto e dal carattere per così dire singolare.
È un omone dalle sembianze antiche e quasi selvatiche, un po’ come un bronzo di Riace.
Parla pochissimo e si occupa di un brevissimo tratto di costa di quest’isola: una piccola fetta di territorio che considera sua.
Si è stabilito qui, sotto un grosso fatiscente ombrellone di legno e foglie secche di palma, dietro al luccichio del sole sulle onde e lì ha sistemato pochi lettini che affitta giornalmente… a chi gli pare.
È molto geloso del suo pezzo di mare e dei suoi clienti, per cui non vuole schiamazzi e neppure che altri bagnanti occludano il panorama ed è pronto a difendere strenuamente i diritti degli ospiti anche contro le invasioni “navali”.
Un giorno un’imbarcazione di Greci aveva gettato le ancore proprio davanti agli “spettatori paganti”, malgrado i suoi inequivocabili e ripetuti avvertimenti a cui gli “incursori” si finsero sordi.
Attese, ribollendo con malcelata e controllata pazienza, che gli attaccanti si stabilissero a terra, piantando ombrelloni, lettini, tendopoli e cucine da campo.
Poi a nuoto arrembò la barca nemica, levò le ancore, la condusse al largo e, lasciatala alla deriva, ancora a nuoto, se ne tornò.
Un’altra volta un Italiano un po’ burbero arrivò lì e senza troppi complimenti gli disse “Dammi quei due lettini e quell’ombrellone!”.
Lui lo scrutò dall’alto della sua discreta, statuaria mole per un bel po’ di secondi senza parlare, poi finalmente ma in inglese disse: ”Prima ci guardiamo….(lunga interminabile pausa perché oltre che parlare poco intercala insondabili silenzi in cui se ne sta immobile e fissa negli occhi)… poi ci salutiamo……….. ci parliamo e dopo………. se ci piacciamo ………… ti do i lettini….”
Un’altra volta ancora, a tre petulanti vecchiette che facevano un sacco di baccano e spostavano sdrai ed ombrelloni a più non posso, disse, questa volta senza tante pause: “Ecco i soldi che mi avete dato. Volete restare? Potete prendete posto laggiù sulle pietre!” e le vecchiette: “Cosa? Non capiamo…” e lui indicando con il braccio: “Sulle pietre, on the stones!”… e si portò via pure gli ombrelloni.
Malgrado il modo di fare e l’aspetto da selvaggio è fondamentalmente un onesto ed a suo modo un preciso.
Se gli si parla con rispetto e gentilezza si offre di fare il traghettatore per la vicina isola della tartaruga, con la sua piccola barchetta a motore.
Non chiedetegli mai lo sconto perché se la prende, ma se non gli domandate nulla e magari siete già clienti per via dei lettini, sarà lui stesso, se gli siete simpatici, a restituirvi qualcosa al rientro dal viaggio.
La prima volta che lo incontrai, conoscendolo già per sentito dire, non arrivai alla “sua” spiaggia dal normale sentiero ma dal mare, aggirando un promontorio a nuoto per circa seicento metri.
Forte del mio capello lungo e della barba non fatta da due giorni, cosa che mi accomunava a lui nell’aspetto selvatico, uscito dall’acqua mi diressi dritto verso quel “Polifemo”.
Con fare risoluto, sia pur senza arroganza, gli andai appresso che lui già mi guardava serio senza nulla proferire, quasi minaccioso ma un po’ incuriosito, vuoi per il mio arrivo dal mare o per la mia spontanea “incoscienza”. Alzai la mano destra bene aperta con la sinistra sul petto e, fissandolo negli occhi, con un grande, sfacciato sorriso dissi scandendo bene le parole: “Io-amico!”…
Non poté fare a meno di trattenere una risata che si limitò a gonfiargli un attimo le guance come un improvviso colpo di tosse e si riprese subito voltandomi le terga ed allontanandosi dopo un breve, distratto invito con la mano in segno di tacito benestare.
Quel giorno ci limitammo a salutarci.
Ora quando ci incontriamo sorride e ci parliamo pure, sotto gli sguardi sorpresi ed incuriositi di chi lo conosce.
Da anni non lo vedo, perché non abito più sull’isola e mi farebbe proprio piacere che un giorno qualcuno gli portasse i miei saluti, ma non è così facile interloquire con un simile personaggio, dall’apparenza quasi truce e suppongo che non si riuscirebbe nemmeno a capire se si ricordi o meno di me. Se ne starebbe impassibile a fissarvi silenzioso da dietro i suoi occhi chiari e forse solo un angolo della bocca tradirebbe per un istante agli animi più sensibili, un brevissimo accenno di sorriso…
Un personaggio d’altri tempi, che sembra essere stato catapultato su quelle spiagge da un passato omerico. Mi rimane impresso perché la sobrietà non è più, oramai, un bene di largo consumo. Penso che a tanti farebbe piacere intrattenersi a parlare, seppur concisamente, con questo traghettatore.