Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Racconti nella Rete 2009 “Mattino” di Angela Morelli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

Seduta davanti allo specchio non mi riconosco quasi più. Sembro una donna di strada, stamani. Le occhiaie solcano il mio volto, i capelli scappano da un improbabile chignon fatto con del velluto nero, la camicia bianca stropicciata cade dalle spalle curve. Il mascara nero si è sbriciolato e non resta niente di quel trucco professionale che, solo ieri sera, mi rendeva così appariscente, bella, unica. Unica certo ai tuoi occhi, che non mi hanno mai perso di vista, unica nel mio atteggiamento, un po’ studiato, nell’accavallare le gambe, nel guardarti, rapita dal tuo odore, dal tuo sapore, unica per tutti quei commensali che non potevano che assistere inerti a noi, al nostro bellissimo gioco.

Stamani, in questo specchio non ci sono io, io ero ieri, ieri sera, ieri notte. Stamani sono ciò che non mi piace essere, una donna sciatta, stanca, sola con i suoi pensieri, il ricordo, gli odori di una notte passata magicamente con te.

Eppure sono io. Io, quella che elemosina una notte d’amore, io quella che sogna per giorni baci appassionati, sospiri interminabili. Io che faccio il numero del telefono della tua segreteria pur di illudermi che tu stia parlando proprio a me, solo a me, sola a quella donna unica che impersono una volta al mese, il giovedì dalle diciannove alle cinque del mattino successivo. E questo mi accompagna per trenta lunghi giorni, giorni fatti di ricordi, di pensieri, di tentativi di rendere l’attesa utile in qualche modo, di tentativi affinché, la prossima volta, l’atmosfera, il trucco, il locale, la nostra serata siano ancora migliori.

Tu sei arrivato prima di me, vestito di grigio, con la ventiquattrore di Vuitton nella destra e il tuo inseparabile giaccone nero nella sinistra. Hai sempre caldo, sempre, anche quando fuori i bambini si divertono ad imitare i grandi e a fumare, innocenti, aria viziata dallo smog. I capelli un po’ arruffati, la barba lunga di qualche giorno e qualche ruga che fino a qualche mese là era solo di espressione, completano il tuo incedere un po’ goffo con il quale ti sei sempre presentato puntuale a tutti i tuoi, e ai nostri, impegni. Il ristorante, rustico, con buon vino bianco e un cuoco pacioso, lo hai scelto tu, un po’ isolato nella nebbia che ultimamente scende sulla mia città subito dopo il calare del sole. La luce verde dell’insegna si stempera nel vago pallore della notte. Io sono entrata dopo qualche minuto. Ero seduta in macchina, con i finestrini appena abbassati per consentire ad un po’ di fresca aria della sera di circolare nei miei polmoni. Non mi perderei per niente al mondo il tuo arrivo al ristorante, e così, mimetizzata la macchina dietro un furgone celestino, ti ho visto scendere, passare una mano tra i capelli, prendere borsa e giubbotto, chiudere la tua spider e, guardandoti attorno incuriosito dal silenzio ovattato della nebbia, spingere il portone. Il tavolo, quando veniamo qui, è quello vicino alla grande vetrata che da sulla strada e tu ti siedi sempre in modo da poter vedere la mia auto che percorre il vialetto di ingresso. Non capisci, però, come sia possibile che tu non riesca mai a cogliere l’attimo in cui il rumore della mia marmitta bucata irrompe nel silenzio della campagna.

Quello che vedo adesso nello specchio non è certo il trucco della nostra serata. I miei occhi verdi, resi ancora più brillanti dalle lenti a contatto, risaltano ancora di più con un rigo netto e deciso fatto con il kajal marocchino preso al mercato e un po’ di ombretto giallo. Il vestito nero, comprato insieme, scivola sui miei fianchi fasciati da un leggerissimo sottabito di seta avorio. I tacchi alti delle scarpe di raso fanno si che il mio ancheggiare diventi più accentuato, così accattivante che so di farti piacere solo al sentire il rumore dei passi sul parquet della sala del ristorante. Mi vedi, avvolta nella pelliccia, mentre passo davanti alla vetrata, davanti al nostro tavolo. Mi mandi un bacio a fior di labbra e sembri pensare eccola, è qui. Vergognosa rispondo con un timido accenno al tuo saluto. Quanti pensieri si agitano ora nella tua testa. Come un toro impazzito percorre in lungo e largo il suo stalletto dando l’impressione di essere ovunque, così i tuoi pensieri affollano, infiniti, ogni angolo della tua mente e non riesci a distoglierli da me, dal momento nel quale mi parlerai, mi abbraccerai. Vivi come interminabili i secondi che impiego a percorrere l’ingresso e lasciare al guardaroba la pelliccia. Poi, però, come due buoni amici, ci salutiamo con un semplice ciao, senza baci, nè strette di mano. Mi siedo vicina a te e sento il tuo profumo inebriarmi, posso vedere distintamente il battito accelerato del tuo cuore che fa pulsare violentemente il sangue nelle tue vene e farti sentire ancora più caldo. Mi sento così idiota seduta vicino a te. Penso a tutti quei giorni, quelle ore di attesa e mi sento quasi sgonfiare, già appagata dal solo vederti, dal poterti raccontare sottovoce la cena della sera precedente, dove ho conosciuto un ridicolo universitario impegnatissimo nella ricerca teatrale e nella sperimentazione di nuove tecniche recitative.

Tutto attorno non esiste più, ad un tratto. La timidezza e la paura di rompere questo incantesimo svaniscono nel nulla e noi prendiamo coraggio di questo sentimento forte che ci lega. Tu mi passi un braccio attorno alle spalle, lo fai scivolare lungo la schiena, poi le tue dita iniziano pigre a massaggiarmi proprio li dove sento un po’ di tensione accumulata, corrono lungo il bordo di perline del vestito, spostano la spallina, accarezzano lievi la spalla destra. Le nostre guance si sfiorano e sento i peli della tua barba solleticarmi il naso, ma non capisco le parole che mi dici, tirandomi dolcemente a te. La cena scorre via veloce, frugale, condita da risa e vino bianco, da qualche carezza sussurrata e abbraccio furtivo. Cerchi la mia mano, la accarezzi, sento le tue dita, un po’ tozze e ruvide, strusciare sulle mie unghie laccate, risalire il dorso della mano, correre veloci lungo la linea della vita sul palmo. Sento che avresti desiderio di abbracciarmi, di stringermi forte al tuo fianco, di sentire che il mio corpo si adatta volentieri al tuo e aspetti con impazienza che il cameriere ti porti il resto. Lo segui con lo sguardo fino alla cassa, lungo i tavoli, in cucina. I miei trenta giorni sono tutti in quei minuti di attesa del resto, per te. Mi porgi la pelliccia, tenendola tesa lungo il tuo corpo così da sentirti sfiorare mentre la indosso. E un brivido caldissimo percorre le nostre schiene. Mormori al mio orecchio destro qualcosa sulla cena appena terminata e sulle nostre due auto. Poi mi accompagni fino allo sportello della mia e mi aiuti a salire. Tu farai strada, come sempre. Apri lo sportello, ti togli il giubbotto e lo pieghi, lo riponi sul sedile vicino a te e sali. Seguo il rosso dei tuoi fanali, cieca come una mosca che rincorre se stessa in soffitta, senza che neanche un pensiero sul dove andiamo si affacci nella mia testa, peraltro occupata solo da te. Al semaforo vedo che mi cerchi con lo sguardo nello specchietto, mi trovi e, alzando il mento, mi mandi un altro bacio lieve. So che siamo vicini alla nostra camera, so che tra un attimo tutta la nostra dolcezza svanirà tra le pieghe morbide di un copriletto di seta. Gusto ancora questi momenti così intensi, prima che la passione tramuti tutto in sudore, odori, rimpianti.

L’odore del legno di noce dell’armadio, nella nostra stanza, misto al profumo delle lenzuola di seta pervade l’aria e ammorbidisce un po’ di tensione accumulata lungo le scale. Mentre tu appendi i tuoi vestiti ad una gruccia marrone, io infilo la camicia da notte che mi regalò mia nonna poco prima di morire. Le tue braccia forti mi circondano da dietro, le tue labbra percorrono frementi il mio collo e cercano le mie. In un attimo i nostri corpi sono uniti da un indissolubile abbraccio e le mani vagano lungo quelle forme tanto desiderate, cercando, sotto le morbide vesti, centimetri di pelle inesplorata…

 

Il resto non lo so; forse stasera, quando di nuovo metterò la camicia di seta della nonna, ricorderò meglio cosa è successo dopo che la passione si è impossessata di noi e non è restato nient’altro che due corpi nudi sazi di baci e carezze.

 

Ottobre 1997

Loading

5 commenti »

  1. ciao angela!!
    il racconto è ovviamente bellissimo e scritto bene e direi che è un racconto di sensazioni che di solito è molto difficile trascrivere; allora tu sei riuscita a ordinarle e trascriverle come in una scena di un film ed è davvero facile viaggiare dentro le tue parole, che trasmettono moto bene tutte le luci e i rumori e i tuoi pensieri; quindi hai un grande dono e DEVI assolutamente proseguirlo!!
    attendiamo un altro tuo viaggio

  2. ci sono momenti e sensazioni nella vita che ritornano poche volte. Credo di essere riuscita ad esprimere momenti intensi che un uomo e una donna vivono senza essere scesa in particolari che avrebbero solo involgarito la magia che ha il mio “mattino”. Ringrazio l’uomo che, forse senza saperlo, mi ha fatto sognare di vivere la serata descritta.

  3. Che dire chi già ha vinto con queste parole è giusto che prosegua il suo cammino; indubbiamente ci deve essere un seguito o ancora meglio un cosìdetto prequel (!!).. sarebbe interesante scoprire e capire perchè a volte si fugge, si tradisce, ci si nasconde… sarebbe bello scoprire da cosa e da chi.. non sempre è la persona o un oggetto che ti portano ad agire … a volte son stati d’animo, momenti, scollegamenti dalla realtà, attimi di oblio… questo racconto potrebbe essere l’inizio di una storia più articolata vista e disegnata all’incontrario. Brava continua

  4. Si può essere oggettivi sul sesso ma non sull”amore, brava angela che sai leggerai nei sottili e non sempre facili gesti dell’eros. Amare una notte, trasgredire con passione con e senza paura di perdere qualcosa. Le parole e le immagini ma anche i nostri istinti, tutto può essere detto con una semplice legge, quella dell’attrazione. I simili si attraggono anche due amanti sanno bene cosa vuol dire questa attrazione e la loro passione divenne fiamma ardente.

  5. Ciao Angy complimenti, il racconto è molto ben scritto sono daccordo con Antongiulio, consentimi però da amico un pò di sana critica costruttiva che ritengo più utile delle classiche lodi di circostanza. La storia è troppo “normale”, vera o sognata che sia, sembra il resoconto (sicuramente coinvolgente) di una notte romantica che è capitata o può capitare a chiunque; visto che a differenza della realtà nei racconti si può fare uso della fantasia perchè limitarla? Ci vorrebbe (e questo in ogni racconto) qualche piccola “svolta” inaspettata o “colpo di scena” che renda la storia unica e irripetibile. Un altro piccolo errore (tra l’altro comprensibilissimo per chiunque non abbia frequentato seminari o letto manuali di scrittura creativa) è che se scrivi la storia in prima persona non puoi entrare nella mente di un altro personaggio. Va bene quando scrivi “..Mi mandi un bacio a fior di labbra e sembri pensare eccola, è qui…” perchè è comunque un opinione della protagonista, invece quando scrivi “…Quanti pensieri si agitano ora nella tua testa. Come un toro impazzito percorre in lungo e largo il suo stalletto dando l’impressione di essere ovunque, così i tuoi pensieri affollano, infiniti, ogni angolo della tua mente e non riesci a distoglierli da me, dal momento nel quale mi parlerai, mi abbraccerai…” non va bene perchè non è più un opinione ma un affermazione e la protagonista non ha soprannaturali capacità di lettura della mente quindi non è giustificato il fatto che descriva i pensieri altrui. Ultima piccola pecca: ..sei bravissima a creare un atmosfera di crescente sensualità, passi per la camicia da notte della nonna (anche se gia qui un pò di Eros viene meno) ma il riferimento alla sua morte naaa, non è appropriato in quel momento del racconto…è come essere sedotti da qualcuno che ti eccita a poco a poco sempre di più e quando ad un passo dall’orgasmo.. ecco che arriva un metaforico secchio d’acqua ghiacciata.
    Spero che non ci rimani male per questi miei “appunti”, mi piace come scrivi e se li ho fatti è solo perchè spero di leggerti ancora e meglio. Prendili, ti prego, assolutamente come un incoraggiamento. Un bacio bellissima, ti auguro una radiosa giornata.

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.