Premio Racconti nella Rete 2011 “Alfredo e gli alberi” di Andrea Chittò
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011Al passante dallo sguardo distratto, gli alberi sembrano tutti uguali. Ma ed Alfredo no. Alfredo li sapeva distinguere bene. E li sapeva scegliere. Così, quando desiderava di starsene un po’ solo coi suoi pensieri, cercava di andare a sedersi sotto una rovere: le roveri sono molto discrete e tendono a ignorare la tua presenza, o almeno sembra. I platani, invece, andavano bene per quando era di buon umore. Cercava una stradina di campagna, come ce ne sono tante da quelle parti, costeggiata da un filare di platani, meglio da due, di quelli coltivati a ceppaia; e passava e ripassava in continuazione con la sua bicicletta, mentre gli alberi agitavano le loro foglie al vento, che sembravano tante mani, e lui si sentiva come Pantani in fuga sul Mortirolo stretto tra due ali di folla. Un trionfo!
Alfredo era così, un tipo un po’ particolare. Solitario, introverso, avviato ormai verso la vecchiaia, eppure aveva conservato un non so che di bambino, quasi che si fosse scavato in fondo all’anima un rifugio e vi avesse imprigionato un po’ della sua fanciullezza. Con tutta la sua innocenza.
Aveva provato molti lavori nella vita: garzone di fornaio, muratore, poi operaio in fabbrica, per tornare a fare il muratore. Finchè il Comune gli aveva affidato il compito di fare il custode alla piazzola dei rifiuti differenziati. Un lavoro importante! Tutto il giorno a controllare le operazioni di consegna dei rifiuti, a smistarli nei cassonetti giusti, a dare informazioni alla gente. Insomma, chiunque aveva un televisore rotto o un divano sfondato di cui disfarsi, doveva prima o poi passare da lui!
Ma a lui non importava niente di quel lavoro. Nemmeno degli altri che aveva avuto in passato. Chiudeva la discarica, saliva sulla bicicletta e andava nei campi. Era fatto così. Andava a trovare gli alberi.
Quelli del paese dicevano che era un po’ matto. Ma non sapevano dire con precisione il perché. Forse perché non parlava mai. Forse per via della sua amicizia con gli alberi. O forse per quel fare un po’ da bambino che aveva. Ma ditemi, è sufficiente questo per essere un matto? Ci sono matti che parlano tantissimo. E persone cosidette normali che parlano coi cani o coi cavalli, persino coi maiali. E ci sono anche tanti adulti nell’aspetto, ma che non sono mai cresciuti dentro. E allora, esiste un confine? E se esiste, chi lo può stabilire e con quale criterio?
E poi Alfredo, invece, amava parlare. Parlava coi pioppi! Ah, i pioppi! Non ci sono compagni di discussione migliori! Sanno trattare qualsiasi argomento! Di sport, fatti di cronaca, avvenimenti del paese. E la politica!
Di tutto questo, però, parlava solo coi pioppi maschi. Quelli dal tronco dritto e rugoso, dalle foglie scure e dalla chioma enorme, che sembrano elefanti piantati nel terreno per la proboscide.
Ogni tanto, invece, quando era triste, Alfredo andava lungo il canale dalle Mademoiselles. Loro le aveva più in confidenza. Erano femmine. Solo a loro poteva confessare i suoi segreti più intimi, le sue ansie, le sue aspettative, i suoi amori. Con loro, solo con loro apriva il suo cuore; si sfogava, insomma. E loro lo ascoltavano. Col tronco un po’ contorto, proteso di lato, o verso il basso, sembrava volessero curvarsi su di lui per dargli una carezza. Poi, se d’improvviso un colpo di vento faceva frusciare le foglie chiare, le Mademoiselles rispondevano. Lo confortavano, lo consigliavano. Lo rimproveravano, anche. Ma sempre con dolcezza, con una tenerezza così grande che ad Alfredo sembrava proprio quella della mamma. E Alfredo solo con loro si lasciava andare. Si lasciava cullare proprio come un bambino in braccio alla mamma. Solo lì, all’ombra delle Mademoiselles lungo il canale, in mezzo ai campi il suo cuore trovava un po’ di ristoro, ogni tanto, in mezzo agli affanni della vita. E si sentiva finalmente uguale agli altri uomini del paese, con un po’ d’amore da scambiare con qualcuno, non importa con chi. Piccole isole che emergono dagli abissi della solitudine.
Un giorno, verso la fine di gennaio, Alfredo non andò ad aprire la discarica. Tutti in paese sapevano dove andare a trovarlo, sapevano di dover andare nei campi. Il corpo adagiato sull’erba gelata lungo il canale, ormai freddo come il marmo. Le Mademoiselles buttate sul campo accanto a lui. Sul cartello all’inizio del cantiere si leggeva: “Opere di consolidamento delle sponde del canale”.
Tutti in paese dicevano che Alfredo era morto di dolore per via delle Mademoiselles tagliate. Morire così, di crepacuore per tre alberi! Ma sì, forse Alfredo era proprio matto!
è proprio vero: la natura molto spesso ha più cuore degli uomini. Emozionante e ben scritto. Complimenti!
Sempre più vicino al filone allegorico…. Bravo!
Mi affascina molto questo “confine ” perchè effettivamente questo non esiste. Molto bravo.
Particolari bucolici da esperto di natura e degli effetti della natura stessa sull’ uomo.
Le descrizioni sono molto belle, complimenti.