Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2011 “Pre-Adolescenza” di Simone Cerri

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011

La signora Bianchi percorse tutto il lungo corridoio che portava alla stanza del Preside con una malcelata agitazione.  La richiesta urgente di conferire con la mamma del piccolo Achille aveva ovviamente gettato nelle preoccupazione una madre premurosa, come era la signora Bianchi.

Certo aveva provato a tranquillizzarsi, specie considerando che il piccolo Achille non aveva mai avuto problemi di condotta, e che le sue votazioni, per quanto non eccezionali, erano ampiamente sufficienti…concluse perciò che si doveva trattare di una ragazzata. In ogni caso si era precipitata subito a scuola fissando un incontro all’indomani della ricezione di quella missiva, dato che le sue rassicurazioni non erano comunque riuscite ad arginare completamente l’impeto dilagante della marea nera della preoccupazione.

La breve anticamera che fece la poveretta fu tremenda perchè ebbe l’effetto di amplificare le proprie paure in modo direttamente proporzionale all’attesa; i pensieri cupi presero il sopravvento quando cominciò a riflettere sul fatto che suo figlio passava più tempo lì che non a casa, tra attività di doposcuola e ricreative, e che quindi quelle persone che dirigevano quel (costoso) istituto, e che erano pure dei (molto pagati) professionisti dell’educazione, se si erano preoccupati lo avevano fatto a ragion veduta.

Poi finalmente entrò. I convenevoli vennero superati in fretta, come sempre quando le persone hanno cose importanti da dirsi. Il preside, il famoso psicologo Junghiano dott. Luzzi era assistito da una donna, una specie di fricchettona  uscita fuori da un paradosso spazio – temporale che partiva direttamente da Woodstock. Infatti, nonostante avesse superato gli anta da tempo, ostentava dei capelli grigi lunghissimi raccolti in una gigantesca coda, e si vestiva come la sorella tossica di Joan Baez, con qualche tocco di modernità radical chic. Venne presentata come la consulente psicologa, prof.ssa  Righi.

“Signora Bianchi…siamo preoccupati seriamente per suo figlio”.

L’accento che il grande luminare di pedagogia aveva posto su quell’avverbio getto la povera madre nello sconforto “Ditemi tutto per favore” fu la risposta, tanto immediata quanto ovvia.

“Certo certo….vede…non avevamo notato nulla di strano in suo figlio…e di questo ce ne assumiamo una certa responsabilità, solo alcuni indizi, ma un giorno trovammo un oggetto sotto il suo banco e…beh…giudichi lei…forse siamo ancora in tempo…”.

“Si ricordi che noi siamo dei professionisti” intervenne Joan Baez.

“Lo vuole vedere?” 

“Certo”. Domanda oziosa.

Il Preside si alzò ed andò a prendere da un voluminoso armadio quell’oggetto misterioso. Nel frattempo la signora Bianchi cominciò a fare delle legittime speculazioni sulla  sua natura.

 Una rivista pornografica…ecco cosa hanno trovato….  Cercò conforto nello sguardo della cantautrice scalza. Che per tutta risposta cominciò a lisciare la sua lunga criniera grigia con un vistoso pettinone artigianale di fattura andina.

“Vede, si fosse trattato di qualche cosa….legato alla sfera sessuale…noi saremmo stati più indulgenti. Achille vive l’età pre-adolescenziale che è un età di grandi rivoluzioni anatomo – ormonali…” specificò il preside mentre rovistava nell’armadione alla ricerca della pietra dello scandalo.

Niente sesso quindi. Allora cosa era?

Della droga! Ma certo. Oh che cosa tremenda. Il figlio  drogato, o peggio uno spacciatore. Del resto aveva letto sui giornali che ora i ragazzi cominciavano sempre prima, forse per noia, forse per fare i bulli…

Ecco….come aveva fatto a non pensarci prima: doveva trattarsi di un episodio di bullismo. Ma certo! Anche di quella piaga si parlava e si leggeva spesso, e sapeva che uno dei compagni di Achille aveva non pochi handicap fisici. Che cosa odiosa, prendersela con i più deboli…Si ma quale oggetto si può conservare per provare il bullismo?  Doveva essere della droga. Che altro?

Oh no…no…non può essere! delle armi. Già, come in America. Ecco cosa voleva dire con forse siamo ancora in tempo.  L’avevano trovato prima che facesse una tonnara di compagni di classe. Aveva letto da qualche parte l’intervista alla madre di uno dei ragazzi che aveva compiuto uno di quegli eccidi sul modello di Columbine, e si ricordava che questa si era detta totalmente all’oscuro delle turbe del figlio.  Lì per lì aveva inconsciamente giudicato quella madre come una povera idiota, ma ora che c’era dentro non poteva non attenuare quel giudizi …

Finalmente il professor Luzzi tornò al suo posto, con uno strano involucro bianco. Sicuramente droga, o forse un ordigno, pensò la signora Bianchi, oramai ridotta ad uno straccio umano.

“Lo apra” disse laconicamente il grande pedagogo. “L’abbiamo coperto con un tovagliolo perché sa…qualcuno vedendolo nell’armadio…beh…avrebbe potuto pensare…”

Cosa potrebbe pensare???cos’era?????Un idolo satanico!!!ecco!

Idolo Satanico, mezz’etto di coca, bomba al plastico, idolo satanico, mezz’etto di cocaina, bomba al plastico….basta…la signora Bianchi non ce la faceva più, prese il coraggio a due mani, tenne il fiato e tolse quel pietoso involucro.

Un soldatino. Per la precisione scala 1:72. Airfix. Truppe montane tedesche, i preferiti di Achille.

La signora Bianchi fu sollevata da quel piacevole anticlimax, ma molto confusa.

“Sa cos’è?”

“Beh…certo, un soldatino. Achille passa molto tempo a giocare con i soldatini…”

“Ah! ma allora lei SA! … e le sembra una cosa da poco?”

“Mah, certo… tutti i bambini giocano con i soldatini!”

“Giocavano con i soldatini! Quando il mondo era guerro-centrico. Quando la violenza e la prevaricazione erano un merito, ed il culto delle stesse una religione”.

“Va bene…ma è un bambino…si diverte…”

“Da ragazzino si diverte a fare la guerra ?E da grande? Cosa farà per divertirsi?Un golpe? Una guerra termo-nucleare?” Riprese il preside.

“Ma…è un gioco. ..non è che chi gioca con i soldatini diverrà un guerrafondaio. A quell’età è normale…”

“Normale? Quella è un’età in cui è normale che il giovane scopra la propria sessualità, sia aggressivo ribelle, insofferente alla disciplina ma puro nella ricerca degli ideali…”

“Beh, Achille invece  è obediente. Ha 10 in condotta, a casa fa tutto quello che gli dico di fare. Non litiga con nessuno, ha i suoi amici…”

“E questo è ancora più grave. Ma secondo lei è normale un pre-adolescente che si uniforma così passivamente alle regole della società? eh..—-mi dica mi dica…” Joan Baez incalzava.

“Ma è un bambino….”

“Ha 12 anni!!le ricordo che tecnicamente non è un bambino. E’ questa l’età in cui l’individuo forma il suo carattere attraverso le conflittualità…quindi l’assenza delle stesse denota che…in nuce il fatto che suo figlio possa essere considerato un disadattato”, fu la cruda sentenza della Prof. ssa Righi.

Seguì un certo silenzio. Il professor Luzzi e la consulente si guardarono negli occhi sfiduciati, quasi come a dirsi E’ inutile, questo olmeco non capirà mai perché non si devono fare sacrifici umani , mentre la signora Bianchi cominciò a singhiozzare. Lei non ci vedeva niente di male nel fatto che suo figlio giocasse a soldatini, però quelli erano dei professionisti,  ed un figlio che a 12 anni viene bollato come un disadattato non fa mai piacere.

“Non faccia così”…il preside provò a buttare acqua sul fuoco. “Forse, e ribadisco forse, si può fare ancora qualche cosa per lui”.

“Noi siamo dei professionisti ricordi” Joan Baez aveva ripreso con il suo disco preferito.

“Ora risponda con precisione alle nostre domande: quando è in casa oltre ai soldatini fa altri giochi?”

“Beh…si…a lui piacciono le auto. Colleziona modellini”

“Di quali marche? Quali tipi di auto?” Joan Baez puntualizzò ferocemente

“Ma…le solite…Ferrari, Porsche..”

“Niente Smart? Toyota bi- fuel? Taxi elettrici? Gru escavatrici ad olio di colza?”

“No…no…perché?”

Ancora una volta i due esperti si guardarono negli occhi. Questa volta il tono era quello dei due medici al pronto soccorso che si vedono arrivare su di una barella la classica polpetta di sangue con gli occhi. Ma erano dei professionisti, e fecero un ulteriore tentativo per salvare il piccolo Achille dalle mascelle dell’ emarginazione

“Ora risponda attentamente…quando gioca con gli amici invece…quali giochi fa?”

“Beh…i soliti…”

“Non ci sono giochi soliti, ma giochi giusti e giochi nocivi per la personalità. Mi dica per cortesia che giochi fa suo figlio”. Joan Baez era sempre più risoluta.

“Gioca a pallone, ogni tanto va in piscina…ah si si diverte anche a guardie e ladri!”

“Come ha detto scusi?”

“Guardie e ladri…sa quel gioco che…”

Con un cenno della mano accompagnato da una smorfia di disprezzo, il preside chiese pietosamente alla signora di non proseguire con gli osceni dettagli di quel gioco.

Ancora uno sguardo tra i due professoroni. Ora bisognava dire ai parenti che la polpetta di sangue con gli occhi non aveva superato la nottata. Prese la parola il Preside

“Signora Bianchi, ricapitoliamo; suo figlio gioca con soldatini…”

“Soldatini nazisti aggiunse la Righi.

“Ma lui ha soldatini di tutti gli eserciti…” obbiettò la sig.ra Bianchi. L’obiezione cadde nel vuoto.

“Si, ha ragione Professoressa Righi, gioca con soldatini nazisti ed automobili inquinanti e pericolose. Quando si aggrega con gli amici lo fa sempre alla luce di una distorta, immatura e profondamente turbata visione manichea del bene e del male: guardie e ladri, buoni e cattivi. Scommetto che qualche anno fa giocava agli indiani..”

“Beh…”la sig. ra Bianchi alzò le spalle come a dire chi non l’ha mai fatto.  Ma si interruppe in tempo perché evidente mente il chiarissimo professor Luzzi non l’aveva mai fatto…

“E non è tutto. Nel breve colloquio psicologico che abbiamo fatto ha manifestato la volontà di fare il pilota

“Beh”…altra alzata di spalle…che si aspettavano che dicesse, pensò? Il paleobotanico? Il magistrato della Corte dei Conti? cosa diamine può sognare un bambino  a 12 anni?

“Abbiamo tenuto un seminario il mese scorso, finalizzato a fare emergere la creatività dei ragazzi mostrando loro alcune professioni.  13 compagni di classe di Achille hanno detto che vogliono fare i segretari ONU, e 4 i ricercatori scientifici…”

“E c’è pure un missionario!”

“Esatto illustre collega c’è pure un missionario. Tutti tranne Achille hanno cambiato la loro scelta dopo avere fatto il corso. E invece Achille l’ha confermata. Voleva fare il pilota,  ed è rimasto di quell’idea assurda ed asociale nonostante il seminario!”

La signora Bianchi non sapeva che dire. Era convinta che quei futuri missionari e alti diplomatici in realtà volevano diventare i nuovi direttori di Playboy, ed erano stati solo più furbi del suo Achille, ma del resto quelli erano dei professionisti, perciò si calmò.

“Suo figlio, porterà guerra, inquinamento nel mondo, e vorrà sempre imporre con la forza il proprio disagio…lei non lo sa ma la casistica medico-psichiatrica è piena di casi come quello di suo figlio…”

“Ora può andare…penseremo noi alla più adeguata procedura terapeutica”

“Si ricordi che noi siamo dei professionisti. Quando lei ha iscritto suo figlio in questa scuola moderna non l’ha messo semplicemente in un luogo ove si impara, ma in un luogo dove ci si prepara ad essere inseriti nella società”. Amen.

Procedura terapeutica? Inserito nella società? A 12 ani? Suo figlio era la luce dei suoi occhi, e un bravo bambino…non aveva bisogno di cure!!ma del resto quelli erano dei professionisti, come non mancava di ricordare la prof.ssa Righi….chissà… Raccolse la sua roba, prese il soldatino, se lo mise in tasca, salutò educatamente, e si diresse verso l’uscio ancora frastornata.

“Prima di andarsene signora…mi permetta un consiglio…alla base dei traumi di suo figlio…beh…potrebbe esserci…”

“Il professor Luzzi che è molto, troppo, buoni, vorrebbe dirle che il suo primo fallimento come madre è stato il nome. Ma che nome è Achille?”.

“Beh,  mi sembra un bel nome. Mitologico…molti bei nomi sono derivati dalla mitologia classica. Poi era il nome di mio papà…”

“Erano! Quando il mondo era guerro-centirco si davano i nomi di eroi che antropomorfizzavano il concetto di forza e di violenza. Lei chiamerebbe suo figlio Zeus?”

Silenzio. No Zeus no. Però Elena, Ettore…

“Le consiglierei un nome più attuale, che dia a suo figlio già una inconscia auto – percezione del rinnovato contesto sociale ove egli vive. E poi che senso ha dare al figlio il nome del nonno!? Basta con queste catene, scolleghi suo figlio dalla tradizione dell’albero genealogico che potrebbe solo causargli frustranti complessi di castrazione crescendo. Un nome che risponda a questi requisiti potrebbe essere…Siddartha, Brooklyn, Gandhi, o Zoroastro…”

Certo…certo… Siddartha Bianchi. Ora la premurosa madre si era convinta; forse era ancora in tempo si… ma a portarlo via da quella gabbia di matti. Salutò nuovamente, ringraziò senza neppure lei sapere per quale motivo, ed uscì andando a cercare una scuola di quelle con i professori con la barba, i bidelli con il grembiule, i soffitti alti, le professoresse inflessibili, ed i compagni di classe che vogliono fare i calciatori…

Subito dopo i due grandi saccenti dell’educazione si guardarono brevemente

“Che peso…che responsabilità questa professione…”

“A chi lo dici collega”

“E duro dire ad una madre che ha sbagliato tutto…ma la nostra responsabilità ci impone di farlo…è il nostro impegno, la nostra missione verso la società!”

“Certo…”.

“Proprio un caso disperato quell’Achille”.

“Già”, annuì Janis Joplin in modo sconsolato chiudendo il fascicolo.

“Ci vediamo domenica allora? Per il battesimo di sua figlia” chiese il Prof. Luzzi cambiando improvvisamente tono e abbandonando la mestizia necessaria quando si parlava di un bambino con così tanti problemi come il piccolo Achille.

“Certo…certo…come passa il tempo” aggiunse trasognata la Righi “la piccola Giovanna cresce in fretta, ha già quasi un anno!”

“Giovanna.-..Giovanna…Pensi, mio figlio Mario, se fosse stata una femminuccia l’avrei chiamato Giovanna”.

“Ah si…questi nomi di una volta sono sempre i migliori. E poi era il nome di mia nonna”.

“Mah, questi figli…quanti pensieri, quante preoccupazioni. Ma io per il mio Mario ho già un bel progetto. A  9 anni lo mando in una bella scuola tennis….con quello che guadagnano…Se poi gli va male potrà fare il maestro. Lavorerà tre ore al giorno e guadagnerà come un impiegato”

“Bell’idea!…io invece ne parlavo con il mio compagno ieri; la mia Giovanna dovrà essere una di quelle bambine che gioca con le bambole e poi…farà la ballerina. Io mi ruppi un tendine anni fa. Dovrà riuscire dove ho fallito io…con le buone o con le cattive!”

 

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1 commento »

  1. Questa storia a mio avviso può essere letta su due piani diversi. Uno che soddisfa l’aspetto grottesco e paradossale e che quindi da modo al lettore di divertirsi. L’altro che attiene la denuncia d un mondo professionale pedagocico e psicologico che prende le classiche cantonate. Si capisce che chi scrive o è un addetto ai lavori o ha avuto modo di conoscere quel mondo, magari con esiti desolanti. Io ( sono del settore, ma non sono un insegnante) non ho mai incontrato una collega simile a Joan Baez che dalla descrizione che ne viene delineata e dagli interventi scarsamente terapeutici fa tutto il contrario di quanto recita l’a b c della psicologia. Sembra tutto fuorchè una psicologa o una psicoterapeuta. Preferisco tornare all’aspetto grottesco ed allora dico che mi sono divertito.

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