Premio Racconti per Corti 2011 “Renzo” di Roberta Gramatica
Categoria: Premio Racconti per Corti 2011Renzo faceva il camionista. E viaggiava solo di notte. Da piccolo avrebbe voluto volare nello spazio e avvicinarsi alla luna, perché pensava che in un certo senso gli assomigliasse. Poi aveva sentito i racconti deludenti di Gagarin e aveva cambiato sogno. E anche i suoi pensieri erano ritornati sulla terra.
Di viaggiare di notte lo aveva deciso lui, perché non aveva nessuna voglia di farsi vedere alla luce del sole. Era abituato così. Non che avesse nulla di cui vergognarsi, ma la sua pelle era più bianca di un petalo di margherita e i suoi capelli sottili e chiari come la schiuma del mare. Per molti anni la sua famiglia lo aveva nascosto. Un po’ per timore, un po’ per onore. Abitavano da generazioni in un piccolo paese di montagna e nella loro casa non si era mai visto nessun albino. Non fosse che era nato tra le mura domestiche, si sarebbe potuto pensare che in ospedale lo avessero scambiato nella culla.
Fin da piccolo Renzo era stato di buon carattere e per molti anni aveva dovuto sopportare di venire rinchiuso in cantina, quando qualche sconosciuto arrivava in visita. “Stai ben nascosto” gli diceva il padre “la gente è crudele e la cattiveria può uccidere”. Renzo subiva, rassegnato e silenzioso, in attesa che lo venissero a liberare. Senza neppure la possibilità di chiedersi come avrebbe potuto essere la sua vita da fantasma celato. Ma fu in quel modo che imparò a immaginare. Giocando con le macchie di umidità dei muri e le ombre degli oggetti, come se fossero piccoli amici venuti da un altro pianeta e pronti a tenergli compagnia, senza imbarazzo, in quelle ora di buio.
Alla maggiore età Renzo lasciò la casa dei genitori. Il fratello più grande, Luciano, di nascosto gli aveva insegnato a guidare e poi era riuscito anche a procurargli un posto come autista di camion. “Sarà sempre sulle strade, non incontrerà quasi mai nessuno, non potrà mettere a disagio le persone” aveva detto Luciano per convincere i proprietari della società di trasporti ad assumere il fratello.
Sul camion, di notte, Renzo aveva ritrovato il suo mondo. Qualcosa di molto simile alle sue macchie di umidità e alle sue ombre di quando era bambino. Erano le luci rosse nei fanali posteriori delle automobili. Ognuna con una forma diversa dall’altra che, al buio della notte, diventavano bocche affamate e occhi guizzanti di creature fantastiche che gli parlavano. Renzo le seguiva fino a quando poteva. Poi, quando la macchina cambiava strada, aspettava che arrivassero altri fanali rossi. E attendeva con l’eccitazione di scoprire se a tenergli compagnia, per uno o per cento chilometri, sarebbero stati gli occhi infuocati di un giaguaro, le guance arse di un contadino o le labbra morbide di una giovane donna innamorata.
dolce, quasi commovente riflessione, su quanto la” diversità” faccia paura, non tanto a chi la porta, perché non ne ha motivo,ma, chissà perché, a chi la incontra.
Davvero bello! Complimenti
La cantina di casa, dell’infanzia, si trasforma nella cabina del camion, da adulto. L’affinità che lega i due luoghi è l’oscurità, che non serve a nascondere una diversità ma a dar luce alla fantasia. Ottima idea, caravaggesca.