Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2011 “La principessa triste” (sezione racconti per bambini) di Anna Maria Mandas

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011

C’era una volta un re tanto bello e tanto buono che tutti nella sua città gli volevano un gran bene. La sua sposa era bellissima ed erano innamoratissimi. Erano felici e desideravano tanto un erede al trono.

Abitavano in un castello fiabesco circondato da alberi altissimi e fitti e a poca distanza c’era una spiaggia con della sabbia finissima e bianca e un mare azzurro che confinava col cielo.

Il re e la regina amavano molto quel piccolo angolo di paradiso e vi facevano lunghe passeggiate a piedi o a cavallo.

La città era bella ed era un raro esempio di ordine e pulizia e il re amava visitarne continuamente ogni angolo, per rendersi conto di persona di chi avesse bisogno di aiuto; per tutti e per tutto il re trovava un valido rimedio e tutti erano contenti.

Un bel giorno la sua sposa, di nome Clotilde, gli annunciò con un sorriso che presto avrebbero avuto un figlio e il re ne fu immensamente felice. Cominciarono i preparativi per accogliere degnamente il nuovo piccolo ed anche le fate che abitavano nel bosco, si riunirono per decidere cosa donare alla regale creatura.

Finalmente arrivò il giorno tanto atteso e, con gran gioia di tutti, vide la luce una bellissima bambina a cui fu imposto il nome di Bianca.

Il lettino fu circondato dalle fate più importanti che le fecero dei doni bellissimi come la bontà, l’intelligenza, la bellezza, una voce meravigliosa ed una carnagione del colore dell’alabastro.

Purtroppo però, senza farsi notare troppo, si presentò accanto al lettino della bimba anche una fata cattiva di nome Alcina che, invidiosa di tanto splendore, stava pensando al modo migliore di vendicarsi.

La toccò con la sua bacchetta fatata e pronunciò una formula magica molto cattiva per cui la neonata, arrivata ai 13 anni, sarebbe diventata infelice per sempre.

Infatti il suo corpo sarebbe stato invisibile di giorno e visibile soltanto la notte. Una cosa veramente terribile!

Nessuno dei presenti si accorse di nulla e la cattiva fata se ne andò soddisfattissima.

La piccola principessa cresceva felice, adorata dai genitori e da tutto il popolo.

Gli anni passavano velocemente e la bambina stava diventando una deliziosa fanciulla.

Arrivarono i 13 anni e la cattiva predizione si avverò.

Una brutta mattina d’inverno Clotilde entrò nella stanza della figlia ma non la trovò o, meglio, non la vide. Il sortilegio era in atto.

La regina, pallida come un cencio, notò sullo specchio una scritta chiarissima:  “LA RIVEDRAI SOLO LA NOTTE”.

Per il grande dolore i capelli di Clotilde diventarono improvvisamente bianchi, poi corse dal re e gli raccontò cosa aveva letto nello specchio.

La disperazione era totale e furono convocate al castello le fate più importanti con la speranza che capissero chi aveva fatto del male alla principessina.

Le fate sanno tutto e capiscono tutto; infatti, dopo un breve conciliabolo tutte assieme decisero che si trattava di una cattiveria commessa dalla perfida Alcina.

Il re chiese loro: – Che cosa possiamo fare per salvarla?

– Niente, per il momento; Alcina è troppo malvagia perché noi possiamo vincerla, ma se ci dai un po’ di tempo, troveremo il modo di annullare questo incantesimo. Per ora cercate di farla vivere solo la notte e di giorno dormite tutti.

E infatti così avvenne. Il castello diventò silenzioso di giorno, perchè tutti dormivano.

Di notte la vita riprendeva per tutti, la casa era illuminata e il re e la regina, preoccupati per la tristezza della figlia, facevano di tutto per distrarla.

Una notte diedero una gran festa perché Bianca compiva 14 anni ed invitarono i sovrani dei paesi vicini con i loro figli perché i rapporti, che erano sempre stati buoni, non si interrompessero.

Era presente anche il giovane principe Lanfranco che, al solo vederla, si innamorò perdutamente della bellissima Bianca. Ma come potevano sposarsi se di giorno la principessa svaniva nel nulla?

Al momento era un problema irrisolvibile ma i due ragazzi continuarono a frequentarsi almeno la notte e i loro sentimenti si rafforzarono sempre più.

Bianca però era sempre più triste; ogni tanto le buone fatine andavano a consolarla, a farle compagnia e a darle qualche speranza ma nessuno potè risolvere la situazione.

Un giorno alla regina delle fate venne un’idea geniale e convocò subito il consiglio di tutte le sue colleghe: – Ascoltate mie care, forse ho trovato la soluzione per liberare Bianca dal sortilegio. Ho scoperto che la cattiva fata Alcina ha una figlia ancora piccola che ha l’abitudine di fare il bagno di notte quando c’è la luna piena, nella spiaggia vicina al castello. Ora io penso che se riusciremo a catturarla e a farne un prezioso ostaggio, senza farle alcun male, la madre, che stravede per lei, sarà costretta, per riaverla, a togliere a Bianca  l’incantesimo. Vogliamo attuare questo piano? Fra tre giorni ci sarà la luna piena e quello sarà il momento propizio.

Le fatine furono d’accordo e con le loro arti magiche intrecciarono in men che non si dica una fitta rete d’oro abbastanza robusta da potervi imprigionare la piccola.

Quella notte era fantastica con la luna piena che spandeva una larga fetta di luce sulle onde del mare.

Le fate, che si erano rese invisibili, aspettavano silenziose il momento migliore per agire; avevano circondato la spiaggia e parte del mare ed erano pronte a lanciare la rete magica che doveva imprigionare la figlia di Alcina.

A mezzanotte trattennero il fiato: una figurina esile e un po’ titubante avanzava nell’acqua, guardandosi attorno, come se intuisse un qualche pericolo.

Poi improvvisamente si tuffò e scomparve per qualche secondo. Quando riapparve, la rete d’oro la imprigionò per benino. La fanciulla gettò un urlo ma fu subito sopraffatta dalle fatine che le misero un bavaglio per chiudere poi la rete e trascinarla alla riva.

La piccola era impaurita e furibonda e i suoi occhi mandavano lampi di rabbia furiosa, ma le fatine non si scomposero, la trascinarono sopra una carrozza che si librò nell’aria e corse all’impazzata sino ad una casa nel bosco dove si trovava il nascondiglio che avevano preparato.

Le fatine erano gentili ma ferme; le dissero: – Se starai buona non avrai nulla da temere, in breve tornerai sana e salva dalla tua mamma; noi non siamo cattive, vogliamo solo una certa promessa da Alcina.

Poco per volta la ragazza, che si chiamava Nerina, si calmò anche perché aveva capito d’essere ostaggio delle buone fate e promise che non si sarebbe ribellata; anzi le aiutò a ritrovare la sua mamma perché potessero parlarle al più presto.  La regina delle fate mandò un messaggio ad Alcina legato alla zampa di una colomba, convocandola per l’indomani in una radura del bosco considerata territorio neutrale.

Alcina, curiosa di sapere che cosa volesse da lei quella superfata, andò all’appuntamento e, con sua grande meraviglia, si vide circondata da uno stuolo di fate buone: – Che cosa vorranno da me?- si chiese col cuore in gola.

La risposta arrivò subito dalla regina delle fate che disse: – Sappi che abbiamo rapito la tua piccola Nerina e che, se vorrai rivederla viva, dovrai immediatamente togliere il sortilegio che hai fatto alla figlia del re, la quale è ormai  sempre triste ed infelice; vive solo la notte e non può sposarsi col principe Lanfranco che ama pazzamente. Anche tu hai una figlia di quell’età e non capisci quale sofferenza hai provocato in quella povera principessa? Lascia da parte l’invidia che è il peggiore dei difetti e riconduci alla felicità la piccola Bianca.

Alcina rimase impietrita. Era stata scoperta e non poteva mentire; per riavere la sua Nerina doveva cancellare il male che aveva fatto a Bianca. Cominciava a pentirsi, a sentire il cuore intenerirsi e una lacrima le bagnò il viso. Doveva fare qualcosa, chiedere scusa, togliere il sortilegio e lasciare che Bianca vivesse in pace la sua giovane vita. Si inginocchiò davanti alla regina delle fate e, piangendo, la pregò di restituirle la sua Nerina.

Le assicurò che avrebbe annullato la magia e, veramente pentita, chiese di essere ammessa a far parte delle fate buone; sarebbe cambiata e non avrebbe più fatto del male a nessuno.

La regina delle fate, commossa, la prese per mano e la condusse nelle stanze in cui era rinchiusa Nerina. Madre e figlia si strinsero in un abbraccio fortissimo e la ragazza chiese di conoscere Bianca.

Alcina le rispose: – A suo tempo la conoscerai ma ora devo mantenere la mia promessa. Andrò dalla principessa e con una formula magica la libererò dal male che le ho fatto.

Col permesso della regina delle fate, Alcina andò al castello e toccò Bianca con la sua bacchetta magica pronunciando commovente formula che liberò la giovane principessa dal sortilegio.

Il palazzo riprese la sua vita normale. Bianca e Lanfranco facevano progetti per le nozze imminenti e vollero Nerina tra le damigelle d’onore.

Al matrimonio furono invitate tutte le fate del bosco e tra loro c’era anche Alcina, questa volta col cuore pieno di gioia per essere stata accolta tra le fate buone.

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