Premio Racconti nella Rete 2011 “Il gatto di Paul Auster” di Onoff
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011Un gatto stava dormendo tra i volumi in offerta della libreria del centro. Quello che mi colpì, più che la forma oblunga del felino, docilmente adagiato su pagine e pagine di cultura di facile consumo, fu il disinteresse pressoché totale nei suoi confronti. Evidentemente il gatto sapeva di essere un’attrazione incredibile per quella città e per quella libreria che da due anni a questa parte stava vedendo sfumare ogni possibilità di guadagno per colpa dei grandi magazzini affollati della domenica. La libreria restava aperta sette giorni su sette, dalle nove di mattina alle undici di sera; nei giorni di festa organizzava incontri con giovani autori dal futuro incerto ma dagli occhi iridescenti e almeno due volte al mese accoglieva la presentazione di un autore di medio calibro, di quelli che raramente passano in televisione ma che, sicuramente, qualcuno aveva letto di nascosto, senza dirlo troppo a giro. Più di quattrocento persone la visitavano ogni giorno, soprattutto negli orari serali, ma solo per convenzione: pochi entravano con l’idea di comprare un libro, gli altri semplicemente passeggiavano, per lo più attratti dalle luci di un negozio fuori orario. Gli avventori della libreria erano gazze, uccelli rapaci catturati dall’odore confortante della carta appena stampata e dal luccichio plastificato delle copertine.
Accortosi che lo stavo fissando in silenzio, il gatto aprì un occhio e subito lo richiuse, per paura di esser stato scoperto. Non vedendo nessuno con cui condividere la straordinaria visione decisi di chiamare in causa l’unico commesso di turno.
<<è una mia impressione – dissi quasi imbarazzato – o c’è un gatto in mezzo ai libri?>>
Il commesso alzò gli occhi dalle pagine dell’ultimo libro di Paul Auster e mi guardò come se fossi un turista islandese ubriaco.
<<Non sto scherzando – mi affrettai a precisare – nell’altra stanza c’è un gatto che sta dormendo in mezzo a libri>>.
<<Un gatto?>> chiese sbigottito.
<<Sì, e anche bello grasso>>.
Uscì da dietro il bancone con un misto di insofferenza e incredulità, con il libro stretto nella mano e il pollice a fare da segnalibro. <<Speriamo almeno che compri qualcosa>> mi disse ironico prima di accorgersi della grossa palla di pelo che stava coprendo la copertina di almeno dieci libri. Alla vista del felino il commesso scoppiò in una risata che non avrei pensato albergasse in quel corpo così esile e poco incline agli eccessi.
<<Oh Dio…ma, ma…è un gatto!>>
<<Un bel gattone tigrato>> aggiunsi.
<<Ma guarda te…da dove vieni micio mao?>>
Il gatto aveva aperto gli occhi al suo primo spettatore, il primo degno, finalmente, di godere di tutta la sua bellezza. L’arrivo del commesso fu come un segnale per il gatto che immediatamente fece forza con le zampe anteriori e, con un unico, leggero movimento, rotolò su se stesso, finendo per rimanere a pancia all’aria. Il gesto fece impazzire il commesso che corse a chiamare la ragazza della caffetteria, una ventenne bionda che era riuscita a mantenere il posto nonostante i molti cambi di gestione.
<<Ma che bel gattone che sei! Sei un gattone ciccione!>>, nel linguaggio usato dalle ragazze di fronte a qualsiasi cucciolo di mammifero, la bionda cercava di ingraziarsi il grasso felino tigrato, lisciandogli la pancia con delicatezza. Le sue dita esili come rami di salice affondavano nella folta pelliccia scomparendo fra i vortici di colore per poi riemergere un attimo dopo, seguiti da un verso di approvazione del gatto.
Il felino sentiva crescere la curiosità attorno a lui. Furbo come pochi altri animali, aveva atteso che la sua presenza smuovesse il piccolo mondo notturno della libreria e poi si era calato nella parte con più naturalezza di un teatrante esperto.
In sottofondo un evergreen di Otis Redding dava il ritmo alla scena. Probabilmente in diffusione da quando ero entrato, solo in quel momento la musica si era liberata dall’anonimato per prender parte, anche lei, a quel magnifico quadro.
Qualcuno fece scattare il meccanismo della porta a vetri automatica. Un signore non così anziano quanto volesse far credere con il suo abbigliamento da vecchio lord in pensione, entrò nella libreria. Anche lui recitava la sua parte, quella più difficile che la vita ti attacca addosso assieme al nome, senza possibilità di ricorrere in tribunale.
Notato lo strano capannello che si era formato nella sala, si fece avanti in direzione del commesso.
<<Mi scusi – disse appoggiandogli una mano sulla spalla – volevo sapere l’orario dell’incontro di mercoledì>>.
Con lo stesso sorriso di qualche minuto prima, il commesso girò la testa, permettendo così al signore di intravedere la sagoma pelosa del gatto.
Il commesso stava per rispondergli quando il signore disse, stupito: <<Un gatto!Che novità è questa?>>.
Lo shock iniziale fu subito mitigato da un “mao” del gatto che, resosi conto dello stupore ingiustificato del signore, lo aveva ripreso per la sua mancanza di rispetto: “la biblioteca è di tutti” avrebbe voluto dire.
In un dialogo che forse non si svolse mai, il signore capì che doveva rimediare all’orribile j’accuse e subito si inginocchiò accanto alla ragazza del bar e iniziò a insidiare le sue dita fra le pieghe della pelliccia. Il gatto, ormai ebbro, sembrò perdonarlo.
<<Si è scelto proprio un bel posto – dissi, continuando a grattargli dolcemente l’orecchio destro – sopra la zona Saramago!>>.
Con un rapido movimento del collo, la ragazza del bar mi lanciò un’occhiata e subito disse: <<Me lo consigliano tutti, dice sia molto bello>>.
<<Geniale – mi affrettai a ribadire – se non hai letto niente ti consiglio Cecità>>.
<<Ah guarda, è proprio sotto la zampa del gatto!>>. La ragazza si voltò verso il commesso: <<Non voglio disturbarlo – disse indicando il gatto – mi puoi dire quanto costa?>>
<<Sono tutti in offerta a 7,90>>
<<Poco!>> disse il signore, quasi senza rendersene conto.
<<Eh già, a questi prezzi ormai non si comprano nemmeno le risme di fogli bianchi…>>.
Due coppie di passi svelti scesero le scale di legno che portavano al piano superiore, <<Guarda, se non ci credi!>> disse un ragazzino indicando il gatto a suo padre.
<<Ma bada te!>> fu il commento del padre, seguito da una risata sommessa.
<<L’offerta vale per tutti i libri sul tavolo?Anche quelli di Paul Auster?>> chiesi al commesso, continuando a grattare il gatto.
<<Sì, però non li abbiamo tutti. Ora non riesco a vederli, magari spostando il gatt…>>
<<Fermo!>> in quattro contemporaneamente evitammo al commesso di muovere il gatto.
<<Allora vado a memoria – si riprese con non poco imbarazzo – credo che sia rimasto Il libro delle illusioni…La notte dell’oracolo…Viaggio nello scriptorium e…Nel paese delle ultime cose>>.
<<Ho letto solo La notte dell’oracolo, quale mi consiglia?>>
<<Il libro delle illusioni – disse mostrandomi il libro che ancora teneva in mano col pollice a fare da segnalibro – lo sto rileggendo per la terza volta>>.
<<Mi scusi – disse il signore – mi pare o sotto la testa del gatto c’è Màrquez?>>
<<Cronaca di una morte annunciata, me lo ricordo perché l’ospite letterario della scorsa settimana, Giorgio Veris, lo aveva indicato come uno dei libri fondamentali della letteratura mondiale>>.
<<Giorgio Veris era la settimana scorsa? E io che le volevo chiedere l’orario della sua presentazione per questo mercoledì! Succede con l’età…>>
<<è un gran personaggio, ha tenuto banco per un’ora e mezzo con una vitalità da far invidia a molti più giovani di lui!>>
<<Te l’avevo detto che c’era un gatto!>> il ragazzino si era avvicinato al tavolo assieme al padre, <<Guarda, ha la zampa sopra l’ultimo libro di Stephen King! Te l’avevo detto che lo volevo prendere!>>.
<<Aspetta un attimo – disse il padre, interrompendo l’esuberanza del ragazzo e rivolgendosi al commesso – scusi, quando costa quel libro?>>
<<Anche quello è in offerta a 7,90>>.
L’orologio segnò le undici. Il commesso guardò incredulo l’orologio e invitò i clienti a raggiungere l’uscita. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, il gatto si alzò, stiracchiò tutte e quattro le zampe e si avviò a passo svelto verso la porta a vetri.
Nell’incredulità generale, tutti ci sentimmo più soli. Ci guardammo per l’ultima volta e poi lentamente, ognuno con libro sotto braccio, ci mettemmo in fila alla cassa.
Io comprai Il libro delle illusioni.
La ragazza del bar Cecità.
Il signore Cronaca di una morte annunciata.
Il ragazzino convinse il padre a prendere The dome di Stephen King.
Quella sera, in pochi minuti, la libreria incassò 31,60 euro.
Tutti si aspettavano di ritrovarselo davanti la sera successiva e quelle dopo ancora ma nessuno vide più quel gatto che, da solo, aveva combattuto contro gli affollati grandi magazzini domenicali.
bellissimo, davvero originale e molto molto profondo. Ottima la scelta dei libri citati.