Premio Racconti nella Rete 2011 “La casa” di Carla Spagnolo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011Non sono stata io a chiamarli, vecchia, è stato quel fumo che usciva sbagliato, di traverso, non da un camino ma dalle aste rotte di una persiana.. E’ inutile che credi di non essere guardata..
La nostra strada sembra un deserto, d’agosto, ma gente che non sai cammina dietro le siepi.. vicini nuovi sbirciano dietro le persiane chiuse.. Lì fuori c’è il mondo, anche se fai finta di no.
Ma tu non guardarmi così di sotto in su, vecchia, va via e basta! Non guardarmi.
IO? Come potevo chiamare io che non ho voce, e da quanto tempo.. Fossi tu davvero riuscita a darmi fuoco , neanche un lamento potevo tirare..
Quando sono arrivate le macchine- non quella dei pompieri perché non valeva la pena.. tanto era poco il fumo, tanto era ridicolo il tentativo.. ( come ogni cosa che ti metti a fare, vecchia..)- la porta semiaperta ha oscillato .
La dottoressa e la Mira, che prima viveva con noi finché non l’hai cacciata, la Mira con la camicia verde e una mascherina storta sulla bocca , sono scese di furia una a destra una a sinistra.
Bang. Klang.
” Vedi, cosa ti dicevo? – ha detto la Mira- Non chiude mai..”
Così ti hanno beccato tra lo stipite e il battente, il naso a punta tutto fuori e un occhio che fissava , rotondo come un buco.. Quando ti hanno tirato per la mano ti sei messa a piagnucolare spingendo ben indietro il culo per far resistenza Dopo vengo dopo vengo… ma la bambina deve ancora arrivare da scuola e chi le fa il mangiare? Glielo fate voi il mangiare , eh?
Non c’è bambine, non c’è bambine! diceva la Mira che parla un po’ straniero, tirandoti per il polso, la sua vendetta. Si, quali bambine? pensavo io. Chi può ancora arrivare da scuola?
La prima bambina, la più antica? Quella che spenzolava sempre le trecce giù dalla finestra, aspettando i suoi veri genitori , che la salvassero. O la seconda bambina, uguale alla madre solo nei capelli neri, ma se no allegra e violenta, che tirava calci alle mie pareti quando si incazzava con la scuola? La terza bambina, quella con due padri?
Non c’è bambine, gridava la Mira. A me lo dici? Io non son mica rincretinita come la vecchia..
E’ tanto tempo che non c’è bambine..
Ma la dottoressa le ha messo un braccio sulle spalle, alla vecchia.
Dove hai cominciato il fuoco, Marta?
Era là, dove io sapevo, dietro la poltrona tirata in mezzo al salone. Lei aveva precipitato giù da librerie, cassettoni, tavoli, sedie, tutti i giornali che suo marito aveva ammucchiato in cinquant’anni, aveva sventolato giù dagli scaffali con mani improvvisamente ferme tutti i libri di storia, i saggi, dodici volumi di Storia della Chiesa, tutto Tolstoj e tutto il resto.
Ma l’accendino che aveva in tasca funzionava come lei. Subito spento.
I giornali erano solo- come è giusto- antica muffa puzzolente, non una buona esca. Subito spenti.
Mentre la caricavano in macchina lei mi guardava. Volevo dirle: cosa guardi? Perché guardi me che nemmeno posso parlare? Non ti ho sempre nascosto? Non sono stata sempre dalla tua, eh, pasticciona?Hanno gettato dell’acqua su quella poca porcheria nera che eri riuscita a fare, mentre ancora parlavi del pranzo della bambina , della fame della bambina.. e le macchine hanno fatto clang,bank, e sono filate via.
Poi si è levato un grande vento, come succede quando l’aria è stata ferma troppo tempo, e allora ho lasciato che tutte le finestre si spalancassero- anch’io ero stata ferma troppo tempo.
Tutte le ho aperte, e il vento ha sollevato quelle miserie di tende che si stracciavano sospirando. Allora sì, ebbi voce. Le tende si alzavano sibilando e sbattendo. I quadri che la vecchia aveva dipinto tutta la vita- mai un volto, però- ammucchiandoli su ogni possibile parete, caddero a terra a due, a tre alla volta con musicali trac, trac..trunk. I giornali gemevano su antichi delitti volando in aria e planando al suolo..
Io, la Casa, cantai e cantai per quasi tutta la notte .All’alba ero così stanca, i miei tanti e tanti anni mi caddero addosso, e mi venne una gran pietà di lei e di me. Non c’erano più bambine da aspettare sulla porta verso l’ora che finisce la scuola. Non più la prima bambina, che pensava di avere i genitori sbagliati, non più la seconda, che rimbalzava parolacce e palloni sui miei muri, non più la terza, quella biondina con due padri.. uno vero.. uno ancora più vero.. Mi venne una gran pietà di noi due , verso l’alba.
Così lasciai che un filo di vento che entrava dalle mie finestre trovasse l’insignificante scintilla che nessuno aveva visto, dietro la zampa nera della poltrona, nient’altro che un atomo di luce, che sarebbe cresciuto a fiamma, a trionfo,qualcosa che avrebbe svergognato la pallida luce del mattino, qualcosa per cui valeva la pena di morire..