Premio Racconti nella Rete 2011 “La resa dei conti” di Marco Molinari
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011Uno squillo..due squilli..tre squilli.. E, immediatamente, cominciò a pensare che non avrebbe risposto. Quarto squillo..quinto squillo. “Pronto!” sibilò una voce che sembrava giungere da chissà quale pianeta. Non appena a Tommy parve di riudire quella voce un tempo così familiare, inghiottì tutta la saliva accumulatasi nel palato durante quella estenuante attesa e, come prima reazione, fu in grado di pronunciare solamente il suo nome: “Arianna”. “Si..” fu la risposta laconica che giunse dall’altra parte. “Sono io, volevo dire sono Tommy..” si corresse, con il cuore che accelerava sempre più il suo battito man mano che i secondi si susseguivano precipitosamente l’un l’altro, andando a formare uno dei momenti più decisivi della sua esistenza. “Lo so che sei tu. Mi stai chiamando dal tuo numero, se non te ne sei accorto”, gli rispose con un tono di sfida la ragazza che da qualche tempo- vale a dire da quando gli aveva comunicato di averne abbastanza di lui e che non voleva più vederlo- aveva trasformato le sue notti in dei veri e propri tormenti e, conseguentemente, le sue giornate in un qualcosa dai contorni surreali. Un qualcosa che si allontanava sempre più da una vita equilibrata. “Si.. si.. è vero scusami, che vado dicendo. È che temevo che tu l’avessi già cancellato” iniziò a giustificarsi alla meno peggio, attraverso un balbettio patetico e snervante. Una peculiarità, questa, tutta sua e che lo caratterizzava negli attimi di maggior tensione, a conferma di come il debole, all’interno della coppia, fosse sempre stato lui. “Che vuoi?” tagliò corto la sua ex ragazza, iniziando a fargli intendere che i tempi delle idee confuse erano finiti da un pezzo. “Niente, volevo solo sentirti un po’ ..” Non si vedevano da più due mesi e lei, a questo punto, era ormai ad un passo dall’aver trovato tutte le ragioni giuste per iniziare a vederlo sotto un’altra ottica. In altri termini, era fermamente convinta nel mettere una bella pietra lapidaria sulla loro storia. E questo soprattutto perché, durante questo periodo di allontanamento, il suo principe non aveva fatto il benché minimo sforzo per colorarsi di azzurro e salvare la loro relazione, nonostante essa, tra alti e bassi, e più per opera sua, fosse durata quasi due anni. “Beh e adesso che l’hai fatto, immagino che sarai più contento?” domandò nervosamente e sempre più convinta a non concedere nessunissimo tipo d’aiuto che potesse servire, anche lontanamente, a far prendere alla conversazione una piega armoniosa. “No..no..oddio.. voglio dire sì che mi fa piacere riascoltare la tua voce, ho chiamato io d’altronde..” Era ormai più che evidente che tutto quello che aveva da tempo pianificato di dirle, al fine di ottenere un’ultimissima chance di riappacificazione, stava andando alla deriva e che i suoi pensieri attuali necessitavano urgentemente di un direttore d’orchestra che, purtroppo per lui, non si intravedeva neanche in lontananza. “Senti Tommy..se non hai nulla da dirmi riaggancia. Sto guidando e non posso stare a lungo incollata al telefono con te che non hai niente da dire”. A dirla tutta, ad Arianna sarebbe piaciuto molto di più mettergli le mani al collo, piuttosto che pronunciare quelle frasi che le uscivano di bocca quasi involontariamente. Ma, a quanto pareva, doveva accontentarsi. “Non hai più gli auricolari che ti regalai?” tentò Tommy, amichevolmente, abbozzando anche un sorrisetto. “Tommy che vuoi?” il tono della voce di Arianna aveva subito una brusca impennata, sentenziando definitivamente, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che una impostazione scherzosa e cordiale pareva la meno adatta alla situazione. Bisognava andare al nocciolo della questione e bisognava farlo senza troppi giri di parole: sto male senza di te, mi sa che ho sbagliato tutto io, ho capito i miei errori e sono pronto a ripararli se solo tu mi dessi un’altra possibilità. E magari anche sono stato un idiota di prima categoria, così giusto per chiudere con stile. Ma quante volte le aveva già spese quelle parole? Forse questa volta, per farle credere che era cambiato veramente, bisognava iniziare a dimostrarlo coi fatti e non con le parole. E allora: “Niente, solo che ora che ho riascoltato la tua voce, mi sono reso conto che vorrei anche rivederti. Voglio dire: penso che non sia un’idea così cattiva, dopo tutto quello che c’è stato tra noi, se uno di questi giorni ci incontrassimo anche solo per un caffè” replicò, tirando fuori tutto il coraggio che si ritrovava nelle viscere e meravigliandosi del fatto che fosse stato in grado di dire una tal cosa tutta d’un fiato e senza inceppare neanche un po’. Al suono della parola caffè, tuttavia, sul volto di Arianna comparve un ghigno dolceamaro e la sua mente codificò quel messaggio come un serio campanello d’allarme, dando vita a tutta una serie di pensieri non del tutto idilliaci: il suo solito caffè…..che razza di pezzente..non si fa sentire per due mesi e dopo che fa ti chiama come se fosse passato un solo giorno e.. caffè? Ma vai a prendere in giro chi non ti conosce. “Non lo so Tommy.. e che sto talmente incasinata in questo periodo..credimi non riuscirei a trovare un attimo libero neanche a pagarlo oro e quindi non mi va di mettere in lista d’attesa proprio te, dopo tutto quello che c’è stato tra noi!” “Ah.. che stai facendo di bello?” Forse la proposta del caffè aveva funzionato ed era il caso di provare a recuperare un po’ di terreno perduto, pensò la parte più ottimista di Tommy. “Ma niente..”, rispose lei un po’ sbuffando, in un tono decisamente seccato, mandando così in fumo le ultimissime speranze del suo ex.“Sai le solite cose: lavoro, palestra, associazione..”. Arrivati a questo punto, il ragazzo decise che forse era il caso di tentare con un comportamento un po’ più da uomo. “Ok..ok.. Ho capito, non ti va..pessima idea la mia.. magari che ne so senza che ti stai a complicare troppo la vita, se mi dici quando la tua giornata è finita e torni a casa, passo io da te e scambiamo due chiacchiere anche senza caffè. Che ne so, potrei anche portare una pizza ai quattro formaggi..” Stronzo..stronzo..stronzo..che fai mi prendi per la gola? Non ci provare neanche! Ebbe voglia di ringhiare la donna che era in lei. Ma ancora una volta, come spesso accade durante la quotidianità, a parlare fu la parte moderata che è dentro ognuno di noi. “No, guarda non mi sembra il caso..dai magari appena sto un po’ più libera, passato sto periodo di stress assoluto (ovvero, tradotto in termini non politicamente corretti, quando mi sentirò pronta a rivederti senza che mi venga voglia di cavarti gli occhi -pensò sadicamente tra sé e sé, nel giro di un istante) ti richiamo io e ci si organizza per una caffè al volo..ok?” Tommy decise allora di ingranare la marcia per mettere a tacere tutti i suoi dubbi, al solo scopo di porre fine ai suoi tormenti: “Che c’è ti stai vedendo già con qualcun altro?” “Scusami?” Ad Arianna parve di non riconoscere il timbro della voce che proveniva dall’altra parte del telefono. “Non vuoi che io passa da lì perché si è già insediato un altro?” “Tommy che vuoi? Ti ricordo che sto guidando..non ti metterai a fare il paranoico pure adesso?” “E certo, come sempre sei brava a dire solo quello tu!”. E fu così che la scintilla in grado di far divampare l’incendio vide la luce: l’autocontrollo, d’allora in avanti, non fu più un problema da parte di entrambi. “Dannazione vuoi deciderti a dirmi cosa vuoi? Le tue telefonate non sono mai durate più di un minuto durante questi anni e adesso vuoi farmi andare a tamponare dritta dritta al prossimo semaforo! Te l’ho detta qual è la situazione!” “E no, e no che non me l’hai detta, non mi hai detto mica se su da te c’è già qualcun altro!”. “Basta, basta, io riaggancio: niente caffè, niente quattro formaggi, niente di niente!”. “Ah niente di niente, allora sai cosa ti dico: vattene all’inferno, stronza!” E fu lui a chiudere la chiamata e, dopo averlo fatto, a scaraventare il telefonino sul divanetto che era dinanzi a lui, mentre un fremito incontrollabile attraversava gran parte delle fibre del suo corpo. Abbassò la testa, si nascose il volto tra le mani, rialzò il capo guardando il soffitto, fece tre grandi respiri e ripeté per tre volte, in un leggero crescendo e con pause regolari: è finita… è finita… è finità! Ammazzò l’unica lacrima che stava prendendo vita all’interno del suo occhio sinistro e lanciò un urlo, un qualcosa che era metà strada tra un grido di battaglia e una tecnica minimalista a disposizione dell’uomo del duemila per mandare via la frustrazione. Si alzò e prese meccanicamente le chiavi. Uscì dal suo appartamento, senza sapere di preciso dove andare, ma sicuro di fermarsi per un drink al primo bar aperto che avrebbe incontrato lungo il tragitto che l’avrebbe condotto da nessuna parte.
E passiamo ad Arianna, la quale dopo il “vattene all’inferno”, vide per due volte la schermata del suo telefonino per accertarsi se davvero la telefonata fosse terminata. Quando il display gli confermò che le cose stavano effettivamente così, quasi non riusciva a credere ai suoi occhi. Rimase perplessa. Non riusciva minimamente a capacitarsi riguardo a quello che aveva ascoltato. “Tommy?”, continuava a chiedersi tra sé e sé, con una espressione sul volto corrucciata, ma anche leggermente sbalordita. “Tommy? Il mio Tommy che mi dice vattene all’inferno?” Forse la sua rabbia poteva venire fuori in termini meno eleganti, più scomposti- pensò tra sé- ma era pur sempre una reazione. Strano a dirsi, ma stava quasi per commuoversi. Le sembravano le parole più romantiche uscite dalla sua bocca durante quei tempestosi anni di relazione fatti di litigi che si basavano su sciocchezze e che davano sempre l’impressione di nascondere qualcos’altro dietro che, per chissà quale strana ragione, non riusciva mai a venire a galla. Le si stavano inumidendo gli occhi, ma si ricordò giusto in tempo della promessa che si era fatta, vale a dire di non piangere più per lui e allora cominciò a riderci su, quasi istericamente. “Vattene all’inferno stronza! A me? Ma allora ci tiene a me? Non è che non te ne frega niente! Sei in grado di incazzarti quando la situazione lo richiede o sei veramente cambiato a questo giro?” Strano a dirsi, ma invece di essere risentita o arrabbiata si sentiva sollevata, leggera e libera, come se qualcuno o qualcosa gli avesse tolto finalmente di dosso il peso che stava angustiando da qualche mese la sua esistenza. Non ci pensò neanche un attimo a comporre il numero del suo ragazzo, del suo uomo, della sua dolce metà (ma quale ex?)… ma il telefonino squillava..squillava..squillava (e dai non ricominciare a fare il bambino).. squillava (rispondi)..squillava.. Squillava sopra un divanetto, facendo risuonare una stupida suoneria festosa all’interno di un appartamento vuoto e pregno di solitudine. Una voce meccanica: il cliente da voi chiamato non è al momento raggiungibile.. “Non sei cambiato neanche un po’: sei sempre il solito Tommy”, bisbigliò tra sé, scuotendo la testa e rimproverandosi del fatto che, per l’ennesima volta, ci era cascata.
L’ incomunicabilità del terzo millennio e la fiera delle occasioni mancate per esprimere a fondo i reciproci sentimenti in uno scritto essenziale, dove le difficoltà di stabilire relazioni pur ordinarie, quotidiane, vengone ben evidenziate