Premio Racconti nella Rete 2011 “Rodrigo e la buona fata Alice” (sezione racconti per bambini) di Anna Maria Mandas
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011C’era una volta una casetta piccina piccina ai margini di un fitto bosco, dove dimoravano tanti animali selvatici come scoiattoli, cervi, volpi, lupi e molti, molti altri di razze diverse.
La casetta era piccola, ma sempre pulita e tenuta in ordine dalla padrona di casa che era una donna forte e coraggiosa di nome Linda.
Completavano la famigliola il marito di nome Ralf, che era molto ammalato e il loro figlioletto di nome Rodrigo, che aveva solo dieci anni ma era già un ometto molto buono e saggio. Andava a scuola, faceva i compiti che gli assegnavano gli insegnanti e, nel tempo che gli restava, aiutava mamma Linda nelle faccende domestiche.
Da quando il papà si era ammalato, il lavoro era aumentato moltissimo ma, sia la mamma che il figlioletto non si lamentavano mai. Li univa tutti e tre un amore tenero e delicato che era per loro il bene più prezioso.
Completava la piccola dimora un orto dove Linda piantava tanti tipi di verdura che fornivano la parte più importante del loro cibo e un pollaio con alcune galline che tutti i giorni facevano le uova freschissime con cui Linda preparava delle ottime frittatine. Due pecore davano il latte che serviva specialmente per la prima colazione e per nutrire sia Rodrigo che Ralf, il quale in quel periodo era molto debole.
Erano dunque così poveri che non si potevano permettere delle belle bistecche di manzo e tiravano avanti a stento, confidando nella provvidenza divina. Non potevano pagare un bravo medico né comprare le medicine che costavano troppo perché, da quando Ralf si era ammalato, soldi non ce n’erano quasi più.
Avevano dovuto vendere anche il cavallo col quale il padrone di casa, quand’era sano, andava a lavorare presso i ricchi agricoltori della zona. Insomma, la situazione era molto difficile e mamma Linda certe volte era preoccupata e triste.
Uno dei compiti di Rodrigo era recarsi nel folto del bosco per raccogliere fasci di legna con i quali accendere un bel fuoco nel caminetto, per rallegrare e riscaldare la casa nelle giornate più fredde.
Un bel giorno Rodrigo si recò, come era solito fare, nel folto del bosco. Era pomeriggio inoltrato e i raggi del sole filtravano tra i rami degli alberi. Il ragazzo era un po’ stanco, ma si mise al lavoro subito, raccogliendo i lunghi rami che tagliava velocemente e accumulava sotto un grosso albero. Poi li legava con dello spago e ne faceva una grossa fascina da portare sulle spalle.
Povere, piccole spalle, come erano stanche! E come il piccolo avrebbe avuto bisogno almeno di un asinello per portare a casa la legna! Ma una bestiola così costava troppo per loro e non potevano permettersela.
Stava caricando sulla schiena la legna, quando udì una voce che lo chiamava: – Rodrigo, Rodrigo, aspetta che ti do una mano a mettere su la legna; da solo non puoi farcela.
Rodrigo si voltò e con sorpresa vide una vecchia signora dai capelli bianchi, con uno sguardo dolcissimo, che si avvicinava velocemente.
Il ragazzo pensò subito: – Ma come può una donna così vecchia aiutarmi?
Invece, con mano forte e veloce, la vecchina gli caricò la legna sulle spalle e gli disse: – Vai pure, ma ci rivedremo presto perché voglio sapere tutto di te e della tua famiglia e perché porti un carico così pesante per la tua età. A domani dunque.
Il ragazzo rispose al saluto ringraziando di cuore e tornò a casa senza quasi accorgersi del peso che portava addosso. Non era più stanco e sentiva una grande gratitudine e tanta simpatia per quella vecchia signora.
La sera andò a letto contento, dopo aver fatto un po’ di compagnia al babbo che amava teneramente ed aver aiutato la mamma a riassettare la cucina dopo la cena.
L’indomani, alla solita ora, si recò nel bosco; era così allegro ed ottimista che si fermò un poco a giocare con dei graziosissimi scoiattolini che gli tiravano addosso le noccioline. Poi cominciò a tagliare la legna e ad ammucchiarla come sempre.
Ad un tratto vide arrivare la vecchia signora e notò che era ancora bellissima nonostante i capelli bianchi. La salutò allegramente e rispose alle sue domande con sincerità.
– Come ti chiami? – disse la signora – e come si chiamano il tuo papà e la tua mamma? Dove abiti? Qual è il mestiere di tuo padre? Perché mandano te a raccogliere la legna?
Un mare di domande a cui Rodrigo rispose subito. Parlò delle difficoltà che aveva la sua famiglia a tirare avanti e del dolore che provavano lui e la sua mamma nel vedere soffrire il papà malato, senza poter far nulla per farlo guarire.
La vecchia signora ascoltava attenta senza dire una parola, ma quando il ragazzo ebbe finito, lo abbracciò piangendo e gli disse: – Ora saprai chi sono io. Sono una vecchia fata che ha finito il suo ciclo vitale e deve cedere il posto ad un’altra più giovane, ma prima di morire posso ancora fare qualcosa per te.
Da una tasca nascosta tra le pieghe del vestito trasse una bacchetta tutta d’oro ornata di pietre preziose, che emanava una gran luce.
– Questo è l’arnese che mi è servito centinaia di anni e col quale ho fatto del bene a chi se lo meritava. Lo userò ancora una volta per te, che sei un tesoro di ragazzo e poi morirà con me. Però non sarai più solo, perché un’altra fata prenderà il mio posto e, se un giorno sarai disperato, sarà pronta da aiutarti come ho fatto io questa volta. Io sono la fata Alice; ecco, adesso anche tu sai tutto di me.
Con grande abilità agitò la bacchetta magica, pronunciando parole incomprensibili per Rodrigo: – Racapampàmcalabìncalabàn – e in men che non si dica comparve un bel calesse di legno chiaro con dei bei sedili coperti di seta, trainato da un cavallo di razza dal pelo beige che portava sulla fronte una grossa stella. Dentro il calesse c’era un piccolo scrigno pieno di pietre preziose luminosissime, grosse come uova di piccione.
Rodrigo guardava incantato quel prodigio e non osava aprire bocca, anzi aveva la bocca spalancata per lo stupore e non sapeva che dire.
Parlò invece la fata Alice, che con voce dolce lo risvegliò dal suo torpore dicendogli: – D’ora in poi non avrete più problemi, potrete curare il papà, e la mamma non dovrà lavorare mai più così tanto. Tu potrai studiare e quando avrai terminato, farai il lavoro che più ti piacerà. Avrai anche tu una famiglia e tanti bambini e una fata buona ti proteggerà sempre. Ti abbraccio piccolo mio, perché non ci vedremo mai più. Io diventerò una stella che da lassù ti vedrà e pregherà per te, che sei così buono. Addio, sii felice Rodrigo!
Il ragazzo la ringraziò di cuore e subito si mise a cassetta sul calesse, spronando il cavallo. Dentro aveva messo la grossa fascina di legno per il fuoco.
Che sogno non dover più portare quel peso sulle spalle! Come era stato fortunato ad incontrare una fata! Ma allora le fate esistevano davvero, non erano storielle per i bambini!
Appena arrivato a casa avrebbe raccontato tutto ai suoi genitori e gli avrebbero creduto, perché c’erano le prove: il cavallo, il calesse e le pietre preziose. Non vedeva l’ora di arrivare e di vedere l’espressione del papà e della mamma.
Intanto si era fatto tardi e c’era ormai buio. Quando arrivò a casa la mamma era già sulla porta ad aspettarlo con ansia e quando lo vide scendere dal calesse non voleva credere ai suoi occhi. Ma Rodrigo la tranquillizzò subito: – Mamma, mammina, siamo ricchi, potremo curare papà che guarirà perfettamente e potrà di nuovo lavorare. Ho incontrato una fata buona che mi ha aiutato e mi ha regalato questo calesse col cavallo e uno scrigno pieno di pietre preziose. Domani andremo a venderne qualcuna, così potremo pagare un bravo dottore, comprare le medicine più costose e delle ottime bistecche per papà. Vedrai che guarirà presto.
La mamma lo ascoltava sbigottita ed infine disse: – Andiamo a raccontare tutto a papà, chissà come sarà felice!
In pochi mesi infatti Ralf guarì, riprese il suo lavoro, fece ingrandire la sua casetta che era troppo piccina e mamma Linda potè lavorare senza stancarsi troppo.
Rodrigo continuò i suoi studi con ottimo profitto e tutti gli volevano bene. Ma il suo più grande divertimento era sempre quello di fare lunghe passeggiate nel bosco, giocare con gli scoiattoli e sperare di incontrare ancora…la buona fata Alice.
Poi guardava il cielo e gli piaceva osservare una piccola stella che emanava una luce speciale e che pareva lo salutasse.
– Ciao, fata Alice, ci rivedremo lassù – gridava allora commosso il giovane Rodrigo – tutto ciò che mi hai promesso si è avverato, grazie ancora di cuore!