Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Racconti nella Rete 2009 “Io e Jonathan” di Francesca Giulia Marone

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

Io e Jonathan

 Io e Jonathan ci conoscevamo dai tempi della scuola media,da quando i compagni lo prendevano in giro per il caschetto biondo. “Raffa,Raffa,dai facci il tuca tuca!” gli urlavano addosso spingendolo al centro della palestra durante l’ora di ginnastica.

La Scimone non interveniva mai, si limitava ad osservare appollaiata sul cavalletto con le gambe incrociate. Seguiva l’evoluzione degli eventi con un sorriso via via sempre più accentuato quanto più saliva la tensione nel gruppetto.

Io dal gruppo delle ragazze che ridevano appoggiate alla scala svedese lo fissavo  con le labbra morsicate a sangue sperando che prima o poi avrebbe reagito, ma sapevo che questo non sarebbe mai successo.

 Dal fondo della classe, dove sedevano quelle alte, guardavo la sua nuca bianca senza vedere altro durante la lezione di matematica , lì su quel quadrato di pelle candida cadevano raffiche di palline di carta e tant’altro che gettavano i miei compagni di classe, lì sul quel quadrato piccolissimo che io avrei voluto baciare.

 Loro, i maschi avevano già tutti i baffi e i brufoli in faccia e volevano sedere solo accanto a quelle con i seni a punta.

Io non ne avevo di punte.

La mia magrezza era vergognosa, nascosta sotto felpe di Snoopy e pantaloni cargo che non si tenevano su con un sol giro di cintura.

 Ancora non mi venivano le cose delle femmine, nella classe ero rimasta io  bambina e quella con gli occhi piccoli, Lia Boschi.

 Vicino a Lia nessuno voleva stare perché le puzzavano le ascelle.

”Non ti preoccupare” rassicurava mia madre  agitando nell’aria le dita ingioiellate “crescerai di più!”.

 Vero è che crebbi più di mia sorella Giada che con un anno di meno, era già bella e formosa come Silvana Mangano nelle foto del film Riso amaro.

Fu per questo che nonostante fosse in una classe indietro a noi, la scelsero come protagonista accanto al bel Jonathan nella recita di fine anno con le terze.

Lei e Jonathan come angeli sul palco illuminato.

 Un faro sparato li avvolgeva tutti e la musica sembrava sollevarli da terra.

 Erano belli, come io non sarei mai stata.

 Persino la preside salì, alla fine dello spettacolo, sul palco per la premiazione mentre loro due continuavano a tenersi per mano nonostante la scena fosse terminata.

 Feci a tempo ad arrivare alla toilette per vomitare tutta la colazione, misi il mio naso adunco fra le orecchie di Snoopy e piansi.

 Avevo nella bocca sapore di  lacrime e tanfo di rigurgito, odiavo per la prima volta nella mia vita, senza capire bene a chi dovessi indirizzare quell’odio affinchè non mi facesse troppo male dentro.

Cominciai a soffrire di alopecia, mentre i capelli di Giada erano cresciuti fino alle natiche.

Tutti gli anni del liceo li ho trascorsi guardando dalla finestra Giada e Jonathan salire sulla vespa e coprire prima il biondo di lui poi il castano di lei con due caschi scuri con la striscia rossa al centro .

Li seguivo con lo sguardo fare il giro del cortile due volte e poi scomparire dietro la curva del cancello bianco.

Giada non seppe mai di quel piccolo incidente nel bagno del Settimo scientifico.

Non sapevo perché, ma dentro di me sentivo che un giorno mi sarebbe servito essere a conoscenza di quel segreto su Jonathan.

 Piero Palladdini era bello e dannato come quei protagonisti dei film di James Dean, non sapeva nemmeno della mia esistenza mentre una volta a Giada le aveva appoggiato una mano sul culo mentre uscivamo da scuola insieme.

 Lui spesso andava nel bagno e si masturbava con la porta aperta, lo faceva nel bagno delle ragazze. Ma quella mattina non era solo.

Di me non si era accorto, non si accorgeva mai nessuno, non ero un soggetto interessante per l’altro sesso.

Non avevo mai visto un ragazzo mezzo nudo, tanto meno due maschi che facevano quelle cose.

Il mio massimo dell’esperienza era stato un bacio con la lingua alla festa di Giada dato per pegno a Genny il più cesso della scuola, che ne approfittò per toccarmi in mezzo alle gambe, mentre mia sorella e Jonathan ridacchiavano incitandolo con gli altri.

 Fu allora che mi ricordai di quando lui era al centro della palestra e ripensai alla sua delicatezza inconsueta nei ragazzi che frequentavamo.

Giada non lo lasciava mai da solo, in un certo senso lo proteggeva dagli altri, forse aveva intuito, non lo so.

Giada non è mai stata intelligente, ma per nostro padre era la principessa di casa, lei la bella io la brutta ma intelligente.

Questi ruoli alla fine ti restano addosso e finisci per crederci anche tu. Giada e Jonathan volevano sposarsi e mia madre era in un brodo di giuggiole.

”Siete giovani, però anch’io avevo l’età di Giada … e poi siete così belli, così belli!”.

Questa frase  la pronunciava aprendo le mani al cielo come se per lei e papà fosse stato il dono più bello avuto da Dio.

Mamma partecipò a tutte le scelte di Giada dal vestito ai colori dei fiori nel bouquet, al regalo per la cosa vecchia,  la cosa usata e non so quant’altro. Non l’avevo vista così attiva dai tempi in cui organizzò il torneo di burraco al circolo della stampa.

Mamma era eccitata più dei promessi sposi.

Quello sarebbe stato il giorno più bello della vita dei miei familiari e forse di Jonathan che conservava il suo segreto elegantemente .

Mancavano pochi dettagli all’organizzazione, poi l’avrei perso per sempre nel letto perfetto di mia sorella Giada.

”Chi ti accompagna a fare l’abito Jonathan?” chiese Giada.

 “ Piero.” Risposi io pronta.

 “Fatti accompagnare da Piero, veste benissimo ed è un tipo deciso”.

Solo io vidi e compresi l’ombra che passò sul viso di Jonathan.

 Non fu difficile convincere mia sorella a correre nel negozio dove lui stava provando l’abito perché Jonathan aveva assoluto bisogno del suo parere.

 Entrai nel camerino di prova come il primo attore squarcia il sipario davanti al suo pubblico.

Quasi venne giù la tenda dal bastone.

Erano lì come tanti anni prima nel bagno della scuola.

Piero Palladdini bello e dannato in piedi e il fidanzato di mia sorella in ginocchio avanti ai suoi calzoni sbottonati.

 Aveva su ancora in prova l’abito da matrimonio e non si voltò. Aveva capito che dietro di loro c’erano la sua promessa sposa e sua sorella.

 La sua nuca era rimasta bella come allora.

Mia sorella svenne. Nessuno ebbe il giorno perfetto.

Jonathan non sarebbe più stato suo, forse nemmeno mio completamente, ma di sicuro avrei potuto consolarlo e per il momento questo mi bastava.

 

 

Francesca Giulia Marone

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38 commenti »

  1. Ciao Francesca. Come promesso ho riletto il tuo racconto e ti do la mia opinione che chiaramente devo prendere per quello che vale: cioé zero! :-).
    E’ un racconto crudele perché è una storia di debolezze e conseguenti cattiverie. La tua protagonista “organizza” l’agguato al camerino come vendetta reclamata dalle sue frustrazioni. Le frustrazioni come debolezza diversa da quella di Jonathan, semplicemente succube. Non analizzi bene la debolezza di quest’ultimo (e forse fai bene) perché il centro è la protagonista in prima persona. Il racconto in se tiene il ritmo giusto e si fa leggere con tensione. Tutti punti a vantaggio.

    Però il mio non è un giudizio del tutto positivo. Manca qualcosa. Forse un’analisi maggiore del tutto, forse un legame più forte tra i tempi della storia, il salto dalla fanciullezza alla maggiore età. E anche le frustrazioni della protagonista (“Erano belli, come io non sarei mai stata.”) sono sempre super evidenziate come per giustificare. Insomma quello che non mi piace è che non colgo il messaggio finale del racconto. Non lo capisco. Un ragazza frustrata, usando le debolezze di un compagno che ama in modo distorto, ditrugge il suo matrimonio (debole) con la sorella bella. Quindi?

    Non voglio una morale, vorrei non alzare gli occhi dal racconto e trovarmi una sensazione di vuoto. Non pretendo di suggerirti un altro finale, solo di cercare di più in te il messaggio che volevi dare. A meno che non sia una storia vera e il tuo è un racconto di cronaca… Se è così ritiro tutto.

    Un abbraccio

    S

  2. grazie per avermi letto,innanzitutto sono abbastanza soddisfatta dell’effetto “pugno nello stomaco” che ti abbia fatto il racconto,l’intenzione era proprio quella che ti è arrivata,mi spiego meglio o almeno ci provo.Non è storia vissuta fedelmente ma sicuramente ci sono sentimenti e sensazioni che talvolta abbiamo o provato o incontrato nella vita,in realtà mi interessa molto raccontare le conseguenze estreme dei sentimenti senza dare spiegazioni o morale.La protagonista, che è quella che mi interessava mettere in risalto come tu hai sottolineato,è volutamente evidenziata nelle sue debolezze perchè credo che come nella vita i cattivi non siano mai del tutto cattivi,altrimenti perchè spesso ci dovrebbero affascinare più dei buoni?Inoltre cerco di non affezionarmi mai a ciò che scrivo, di lasciarlo andare,dopo le duemila revisioni che hai patito anche tu come collega di scrittura,perciò i personaggi prendono una vita propria come credo sia giusto nella dinamica della storia.Rifletterò con attenzione sulle tue critiche,ma resto affascinata dal descrivere il lato estremo e oscuro dell’anima e dei sentimenti,ciònonostante ho apprezzato il buonismo della tua favola,in cui resto dell’idea…mi mancano i bambini!
    un grande saluto
    francesca

  3. Sai riflettevo stamattina che il tuo più che un racconto mi sembra lo scheletro di un romanzo. Secondo me partendo da quello che hai scritto potresti evolvere le varie fasi e tirarne fuori una storia di 150 – 200 pagine in cui si segue la crescita della protagonista, di jonathan, di giada e di Piero Palladini. Così potresti approfondire porprio gli aspetti che tieni più a cuore: debolezza, cattiveria come parte di tutti noi, descrizione di come cresce il lato oscuro delle persone, come si evolve in diversi modi… Seondo me ne può uscire qualcosa di bello. Un’idea così, delle 8 e 30. 🙂 Ciao!

    S

    PS: la mia favole NON è “buonista”! Al massimo di un triste ottimismo. 🙂 E mi spiace, NON c’è spazio per i bambini! 😀

  4. potrebbe essere una buona idea quella del romanzo, ma non mi sento ancora pronta,diciamo che per il momento la forma breve mi è congeniale.Trovo proficuo questo spazio in cui potersi confrontare,è la prima volta che partecipo e comunque vada ne trarrò beneficio.grazie dei suggerimenti.Mentre scrivevo la parola “buonista” ero certa che avrebbe suscitato reazioni eppure forse l’ho fatto a posta…. :-)))
    E và bene, i bambini li metterai nella prossima favola,magari molto cattivi che massacrano il pupazzo a colpi di fionda e la stufa per dispetto prende fuoco e li fà saltare in aria…(lato oscuro…)
    salutissimi
    francesca

  5. Una storiellina da libro cuore…. al veleno. Acida quanto basta per far dimenticare un’adolescenza triste e rancorosa.Alla 4 matrimoni e 1 funerale, ma meno buonista e con maggior black british humor. Non per cuori teneri.

  6. Ho letto. E ho letto anche i commenti. Io che adoro fate e lieto fine, anche se solo promesso, non me la sento però di dire che questo racconto è inutilmente duro nè di criticare il comportamento dei personaggi. E’ un racconto. Certo è duro. Ma vediamo la struttura. Mi ha un po’ sorpreso, perchè pensavo che ne sarebbe venuta fuori una storia di comprensione e feeeling con Jonatan, un po’ sulla falsariga della canzone della Tatangelo.Invece no, e non è male questo: la sorpresa. Invece mi sembra, ma è una mia opinione a caldissimo, che non funzioni tanto l’attesa per la rivelazione finale. Quando lei accenna a quello che ha visto, torni indietro a vedere se ti è sfuggito. Poi riprendi il racconto e capisci che salterà fuori. E alla fine salta fuori. Io migliorerei questo: la rivelazione. E l’epilogo? Glisserei e concentrerei, del tipo:” Mia sorella? Non si è più sposata con nessuno” o altro, senza rifare riferimento al matrimonio perfetto. La protagonista è frustrata e acida? Non lo considero un difetto, anche se adoro le fate e il lieto fine promesso.

  7. ciao luisa,grazie di aver letto e commentato in maniera così attenta e costruttiva il mio racconto.Per quanto riguarda il discorso sulla rivelazione io non vedo i salti e i ritorni di cui parli,o almeno non era così che lo avevo concepito.La rivelazione è in un certo senso accennata fin dall’inizio nella delicatezza ambigua del personaggio di Jonathan, di cui la protagonista sembra essere la sola che capisca ed intuisca la vera essenza, ciònostante lo desidera più di ogni altra cosa nella vita arrivando a sovvertire ogni valore,perciò cela il segreto che per lei è diventato certezza per usarlo quando le servirà.Sul finale sono più in accordo con te,sono sempre molto nette le mie conclusioni e forse troppo melodrammatiche,ma sono le storie così ricche di pesanti sentimenti e contrasti che poi mi trascinano con loro nelle conclusiioni. Terrò bene a mente il tuo consiglio per il futuro.In fondo non siamo così distanti in ogni storia che si rispetti accanto alle fate c’è sempre qualche strega con un maleficio da sciogliere, o no.
    un grande abbraccio
    francesca

  8. Mi piecerebbe leggere altre cose tue. Davvero. Hai un bel piglio forte nei commenti. Mi va. Quest’anno è un altro concorso.

  9. grazie davvero, accendere la curiosità è un primo importante passo nella scrittura,evidentemente sebbene sia una storia dura che non rientra nelle tue corde,ti ha lasciato qualcosa che ti ha incuriosita e questo è un bene,il lettore in qualunque genere di storia si può perdere dopo le prime righe ed è inutile difenderci dicendo che le altre 1000 pagine sono buone!Io credo che il ritmo nella scrittura sia fondamentale,oltre all’idea,per accompagnare chi legge come un ascolto musicale,una partitura con un adagio,un allegretto,etc etc.Ringrazio te e gli organizzatori di questo bel concorso che in un certo senso sto “sfruttando” per allenare il mio senso critico sugli altri e con gli altri autori, sperando poi di poterlo utilizzare su me stessa. Questa è la cosa più difficlle per chi scrive,ma necesaria per crescere e non affezionarsi mai a ciò che si scrive, che và dato agli altri come parte del proprio corpo e del proprio spirito.
    un abbraccio
    francesca
    p.s.privatamente ti segnalo qualcos’altro se hai voglia di leggermi.

  10. Ciao Francesca, ti ringrazio per aver lasciato i tuoi commenti e concordo che sarebbe auspicabile un punto di vista femminile sia sul versante umoristico/ironico che sento mio, sia su quello che pare essere più nelle tue corde, l’effetto crudo/pugno nello stomaco. Non ho pensato alla narrazione in prima persona, ma in effetti, una riflessione, penso sarebbe interessante farla…in quanto a lui che è rimasto un pò in ombra, diciamo che era abbastanza intenzionale, volevo maggior luce su lei, mi interessava farlo vedere solo fisicamente.Venendo al tuo notevole racconto. L’ho apprezzato molto, il ritmo c’era ed i contrasti necessari ad animare la storia anche. Alcune osservazioni : Perchè un nome straniero? mi aspetto poi che mi dici che è il figlio di una coppia di inglesi o altro. Avrei alternato il dichiarare sensazioni e sentimenti della protagonista al mostrarla mentre questi vengono fuori dalle azioni. Inoltre il finale : è ben evidenziata l’inclinazione di Jonathan ,ma il bellissimo Palladini ,che riemerge dopo essere stato mostrato solo nella scena incriminata, non mi convince, sa un pò di artificio. Ma continuare devi, assolutamente, il talentaccio c, è, eccome!.
    Un grande abbraccio da Imma

  11. ciao imma e grazie del tuo bel commento, brioso come il tuo racconto. Per il nome straniero in verità non esiste una motivazione precisa, ogggi si usano nomi stranieri a prescindere dal fatto che si provenga o meno da famiglia non italiana,ma mi è venuto naturale dare un dettaglio al personaggio che lo distinguesse dagli altri come a voler sottolineare una sua diversità, forse una sottigliezza che non ho reso bene?Per la comparsa secca di Palladini non mi sembra un artificio, era necessaria proprio come forte elemento di disturbo,ma rifletterò anche sulle tue gradite considerazioni.
    in bocca al lupo e grazie per il riconoscimento del “talentaccio”.
    francesca

  12. Ciao!
    Un “odi et amo” scolastico. Sembra quasi che il ritmo incalzante e la divisione in paragrafi derivi dagli estratti di un diario. Ma questa mia osservazione vale solo per la prima parte del racconto, poiché effettivamente nella seconda il discorso diretto distrugge lo schema e ci richiama alla realtà vissuta minuto per minuto. Concordo anche io con il parere di Luisa sull’attesa della rivelazione:

    “Ma quella mattina non era solo. Di me non si era accorto, non si accorgeva mai nessuno, non ero un soggetto interessante per l’altro sesso.”

    I due periodi vanno a nozze perfettamente, ma subito dopo si comprende qualcosa. Forse rientrava nelle tue intenzioni, non posso saperlo, infatti più avanti troviamo:

    “Fatti accompagnare da Piero, veste benissimo ed è un tipo deciso”. Solo io vidi e compresi l’ombra che passò sul viso di Jonathan.

    Una rivelazione graduale. Hai fatto la tua scelta, ti vedo molto decisa nello scrivere, complimenti!

    Lorenzo

  13. Ciao Francesca,
    quando leggo qualcosa cerco sempre di capire come lettore se mi piace, è il tuo racconto mi piace e l’ho letto con piacere, e poi di capire come funziona.

    Leggendoti mi è venuto in mente “Dei bambini non si sa niente” di Simona Vinci, per le tematiche e lo stile. Forse i bambini della Vinci, più piccoli, sono ancora più “feroci” dei tuoi.

    La crudeltà della sorella ha un che di troppo macchinoso, che potrebbe risultare poco credibile per il lettore… mi riferisco ad esempio al punto in cui la protagonista dice:

    “Non sapevo perché, ma dentro di me sentivo che un giorno mi sarebbe servito essere a conoscenza di quel segreto su Jonathan.”

    Naturalmente le mie sono personalissime considerazioni che valgono lo spazio di un “comment” ma… ho letto il racconto per piacere e con la curiosità di arrivare alla fine, e questa è la cosa più importante.

    Ciao Massimiliano

  14. grazie,Lorenzo, grazie Massimiliano per aver lasciato i vostri commenti! Mi rendo conto che ciò che colpisce molto di questo racconto è il ritmo e la parte relativa alla rivelazione. Il punto di vista è molto interno al personaggio,perciò mi sembrava meglio non farlo essere lineare,poichè distorto proprio dai forti sentimenti che la protagonista vive e che la spingono alle azioni. Provate ad immaginare quante volte nella vita abbiamo sentito l’esigenza interiore di mantenere un “segreto” spinti solo da quella voce interna che ci suggeriva di tenerlo per noi,senza per questo diventare macchinosi.In fondo ciò che sente la protagonista è una forma d’amore, magari non alta,ma pure sempre un sentimento spinto dalla frustrazione di essere stata trasparente nei confronti di una sorella che forse sotto sotto è più crudele di lei perchè non sà cogliere la sua sofferenza.Mi piacerebbe trasemettere al lettore un’immagine dei miei protagonisti molto sfumata,mai del tutto buoni nè cattivi, come credo sia nella vita,ma spesso non facciamo più caso alle sfumature delle persone che incontriamo e ci sembra visibile solo ciò che l’occhio vede,senza aprire i sensi e il cuore. Grazie a voi,ripenserò ai commenti fatti e magari ci scrivo un romanzo come ha detto Simone.
    un abbraccio
    francesca

  15. Bello! Essenziale, deciso e molto molto crudele. Sinceramente non ho capito chiaramente se il colpo del camerino lo ha organizzato la protagonista, l’ho dedotto al termine, dopo qualche minuto ripensandoci. Ma dopotutto non è importante questo, l’importante è l’epilogo finale. Brava!

  16. grazie dottorgonzo del tuo commento,sono felice che tu abbia apprezzato,in fondo la spiegazione te la dai argutamente da solo,come avrai intuito non solo non amo spiegare troppo quando scrivo,ma secondo me non è neppure necessario farlo sempre!
    un saluto affettuoso

  17. Come hanno già detto gli altri prima di me, bello e crudele. Aggiungo divertente perchè se lo merita. Come parere personale direi che in alcuni punti lo scorrimento generale dei personaggi nella trama e l’alternanza temporale-spaziale non sono chiarissimi, ma comunque si comprende bene.
    Il tuo commento al mio racconto mi è piaciuto: sei molto acuta. Capisco il tuo punto di vista, ma permettimi di spiegarti il motivo per cui ho scritto quella precisazione. (restando poi ovvio che ognuno preferisce la sua visione delle cose, e va benissimo così ^^)
    In quella stanza non c’è alcun riferimento, non ci sono più spazio nè tempo. Come nella storia del protagonista, nel suo rapporto che si è concluso. Ma una volta c’erano. Per questo ho voluto precisare il luogo esatto, la “carrozza del treno da Torino”. So che in un certo senso l’atmosfera sognante si sfalda, facendo così. Ma mi piace. Se noti, l’atmosfera e i ricordi personali del protagonista (suoi e unici a dispetto di chiunque veda la stanza e faccia commenti) si rompono già all’inizio, e poi alla fine. Poi lui chiude la stanza e metaforicamente richiude nel suo cuore il ricordo, l’amore, tutto il suo passato. Ed è come se questa specie di sogno si riformasse ancora.
    Non è facile spiegarlo, spero che tu mi capisca.

  18. Mi piacerebbe leggere altre cose scritte da te. E che anche tu leggessi qualcosa di mio, oltre al racconto del concorso. Quando vuoi, e soprattutto se ti va, puoi scrivermi e mandarmi qualche link.
    un saluto
    Azzurra

  19. Ti ringrazio Azzurra per l’interesse che manifesti, sicuramente ti contatterò per scambiarci qualche altro scritto,in fondo l’aspetto più bello e interessante di questo concorso è la possibilità di confronto. Senza confronto nessuno di noi può diventare veramente uno scrittore,si scrive per donare qualcosa di sè agli altri.
    un caro saluto

  20. Cara Francesca , mi complimento per come hai saputo affrontare nel tuo racconto Io e Jonathan ,un tema sempre forte ed ancora oggi denso di contraddizioni, con una leggerezza , una armonia , ma la tempo stesso una serena determinazione , riuscendo anche ad affermare con convinzione , l’importanza , la fragilità e spesso la cinica crudeltà dei rapporti di affetto e di amore ,e la delicatezza delle turbe adolescenziali.

    Approfondendo il tema ed estendendolo in maniera spazio-temporale, non ho imbarazzo a dire, ci vedrei una splendida sceneggiature da film.

    Continua sulla strada che hai tracciato

    ferdinando

  21. grazie ferdinando del tuo commento,è importante sapere che qualcosa scritta con emozione sia anche passata attraverso uno stile e un linguaggio comprensibile che tocchi le corde di chi legge,grazie davvero!

  22. prendo: “Cominciai a soffrire di alopecia, mentre i capelli di Giada erano cresciuti fino alle natiche. “

  23. Ciao Francesca, innanzitutto grazie per avermi letto, è la mia prima esperienza qui e mi ha fatto piacere il tuo fresco e immediato riscontro.
    Premetto che la “durezza” presunta del tuo racconto a me non ha dato affatto fastidio, anzi: accidenti, ma non vi ricordate gli anni del liceo? Era davvero così, quindi ho visto più realismo che ferocia. Detto questo, mi piace il tuo stile secco, probabilmente ti sei nutrita anche di scrittori americani Salinger in testa, giusto?
    Apprezzo il fatto che tu sia così, impressionista e rapida; è bello vedere qualcuno che prova una strada diversa dall’intimismo tanto abusato da molti scrittori in erba.
    Spero ci sia occasione di leggerti ancora.

  24. Ciao Francesca,

    racconto tosto, crudo, a tratti “non esploso”, con una visione, una impersonificazione da adoloscente. Non so quanti anni hai tu ma ci sei riuscita molto bene.
    Sono ritornato indietro di parecchi anni ai tempi belli e crudeli nello stesso tempo del liceo…

    Complimenti!

    Ciao
    Adriano

  25. Ringrazio Marcella e Adry 66 dei bei commenti,quello che mi dite mi rende felice. Caro Adry 66, l’autrice è ben lontana dai tempi delle medie e del liceo,ma conserva dentro tutto l’inespresso mondo di sentimenti contrastanti che si vivono a quell’età, ho 43 anni.
    un abbraccio e grazie!

  26. Per la serie “la vendetta è un piatto che va servito freddo”!!! Carogna fino in fondo questa sorella, mi sono piaciute la scrittura secca e il totale disincanto tipico dell’adolescenza. Forse un pò forzata la scelta del vecchio compagno di scuola per la chiusura, però certo d’effetto!! Brava.

  27. Ti ringrazio per il tuo commento su SCALA REALE e…sono andata a leggermi il tuo. Lo stile molto descrittivo, senza lasciare indietro pensieri e ambienti. Mossa finale vincente. Brava!

  28. Grazie mille a Roberta per la lettura e il commento.
    Grazie ancora a Bettina,tenevo molto ad uno stile essenziale che mirasse dritto al bersaglio finale.

  29. Cara Francesca Giulia, se il tuo bel racconto l’avessi scritto io, a chi mi chiedesse qualcosa, direi: .
    Dal punto di vista stilistico, mi pare che la lettura sia scorrevole, e “cruda” al punto giusto, fredda e lucida come la protagonista.
    Grazie davvero per le belle parole che hai scritto sui Marino del mondo, e complimenti per questo racconto.
    Al prossimo commento! Andrea

  30. Uno stile mai brutale, nonostante l’argomento difficile, naturale nell’imbarazzo, alla Erri De Luca. Brava.

  31. Ringrazio moltissimo Andrea per il suo commento,grazie davvero!

  32. A Peter dico che non poteva farmi complimento più gradito:Erri De Luca, oltre ad essere della mia città,è ammiratissimo e stimatissimo da me, se esiste un pizzico di illuminazione artistica che può essere paragonata a lui ne sono lusingata. Comunque vada il concorso sono felice di aver incontrato persone appassionate come me alla scrittura,grazie davvero.

  33. cara francesca
    il tuo racconto, che avevo letto già qlc tempo fa, mi piace molto.
    Mi piace soprattutto per la capacità notevole, di saper scegliere le parole giuste, quelle più adatte, più azzeccate direi a dipingere uno stato d’animo o a rappresentare un’azione. E mi piace anche perchè è un racconto che procede per immagini, cinematografico direi ed è una qualità assai bella secondo me.
    Riguardo alla critica che qualcuno ha mosso rispetto al finale io credo invece che la vendetta della protagonista ci stia tutta e sia abbastanza credibilile perchè hai fatto trapalare in più punti fra le righe il suo dolore e la sua invidia per la sorella Giada. E non credo sia una dinamica così strana.
    Per cui non posso fare altro che complimentarmi con te perchè il racconto mi piace davvero.
    Un bacione
    antonella

  34. Cara Antonella ti sono grata delle parole incoraggianti che hai lasciato per il mio racconto,ancora di più per il fatto che tu abbia apprezzato lo stile “cinematografico” come dici,poichè è frutto di un evoluzione che ho tentato di imprimere alla mia scrittura per renderla più incisiva e meno ridondante come spesso è la scrittura di chi ha poca esperienza,inoltre sono felice che ti sia piaciuta la storia.
    grazie baci

  35. cara Francesca,
    il tuo racconto mi è piaciuto molto. Lo stile mi sembra molto fluido, la scelta delle parole imprime una certa “azione”, che fa venire voglia di andare fino in fondo per capire fin dove si spingerà la frustrazione della protagonista, frustrazione che tu descrivi con una certa efficacia. insomma, brava!
    io mi sono cimentata in un racconto per bambini questa volta, dunque di tutt’altro stile, mi piacerebbe conoscere la tua opinione.
    In bocca al lupo,
    Elisabetta

  36. Ciao Elisabetta,sono davvero lusingata dal tuo commento,mi fa piacere che ti sia piaciuto sia lo stile sia il tema un pò tosto del mio racconto.Credo come forse ho già detto a qualcuno sopra,che la curiosità di andare avanti in una lettura sia già una parte di conquista,spesso gli incipit sono così piatti e scontati che non si ha nessuna voglia di proseguire.Il confronto scaturito da questo concorso è stato per me fruttuoso.Ti leggo subito e ti lascio il mio pensiero.

  37. Bel racconto, peccato però che circa a metà ho intuito come sarebbe finita… 🙁
    Comunque non chiamerei “cattiveria” quella della tua Cenerentola in nero.
    Brava Francesca.

  38. Ciao Giovanni,grazie di aver letto il mio racconto e di aver commentato.Grazie anche dei complimenti,ma veniamo alla critica sul finale,altri diversamente da te hanno trovato il finale una sorpresa per lo svolgimento della storia fra i protagonisti,io personalmente non avevo intenzione di creare un vero effetto sorpresa,perchè non lo ritengo necessario al tipo di tema e al tipo di registro stilistico del racconto,non è un giallo nè un noir,però tutto è migliorabile,soprattutto nelle fasi iniziali della scrittura.Quindi ti ringrazio della critica,ma all’interno di quanto detto da te vorrei trovarci di buono il fatto che se hai compreso come sarebbe andata a finire forse ti sei ben immedesimato nello stato d’animo della mia Cenerentola nera,come l’hai chiamata tu-mi piace l’appellativo!-.Ti leggerò e lascerò un mio pensiero sulla tua storia.
    cari saluti

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