Premio Racconti nella Rete 2011 “L’uomo moderno” di Silvia Tamarri
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011La circolare amministrativa n. 13 del gennaio 2015 annunciò, con l’enfasi appropriata, l’applicazione di una nuova tecnologia avanzata per la gestione delle Risorse Umane. Per risorse umane, giova ricordarlo, si intendeva, a quel tempo, il personale dipendente impiegatizio, che svolgeva mansioni di verifica contabile, oppure di amministrazione ordinaria e archiviazione dati. Si trattava di una operatività che incideva in modo sostanziale nel calcolo dei tempi e dei costi di qualsiasi progetto, imponendo periodicamente all’azienda, complessi studi sulla possibilità di migliorare tali processi con l’inevitabile conseguenza di un aggravio di costi senza significativi ritorni positivi.
La nuova tecnologia, annunciata tramite un luminoso pop up dai toni esaltati sul portale di accesso alla rete aziendale, indicava anche di recuperare un nuovo badge di entrata nel primo cassetto della scrivania. La nuova tessera si presentava come una normale carta di credito con un microchip argentato. Il contributo in creatività realizzato dall’apposito ufficio di gestione immagine aziendale, si era limitato ad un fondo azzurro con 3 piccoli ometti stilizzati, valigetta 24 ore compresa, in 3 colori diversi a memoria dell’italica bandiera.
Giovanni guardò perplesso la piccola tessera che riportava stampato il suo nome e cognome oltre al codice di matricola aziendale. Come da istruzioni pubblicate sul portale, con un click e l’inserimento della password personale, confermò la ricezione del nuovo strumento di accesso ai cancelli di entrata e una nuova finestra si aprì per elencare le infinite possibilità del microchip di corredo al badge. Quel mezzo centimetro quadro conteneva tutta una serie di informazioni relative alla sua persona e alla sua storia aziendale. Avrebbe in seguito memorizzato qualsiasi passaggio dai cancelli, in entrata e in uscita, monitorando così esattamente l’orario di lavoro. Ogni minuto trascorso fuori dai cancelli durante l’orario contrattuale, da allora, avrebbe avuto la necessità di essere giustificato con apposita causale amministrativa da inserire sempre dal portale aziendale. Per venire incontro alle esigenze inevitabili del personale dipendente, si ammetteva comunque una elasticità giornaliera di 10 minuti. Si trattava del solito controllo fino al giorno precedente effettuato con un badge a banda magnetica, quindi, almeno in questo non particolarmente innovativo. Giovanni aveva sempre valutato positivamente questo rigoroso sistema di controllo, che impediva ai vari furbetti, di rimanere virtualmente in ufficio e girovagare fuori tra bar e centri commerciali.
La tessera poi, grazie alla tecnologia che aveva a bordo, conteneva anche la gestione di una carta di pagamento prepagata, ricaricabile con lo stipendio mensile. Tramite portale, sarebbe stato banalissimo trasferire ed utilizzare il saldo carta. Qualsiasi tipo di pagamento sarebbe stato a portata di mano: acquisti via internet, pagamenti da terminali pos, prelievi da sportelli automatici e tutto quanto tecnologicamente disponibile. Sempre sulla stessa tessera, l’azienda avrebbe riversato i buoni pasto e pertanto l’accesso e i pagamenti presso la mensa aziendale o presso punti di ristoro convenzionati sarebbero stati immediati. Inoltre, grazie ad una impercettibile antenna installata sulla plastica della tessera, i pagamenti di importo al di sotto dei 25 eur avrebbero potuto essere effettuati senza nemmeno sprecare il tempo di aprire portafoglio ed estrarre lo strumento di pagamento.
Il chip sembrava essere una risorsa infinita. Perfino l’amministrazione comunale aveva fatto installare su di esso una applicazione per la gestione anagrafica on line e per snellire così le procedure amministrative. Niente più coda davanti agli sportelli comunali: iscrizioni al trasporto pubblico scolastico in on line, comodamente seduti al computer di casa. Giovanni pensò che Laura, sua moglie ne sarebbe stata contenta. Persino il pagamento della mensa scolastica di Renzino, il loro piccolo bambino, sarebbe stato detratto automaticamente dal saldo della tessera.
I mesi passarono velocemente e ciò che all’inizio aveva fatto nascere qualche polemica, soprattutto tra i colleghi più sindacalizzati, si rivelò uno strumento portentoso con una incidenza di anomalie di funzionamento sorprendentemente bassa. Il solito volantino sindacale volle a tutti costi sottolineare che la forte automazione aveva, in prima battuta realizzato, una razionalizzazione delle risorse umane presso gli uffici di gestione del personale. In poche parole c’erano stati alcuni licenziamenti, ma si trattava di persone già in là con gli anni che avevano accettato di buon grado quella sorta di pre pensionamento.
A novembre dello stesso anno, la circolare n. 265, annunciò l’installazione di una nuova applicazione per il microchip aziendale. Si trattava di un progetto sperimentale le cui potenzialità apparivano a dir poco sorprendenti. Nasceva dalla collaborazione con il servizio sanitario nazionale, il quale, avvalendosi del contributo finanziario dell’industria farmaceutica, era finalmente riuscito a far partire il progetto “Prevenire invece che curare” con il concreto intento di ridurre i costi della sanità pubblica oltre all’ovvio risultato di una popolazione più sana e più longeva.
La mattina dopo la pubblicazione della circolare, apparvero alcune specie di telecamere sopra i tornelli di entrata e, sopra il lettore di riconoscimento tessera, era stato installato un nuovo dispositivo di lettura e aggiornamento che permetteva l’installazione di nuove istruzioni sul chip. Come da comunicazione, Giovanni inserì la tessera nella nuova entrata, attese il verde di aggiornamento eseguito e la barriera del tornello si aprì come al solito consentendoli l’entrata. Non aveva ben capito il funzionamento di quella specie di telecamera, ma gli scappò un sorriso verso questo nuovo strumento, ipotizzando fosse una sorta di macchina fotografica. Aveva letto, su una rivista scientifica di quelle redatte a scopo divulgativo e pertanto ben comprensibile ai più, che la ricerca stava realizzando e sperimentando evoluti strumenti di indagine diagnostica, atti ad evitare esami invasivi, ma egualmente efficaci nella prevenzione di qualsiasi tipo di malattia.
L’occhio sopra l’entrata doveva per forza essere una sorta di macchina per radiografie. Magari una tac così, tanto per gradire. Giovanni, abituato a pensare sempre con ottimismo, ipotizzò che l’idea non fosse male e soprattutto era gratuita e perciò a lui sicuramente ben gradita. Il mutuo per la casa contratto un paio d’anni prima e che lo avrebbe atteso con cadenza semestrale per almeno 20 anni, ci teneva tantissimo alla sua salute e soprattutto alla sua efficienza lavorativa, pertanto, se l’azienda intendeva prendersi cura della sua persona, tutto di guadagnato. Di diverso avviso era Angelo, il collega alla scrivania di fronte. Polemico su tutto, come sempre, aveva accolto l’innovazione con esagerato pessimismo, esagerato per Giovanni. Il collega ipotizzava chissà quali speculazioni sui dati raccolti, chissà quali manovre da parte del sistema, sottolineava la gravità di un ingerenza di capitale privato su di un progetto pubblico e si riferiva all’industria farmaceutica per la quale ipotizzava incrementi di profitti a fronte di aumentati consumi indotti. Arrivava addirittura ad immaginare un sistema di selezione del personale aziendale in base ai dati sanitari: una sorta di Sparta tecnologicamente avanzata. Giovanni abbozzava un sorriso davanti a certe affermazioni e aveva la buona abitudine di non approfittare della discussione per offrire il proprio parere. Anche perché poi non aveva un particolare parere e, se anche lo avesse avuto, riteneva potesse rimanere assolutamente inascoltato. Quindi ritornava al suo lavoro giornaliero, dietro lo schermo del computer, assemblando istruzioni di linguaggi incomprensibili ai non addetti ai lavori, ma indispensabili per la realizzazione di software aziendale.
Giovanni iniziò a sospettare qualcosa quando la sua casella di posta elettronica iniziò a ricevere un po’ di pubblicità sulle offerte di alcuni centri commerciali che usava frequentemente. Le offerte miravano alla tipologia di prodotti che solitamente riempivano il carrello della sua spesa e pubblicizzavano marche alternative dalle apparenti migliori qualità e miglior prezzo. Probabilmente i pagamenti effettuati nei vari punti vendita, tracciavano le sue abitudini di consumo, oppure il chip della tessera aziendale, sempre nel suo portafoglio, veniva intercettato in qualche modo ad ogni entrata presso i centri commerciali. Il pensiero lo fece un po’ rabbrividire.
Ad integrazione della precedente circolare, fu pubblicata una nuova norma interna che, sempre in adempimento agli accordi presi con il ministero della salute, proponeva le analisi del sangue gratuite a cadenza trimestrale. Ovviamente si richiedeva il consenso del dipendente, perché ognuno ha il diritto di effettuare le verifiche che ritiene più opportune e soprattutto nei centri analisi a lui più congeniali. La postilla così democratica, associata alla gratuità del servizio, sortì l’effetto desiderato e più del 90% dei dipendenti aderì all’iniziativa. Con enorme sorpresa, Giovanni, seppe così del suo colesterolo alto, i risultati gli arrivarono via e-mail insieme a tutta una serie di suggerimenti su stile di vita e eventuali farmaci da assumere. Non gli andò a genio l’idea di ingurgitare pillole alla sua età – 35 anni – anche perché ne aveva sempre avuto poco bisogno, ma l’ipotesi di iniziare a praticare uno sport gli sembrò più interessante. A tal proposito iniziarono a fare capolino sulla sua home page, le offerte e le convenzioni con palestre e piscine. Addirittura avevano realizzato una home page personalizzata in base alle ipotizzate esigenze di ogni singolo dipendente!
Il collega dirimpettaio, Angelo, brontolava sempre più fra sé e sé, senza più la forza di combattere contro questo fenomeno che avvertiva come grave pericolo. Anche lui si era sottoposto agli esami del sangue, proprio perché gratuiti e forse anche per capire dove il sistema stesse cercando di arrivare. Non gli piacque l’esito: una serie di asterischi segnalava problemi sul sistema di funzionamento della serotonina. Cosa stavano subdolamente dicendo? Che aveva sbalzi di umore pericolosi? Che poteva essere soggetto ad episodi di depressione o di impulsività? Instabilità emotiva da non sottovalutare soprattutto in un contesto ambientale rigorosamente organizzato?
Il medico personale cercò di tranquillizzare Angelo suggerendo di affidarsi serenamente alla competenza di tecnici esperti. L’obiettivo del progetto in fondo era il bene e la salute pubblica, perché diffidare, una volta tanto che il sistema si occupava delle persone!! Ma Angelo aveva quella brutta abitudine di pensare e questa novità gli tolse il sonno. E si sa, il sonno perso è complice di uno stato di depressione generale che da occasionale diventa cronica e quindi patologica.
Giovanni intuì il disagio del collega, ma non riuscì a trovare il modo giusto per aiutarlo anche se sentiva che sarebbe stato suo dovere farlo. Cercava di farlo ragionare, dimostrandogli che con lui il sistema stava funzionando e il seguire i consigli gli avevano fatto abbassare i livelli di colesterolo ed era pure dimagrito quasi 10 chili. Ma non era sufficientemente convincente.
Il risultato fu che Angelo dovette rispettare un paio di mesi di malattia assentandosi dall’ufficio. Rientrò che sembrava un altro. Non parlava più molto, eseguiva i suoi compiti diligentemente, sorrideva per gli esiti positivi e i risultati raggiunti nella giornata. Forse era meglio prima – pensò Giovanni. I farmaci lo avevano inebetito e gli avevano azzerato qualsiasi polemica.
Giovanni considerò che probabilmente quello era il bene pensato per Angelo, anche se non ne era più tanto sicuro.
Quella sera di inizio estate Giovanni aveva deciso di allungare un po’ il solito giro di jogging e di potenziare con esercizi di velocità. Era caldo, ma poteva farcela, aveva dato un occhio al programma di allenamento previsto e si trattava di aggiungere solo qualche ripetuta a ritmo sostenuto.
Fu un attimo, ma il suo cuore non resse l’ultima ripetuta. L’ambulanza arrivò dopo pochi minuti al parco, ma fu tutto inutile.
L’accadimento imprevisto fu oggetto di attenta analisi e, per il programma di gestione del progetto sanitario, divenne indispensabile aggiungere così un nuovo parametro da monitorare sulle risorse oggetto di indagine: il cuore.
attuale e intelligente
Con uno stile puntuale hai tratteggiato una storia amara che potrebbe essere la storia dell’uomo moderno, rinchiuso in uno schema di controlli e targetizzazione spinta fino all’esasperazione.Prigionieri nell’illusione che la vita possa essere programmata ed indirizzata, col rischio di diventare liberi solo nel momento in cui sopraggiunge l’imprevisto a cui tutti prima o poi giungeremo. Brava Silvia, metaforicamente il cuore andrebbe sempre ascoltato finchè si è in tempo, spero che il tuo racconto possa vincere.
Stile scorrevole, tematica attuale. Spero che non sia un racconto predittivo di una società futura di cui però si scorgono già alcuni segni. I controlli elettronici sul tempo del personale, alcuni farmaci inutili propinati dalle multinazionali farmaceutiche: questo già accade purtoppo. Brava.
La consapevolezza di un amore o forse mai iniziato. Il coraggio di fuggire da se stessi
L’intento di stabilire un controllo totale sulle persone rientra, e non da oggi, tra i progetti di chi conosce e riconosce solo la regola del profitto. Chi vorrebbe vivere in un contesto cinico, come quello che ci descrive Silvia? Nessuno, secondo il buon senso. Purtroppo, però, scenari futuri, come quelli da lei raccontati, sono possibili. Tutti noi infatti facciamo poco per contrastare le quotidiane, sottili e subdole infiltrazioni psicologiche. Sta a noi arginare una deriva che potrebbe spingerci verso un mondo dove esigenze e sentimenti individuali non avrebbero cittadinanza. Grazie Silvia per la riflessione che ci offri.
Complimenti! Mi ha riportato la mente a “1984” di Orson Welles. E speriamo che questo racconto possa esorcizzare l’arrivo di mondo così, dove il cuore non è preso proprio in considerazione.
L’ufficio di gestione del personale l’ha pensata proprio bella.
Un microchip argentato che contiene una miniera di informazioni relative alla persona e alla storia aziendale di ogni dipendente.
Monitoraggio dell’orario di lavoro, carta di pagamento prepagata, pagamento trasporto pubblico e mensa scolastica, progetto sperimentale di prevenzione sanitaria. Sembra impossibile possa svolgere tutte queste funzioni.
A Giovanni questo mica dispiace. Angelo, invece, è il solito disfattista, ma lui non capisce l’importanza delle innovazioni tecnologiche.
Adesso Angelo è depresso cronico.
Ma Giovanni? Che fine ha fatto Giovanni?
Ooops … Forse per il programma di gestione del profilo sanitario è proprio necessario aggiungere un nuovo parametro.
Racconto molto gradevole, che ci descrive con ironia i possibili rischi e gli effetti collaterali di una vita diventata troppo “tecnologicamente avanzata”.
Nikki Simonetti
Gioacchino De Padova
Grazie!! mi avete lasciato davvero dei bei commenti. L’idea di questa storiellina è nata dopo una riunione di lavoro. Non temo la tecnologia e il progresso, anzi sono la testimonianza di quanto l’uomo può essere grande. Temo l’uso improprio che della tecnologia si può fare. E temo moltissimo l’omologazione e i percorsi indotti. Ci si può salvare solo facendo circolare le idee, migliorando il proprio spirito critico, confrontandosi con gli altri senza temere le diversità.
Di nuovo grazie!
Bello. Linguaggio freddo e burocratico perfetto per la descrizione dei cinici tentativi di controllo da parte dell’azienda. Grazie anche, in ritardo, dei tuoi commenti a uno dei miei racconti
Un’immagine agghiacciante della società, che spero non si realizzi mai e temo invece che sia già in atto. E’ una bella proposta di riflessione.
Giornalistico, ma efficace. Porterebbe ad una morale, ma questa rimane, volutamente, nell’area decisionale del lettore. Ricorda vagamente Tempi Moderni di Chaplin.