Premio Racconti nella Rete 2011 “Nel paese di Rorò” di Roberta Strada
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011Nel paese di Rorò non esistono gli specchi. Nessuno conosce il proprio volto ed ognuno si sente bello.
Gli uomini non possono radersi e si lasciano crescere delle lunghe barbe che ogni tanto accorciano con un paio di forbici.
Le donne non si truccano e pettinano i loro capelli in modi strani e fantasiosi, a seconda del loro umore.
La signora Cunegonda, per esempio, oggi è un po’ nervosa e si è fatta mille ricci come tanti cavatappi.
Nel paese di Rorò tutti mangiano a sazietà e in allegria. Non esistono le diete perché ognuno si sente bene come è e non ha voglia di cambiarsi.
Gertrude, la maestra, è alta e larga come un armadio, al contrario suo marito Ludovico è tanto piccolo che i vestiti li compra nei negozi per bambini.
Samuele il salumiere è magro come un chiodo e gli si contano le costole, sua figlia Palmira ha un sederone largo largo.
Non c’è persona uguale ad un’altra ed ognuno si sente bello.
Non esistono le mode nel paese di Rorò. Se fa freddo ci si copre, se fa caldo ci si scopre.
Chi è di buonumore si mette un cappello di tutti i colori o magari una maglietta gialla come il sole.
Chi è triste indossa una cupa sciarpa grigia lunga fino ai piedi e per quel giorno non sorride.
Per strada puoi vedere di tutto: c’è Sofonisba, la parrucchiera, che indossa sempre minigonne malgrado abbia le gambe grosse come prosciutti. Berenice, la fioraia, se ne và in giro con in testa un cappello lilla dalla tesa larga, ma così larga che a stento passa dalle porte.
Il signor sindaco sfoggia ogni giorno un papillon diverso, e il macellaio indossa solo pantaloni alla turca.
Rorò è una bambina di sei anni. E’ tonda come un bignè, ha ricci castani che non stanno mai a posto e un nasino a patata. Questo lo sa perché tutti glielo dicono ma lei non lo ha mai visto. A volte prova a guardarselo storcendo in po’ gli occhi ma poi si stanca e, in fondo, che importa come è fatto il suo naso!
La mamma di Rorò spesso la stringe a sé e le sussurra: “Sei bella” e lei ci crede, perché si vede negli occhi dolci della mamma.
Rorò ha un’amica che si chiama Guia, è lunga e secca come una cannuccia e ha le trecce bionde come il grano. Guia sa ballare sulle punte e fare piroette, ma la sua specialità sono le rane. Se una rana saltella nel prato Guia la prende al volo e, tenendola in una mano, le carezza il muso.
Le due amiche sono inseparabili e ogni giorno giocano insieme dopo la scuola. Se piove rimangono nella cameretta di Rorò, mangiano biscotti e giocano alle signore. Ma quando le giornate sono belle si prendono per mano e vanno al parco. Fanno lunghe passeggiate nei viali alberati, mangiano un gelato e acchiappano le rane.
E’ proprio una di quelle belle giornate di primavera, quando il cielo azzurro pare più vicino è l’aria è dolce come le carezze della mamma.
Rorò e Guia hanno lasciato a casa i compiti e la noia e si sono prese per mano dirette al parco.
Le bimbe ridono mentre il ronzio delle api solletica le orecchie e i fiori le salutano con il loro profumo.
– Buongiorno margherite!- Si inchina elegante Guia tirando su l’orlo della gonna.
– Buongiorno ape regina! – La imita Rorò.
E ridono rincorrendosi sul prato.
CRA CRA CRA
La ranocchia ha zampe magre ed occhi buffi, e saltella dentro e fuori dallo stagno come danzando.
Rorò guarda Guia, le strizza l’occhio e lei parte con un balzo. Pare che oggi la ranocchia voglia giocare un po’: saltella verso il prato fermandosi ogni tanto a guardarle. Si volta verso le bambine invitandole a rincorrerla…poi un altro balzo, si volta a guardarle ed un altro balzo ancora…
Ma Guia è più furba di lei e, senza attendere che salti ancora, si tuffa nel prato a braccia tese, seguita subito dall’amica, e afferra la ranocchia birichina.
Le due bambine ridono rotolandosi sul verde tappeto fino a quando non lo vedono: lo straniero.
Guia è stesa a faccia in giù, con il naso nell’erba stringe ancora tra le dita il piccolo animale e, davanti ai suoi occhi, ci sono due scarpe verdi a punta.
Rorò è accanto a lei e fissa quelle lunghe calzature, poi alza il viso e vede pantaloni attillati a calzamaglia: una gamba gialla e una viola. Guarda ancora più su e vede una giacca a toppe di tutti i colori con un fiore rosso all’occhiello. E, da sotto un cilindro nero, lo straniero le sorride.
– Buongiorno signorine!- Si inchina elegante. Ha denti piccoli e aguzzi e occhi furbetti, gialli come quelli dei gatti.
Le bambine sono in piedi ora, si spazzolano un po’ i vestiti ravviandoli con le mani e rispondono
– Buongiorno signor straniero!- Fanno una buffa riverenza e poi sorridono mentre la rana fugge via dalla mano di Guia salutando dispettosa CRA CRA.
– Bella giornata.- Dice ancora lo straniero rigirandosi i pollici con aria indifferente.
– Bella giornata.- Rispondono in coro le bambine facendo la voce da signora come le loro mamme. E, mentre l’uomo passeggia su e giù guardandosi intorno, Guia apre la bocca e fa una grande O con la faccia lunga lunga.
Rorò guarda l’amica che è rimasta imbambolata e le da una colpo sulla spalla ma Guia rimane a bocca aperta. Allora Rorò le dà una gomitata e niente, le pesta un piede e niente, le tira una treccia…quando un lampo attira la sua attenzione. Si volta di scatto e guarda dove è fisso lo sguardo di Guia e anche la sua bocca si apre in una grande O.
Dalla tasca tutta toppe dello straniero spunta un pezzo di cielo…no, è un pezzo di prato…o forse un lembo di nuvola…è un raggio di sole!
Mille pensieri si affollano nelle teste delle due amiche che seguono con lo sguardo quello strano oggetto che cambia sembianze ad ogni movimento.
– C’è qualcosa che non va signorine?- Chiede lo straniero con quella voce gentile e tagliente. Di colpo le due bocche si chiudono e le bambine cercano di riprendersi dalla sorpresa. Poi Rorò chiede
– Cos’è quello?- Indicando l’oggetto misterioso.
– Cos’è cosa?- Chiede l’uomo guardandosi attorno e fingendo di non capire.
– Quel pezzo di arcobaleno che hai nella tasca.- Gli risponde Rorò indicando con il dito.
– Oh, questo!- E tira fuori una cosa sottile, rettangolare e…grigia. Come una semplice mattonella.
Le due bambine sono deluse. Dove è finita quella luce di lampo che le aveva abbagliate? E tutti quei colori che l’oggetto rubava muovendosi un po’?
– Ma questo non è un pezzo di arcobaleno.- L’uomo si è avvicinato a loro, parla in un sussurro, si china appena e d’improvviso, come un prestigiatore, rigira l’oggetto davanti ai loro occhi curiosi. – Questo è uno specchio!-
Rorò non può credere ai suoi occhi: in quel rettangolo d’argento c’è una bimba paffutella che la guarda a bocca aperta. Ha i ricci castani, due fossette sulle guance e un bel naso a patata. Rorò allunga una mano verso di lei ma la ritrae subito con un po’ di timore: anche quell’altra bimba ha fatto la stessa cosa! Allora prende coraggio e le fa una linguaccia, ma quella antipatica le risponde a tono con tanto di lingua.
Guia si è messa una mano sulla bocca e ridacchia divertita. Rorò aggrotta le sopracciglia e fa la faccia arrabbiata, poi ha un’idea e va a guardare dietro lo specchio, ma non c’è nessuno, solo la mano dello straniero che lo regge.
– Ma dov’è la bimba maleducata?- Lo straniero ha un’espressione stupita.
– Quale bimba?- Le chiede guardando su e giù.
– Questa.- E Rorò indica lo specchio- eccola! Mi fa il verso.- Lo straniero sorride dolcemente.
– Ma quella sei tu bella bambina.-
– Ma io sono qui e non lì!- Si arrabbia Rorò, convinta che l’uomo la stia prendendo in giro.
– Lo so che tu sei qui, ma questo è uno specchio e riflette la tua immagine.-
– Oohh!!- Le bimbe sono di nuovo a bocca aperta.
– Posso tenerlo?- Chiede Rorò
– E’ tuo.- Le risponde lo straniero porgendole lo specchio.
– Grazie.- La bambina lo prende con due mani stringendolo soddisfatta. Lo avvicina al viso e si guarda con attenzione. Gonfia le guance come un rospo, poi storce gli occhi e tira fuori la lingua e ride divertita, ma si ferma all’improvviso.
– Ho due denti storti!- Esclama contrariata.
– Hai i denti di sempre.- Le risponde Guia alzando le spalle.
– Ma sono storti!-
– Sono i tuoi.-
– Non lo voglio più.- E Rorò si guarda intorno per restituire lo specchio, ma lo straniero non c’è più. E’ svanito come per magia.
– Lo prendo io. – Suggerisce Guia.
– E’ tuo.- Le risponde Rorò porgendole lo specchio. L’amica lo afferra, se lo porta vicino al viso e si guarda curiosa.
– Ma ho la faccia lunga!- Si lamenta.
– Hai la faccia di sempre.- le risponde Rorò alzando le spalle.
– Ma è lunga!-
– E’ la tua.-
Le bambine non hanno più voglia di giocare o acchiappare le rane. Adesso pensano solo ai due denti storti e alla faccia lunga e si sentono molto tristi. Si prendono per mano e tornano a casa mogie mogie.
– Cosa sono quelle facce tristi?- Chiede la mamma di Rorò quando le vede entrare in casa.
– Ho i denti storti.-
– E io ho la faccia lunga.- La mamma sorride.
– Siete belle. Che cosa contano due denti storti o un viso magro?- Allora Guia le porge lo specchio e lei lo prende incuriosita.
– Che cos’ è?-
– E’ uno specchio. Vedi, questa sei tu. – E Rorò fa in modo che la mamma si guardi.
– Ho gli occhi all’ingiù.-
– Hai gli occhi di sempre.- Le rispondono in coro le due bambine alzando le spalle.
– Ma sono all’ingiù!-
– Sono i tuoi.- La mamma non sorride adesso e i suoi occhi tristi sono davvero all’ingiù.
Quando il papà di Rorò torna da lavoro le trova sedute sul divano che sospirano in silenzio.
– E’ successo qualcosa?- Chiede un po’ preoccupato.
– Ho i denti storti.-
– Ho la faccia lunga.-
– Ho gli occhi all’ingiù.- Il papà non capisce, ma poi la mamma gli porge lo specchio.
– E questo chi è?-
– Sei tu papà, è la tua immagine riflessa.-
– Ho il naso enorme.-
– Hai il naso di sempre.- Tutte in coro alzando le spalle.
– Ma è enorme!-
– E’ il tuo.- Ora sono in quattro seduti sul divano in silenzio.
Tutti gli abitanti del quartiere sono venuti a vedere questo oggetto magico in cui si può guardare la propria faccia. Prima è venuta la signora Matilde che ha scoperto di avere il triplo mento, poi è venuto Gabriele il panettiere e ha visto le sue grandi orecchie a sventola. Casimira, la vicina, ha fissato contrariata le sue folte sopracciglia nere e unite al centro e Gigliola, la profumiera, si è accorta di avere gli occhi castani e non verdi come credeva. Tutti vanno via un po’ più tristi dopo essersi guardati nello specchio. Solo nonno Temistocle si è rimirato per bene da un lato e dall’altro e poi ha detto soddisfatto- Però, credevo di essere più vecchio!-
Il paese di Rorò non è più lo stesso da qualche giorno e tutti fanno cose strane. Gigliola, ogni mattina, si infila negli occhi delle speciali lenti colorate per averli verdi. La signora Matilde si è messa a dieta, non prepara più la sua famosa torta al cioccolato e mangia solo cose tristi che non sanno di niente. Gabriele il panettiere ha consultato un dottore per farsi sistemare le orecchie. Perfino Guia è diventata strana: mangia sempre a testa ingiù così, lei dice, il cibo le va in faccia e presto si arrotonderà. Rorò è molto triste per tutto questo e si sente in colpa per aver preso lo specchio. Però nonno Temistocle non è triste. Ha indossato il suo vestito più bello, si è spruzzato dell’acqua di colonia e va a fare visita a Casimira la vicina.
Rorò non è andata a scuola oggi: ha un piano! Nello zaino ha infilato lo specchio e, davanti al portone della scuola, ha preso Guia per mano e sono andate al parco.
– Non ho voglia di giocare.- Ha detto l’amica con il muso lungo.- E’ da un po’ che non vanno a caccia di rane, da quel giorno in cui hanno incontrato lo straniero. Ma adesso basta! Rorò è stufa.
Il parco profuma di buono e ci sono decine di farfalle che fanno il solletico alle margherite. Rorò guarda Guia e le sorride, ma l’amica non ricambia e si fissa la punta delle scarpe senza badare alle ranocchie che le saltellano intorno giocose.
– Anche prima avevi quella faccia ed eri comunque contenta!- Esclama infuriata Rorò.
– Si, ma non la vedevo.-
– Se è questo il problema…- Prende lo specchio dallo zaino e lo lancia nello stagno. Quello fa GLO GLO e svanisce in tanti cerchi d’acqua. Guia batte le mani e saltella eccitata e, come per incanto, si sente un po’ più bella.
–
Non c’è più lo specchio nel paese di Rorò. La sua mamma ha dimenticato di avere gli occhi all’ingiù e ha ripreso a sorridere. Gabriele il panettiere ha deciso di tenersi le sue orecchie, in fondo ci è affezionato. E dalla casa della signora Matilde viene un delizioso odore di torta al cioccolato.
Qualche volta Rorò si ricorda dello straniero e del suo dono e, chissà perché, si passa la lingua su quei due denti storti. Ma non le fanno più tristezza perché ha capito che ognuno è unico ed è bello proprio per questo, che ci sono quelli alti e quelli bassi, i grassottelli, i magrolini, quelli con gli occhi chiari e quelli con i capelli rossi…
E poi c’è lei, con due denti un po’ storti, ma è pur sempre lei: Rorò.
Un bella favola poetica. grazie!!
Complimenti!!…in particolare per la scelta dei personaggi, mi piace molto!!!
Abbiamo tanto bisogno delle favole per vivere meglio la realtà. Grazie anche da me.
Brava Rorò!
una bellissima favola: per piccoli e per adulti, forse più che una favola un “precetto” di vita espresso con uno stile semplice, sobrio ma entusiasmante, così come egregiamente già “raccontato” dalla stessa autrice nel libro ” Harry Potter non esiste”.
Bella favola e bel messaggio. Quasi quasi anch’io butto via lo specchio e mi dedico alle cose essenziali.