Premio Racconti per Corti 2011 “Inchiostro” di Emanuele Brugnoli
Categoria: Premio Racconti per Corti 2011Ora sono un bimbo maldestro che agita le mani troppo distrattamente, ma la severa maestra si è assentata ed è bello ridere e scherzare coi compagni. Un gesto imprevisto e il braccio, nel suo naturale movimento di ritorno lungo il fianco, urta il bicchierino di inchiostro che finalmente libero dall’azione della gravità corre giù lungo il banco su quel foglio bianco, l’unico foglio.
Poi l’eco di quei passi che rimbalza lungo le pareti del corridoio, filtra attraverso la porta socchiusa dell’aula fino ai miei timpani, mischiato al vociare di venti bambini effervescenti per quei pochi minuti di non controllo.
Il tempo sembra rallentare superato dai battiti del mio cuore che continua ad accelerare portando sangue in abbondanza fino alle tempie. Così mentre le mie mani lavorano nervosamente ad assorbire il nero del foglio cercando di restituirlo al suo naturale splendore, continua il braccio di ferro tra il volume interno all’aula, spinto da venti piccoli esseri umani che si agitano e bisbigliano, e quello esterno che sembra sconfitto potendo contare solamente su quell’eco.
Ma niente è ancora perduto e mentre i passi si avvicinano e il suono reale di quel vecchio tacco che colpisce il pavimento supera le imitazioni che ne fa il vuoto di quel corridoio, cresce nei miei compagni la mia stessa consapevolezza di riconoscere quella cadenza regolare, di darle forma, espressione, colore. I sorrisi e le mani tornano in fretta alla loro colpevole compostezza. Il braccio di ferro è concluso. Il chiasso dell’aula è steso sul tavolo sfiancato dalla costanza di quei passi che ora sembrano quasi in grado di sfondare la porta.
L’improvviso silenzio della stanza enfatizza il lavoro delle mie mani che adesso è come se desiderassero staccarsi dal corpo per provare almeno loro a scampare l’inevitabile destino. Continua ad avvicinarsi, sento il ghigno beffardo di chi già sa che ci sarà una colpa da punire. Ormai tutti gli occhi sono su di me ma nessuno fa niente, nessuno dice niente, non c’è pena ma sollievo, sollievo perchè tutto quello non sia capitato a loro.
E’ finita. Dopo aver portato il mio peccato sotto al banco, i miei occhi passano in rassegna gli sguardi di Pilato che incontrano fino a quella dannata porta per poi finire fissi sulla maniglia cercando di cogliere l’esatto momento in cui il suo scricchiolante movimento lascerà entrare la mia pena, il mio dolore. Non so da quanti secondi non respiro, l’aria sembra non voler più fare il giro dei miei polmoni.
Ecco. Il rumore di quei mocassini ha appena dato l’ultimo avvertimento dell’imminente ingresso del loro trasporto.
Ci siamo. Dio aiutami!
La maniglia si muove…
Crrrrrrr…
“Ohi?”
“èèè??”
“Svegliati, è ora di andare a scuola.”
La scuola al tempo dei calamai e non solo. Allora l’autorità scolastica aveva peso ed era tale incontestabilmente. L’ austerità e la severità che la caratterizzavano erano talmente pervasive che si trasformavano in incubi nei doposcuola notturni degli scolari come quelli descritti . L’autore riesce ha ricreare le atmosfere ansiogene di un tempo