Premio Racconti per Corti 2011 “Mani” di Alessandro Gabriele Padula
Categoria: Premio Racconti per Corti 2011Giornata di sole, parco pubblico. Due panchine, una di fronte all’altra, sono poste lungo i due margini di un sentiero. Un giovane con uno zaino su una spalla arriva e si siede sulla panchina di destra. Leva lo zainetto dalla spalla, lo pone ai suoi piedi, lo apre e ne estrae un libro. Ci passa sopra con le dita, cercare la pagina ripiegata come segnalibro sullo spigolo superiore destro. La trova e apre il libro su quella. Si accomoda meglio sulla panchina, distende le gambe in avanti e inizia a leggere.
Passa all’incirca un minuto. Un vecchio con un cappello sulla testa e una giacca indosso, con passo affaticato e il viso sudaticcio, arriva e si siede sulla panchina di sinistra. Il giovane solleva lo sguardo dal libro, con disattenzione, poi riprende a leggere. Il vecchio si leva il cappello dal capo e lo adagia accanto a sé sulla panchina. Estrae dal taschino della giacca un fazzoletto di stoffa, se lo passa lentamente sulla fronte per asciugarsi il sudore. Si guarda attorno, prima alla sua destra, poi alla sua sinistra, col respiro un po’ ansante. Tossisce per liberare la gola. Rimette il fazzoletto nel taschino. China leggermente la testa in avanti, inizia a fissare mestamente lo sguardo a terra. Il giovane solleva lo sguardo di nuovo, attirato dalla posizione sfiduciata del vecchio, e si mette a osservarlo con più attenzione. Il vecchio è fermo. Congiunge le mani, callose e indurite, ed inizia a intrecciarle con le dita. Il giovane ripone sulle ginocchia il libro aperto. Osserva, assorto, le mani del vecchio. Poi distende leggermente le braccia e inizia a guardare le sue mani, levigate e morbide. Le avvicina e le rigira quasi allo stesso modo del vecchio. Questi se ne accorge, risolleva lo sguardo e incrocia quello del giovane. I due, per alcuni istanti, si guardano. Poi il giovane, intimidito, abbassa lo sguardo e smette di rigirarsi le mani. Riprende il libro, lo solleva dalle ginocchia, se lo porta all’altezza degli occhi, fingendo di rimettersi a leggere.
Il vecchio lentamente si rimette in piedi. S’incammina piano per il sentiero. Il giovane segue di sottecchi i suoi movimenti, senza distogliere il volto dal libro che ha davanti. Il vecchio si allontana. Il giovane si accorge che il cappello è rimasto sulla panchina. Si volta prima verso il vecchio, ormai di spalle, fa per chiamarlo, ma poi esita. Lascia il libro sulla panchina, si alza e va a prendere il cappello. Ritorna a sedersi sulla sua panchina con il cappello in una mano. Lo osserva e lo rigira più di una volta. Poi lo posa sulle ginocchia. Si riguarda le mani, rigirandole e intrecciandole come ha fatto poco prima. China leggermente la testa in avanti. Gli scende una lacrima lungo una guancia. Subito dopo, ne scende un’altra. Dopo qualche istante, ne scende ancora un’altra. E poi, dopo qualche istante ancora, smette di piangere.
Foto in sequenza che mostrano e che parlano, presentano due mondi che si incontrano e si fondono o che forse sono sempre stati un tutt’uno. Chissà.
Immagine molto bella, l’accostamento tra la vita passata e “una vita davanti”. Sempre attuale.
Se ti va mi daresti un tuo parere sul mio racconto “Mi manca anche la testa”. Ha qualcosa di vicino al tuo … Alessandro Musella