Premio Racconti nella Rete 2011 “Il sorriso del cielo” di Silvia Marini (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011– Piove. Presto… al riparo. Accendere computer, play station, televisione, tutto…
– Tocca a me – No a me – Passami il telecomando. Presto!
– Silenzio! Bambini, fate piano… ascoltatemi!
– Nonna, piove! Non possiamo giocare all’aria aperta. Uffa! Non è colpa nostra. Devi rassegnarti. Oggi staremo all’aria chiusa. Ci divertiremo alla nostra maniera. Vieni che ti insegno.
– Un’altra volta. Guardate fuori dalla finestra. Che spettacolo! Pensate, quando ero bambina, proprio come voi, ero affascinata dalla meraviglia della natura, passavo ore e ore a osservare la pioggia che cade, le grosse gocce che lavano, purificano, portano la vita…
– Nonna! E ti divertivi?
Un sorriso mesto e rassegnato le colorò il viso.
– Infinitamente… ma si tratta di un’altra vita. Ora, venite qui, vicino a me. Volete ascoltare una storia? Su, spengete… solo il tempo di una fiaba, poi chissà! La nuvola passeggera se ne andrà, correrà a rinfrescare altri mondi e voi potrete di nuovo giocare…
– All’aria aperta! Risposero in coro i bambini.
– Venite qui, vicino a me… questa è nuova, non la conoscete.
– E va bene! Ma poi finiamo la partita.
Dovete sapere che… lontano lontano, ai confini del mondo, dove ogni cosa ha inizio, dove il tempo si nasconde quando è stanco di trascorrere, si trova una casetta bella e lucente, ove regna incontrastata la magica armonia. Laggiù, lontano lontano, vive una signora, luminosa e colorata, chiamata Regina della luce. Ha capelli lunghi e morbidi, occhi neri e ardenti come il carbone quando brucia, labbra rosso fuoco… le vesti, soffici e velate si tingono di mille e più colori… sfumano impercettibilmente, dall’una all’altra tonalità. È difficile sostenere il suo sguardo, la mente vacilla al suo cospetto… oh, ma lei non se ne cura… vive in perfetta felicità con i suoi sette figli…
Sette sì! Ognuno a modo suo le somiglia, ma nessuno eguaglia tanta bellezza. Hanno un bel caratterino, poi! Proprio come voi!
Rosso, il maggiore è impulsivo, passionale, energico … è fuoco vivo, ribelle e generoso! Qualche volta sa essere anche romantico, allora colora il cielo al tramonto… e agli innamorati fa sciogliere il cuore!
Arancione e giallo lo seguono ovunque, ma talvolta si stancano di fare la scorta al fratello maggiore e se ne vanno, si nascondono tra aranci, limoni e mandarini, sotto il cielo caldo di Sicilia…
Verde e azzurro sono inseparabili. Spesso si confondono. Verde è più concreto, ha i piedi per terra, lui! Predilige prati e alberi. Azzurro è un sognatore. Ama il cielo e gli sconfinati spazi marini.
Poi ci sono i più piccini: indaco e viola.
Indaco è l’intellettuale della famiglia. Scrive, scrive e scrive, riempie pagine e pagine… ama i quaderni dei bambini, gli schizzi dei pittori, le rime dei poeti…
Infine l’ultima nata, violetta, signorinella triste e scontrosa, ha una grazia tutta sua, ama i luoghi silenziosi e appartati, per questo viene chiamata Principessa dell’ombra.
Vivono tutti insieme- come vi dicevo- lassù, nella casa della luce. Vivono in armonia tra giochi, scherzi e qualche litigio. Sono fratelli, come voi! Quando sono felici si abbracciano, si regalano l’un l’altro un po’ della propria essenza e creano meraviglie, profumate di oro e di argento… ambra, grigio perla, rosa antico, blu oltremare, verde acqua, terra di Siena, luce dell’alba e del tramonto…
Quando si arrabbiano, invece, creano colori cupi, stridenti, si allontanano l’uno dall’altro e il mondo si fa uniforme e piatto, tutto d’un pezzo, come un uomo senza fantasia…
I pittori, qualche volta, arrivano fin lassù, portano sacchetti e scatoline… chiedono, chiedono…
-Vorrei raccontare il cielo d’estate…
E allora azzurro va e regala frammenti di sé.
– Io vorrei far conoscere al mondo intero la sabbia del deserto…
E giallo accorre, portandosi dietro arancione per dipingere le giornate più calde.
-Vorrei mostrarvi i girasoli, i campi di grano, i cipressi e gli uomini quando sono tristi e soli… e tutti vanno, perché è il loro pittore preferito…
Era bello vivere laggiù.
Troppo bello. La bellezza stanca.
Accadde un giorno.
La regina sonnecchiava tra cuscini di nuvole, i figli avevano appena concluso un sonoro litigio, se ne stavano in silenzio, imbronciati, ognuno con i propri pensieri.
Il signore delle tenebre, stanco di stare nell’ombra, invidioso di tanta luce e armonia, ne approfittò. Giunse sul cavallo di fuoco, avvolto in un mantello di notte senza stelle, gli occhi fiammeggianti, le mani lunghe, ossute, trafissero l’aria, la voce, possente come un tuono, annunciò:
-Sono venuto a prendere ciò che è mio.
Stese il mantello, nero come una notte senza sogni, sul corpo perfetto della regina che spense la luce e si addormentò. Chiamò a sé i sette fratelli e pronunciò parole di fuoco:
-Separatevi. È finito il tempo dei trastulli. Ognuno di voi percorra la propria strada. Da solo! Non permettete ad alcuno di mescolarsi a voi. Non permettete che la purezza del vostro colore sia inquinata. Andate per il mondo, riempitelo di voi! Vedremo chi è il migliore. Chi saprà creare il mondo perfetto.
-Udite bene- tuonò ancora il signore delle tenebre- non dovrete incontrarvi mai. Altrimenti, vi cancellerò!
Un boato profondo e terribile fece eco alle sue parole e il mondo non fu più lo stesso.
Pallidi e tremanti, maledicendo i loro sciocchi litigi, senza voltarsi indietro, cominciarono il cammino.
Rosso, che somigliava sempre più al rosa pallido dei confetti, senza averne l’allegria, fu il primo a lanciarsi nella nuova avventura. E fu il primo a perdersi.
Ebbe molto da fare. Eserciti di uomini in lotta lo chiamavano, non c’era mai abbastanza colore, tanto sangue scorreva, copioso. Lo chiamavano dove le bombe cadevano, e cadevano sempre dove ci sono uomini, donne, bambini; lo chiamavano quando le automobili impazzite si scontravano, quando gli uomini violenti si incontravano, quando il brutto vinceva… e lui andava… rimpiangendo in cuor suo le rose del giardino, il fuoco del camino, il tramonto d’estate…
Anche gli altri fratelli non se la spassavano. Verde cercava alberi e prati che la furia devastatrice dell’uomo cancellava a ritmi forsennati, allora, stanco e sconfitto, si rassegnava a colorare il viso degli uomini duri e invidiosi; giallo colorava i volti invasi dalla bile, acida e rabbiosa; arancione era spesso disoccupato, così, ogni tanto, accendeva fuochi inutili e dannosi.
Indaco scriveva di malavoglia, non c’erano più poeti, né pittori, i bambini facevano tanti errori, così rosso disubbidiva al comando e andava a segnare, con freghi spessi e duri, le pagine dei loro quaderni.
Violetta, ancora più triste e sola, soffriva in silenzio. Accadeva, però, che il suo animo delicato la conducesse dove regnava il dolore, per consolare gli afflitti; ma uomini sciocchi, vedendola accanto a lacrime e sospiri, cominciarono a sfuggirla, a temerla, a gridarle:
-Vattene via! Porti sfortuna!
Trascorsero lunghi anni di orribile notte, notte senza sogni e senza stelle, notte eterna e buia.
Azzurro aveva dimenticato le belle sere in cui, abbracciando indaco, dava la buonanotte al mondo, mentre giallo correva a tempestare la volta celeste di piccoli, splendenti baci. Ora soltanto fulmini, lampi, tuoni dipingevano il cielo.
I colori piangevano, impotenti. La regina della luce era caduta in un sonno profondo. Il signore delle tenebre troneggiava, mai sazio di orrore e violenza. Una sera, infine, più cupo e rabbioso che mai, cominciò a urlare, maledicendo il mondo, la razza umana, i colori.
-Vi cancellerò. E giù lampi, boati, tuoni e ancora tuoni. Chiamò a raccolta tutta la rabbia e la potenza di cui disponeva, aprì i polmoni, la bocca spaventosa e urlò… il mondo fu scosso da un sussulto, i colori tremarono, gli uomini piansero, i bambini urlarono, gli animali alzarono al cielo una sinfonia di versi… e la regina si svegliò.
Le bastò un attimo per capire. Aprì gli splendidi occhi neri e… veloce come solo la luce sa essere, salì in cielo, volò sopra i tuoni e i fulmini, cacciò le nubi, accarezzò con le dita di seta il mondo addolorato, chiamò a sé con il soffio dell’amore i figli sperduti e così fu! I colori salirono in cielo, cullati dalla madre che credevano perduta, e stanchi ma felici, si sciolsero nell’abbraccio della pace.
Ancora oggi, quando la luce fa la pace con il mondo, i colori salgono lassù; noi alziamo lo sguardo e osserviamo incantati il sorriso del cielo.
– Bella, nonna! Ancora…
– Un’altra volta. Non piove più. Andate a giocare all’aria aperta. Fuori. Presto, andiamo!
– D’accordo. Andiamo.
– Guardate!
– Nonna, guarda! L’arcobaleno!
Buongiono. Ho letto il suo racconto e l’ho trovato… ingegnoso. Potrà così catturare anche l’attenzione dei bimbi più “tecnologici”. E’ molto coinvolgente la descrizione dei colori e di quello che fanno da soli; poetica e carica di sentimenti. Notevole anche il finale con la figura di questa nonna che, diversamente da come fa la “nonna comune”, si spoglia dei panni di “prima donna”, sgancia i piccoli dall’ammirazione che hanno per lei e, schivando gli applausi, li invita a guardare fuori.
Leggerò la sua storia a mio figlio.