Premio Racconti nella Rete 2011 “Sviluppo e stampa” di Mario Carcassi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011Era pomeriggio quando Giulio entrò nel laboratorio fotografico.
Dietro il banco un uomo alto, magrissimo, con occhiali dalle lenti spesse era impegnato a grattarsi l’interno di un orecchio con uno stuzzicadenti, peraltro già adoperato in precedenza per altri usi, viste le sfrangiature a scopetta delle estremità.
L’uomo, dopo un’ultima grattata, ripose lo stuzzicadenti in mezzo ad un libro e borbottò un saluto. Giulio rispose con un sorriso e mostrò un rullino fotografico.
“Giorno, potrebbe sviluppare e stampare questo, cortesemente? ho fotografato una barca e vorrei regalare la stampa a un amico marinaio…”
L’uomo del banco fece schioccare le dita, quindi posò entrambe le mani aperte sul ripiano in legno laminato e si protese verso Giulio: “Le vuole su carta di grana 0.2 o preferisce lo 0.3?”
Giulio, che non aveva grandi cognizioni tecniche, lo guardò esitante, aspettando un’imbeccata. Ma l’altro, con il naso a pochi centimetri dal suo, lo fissava immobile, in attesa della risposta. Alla fine Giulio decise di mettersi totalmente nelle mani dell’uomo. “Non so… lei che dice…”
“Non dico niente. Lei dispone e io sviluppo”
“Beh, sa, non è che abbia le idee chiare, non potrebbe decidere lei?…”
“Scherza?!?…neanche a parlarne, signor mio. Non mi assumerei una responsabilità del genere neppure per un parente, figuriamoci per uno sconosciuto”
“E che sarà mai… – disse Giulio con tono vagamente irritato – penso che si stia esagerando. Comunque, ok… 0.3. Si, 0.3…”
“0.3, Dio Santo – l’uomo prese a scuotere la testa, visibilmente contrariato – contento lei…>>.
“Guardi – riprese Giulio pazientemente – non voglio cose speciali, niente di tecnicamente complicato, uno sviluppo e stampa ordinario…”
“Capito. Definizione aperta o chiusa?”
“Secondo il suo parere, da esperto, cosa è meglio?”. Sperò, con quella domanda, di recuperare un rapporto di collaborazione. Si ripromise, comunque, di cambiare negozio, la prossima volta.
“Vanno bene entrambe. Dipende dai gusti”
“allora ci siamo. Sa, ho gusti semplici. Mi piace il ciclismo, lo yogurt …” Giulio sorrise ma l’uomo rimase impassibile, in attesa. “Ok, facciamo aperta”
Aperta? Dio Santo. Contento lei…” E senza tentennamenti continuava a fissarlo e a pretendere risposte “Gradazione di colore su elemento cromatico o sulla gamma delle sfumature?”
“Sinceramente… davvero… non pensavo che fosse così complicato, vorrei solamente…”
L’uomo lo interruppe allungando un braccio con la mano aperta. A Giulio venne in mente Mosè quando pose fine alle discussioni con gli egiziani richiudendo le acque.
“E’ proprio questo il punto, figliolo, lei non sa cosa vuole…”
“Ma quale figliolo.. – obiettò Giulio – se ho almeno il doppio dei suoi anni…”
“Pensa sia uno scherzo sviluppare una pellicola? – continuò l’altro imperterrito – è facile dire “sviluppo e stampa” come fosse una passeggiata… ma lo sa che ho due diplomi presi a Zurigo… o lei è uno di quelli che pensa che sia sufficiente avere una macchina fotografica per essere fotografi?”
“Veramente io…”
“Lo so che lei ragiona così, ce l’ha scritto in fronte. Lei ha una polaroid e pensa di essere un fotografo, ha una bicicletta e pensa di essere un ciclista…”
“…Ho un uovo e penso di essere una gallina…”.
“Lo dicevo che ragiona così”
In quel mentre entrò nel negozio un terzo uomo, trafelato per la corsa. A parte gli occhiali era praticamente identico all’interlocutore di Giulio.
“Buon giorno – esclamò con voce affannata – mi scusi, sono il titolare del negozio, ero al bar per un caffè, ho lasciato Geo da solo… mio fratello… spero non abbia creato problemi. Sa – aggiunse sottovoce – cerco di mancare lo stretto necessario perché alcune volte mette in imbarazzo la clientela. A dodici anni è caduto dal secondo piano a testa in giù e ha accartocciato un Garelli…”
Nel frattempo Geo si era seduto in disparte e, ignorando i presenti, aveva ripreso a grattarsi l’orecchio con lo stuzzicadenti. L’attività gli procurava un evidente piacere e lui la praticava con molta attenzione e cura per i dettagli, un pò come si fa per uno sviluppo e stampa.
“Capisco… – rispose Giulio – nessun problema, si parlava di uova. E poi, a dirla tutta, Geo mi sembra piuttosto ferrato nella materia fotografica…”
Geo, pur nella concentrazione del grattare, concesse un sorriso di superiorità, continuando a esplorare padiglioni e condotti, poi li ignorò.
Giulio consegnò il rullino al titolare del negozio, prese gli accordi di rito, dopodichè salutò e fece per andare via.
“Un’ultima cosa… – precisò il titolare – come risolviamo l’aspetto fiscale?”
“Davvero nessun problema, decida pure lei” rispose Giulio con una nota di apprensione nella voce, guadagnando a piccoli passi l’uscita.
“No, no, non posso decidere io, caro signore, è lei il cliente, ci mancherebbe… insomma, fattura o ricevuta fiscale?”
“ok, facciamo ricevuta fiscale” sentenziò con decisione Giulio, mentre apriva la porta d’ingresso.
“Contento lei – soggiunse l’uomo quasi urlando, poiché Giulio era ormai fuori dal negozio – ma su blocchetto giallo Faber Castell o formato taccuino Ko Hi Noor S3…”
Divertente e ben scritto!
Divertente, progressione comica efficace
Si dice che una delle cose più difficili da far funzionare in un racconto (o romanzo) siano i dialoghi. Tu li padroneggi talmente bene da far scordare al lettore che sta leggendo. Oltretutto sei riuscito a strapparmi un sorriso. Bravo!
Bravo! Scorre via che è una bellezza, ironia leggera ma che affonda radici in sensazioni forti. Mi è piaciuto!
Entri in un laboratorio fotografico tutto tranquillo, ignaro di cosa stia per attenderti.
E lì ti trovi a dover prendere decisioni e risolvere dubbi amletici che mai ti saresti sognato di dover dirimere.
Ma quando tutto sembra trovare una sua spiegazione… quando il titolare ritorna e rimette a sedere il fratellino che è rimasto compromesso da un brutto incidente… ecco che arriva la divertente sorpresa finale. Che ricorda al lettore come il DNA abbia pur sempre la sua importanza.
Il racconto mi è piaciuto molto per la sua ironia pungente e la notevole perspicacia.
Lo si potrebbe leggere oltre che come ritratto di una persona disturbata e paralizzata dai dubbi dell’esistenza quotidiana, anche come fotografia dell’attuale sitruazione sociale in Italia, dove la complicazione di tutto ciò che può essere semplice è prassi quotidana. Le nostre energie sono spesso dilapidate in code negli uffici pubblici, compilazioni di moduli astrusi,, tentativi affannosi di sottrarsi agli attacchi finanziari di gestori vari, banchr e fisco, nella ricerca disperata di quell’unica risposta giusta che ci può salvare.Sullo sfondo restano senza risposta i veri interrogativi del vivere: chi siamo, cosa vogliamo, che senso ha la nostra esistenza