Premio Racconti nella Rete 2011 “Tocco finale” di Franco Bodini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011Il suo lavoro consisteva nel “controllo qualità” dei prodotti della sua Azienda, una multinazionale del settore farmaceutico. Ma ognuno insegue le proprie passioni, è risaputo; così, nel tempo libero, amava verificare il servizio e le portate dei ristoranti, soprattutto di quelli rinomati, per poi scriverne delle personali recensioni, che talvolta spediva alle riviste specializzate del settore, senza mai ricevere la gratificazione di essere pubblicato.
Funzionava così: venuto a conoscenza dell’apertura di un nuovo ristorante si apprestava a telefonare per prenotare un tavolo. Ma poiché nel frattempo era divenuto tristemente noto a quasi tutti i ristoratori, che tremavano al solo pensiero di averlo come cliente, aveva pensato bene, per la sua ultima”ispezione”, di farsi crescere la barba, cambiare gli occhiali e di farsi accompagnare dalla stremata moglie e i due figli, per confondere le acque.
Volutamente avevano scelto il sabato sera, perché rimane la sera che in assoluto è la più difficile da gestire per un ristoratore, a causa del “tutto pieno” che solitamente si registra nei locali.
Il nostro “intenditore”, la pancia forte del gourmet di professione, sopra un viso pallido e singolarmente molle, era un tipo molto scrupoloso nel suo lavoro, e trasferiva questa caratteristica nella sua “passione culinaria”.
Ma non si limitava ad essere pignolo. No, lui era solito “fare il 3° grado” ai poveri camerieri, piuttosto che ai titolari dei ristoranti, per verificarne la preparazione sulle varie portate e sulla lista dei vini, nonché per cercare di carpire indirettamente i segreti dei vari chef.
Questa volta va come le altre, a parte la circostanza della “versione famiglia”. Mr. Pignolo, una volta seduti intorno al tavolo, fingendo di consultare il menù, inizia a chiedere al malcapitato cameriere di turno spiegazioni sulle varie portate, a cominciare dagli antipasti.
Più la lista del menù è lunga, più tempo si prende per ordinare, poiché per ogni singola voce esige dei chiarimenti, per non parlare poi della scelta del vino attinente ai piatti.
I figli nel frattempo iniziano ad agitarsi. Ovviamente non capiscono perché i clienti dei tavoli vicini, arrivati dopo di loro, siano già stati serviti; i bambini sanno di avere fame e basta.
Dopo quasi venti minuti di “trattativa”, il padre si decide finalmente ad ordinare, però i soli antipasti, rimandando a dopo la scelta delle altre portate.
Il cameriere inizia a portare l’acqua ed il vino e, come di solito, avviene apre la bottiglia per far degustare il vino.
A differenza di tutti i comuni mortali che si limitano a dire “va bene” oppure “sa di tappo”, il nostro “esperto” inizia uno di quegli esami approfonditi sul profumo, sulla consistenza, sul colore nonché sulla giusta temperatura. Intanto, con sguardo critico, fa decantare il vino nell’appropriato bicchiere, trattenendo il cameriere ben più del dovuto, per poi esprimere finalmente il suo parere: “ è ottimo, ma la temperatura non è adeguata alla giornata”.
Siamo agli antipasti, vengono portate in tavola una serie di portate sia calde sia fredde, servendo prima i figli che, famelici, si buttano voracemente sugli affettati, mentre i genitori se la prendono con calma.
Bisogna sapere che anche l’infelice moglie è stata “addestrata” a dare dei giudizi sulle varie portate, pena l’ira nefasta di Mr. Pignolo. E’ costretta, così, a seguire il marito in tutta quella procedura, perciò eccola sezionare il cibo per verificarne l’effettiva qualità, classificando poi ogni singolo prodotto.
Il cameriere, dopo un tempo adeguato,ritorna per togliere i piatti e porre la domanda di rito: “tutto bene, è stato di vostro gradimento?”. Ma, mentre i bambini hanno spazzolato via tutto, costernato nota i coniugi ancora alle prese con le ultime fette dei salumi.
L’esperto inizia ora a chiedergli la provenienza di ciascun cibo, nonché la procedura e gli ingredienti con i quali sono state preparate le portate.
Il cameriere è sulle spine, deve servire anche gli altri tavoli, non può stare cosi tanto allo stesso, quindi risponde velocemente a queste domande, cercando poi di allontanarsi. Viene però bloccato dalla coppia che intende ora ordinare i primi, dopo aver naturalmente chiesto tutta la lista, e per ognuno quali fossero gli ingredienti e come fossero preparati.
Finito di raccogliere le ordinazioni, l’esausto cameriere ritorna subito in cucina, cercando di relazionare lo chef in merito a questa difficile coppia di avventori, chiedendogli di fare attenzione affinché tutte le portate siano al meglio delle sue possibilità, altrimenti se la dovrà vedere anche lui con quei tipi così poco malleabili.
Al giungere delle seconde portate si ripete quasi invariata la scena degli antipasti. I figli intenti a mangiare senza chiedersi cosa fosse ma solo per il piacere di sbafare e, al contrario, i genitori con la solita razionale procedura di
verifica del cibo, sorseggiando ogni tanto qualche mezzo calice di vino. Sì perché loro, a differenza dei normali commensali che bevono per il piacere di accompagnare i cibi, bevono, o meglio sorseggiano il vino per decantarne o no la qualità.
Tirando anche qui per le lunghe, si apprestano a chiamare il cameriere per il solito “terzo grado”.
Mesto e con una buona dose di rassegnazione, l’uomo si avvicina al loro tavolo cercando di far buon viso a cattiva
sorte, è un professionista, e fa questo lavoro da anni e con soddisfazione.
Facendo appello al suo autocontrollo, riesce a venirne a capo anche di questo secondo “round”, ottenendo dei tiepidi
apprezzamenti sulle portate e finalmente anche le sospirate ordinazioni per il secondo.
Ritornando in cucina, si appella nuovamente al cuoco, lamentandosi che non gli era mai capitato un simile cliente.
Siamo finalmente arrivati verso la fine di questo pasto così travagliato.
L’esperto ordinando il dolce si raccomanda con il cameriere affinché riferisca allo chef che finora il pranzo “non è stato male” anche se, a parer suo, alcuni piatti si possono migliorare sia nel gusto sia nella presentazione- Dio mio- pensa il cameriere– sta svilendo le ricette più elaborate, e di successo di quello chef che abbiamo fatto tanto per strappare alla concorrenza-. Ma or, continua il gran pignolo, per rimediare e far salire la sua quotazione, deve prodursi in un dolce fuori dal comune.
Il disgraziato cameriere si presenta in cucina, veramente esausto, mettendosi nelle mani del cuoco, pregandolo di fare qualche miracolo per accontentare quella famiglia “così particolare”.
“Ah si? ok ci penso io” è la risposta dello chef, mentre un certo sorrisetto gli aleggia sulle labbra. Dopo circa venti minuti ecco che presenta la sua prelibatezza al cameriere.
Questi porta, con aria compiaciuta, agli esigenti commensali il carrello dei dolci, con al centro l’imponente novità: un’alta torre di pan di spagna, rigonfia di bignè e morbida panna e intarsiata di fragole e frutti di bosco. Al suo trionfale arrivo si sente però rimproverare per il lungo tempo d’attesa.
“Mi scusi ma Lei aveva chiesto un dolce particolare, lo chef ha dovuto farlo al momento e aspetta una suo giudizio”.
Il padre inizia ad assaggiare il dolce, poi è seguito dalla moglie e infine dai figli, i quali non vedevano l’ora di divorarlo, non fosse altro che per la presentazione così invitante.
Una cucchiaiata, una ulteriore, gli sguardi dei coniugi si incrociano.
“Allora, com’è?” esclama il cameriere rivolgendosi al marito.
L’uomo inizia a muovere la testa un po’ su, un po’ giù, chiude gli occhi ed esclama:“Huum, veramente sublime, mai provato nulla di simile, faccia i miei complimenti allo Chef”.
Poi continua a mangiare ma, diversamente dalle altre portate, con avidità, come se non potesse proprio farne a meno.
Il cameriere, ora visibilmente soddisfatto, sta per ritornare in cucina, ma viene richiamato ancora dal critico in incognito che desidera conoscere il nome ma soprattutto gli ingredienti di una tale bontà.
Al che il cameriere non trova altro che rispondere: “Mi dispiace ma è una ricetta segreta del nostro chef” e poi tornarsene in cucina.
Appena entrato ringrazia il cuoco per questa sua impresa, chiedendogli cosa fosse questo dolce.
“Sorry- risponde, ancora con quell’enigmatico sorriso, il tarchiato e gongolante chef- ma non posso dirtelo, è un segreto che si tramanda di padre in figlio”.
Però il cameriere insiste più volte e alla fine riceve l’attesa risposta:
“ E va bene, confesserò. Mi raccomando però che rimanga
tra noi. Questa mattina sono andato al supermercato a prendere una torta gelato per la festa di mio figlio domattina a scuola. Sai una cosa di battaglia, dignitosa, ma da grande distribuzione. Quando sono stato sfidato da quel noioso ho pensato di utilizzarla modificandola, aggiungendo varie componenti di frutta- quella che compriamo a casse all’Ortomercato e panna montata, dai cartoni di confezioni industriali. Un poco di scena, qualche decorazione magniloquente et voilà la delizia era pronta.
Il giusto tocco finale per una persona che critica i miei piatti prelibati e poi non li sa distinguere da un prodotto confezionato su grande scala”.