Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2011 “Shuurshar” di Monica Macchi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011

Scarmigliata, con il vento intrecciato ai capelli ricci e rossi, Anna, stretta in un abitino di cotone verde, indugia sulla soglia.  Si guarda intorno roteando appena gli occhi socchiusi, feriti da quella luce che le disegna cerchi concentrici che dalla pupilla si irradiano con precisione geometrica fino alla guancia e poi giu’giu’ al collo e alla spalla destra. Le sembra di essere diventata una scultura di Yayoi Kusama, mille immensi pois che si intrecciano all’infinito, e gli specchi ne moltiplicavano i frammenti.

Fluttua tra i ricordi, ondeggia e indugia, rotea appena gli occhi e sente distintamente una voce ma non riesce a riconoscere le parole …si volta di scatto per cercare tra i visi che la circondano quella voce ma non riconosce nessuno attorno a lei

Infila la chiave nella toppa. Lentamente. Com’era? Ah si, un giro a sinistra un clac intenso come uno scarafaggio che schiocca la lingua in una sera d’estate e poi tre giri a destra.

Tre giri a destra e  resta in attesa sospesa al vuoto. Di nuovo quella voce

“Girogironeve l’onda arriva lieve

giallo rosso nero verde e l’Annina si perde

si perde nel mare

chi la va a cercare?

Lisa Lisetta

prendile la mano

e’ freddo il laghetto

Anna grida invano

girogironeve sembra tutto lieve

verde nero rosso giallo

l’Annina fa un ballo

ballo balletto

Annina e Lisetta

Lisetta e Annina

e’ fredda la manina”

Si volta di scatto, riconosce quella voce ma aveva ben chiuso l’ultima volt, era sicura di aver chiuso bene la porta a chiave,  aveva controllato e poi controllato ancora.

Si appoggia un attimo alla porta prima di spingerla ed entrare a cercare le tracce del suo passaggio; con un fremito impercettibile delle ciglia che riecheggiano in sincrono i battiti furiosi del suo cuore abbraccia la sua casa, la vuole sentire sua, la deve sentire sua e mentre i denti graffiano il labbro inferiore e il respiro le rimbomba in testa controlla se la polvere sui libri era nella stessa posizione in cui l’aveva modellata lei.

Un sistema infallibile… chi spia o ruba non si preoccupa certo della polvere, no? e invece Anna controllava tutto nulla le doveva sfuggire neanche la forma e la posizione della polvere… e fino a questo momento aveva sempre funzionato…certo se si esclude quella volta a cui non ha piu’ pensato come ha promesso alla mamma e lei e’ sempre stata una brava bambina lo diceva sempre papa’ sempre

Calma.  Orwell ha ancora disegnato quell’arabesco di polvere sulla parte sinistra del dorso e anche il suo Kafka e’ impolverato come ha deciso lei. Sfiora con la punta delle dita i cubi della libreria e accarezza l’idea di tagliarsi le vene con lo spigolo aguzzo. Tutti i personaggi di carta che hanno popolato le sue eta’ tutti mescolati insieme dentro di lei. Mrs dallowey apre una distilleria di assenzio a Islamabad dove Ubik s’innamora di Nana’ e diventa maestro di tango. Invece Marlowe scrive il necrologio di Madame Bovary uccisa dallo tsunami nel ghetto di Amsterdam dove aveva raggiunto il sosia idiota, capo carismatico della setta che voleva divulgare il quinto segreto di Fatima.

Intravede il capello biondo che si staglia sul mobile di ciliegio, un’ombra nera dai contorni indefiniti che entra nel cono di luce del suo sguardo fisso al pavimento e la segue, la segue mentre si muove, la segue mentre si ferma, la segue mentre diventa grande, mentre si ingigantisce avvicinandosi a lei e con un colpo secco, netto, preciso le tira addosso una scacchiera di cristallo smerigliato e uno a uno tutti e  32 i pezzi. Con la torre bianca fracassa la testa e 6 degli 8 pedoni neri maciullano le zampe del povero scarafaggio che incrocia la morte sulle piastrelle verdognole del bagno.

Si volta di scatto. Il graffio di un suono acuto e strascicato le attacca la gola. Solo una persona ride in quel modo, solo lei. Lei e Lisa.

Alza gli occhi su quel suono, un’unghia su un piatto di porcellana di quelli bordati d’oro, del servizio buono, della domenica, del nulla che si inghiottiva il pomeriggio e poi lo risputava fuori, delle ore scandite dal metronomo degli esercizi al piano…non sara’ mai brava come Lisa, mai povera Annina…

Gia’, a Lisa piaceva il sax che tracciava solchi rossi sulla sua anima e non il piano, tasti neri e bianchi, tristi e ripetitivi come Anna, sempre uguale a se stessa

Su quel suono incrocia un’unghia spezzata su una lastra sottile, ostile, troppo sottile per reggere il peso di due corpi, un’unghia tozza, l’unghia di un indice ingenuo e fiducioso, la manina dei tuoi 6 anni.

Su quel suono strascicato e acuto vede riflessa se stessa negli occhi di chi non e’ mai diventata, intravede le possibilita’ perse arrampicate le une sulle altre, sfiora quei capelli ricci e rossi colorati e permanentati, e poi sotto i suoi capelli di stoppa biondicci liscilisci.

E’ lungo il corridoio e stretto, zeppo di foto, mai neppure imbiancato. I segni delle crepe fanno il verso alle rughe che ha sulla fronte e attorno agli occhi, e nelle orecchie quel graffio continuo

La mano sulla maniglia della porta della camera, la abbassa piano piano, i suoi occhi riconoscono l’oscurita’ chiusa eco di quella che le si e’ insinuata dentro. E la vede. Ovunque. Nel copriletto ricamato, nei giochi allineati, nella tacca sul muro, nel sax impolverato, nelle note di una nenia sconosciuta che affiora sotto il ghiaccio

Un sacchetto di plastica l’ultima parrucca di Anna

Anna- almeno cosi’ era scritto sulla carta d’identita’ quando l’hanno ritrovata mesi dopo

Anna Ghisenghi detta Annina nata nel 1975 e dopo la morte della sorella diventata Annalisa

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