Premio Racconti nella Rete 2011 “Ninna Nanna Pelle Rossa” (sezione racconti per bambini) di Martina D’Agresta
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011Molte lune fa, mio piccolo Haudenosaunee*, esisteva La Poesia.
Poesia è qualcosa che non si può con le mani toccare, come Vento Rosso; ma scalda e splende, come Occhio Di Luce.
Poesia era nel verde infinito del tetto della foresta. Nelle canoe intagliate nel legno degli Alberi Fratelli: scivolavano su Fiume D’Argento amato veloci come aquile nelle correnti celesti, e in prossimità delle Cascate Amiche guizzavano libere e belle come pesci. Eravamo al sicuro a bordo delle nostre semplici canoe. Lo spirito di Fiume D’ Argento le guidava lontano dai pericoli.
Poesia era nella Notte Che Parla: ci avvolgeva con la sua fresca oscurità a fine di intense giornate. Accendevamo fuochi allegri e rossi come l’ ocra che ci spalmavamo sulla pelle durante le cerimonie, e donne, uomini e bambini, vi sedevano intorno. Gli anziani narravano leggende sugli Spiriti Della Natura e sull’ Origine Del Mondo, mi affascinavano molto; i piccoli giocavano con le ombre ed i mille riflessi che le fiamme gettano sulle cose; i giovani si dipingevano la faccia con i colori che donava loro Terra Generosa e danzavano insieme. La nostra musica era travolgente.
Il sorriso della mamma nel buio era il più bianco. Quella lunga chioma nerissima che ballava ad ogni suo movimento faceva invidia a Notte Che Parla.
Mi innamorai perfino del modo con il quale si aggiustava la piuma tra i capelli, quando si soffermava a riposare, durante la raccolta del dorato mais. Credo che ci fosse Poesia anche in quel suo piccolo gesto.
Poesia non si può con le mani acciuffare, come Acqua Che Scorre, però, molte lune fa, esisteva. Riesci a immaginarla ora che te ne ho parlato, Cucciolo Di Falco?
Poesia era nella Preziosa Pioggia, aveva un bel rumore. La foresta tutta si zittiva per ascoltare le sue risate scroscianti. Gli Alberi Fratelli tendevano le nodose braccia al cielo. Spesso li imitavo. Mi sentivo libero.
Poesia riempiva le nostre terre e le nostre umili eppure dolci case di legno, Fiume D’Argento e le magiche notti. Poi improvvisamente Poesia ci fu portata via.
Una notte strana e triste in cui non avvertimmo nessun lupo ululare a Luna Che Rischiara, cedette il passo ad un giorno ancor più tetro: rinvenimmo poco lontano dal nostro villaggio un orso morto, aveva una ferita al petto che non conoscevamo, ovunque vi era sangue. Iniziammo ad avere paura. Fino al sopraggiungere della nuova Notte Che Parla boati infernali scossero Terra Generosa più e più volte, nessun animale si fece vedere, gli Alberi Fratelli tremavano, anche i nostri cuori. Andammo a dormire senza alcuna danza, né leggenda incantata. Credevamo che Grande Spirito stesse per scagliare su di noi una qualche sorta di piaga, nonostante non ne avesse alcuna ragione. Pregammo e basta. A peggior destino presto capimmo che stavamo andando incontro.
Il mattino seguente scorgemmo PERSONE simili a noi, tranne che nel modo di vestire, aggirarsi goffamente tra gli Alberi Fratelli. Li spiammo senza essere visti: si facevano strada tra la foresta schiacciando foglie, fiori e germogli, spezzando rami, distruggendo vita, scalciando terra. Erano così rumorosi che ovunque andassero spaventavano ogni tipo di animale. Nessuno vide più i pesci guizzare fuori da Acqua Che Scorre, rimasero sempre da qui in poi rintanati sotto la superficie.
Credo che queste persone non abbiano anima, sebbene anche le pietre secondo la nostra cultura ne siano dotate, e che per questo siano così pallide.
Poi li osservammo uccidere un altro orso: qualcosa che sembrava niente più di un bastone di legno, che uno di loro teneva appoggiato sulla spalla, emise un lampo di luce, poi un rumore assordante, un attimo dopo la grande, bellissimo bestia era priva di vita, distesa per terra, col petto forato. Fu una morte senza Poesia. Poesia scomparve del tutto.
Anche noi cacciavamo prima che quelle persone estinguessero quasi completamente intere specie di animali che risedevano nelle nostre terre, ma lo facevamo con ardore, onore e rispetto. Usavamo la forza fisica, a volte perivamo noi, a volte l’ animale,era il cerchio della vita. Noi e gli animali eravamo fratelli.
Questi uomini pallidi non conoscono la lingua di Vento Rosso, credono che Terra Generosa sia soltanto terra e non sanno che anche gli alberi hanno un’ anima, ma si sentono padroni di tutto: della foresta, di Fiume d’ Argento, degli animali e del nostro nobile popolo, persino si pensano padroni di Occhio Di Luce.
Hanno bruciato le dolci sudate case, ucciso i nostri cari, ci stanno cacciando dalle terre amate. Tutto ciò secondo la loro cultura li rende ricchi. Non ascoltano Fiume D’Argento che piange perché ha mancanza di spingere le nostre canoe. Luna Che Rischiara non ha più lupi che ululino per lei. I Fratelli Alberi sono sempre di meno, Terra Generosa e Acqua Che Scorre si stanno inquinando. Inquinare significa contaminare con sostanze nocive, ma anche corrompere moralmente. Mi raccomando, non lasciarti inquinare dall’odio e dalla violenza, resta puro come era Acqua Che Scorre, come era la Preziosa Pioggia.
Non capiamo perchè le persone senza anima vogliano una Terra che non amano. Sono pazzi come serpenti a sonagli. Ci chiamano stranieri nelle nostre terre.
A causa degli uomini pallidi tu, mio piccolo Haudenosaunee, non hai mai vissuto come un Haudenosaunee, non hai mai conosciuto La Poesia.
Ti racconterò della casetta di legno in cui sei venuto al mondo, di quando gli scoppi dei fucili non coprivano la voce del vento, di quando durante la notte si accendevano i fuochi, si parlava, e ci si innamorava. Di quando la mamma rideva. Di come mi sentivo quando mi dipingevo il viso con l’ ocra rossa e danzavo intorno al fuoco, del significato delle piume.
Tu sei un Haudenosaunee, e devi fare sogni da Haudenosaunee. Non sognare mai di diventare padrone di Fiume D’Argento, di Terra Generosa, degli Alberi Fratelli, o padrone di altre persone; sogna piuttosto di diventare padrone di te stesso, che le tue ambizioni non fermino la vita altrui. Vorrei tu sognassi di non imitare mai questi uomini pallidi che vogliono insegnare a noi a vivere quando non sanno il rispetto che cos’è. Impara il rispetto, te ne prego, è molto importante.
Un giorno, Cucciolo di Falco, diventerai un uomo, e vorrei tanto tu diventassi uno di quegli uomini che non distruggono la Poesia, ma che la scrivono con il modo di pensare, con le parole e con i gesti.
Buonanotte mio Cucciolo Di Falco. Ti proteggerò da tutto questo disprezzo.
Vorrei che tutto per te tornasse come era molte lune fa.
Per i bambini più curiosi *=nome con cui i nativi Irochesi si riferiscono a loro stessi, significa alla lettera “Uomini dalla Lunga Casa”. Al tempo dei primi arrivi dei coloni europei (gli uomini pallidi) il territorio irochese comprendeva parte dell’attuale sud del Canada e parte del nordest degli Stati Uniti. Questo territorio, che si estendeva in lunghezza per circa cinquecento chilometri dalla valle del Mohawk a est fin quasi alle cascate del Niagara a ovest, rappresentava simbolicamente una “lunga casa” invisibile, che a sua volta si rifaceva alla tipica abitazione irochese consistente in una costruzione di legno la cui lunghezza poteva raggiungere fino i sessanta metri ed era in grado di ospitare diverse famiglie.
Chiedo scusa per gli errori di battitura, della cui presenza mi sono accorta soltando adesso, rileggendo.All’undicesimo capoverso ci sono un” li “che dovrebbe essere un “le” ed un “rumorosi” che dovrebbe essere un “rumorose”; al tredicesimo capoverso è presente un “bellissimo” che dovrebbe essere un “bellissima”; e al diciassettesimo capoverso ho scritto “pazzi” invece di “pazze”.Spero che ciò non abbia stravolto il senso del racconto.Martina
Delicato e veramente emozionante. Complimenti!
Grazie Michela, ciò che pensi del mio racconto è esattamente l’effetto che mi ero preposta di suscitare! Quindi ancora grazie infinite. Mi metterò a leggere i tuoi lavori !
Cara Martina, grazie a te! Mi farebbe piacere che tu leggessi i miei racconti. Ho scritto PIUMINO E SERENA per la sezione bambini e IL BIGLIETTO per l’altra. Ciao!