Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2011 “Angelina e Francesco” di Maria Bellipanni

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011

E’ una storia d’altri tempi, perché accaduta nel secolo scorso, ma credo che quando si parla di sentimenti non ci sono epoche perché tutto diventa attuale.

Ci troviamo in un piccolo paesino del centro della Sicilia dove le famiglie importanti erano poche e tutto il resto girava attorno a loro, il senso del rispetto era massimo e le distanze tra i ceti rigidamente mantenute.

Le feste religiose erano un momento di grande aggregazione perché tutto il paese partecipava ed, in particolare, la processione del venerdì santo vedeva coinvolti anche i bambini dell’asilo che, vestiti da angioletti, seguivano i simulacri durante il percorso lungo le strade del paese.

Il venerdi di Pasqua del 1909 inizia la nostra storia , ad aprire il corteo di questi angioletti vennero scelti due bimbi , la femminuccia Angelina, figlia del notaio, era una bimba dolcissima con occhi verdi ed una cascata di riccioli biondi, ed il maschietto, Francesco, pur essendo coetaneo, sembrava più grande, la sua era una brava famiglia di lavoratori ed il padre aveva cominciato facendo il carrettiere, il suo aspetto ricordava gli angioletti dei Serpotta, belli cicciottelli con occhi furbi e sorriso conquistatore.

I due bimbi si trovarono vicini si guardarono negli occhi e si trovarono vicendevolmente bellissimi, Francesco, che aveva un carattere intraprendente, le prese la mano e le disse: “ci sposiamo?” , Angelina, confusa e un po’ atterrita rispose : “ora?” “no, quando saremo grandi” rassicurò Francesco, “allora si, ti sposerò”.

Durante tutto il tragitto i due bimbi non ebbero occhi e pensieri che per loro si sorridevano, si scrutavano, si sostenevano, e alla fine della processione si sentirono strappati l’uno all’altro dalle famiglie che li riportarono nelle loro case.

La mattina successiva Angelina, con il candore della sua età , raggiunse il padre nello studio dove era solito trascorrere la mattinata e gli comunicò che si sarebbe sposata appena possibile con Francesco, al notaio per poco non venne un colpo nel sentire queste parole pronunciate dalla sua bimba e chiamò tutta la famiglia per sapere cosa era successo, Angelina quindi fu sottoposta ad un interrogatorio degno di un’indagine poliziesca.

La conclusione fu che non avrebbe mai dovuto dare confidenza ad un “figlio di carrettiere”, per    Angelina fu un colpo, non riusciva a capire cosa avesse di diverso da lei Francesco e comunque nella sua testolina di bimba sveglia promise a se stessa che nessuno poteva impedirle di volere bene a chi voleva.

L’unico asilo del paese era quello delle monache ed era frequentato da tutti i bimbi sia maschietti che femminucce, e Angelina e Francesco , pur essendo in classi diverse, avevano modo di vedersi anche se non osavano parlare visto che anche

Francesco era stato ripreso da suo padre per la sfrontatezza con cui si era rivolto alla figlia del notaio; insomma un gesto ingenuo e infantile era diventato “caso” su cui intervenire che non si sarebbe più dovuto ripetere.

Gli sguardi che i due bimbi si lanciavano erano eloquenti e rafforzavano nell’uno e nell’altra la convinzione che un giorno avrebbero vissuto assieme.

Le scuole elementari erano divise, quella femminile da quella maschile e questo impedì ai due bimbi di vedersi, ma la scuola diede a loro una grande arma : la possibilità di comunicare attraverso la scrittura .

Compagnetta di scuola  di Angelina era la sorella di Francesco, Mimì, che fu incaricata di fare da postina, il primo bigliettino scritto con grafia incerta conteneva due sole parole “Angelina mia” la risposta non fu più fantasiosa “Francesco mio”, ma a mano a mano che impararono a scrivere nuovi vocaboli i bigliettini si andavano facendo sempre più lunghi, ma sempre pieni di amore .

Erano diventati bravissimi nel leggerli e distruggerli subito per evitare incidenti diplomatici, e nessuno ad eccezione della sorellina-complice era a conoscenza di questa comunicazione .

Concluse le scuole elementari il paese non offriva più nulla e quindi i bambini venivano mandati nei collegi per continuare l’istruzione, per Angelina fu scelto il migliore collegio di Agrigento, gestito da suore francesi dove avrebbe ricevuto l’educazione e l’istruzione che meglio si confaceva ad una fanciulla del suo rango.

Per Francesco fu diverso, il maestro insistette con la famiglia perché il bimbo studiasse considerata la sua intelligenza vivace e la sua grande volontà, ma non c’erano i soldi per poterlo mantenere in collegio, così si arrivò ad una scelta di compromesso e fu mandato in seminario dove avrebbe studiato ma nessuno poi poteva costringerlo a continuare la vita religiosa.

Fece recapitare ad Angelina il solito biglietto in cui le spiegava la scelta del seminario, rassicurandola che nel suo cuore c’era solo lei e mai ne avrebbe dovuto dubitare.

Per un certo periodo non ricevettero notizie l’uno dell’altra, ma erano troppo sicuri dei loro sentimenti perché venissero assaliti dai dubbi, per le feste tornarono a casa ed ebbero modo di vedersi, con gli occhi si raccontarono tutto e furono contenti di ritrovarsi , la sorella di Francesco ebbe modo di avvicinarla con una scusa e le passò il solito biglietto in cui si trovava l’indirizzo per ricevere la posta, altrettanto fece Angelina utilizzando la stessa modalità.

Così cominciarono a scriversi  lunghissime lettere in cui si raccontavano tutto ciò che facevano e tutti i loro pensieri, c’era anche una progettualità precisa, Francesco si sarebbe laureato ed avrebbe chiesto ufficialmente la mano di Angelina, il notaio avrebbe visto con occhi diversi il giovane, si sarebbero sposati ed avrebbero vissuto felici e contenti.

Gli anni passavano ed i due giovani crescevano assieme al loro amore, erano due corpi ed un’anima sola ed anche se non potevano stare vicini fisicamente dedicavano l’uno all’altra ogni momento della giornata, ogni pensiero, ogni emozione.

Raggiunti i diciotto anni ed il diploma Angelina dovette tornare a casa, mentre Francesco, lasciato il seminario si iscrisse all’università , per mantenersi lavorava non risparmiandosi mai, lezioni private, fattorino, all’occorrenza lavorava anche nei campi, l’obiettivo era troppo importante e niente gli faceva paura.

La facoltà la scelse seguendo le sue inclinazioni, aveva una grande passione per la letteratura, amava scrivere e quindi lettere e filosofia gli sembrò l’indirizzo più opportuno.

Il notaio ricevette diverse richieste per la mano della sua unica figlia, ma Angelina ogni volta che si apriva l’argomento fidanzamento si mostrava molto restia perché diceva di non sentirsi pronta, tutto sommato al notaio questo faceva anche piacere, la casa con la presenza di Angelina sempre sorridente e piena di iniziative aveva vita, se si fosse sposata si sarebbe inevitabilmente allontanata da lui.

Per la laurea di Francesco Angelina, con la scusa di andare a trovare un’anziana zia che abitava a Palermo, riuscì ad essere presente e mentre al giovane veniva conferito il titolo di “dottore” Angelina già pensava e progettava le imminenti nozze e la sua fantasia galoppava verso l’ avvenire felice che l’aspettava con l’uomo che aveva amato da sempre.

Dopo la cerimonia Angelina non potè trattenersi a lungo, l’accompagnava la cugina e ufficialmente erano uscite per una passeggiata , la zia non doveva sospettare di nulla, si strinsero la mano, ed in quel momento avvertirono un brivido che li scosse entrambi allo stesso modo, nessuno li avrebbe mai divisi.

Angelina tornò a casa e pochi giorni dopo il padre , mentre erano a tavola disse che nel pomeriggio avrebbe incontrato Francesco poiché il giovane gli aveva chiesto di essere ricevuto, sicuramente non sospettava nulla, quella storia lontana nel tempo era stata dimenticata da tutti.

Il cuore di Angelina andava a mille e già progettava il fidanzamento, il matrimonio, dopo tanti anni in cui erano stati bravissimi a nascondere a tutti i loro sentimenti avrebbero potuto ufficializzare il loro amore.

Il pomeriggio non passava mai allora Angelina, scortata dalla cameriera, andò in chiesa a pregare, era troppo agitata per fare qualsiasi altra cosa; la Madonnina cui si rivolgeva con fiducia ogni volta che si sentiva sconfortata le avrebbe dato la serenità di cui necessitava.

Dopo il rosario vespertino si avviò verso casa, papà già doveva essere rincasato e le avrebbe raccontato dell’incontro con Francesco.

Appena messo piede dentro la accolse la mamma con aria stravolta “cosa hai combinato? Ma tu sapevi? Tuo padre è furibondo…” ,  in un attimo sentì il mondo crollarle addosso, avrebbe voluto scappare via ma si diede coraggio e raggiunse il padre nello studio.

–       Padre dovete dirmi qualcosa?

–       Tu…tu che sei la mia unica figlia, come hai potuto?..

–       Non capisco, non credo di avere mai, dico mai, fatto nulla di cui dovere vergognarmi

–       E’ vergognoso pensare di unire la tua vita a quella del figlio di…

Angelina con la fermezza di una donna, guardando dritto negli occhi il padre come mai aveva fatto  lo interruppe

–       La famiglia di Francesco è una famiglia perbene di gente onesta che non ha mai fatto del male a nessuno e quanto a Francesco è la migliore persona che io abbia mai conosciuto, intelligente, lavoratore ed è con lui che voglio dividere la mia vita

–       Mai, urlò il notaio, mai darò il consenso ad un gesto scellerato come questo, l’argomento è chiuso per sempre, ed ora ritirati nella tua stanza non voglio vederti più per questa sera.

Angelina uscì dalla stanza  a testa alta guardando il padre con atteggiamento di sfida, ma appena si chiuse nella sua stanza diede sfogo alle lacrime e alla disperazione, vedeva dissolversi il suo sogno, i suoi progetti, il suo cuore sanguinava ed il pensiero di quello che suo padre aveva detto a Francesco di come doveva averlo maltrattato la feriva più di ogni altra cosa.

Tutta la notte pianse, vagliò ogni possibile soluzione e comunque doveva vedere Francesco a qualsiasi costo, provò a pregare ma neanche questo riusciva ad alleviare la sua sofferenza.

 L’alba cominciava a rischiarare ogni cosa e scacciava le tenebre di quella terribile notte in cui Angelina aveva toccato veramente il fondo della disperazione.

Doveva darsi coraggio e di una cosa era certa, non avrebbe mai rinunciato al suo amore, era la cosa più importante della sua vita.

 Aspettò che si facesse l’ora della messa mattutina ed uscì da casa avviandosi verso la chiesa, come previsto lungo la strada vide Francesco che le fece cenno di seguirlo così anziché entrare in chiesa si diressero verso un posto in paese che era abbastanza isolato e appartato perché non di passaggio.

Si abbracciarono, Angelina era completamente avvolta da Francesco che era più alto, le loro bocche si cercarono in un bacio che aspettava da vent’anni, piansero e le loro lacrime si fusero assieme ai loro corpi stretti. Quando riuscirono a staccarsi fu Francesco che iniziò a parlare

–       Hai saputo dell’incontro con tuo padre? Cosa ti ha raccontato?

Mentre le parlava le accarezzava teneramente i riccioli e le asciugava le lacrime dalle guance,

–       Non mi ha detto nulla di ciò che vi siete detti, solo che non acconsentirà mai ad una nostra unione

–       Infatti è ciò che mi ha urlato senza possibilità alcuna di replica

–       Avevamo sognato una diversa reazione e già io facevo i progetti per il matrimonio…

–       Adesso abbiamo le spalle al muro, una soluzione sarebbe andarcene via assieme e sposarci senza la benedizione di tuo padre

Angelina ricominciò sommessamente a piangere

–       Perché, ma perché dovremmo fuggire come due briganti? Ci amiamo da sempre, abbiamo mantenuto la nostra purezza per consacrarci l’uno all’altro dopo il sacro vincolo del matrimonio, perché non debbo sposarmi come ho sempre sognato?

–       Angelina lo capisci o no che tuo padre non ti permetterà mai di sposarmi?

–       Francesco io ti ho sempre amato ed amerò sempre te, ma non voglio fuggire, tu sei libero di farti una vita con un’altra persona

–       E’ questo che vuoi? Pensi che io ti ami meno di quanto possa farlo tu? Tutti i sacrifici che ho affrontato in questi anni sono stati leniti dal pensiero che erano dedicati a te, alla bimba che ho deciso di sposare quando ci siamo trovati accanto per la processione del venerdì Santo, avevamo 4 anni, ricordi? Io accetterò ogni tua decisione , ma sappi che se anche fosse tra cent’anni tu, anche per un giorno solo, sarai mia moglie

–       …e tu mio marito

Si abbracciarono ancora, avevano la certezza di dovere ancora tribolare ma il loro amore era così grande che avrebbe superato qualsiasi prova, si dovettero separare, ma prima decisero che avrebbero continuato a comunicare tramite lettera e la buona Mimì avrebbe provveduto all’incombenza del recapito.

Di ritorno a casa, Angelina fu informata dalla madre che il padre non le permetteva più di uscire da sola neanche per la messa  e che non aveva intenzione di rivolgerle la parola per molto tempo.

Non aveva molte amiche in paese, tranne Mimì, e una compagna di collegio, Amelia, con cui aveva trascorso gli anni della scuola, era figlia di un marchese che il notaio conosceva bene, ma per lo più viveva ad Agrigento, non aveva quindi nessuno con cui potere parlare e confidare le sue pene, trascorreva il tempo quindi ricamando e leggendo. Scriveva lunghe lettere che passava a Mimì la domenica durante la messa e ne riceveva in cambio una di Francesco, ma non riusciva più a distruggerle, come faceva in altri tempi, le andava a nascondere in soffitta sotto un mattone, pur sapendo che poteva essere un rischio, ma cosa poteva succederle di peggio di ciò che le era accaduto?

Nelle lettere Francesco, oltre a rassicurarla sempre sul suo eterno amore, esprimeva un disagio sempre crescente,  aveva cominciato ad insegnare in un liceo ad Agrigento, ma vivere a pochi passi da lei e non poterle neanche rivolgerle la parola era un sacrificio troppo grande.

Spesso manifestava l’intenzione di allontanarsi e cambiare vita, Angelina pensava che questo potesse essere un modo per convincerla ad abbandonare tutto e seguirlo, ma lei restava sempre ferma nell’ idea che la loro unione non doveva essere frutto di fuga e abbandono dei genitori.

Una domenica, tornando dalla messa con la solita lettera, nel leggerla scoprì che quelle di Francesco non erano solo minacce:

     Angelina mia,

quando leggerai questa lettera io sarò già lontano, parto per l’America, ho bisogno di allontanarmi da casa. Non riesco più a lavorare, niente ha più senso per me.

Ho scelto di andare così lontano sperando che, trovandomi in una situazione così diversa, io possa avere la mente distratta da altre cose e che quel martello che batte continuamente dentro la mia testa possa smettere almeno per un po’ di tormentarmi.

Mi stabilirò a Chicago dove ci sono dei cugini che mi aiuteranno per i primi tempi, ti scriverò sempre ed ogni domenica a messa Mimì ti continuerà a passare la solita lettera.

Ti amo con la consapevolezza che è una condanna ma che un giorno sarai mia

                                                                                                Tuo Francesco

 

Angelina lesse e rilesse incredula quelle parole mentre le lacrime le appannavano la vista, e tanti pensieri le affollavano la mente.

Un distacco così repentino non se l’aspettava, avrebbe voluto almeno incontrarlo prima di partire, stringerlo a sé e sentirsi avvolta dal suo amore.

Invece poteva stringere solo un pezzo di carta e baciare quelle parole scritte da Francesco sicuramente con la stessa sofferenza che lei provava in quel momento.

Quel giorno lo trascorse a letto dicendo che stava male, non avrebbe potuto nascondere gli occhi gonfi di pianto e non avrebbe retto a domande inquisitorie.

I giorni seguenti dovette farsi una ragione di ciò che era successo e cercò di dimenticare che Francesco era lontano, la sera scriveva la lettera che avrebbe dato domenica a Mimì, tutto come prima, in fondo cos’era cambiato nel suo cuore? Nulla.

La notizia che Francesco era andato in America si diffuse nel paese ed il notaio ne fu felice pensando ad una fine definitiva della passione tra i due giovani, cominciò così a comportarsi diversamente con sua figlia, concedendole anche quella libertà che prima le aveva totalmente tolta.

Angelina ne approfittò per trascorrere qualche giorno ad Agrigento a casa di Amelia, naturalmente fu accompagnata dal padre che si doveva comunque incontrare con il marchese per questioni legali.

I giorni che trascorse con Amelia furono liberatori, finalmente poteva sfogarsi con qualcuno raccontandole tutto ciò che le era successo.

L’amica la ascoltava attentamente abbracciandola ogni volta che le lacrime prendevano il sopravvento, chiaramente non c’erano soluzioni alla situazione che doveva solo essere accettata, al ritorno a casa però si sentiva più tranquilla e aveva deciso di seguire un consiglio di Amelia: trovarsi un impegno e dedicare il suo tempo a qualcosa di interessante per lei, questo l’avrebbe aiutata.

A casa si respirava un’aria più serena, e Angelina ne approfittò per dire a suo padre che aveva intenzioni di dedicarsi ad una cosa che l’appassionava: l’arte della fotografia.

In paese non c’erano fotografi e lo studio fotografico più vicino si trovava ad Agrigento.

Il notaio rimase stupito dalla richiesta della figlia, vedeva più consone altre attività per una giovane donna, la musica, la pittura, ma sapeva che era dotata di talento e se questa era la sua passione l’avrebbe accontentata.

Prese contatti con un importante studio fotografico di Palermo e si accordò affinchè la ragazza potesse imparare quest’arte nel modo migliore e con le persone più competenti nel settore.

A Palermo avrebbe soggiornato a casa della zia che l’avrebbe comunque seguita, poi sarebbe stata in compagnia della cugina con la quale era sempre andata molto d’accordo.

Dalle lettere che riceveva da Francesco aveva notizie di quel grande paese pieno di opportunità che era l’America , ma anche delle grandi difficoltà che un giovane doveva affrontare nell’inserirsi a cominciare dalla lingua e dalla poca considerazione in cui erano tenuti gli emigranti soprattutto se italiani.

Angelina scrisse a Francesco di questa sua decisione e gli indicò l’indirizzo della zia dove avrebbe potuto inviare le lettere senza problemi, quindi l’allontanamento dal paese non avrebbe interrotto la loro corrispondenza.

Partì dal paese senza nessuna angoscia, anzi piena di entusiasmo e di voglia di apprendere.

A casa della zia le fu assegnata una bella stanza luminosa e affacciandosi dal balcone vedeva la Cattedrale, la città, per chi come lei era abituata alla tranquillità del paese, dava l’effetto di una grande confusione , carrozze, qualche rara macchina, ragazzini vocianti per la strada e venditori ambulanti che portavano a domicilio qualsiasi cosa.

Lo studio fotografico si trovava a poca distanza dalla casa della zia, ma questa non permise che la ragazza andasse a piedi, sarebbe stata accompagnata dalla carrozza di famiglia.

Si presentò allo studio per conoscere il fotografo e per sapere come si sarebbe svolto il suo apprendistato.

L’insegna recava il nome del titolare, la vetrina non era molto grande ma le porte di legno erano molto eleganti e secondo la moda corrente del liberty erano decorate con tralci di rami e foglie.

Entrò e fu ricevuta da un cortese impiegato che, scambiandola per una ricca cliente, visto che era arrivata con carrozza e cocchiere, si profuse in un inchino che arrivò sino a terra e corse a chiamare il titolare.

Il fotografo che arrivò era un signore sui 40 anni, alto, magro con i capelli ricci piuttosto arruffati e l’aria da artista, si chiamava Giulio.

Angelina si presentò porgendogli la mano, l’uomo fece un inchino ed un perfetto baciamano, “bene” pensò Angelina “ho a che fare con un gentiluomo”,

fu invitata a seguirlo e la condusse in un salottino dove si accomodarono.

–       Non le nascondo che quando ho ricevuto la lettera di suo padre mi sono molto meravigliato, non è frequente trovare una donna che si interessa di fotografia

–       Ha il dubbio che possa essere il capriccio di una signorina di buona famiglia annoiata?

Il fotografo sorrise

–       Ammiro la sua franchezza ed altrettanto sinceramente le confesso che l’ho proprio pensato

–       Le assicuro allora che il mio interesse è assolutamente reale ed intendo farne una professione.

–       Bene, allora non dobbiamo perdere tempo, da domani si inizia, indosserà un grembiule e all’inizio si limiterà ad osservare come lavoriamo. A domani quindi l’apertura è alle ore 9 .

–       A domani  -rispose Angelina-

La congedò con un altro baciamano e l’accompagnò verso l’uscita.

Il pomeriggio scrisse una lunga lettera a Francesco in cui per filo e per segno gli descrisse tutto quello che era accaduto, manifestandogli la sua voglia di buttarsi a capo fitto in un’attività che poteva tenerla impegnata a non pensare alla sua infelicità.

Il primo giorno alla studio le servì soprattutto per capire come si lavorava e a prendere confidenza degli ambienti, vi erano dei salottini dove si facevano le fotografie in posa e vi si trovavano tutta una serie di oggetti che venivano di volta in volta utilizzati, i cavallucci e vari giochi per i bambini, piante, divani, tavolini e sfondi per gli adulti.

I laboratori erano nelle stanze più interne ed abbondavano di apparecchiature e di bacinelle, poi vi era anche un giardinetto che veniva anch’esso utilizzato, oltre al signore che stava all’ingresso il cui compito era di accogliere le persone, lavoravano nello studio due dipendenti  ed un ragazzo che si occupava delle consegne e dei lavori di fatica.

Angelina osservava tutto con grande attenzione limitandosi a chiedere il meno possibile per non disturbare il lavoro, ma veniva sempre di più presa da questa magia: riuscire ad immortalare non solo l’aspetto fisico ma anche le espressioni, gli stati d’animo e poi le sarebbe piaciuto molto fotografare la natura e tutto ciò che intorno a lei suscitava emozione.

Giulio era molto cortese e di tanto in tanto le chiedeva se aveva bisogno di qualcosa e le spiegava le tecniche per la buona riuscita delle immagini.

Aveva un’evidente passione verso il suo lavoro, lo studio lo aveva ereditato dal padre e, raccontò ad Angelina,  all’inizio lo viveva come un semplice lavoro poi a poco a poco aveva sentito nascere in sé il bisogno di esprimersi attraverso la fotografia e le sue immagini, anche quelle più banali, avevano un tocco in più qualcosa che le rendeva uniche, infatti il suo studio era considerato il migliore di Palermo.

Gradualmente cominciò ad assegnare ad Angelina dei compiti che la giovane eseguiva con molta accuratezza dimostrando concretamente di avere capacità ed interesse.

Le prime pose che Giulio le affidò furono quelle dei bambini, compito non facile, ma Angelina ne sapeva cogliere espressioni ed atteggiamenti dinamici, era contraria alla staticità ed alla impersonalità di certe immagini, insomma era veramente brava e Giulio lo capì subito.

Cominciarono molto a parlare e scambiarsi le idee che, in genere, combaciavano ed Angelina sognava il suo studio e le sue immagini.

Francesco dall’America le raccontava dei suoi lavori, ne faceva più d’uno, ma soprattutto le raccontava della folta comunità italiana e di tante storie, ogni lettera era un racconto, scriveva bene e le descrizioni erano così accurate ad Angelina sembrava di vedere luoghi e situazioni.

Naturalmente si inviarono reciprocamente le fotografie, ad Angelina Francesco diede l’impressione di un maturo signore, ma l’occhio attento dell’esperta capì che era stato il fotografo a fargli assumere una posa ed un atteggiamento innaturale che contrastavano con le caratteristiche di Francesco. Al contrario l’immagine di Angelina realizzata da Giulio ne coglieva la sua bellezza velata da tristezza era l’immagine di una donna innamorata che con gli occhi esprimeva il suo sentimento.

La loro corrispondenza era molto fitta, si raccontavano minuziosamente tutto, il dolore della lontananza era cocente ma avevano imparato a conviverci.

In una lettera Francesco raccontò ad Angelina che i suoi amici gli avevano presentato una ragazza con l’intento di “accasarlo”, lui raccontava l’episodio quasi divertito, ma Angelina pianse perché ebbe la paura di perdere il suo grande amore.

Al laboratorio Angelina conquistava spazi sempre più ampi e Giulio le trasmetteva senza riserve tutta la sua competenza trovando con lei una perfetta intesa lavorativa,

ma a poco a poco Giulio cominciò a guardarla come donna nutrendo verso di lei sentimenti sempre più forti.

Ed un giorno si trovarono vicini ad esaminare una fotografia, troppo vicini tanto che Giulio con le labbra le sfiorò i capelli, Angelina si allontanò di scatto e passò la mano tra i capelli quasi a voler cancellare quel contatto che aveva avvertito come una profanazione.

Giulio si scusò, ma allo stesso tempo dichiarò il suo amore che era nato e cresciuto alimentato dalla comune passione per la fotografia e dalla gentilezza d’animo di questa fanciulla che avrebbe fatto innamorare chiunque avesse avuto modo di conoscerla.

Angelina ascoltò le parole d’amore accorate di Giulio ma dovette rispondere in maniera tale da soffocare ogni possibile speranza, non gli raccontò del suo amore, era una cosa troppo intima che non intendeva fare conoscere, preferì raccontargli che aveva deciso di non sposarsi per dedicare la sua vita ai genitori visto che era figlia unica e che nel suo futuro avrebbe avuto passione solo per la fotografia.

Non scrisse questo fatto a Francesco, ne avrebbe sofferto troppo e non intendeva arrecargli altro dolore.

La permanenza allo studio, dopo ciò che era accaduto,  non poteva protrarsi oltre e poi aveva già imparato tutto ciò che le avrebbe consentito di iniziare autonomamente a lavorare, così si congedò da Giulio e dagli altri impiegati, tutti si mostrarono dispiaciuti lasciava in ognuno un dolce ricordo.

Giulio le chiese se poteva tenere esposta allo studio la fotografia che lui le aveva fatto per avere sempre la possibilità di vederla, le disse anche che sarebbe stata sempre la benvenuta e, se possibile avrebbe avuto piacere di vedere qualche sua opera.

Angelina accordò a Giulio il permesso di esporre la sua immagine e gli promise che gli avrebbe scritto e inviato del materiale.

Anche Angelina in quel luogo lasciava un pezzetto di cuore, da Giulio aveva imparato molte cose e se non avesse avuto Francesco avrebbe potuto considerarlo come un ottimo compagno di vita e di lavoro.

Tornando a casa ebbe la sensazione che il paese si fosse rimpicciolito, la grande città l’aveva abituata a spazi più ampi e orizzonti più vasti, ma aveva un sogno da realizzare ed era piena di energie perché ciò accadesse.

Ai genitori raccontò tutto quello che aveva fatto, le persone che aveva conosciuto, l’esperienza allo studio, tralasciò di riferire l’episodio con Giulio, il notaio l’avrebbe considerato una forma di grave mancanza di rispetto: un uomo perbene mai si sarebbe dovuto dichiarare apertamente ad una fanciulla, avrebbe dovuto prima chiedere il permesso al di lei padre.

Angelina aveva preparato una lista di tutto ciò che le occorreva per impiantare lo studio fotografico e la consegnò al padre, indicando anche a quali ditte fare gli ordini, l’aveva stilata con l’aiuto di Giulio prima di lasciare Palermo.

Il notaio non aveva mai creduto seriamente alla passione di Angelina, ne conosceva bene la caparbia, ma questa gli era sembrata un’infatuazione passeggera e l’aveva assecondata nella quasi certezza che sarebbe svanita, ma invece non era affatto così.

Il luogo dove aprire lo studio c’era, nel palazzetto in cui abitavano i locali del  pianterreno erano inutilizzati e pieni di cose inutili, potevano essere sbarazzati e con qualche modifica diventare un perfetto studio fotografico.

Angelina si buttò a capo fitto nella realizzazione del suo progetto, senza perdere tempo, si occupò personalmente del progetto, valutando i locali e l’uso che ne doveva fare, si accertò che le ordinazioni del padre fossero complete e dettagliate, come un uomo ( femminista ante litteram ) seguì gli operai litigando e urlando quando necessario.

Il notaio da un lato era compiaciuto nel vedere la figlia così capace ed intraprendente, dall’altro avrebbe forse desiderato una figlia sposata con un buon partito ed una nidiata di marmocchietti, ma questo era un argomento tabù, ogni volta che aveva provato a prospettarle un possibile fidanzato, e tanti erano stati i giovani a lui graditi che si erano fatti avanti, Angelina aveva sempre rifiutato con fermezza assoluta.

In paese la novità di uno studio fotografico gestito da una donna suscitava  molta curiosità e molti commenti, non sempre benevoli, ma si sa nei piccoli centri il passatempo preferito dalla gente è malignare.

Le lettere di Francesco tornarono ad essere recapitate da Mimì che invece spesso andava a trovare l’amica e le dava anche una mano per quello che era possibile.

Appena tutto fu a posto iniziò questa sua professione, i primi clienti furono una coppia di sposi che le chiesero di essere immortalati nei loro vestiti nuziali.

Sembravano due manichini e per quanto Angelina cercasse di ammorbidire la loro postura si irrigidivano sempre di più, ma non erano solo rigidi erano anche brutti e tristi, il loro doveva essere un matrimonio deciso da altri.

 Mise in mano alla sposa dei fiori, le acconciò un po’ meglio il velo li fece sorridere raccontando della fotografia fatta ad una cagnetta in posa e ne uscì fuori un’immagine decente.

Non potè fare a meno di pensare all’espressione che due innamorati dovrebbero avere nel giorno del loro matrimonio, e si perse a fantasticare sulle foto che l’avrebbero ritratta con il suo Francesco.

La fotografia le impegnava tutto il tempo e, quando poteva, andava a fotografare luoghi, panorami, cogliendo in alcune ore della giornata e in condizioni meteorologiche particolari effetti davvero stupefacenti, al negozio restava Mimì che le faceva da segretaria, avere accanto la sorella di Francesco per Angelina era come avere un pezzetto di lui.

 Il notaio non permetteva alla figlia di muoversi da sola, la faceva sempre accompagnare da un suo uomo di fiducia che portava anche le pesanti attrezzature, il poverino era costretto ad arrampicarsi dove Angelina decideva e ogni tanto implorava con tono supplice: “Signurì ancora amu d’acchianari? nun è bonu ccà?” lo sguardo che  riceveva era sufficientemente esplicativo, un’artista non si accontenta delle soluzioni comode, ma deve trovare quelle “giuste”.

Al ritorno non vedeva l’ora di sviluppare le sue immagini e, spesso, faceva tardi , il notaio allora scendeva e, con ammirazione, assisteva alla nascita delle creazioni della figlia.

Oramai si era rassegnato all’idea di non avere nipotini, ma aveva preso allo studio un nipote che si era laureato in legge a cui poi sarebbe andato lo studio, quindi era assicurata la continuità professionale e  Angelina, anche non volendo più lavorare, avrebbe comodamente potuto vivere di rendita.

Le immagini che sembravano più interessanti Angelina le spediva a Giulio ed in risposta riceveva dettagliate recensioni, la luce , i soggetti, da professionista quale era, ne esaminava tutti gli aspetti, non risparmiandole anche critiche, quando necessario, ma dandole anche soddisfazione se lo meritava.

In ogni lettera Giulio le ribadiva che aveva di lei un dolce ricordo e non tralasciava di raccontarle che nella sua vita c’era solo il lavoro, forse ancora, reconditamente, sperava di potere conquistare il cuore di Angelina.

Gli anni passavano ed Angelina ogni tanto si chiedeva se Francesco fosse solo un fantasma, un parto della fantasia , il sogno della notte, di tangibile c’erano le lettere che arrivavano sempre con puntualità che rinnovavano i sentimenti di un amore che diventava grande senza essersi mai nutrito se non di un unico bacio, di una promessa e di quel numero infinito di lettere con cui Angelina aveva riempito tutti i possibili nascondigli della soffitta. I capelli bianchi cominciavano a crescere, ma si nascondevano bene nel castano chiaro, però per la donna erano un segnale preciso.

Nella vita c’è una sola certezza assoluta che è la fine ed il notaio non poteva sottrarsi al suo destino, nella maturità aveva sofferto di una cardiopatia ed un giorno mentre era allo studio ebbe un attacco, corsero tutti, ma il medico chiaramente fece capire che non avrebbe superato la crisi.

Angelina gli stette vicino tenendogli la mano e pregando per lui, nonostante le avesse impedito di vivere la sua vita le era molto legata ed era un uomo che aveva sempre ammirato per la sua correttezza.

Ne raccolse l’ultimo respiro e pianse, quando si conclusero tutte le tristi incombenze sentì che era giunto il momento di pensare alla sua vita.

Era rimasta la mamma ed il cugino che ereditava lo studio, li riunì attorno ad un tavolo e con determinazione comunicò:

–       Cari, mio padre mi ha impedito di vivere la giovinezza con l’uomo che ho sempre amato ed io, anzi noi, a prezzo di un enorme sacrificio abbiamo rispettato la sua volontà. Adesso che il Signore l’ha voluto con sé io voglio sposarmi e vivere il resto della mia vita con Francesco.

La mamma restò interdetta, non immaginava che questa storia avesse superato la prova del tempo e della distanza ma non potè fare a meno di darle la sua benedizione ed il cugino, che aveva sperato di diventare lui il marito per ereditare anche i beni del notaio, fece buon viso a cattivo gioco.

A Francesco Angelina inviò un telegramma che diceva: “non ci sono più ostacoli, torna al più presto, Angelina tua”.

Francesco organizzò il ritorno più velocemente possibile e incaricò Mimì, nel frattempo, di preparare tutti i documenti e fissare la data delle nozze.

Il giorno dell’arrivo di Francesco Angelina volle andare a prenderlo a Palermo al porto, partì alcuni giorni prima per stare con la zia, ordinare in sartoria il vestito per le nozze e per salutare Giulio.

Era primavera e la città era bellissima piena di profumi e colori, alla zia annunciò le sue nozze mentre la cugina già sapeva tutto, l’anziana donna fece una smorfia ed espresse le sue perplessità per la fretta con cui si decideva questa cerimonia senza rispettare il periodo di lutto, ma Angelina spiegò alla zia che l’attesa durava da 35 anni, questo era il periodo trascorso da quella processione del venerdì santo in cui si erano giurati eterno amore.

La zia si commosse, la abbracciò e le espresse la sua ammirazione per non essere andata contro la volontà del padre mentre era in vita.

Per il vestito si recò assieme alla cugina presso la sartoria più in voga della città, non era mai stata vanitosa ma, per quest’occasione, voleva essere perfetta.

Furono accolte da Madame Cleò in un lussuoso appartamento elegantemente arredato con quadri alle pareti, piante, salotti e un gran numero di manichini che mostravano dei vestiti molto belli.

 Madame parlava con accento francese che ogni tanto diventava italiano con inflessione palermitana, ad Angelina questa finzione sembrò molto divertente, ma forse la sartoria di Rosalia non avrebbe attirato una clientela raffinata come l’atelier di Madame Cleò.

Angelina spiegò come voleva il vestito, ma si fece consigliare da madame che fece portare da alcune ragazze dei modelli già pronti per trarne idee, alla fine si arrivò alla decisione finale, sarebbe stato molto semplice di raso color ecrù arricchito nel corpetto da un finissimo merletto in tinta. Una veletta appuntata tra i capelli con dei piccolissimi fiori che riprendevano i motivi del merletto avrebbe completato la mise, in paese sicuramente sarebbe stato criticato, ma a lei non importava proprio niente.

L’incontro con Giulio fu pieno di gioia e affetto, anche a lui Angelina raccontò la sua storia e poi parlarono tanto di fotografia e con stupore trovò le immagini che gli aveva inviato nel tempo incorniciate ed appese alle pareti dello studio.

Naturalmente fu incaricato di immortalare l’avvenimento e quindi invitato alle nozze che sarebbero state improntate alla semplicità ed intimità visto il recente lutto.

Arrivò il giorno dell’arrivo della nave, erano passati 15 anni da quando Francesco era partito, la notte precedente Angelina non riuscì a chiudere occhio, il suo più grande timore era che Francesco in lei non trovasse più quella che ragazza che aveva amato e che il tempo l’avesse cambiata troppo.

La tachicardia non la lasciava in pace e le dava senso di spossatezza, non riusciva ad ingerire neanche l’acqua e nonostante le premure e l’affetto della cugina non trovava neanche un pò di tranquillità. La carrozza era pronta e  appena avrebbe sentito la sirena che annunciava l’ingresso in porto della nave in pochi minuti sarebbe arrivata.

Cambiò abito tre volte, si pettinava e spettinava perché le sembrava che i suoi capelli non fossero in ordine come avrebbe voluto, finalmente sentì la sirena, si precipitò giù e arrivò in porto prima che la nave attraccasse.

Vedeva avvicinare questo grande piroscafo e sentiva riscaldarsi il suo cuore, Francesco era lì dentro, non si sarebbero lasciati mai più, quante lacrime, quanta sofferenza, ma adesso vedeva tutto come una parentesi, avrebbero ripreso la loro storia come se non ci fosse mai stata la lontananza.

Le operazioni di attracco furono lunghe e laboriose ma Angelina le seguì attentamente forse per concentrarsi su qualcosa e calmare il cuore che galoppava senza freni.

Quando dalla scala cominciarono a scendere i passeggeri lo vide subito era tra i primi, non era cambiato, era il suo Francesco, gli corse incontro nonostante la folla, si fermarono a pochi centimetri l’uno dall’altro per guardarsi, per capire che non era un sogno, e poi si abbracciarono così stretti che i loro corpi sembrarono fondersi.

I cuori battevano all’unisono normalizzando la frequenza, si erano ormai riuniti e formavano un unico organo.

Non avvertivano alcuna presenza intorno, il vociare della gente, dei vetturini, dei facchini non veniva percepita dalle loro orecchie, esistevano solo loro ed il mondo circostante magicamente era stato cancellato.

Non si resero conto della durata di quell’abbraccio, quando si staccarono , si guardarono negli occhi  e contemporaneamente esclamarono: Angelina mia! , Francesco mio!

Il cocchiere si era intanto occupato di sistemare il bagaglio in carrozza e i due innamorati tenendosi per mano si accomodarono per dirigersi verso casa della zia.

I loro occhi erano calamitati l’uno verso l’altra, avevano mille cose da dirsi, anni di vita da raccontarsi anche se attraverso le loro lettere avevano sempre fatto resoconti dettagliati della loro vita, ma adesso qualsiasi parola sembrava inadatta, inutile, c’erano loro uniti ed il loro grande amore.

Angelina presentò con orgoglio il suo amato alla zia ed alla cugina, effettivamente Francesco era un bell’uomo, nonostante non fosse più giovanissimo aveva un fisico asciutto e i modi erano quelli garbati di un gentiluomo.

La zia fu molto accogliente, lo mise a suo agio, gli chiese se gradiva riprendersi un po’ prima della cena, visto il lungo viaggio, Francesco sentiva effettivamente il bisogno di riposare almeno qualche minuto ma non voleva lasciare il suo bene, né d’altro canto sarebbe stato corretto chiudersi in camera con lei, non erano ancora marito e moglie.

Fu Angelina allora a prendere l’iniziativa, accompagnò Francesco nella stanza degli ospiti dove c’era anche una stanza da bagno che la cameriera aveva già preparato con le brocche d’acqua calda, lo fece entrare e gli sussurrò :

–       Amore mio, ristorati e riposati un po’ io starò qui fuori dalla porta , mi potrai parlare se vorrai, non ci lasceremo più neanche per un momento.

–       No, vai dai tuoi parenti, non voglio saperti dietro la porta, in fondo siamo comunque sotto lo stesso tetto!

Risero insieme si baciarono reciprocamente le mani, mentre Francesco chiuse la porta.

Angelina raggiunse la zia e la cugina in salotto che l’accolsero con grande affettuosità, si erano immedesimate in questa storia d’amore così grande e così sofferta, parlarono del matrimonio e di tutto ciò che bisognava ancora fare.

Il tempo così trascorse ed ecco comparire Francesco, si era lavato e si era anche cambiato d’abito, nonostante venisse dall’America era elegante, una particolarità delle persone che tornavano da questo paese era l’abbigliamento troppo vivace ai limiti del buon gusto, ma Francesco non era stato contagiato nei lunghi anni di permanenza dalle abitudini degli americani consapevole del fatto che era solo di passaggio .

L’atmosfera si era riscaldata e le parole cominciarono a fluire copiose da parte di tutti, Francesco rispondeva a tutte le domande sul grande paese in cui aveva vissuto e Angelina lo guardava incantata e qualsiasi parola dicesse a lei sembrava perfetta e piena di significato.

La serata volò e la nottata pure, l’indomani sarebbero tornati insieme al paese felici per iniziare la loro vita.

Il saluto con la zia e la cugina fu un arrivederci a presto, visto che sarebbero state presenti alle nozze ed avrebbero portato ad Angelina il vestito.

Durante il viaggio finalmente cominciarono a programmare il loro futuro, innanzitutto il lavoro, Francesco aveva una laurea che intendeva spendere nella professione che più lo appassionava, l’insegnamento, in America dopo varie vicissitudini ed attività di tutti i tipi aveva insegnato italiano in un esclusivo college ed aveva avuto modo di fare esperienza nella didattica.

Angelina avrebbe continuato la sua attività almeno fino a quando ne avesse avuto voglia e, poi, l’eredità che il notaio aveva lasciato alla figlia avrebbe consentito loro di vivere comodamente di rendita.

La prima cosa che avrebbero dovuto fare una volta arrivati in paese era la presentazione ufficiale delle famiglie non potevano non rispettare le tradizioni.

Decisero che tale incontro sarebbe avvenuto la domenica successiva con lo scambio degli anelli di fidanzamento.

Arrivarono in paese e dovettero lasciarsi per tornare ognuno nelle proprie case, Francesco non vedeva l’ora di riabbracciare gli anziani genitori che tanto avevano sofferto per la lontananza dal loro amato figlio, fu tutto molto commovente e la gioia di riunirsi prevalse sulle sofferenze passate.

Si parlò subito del matrimonio e della cerimonia dello scambio degli anelli che si sarebbe avvenuta la domenica, questa consuetudine aveva ufficialità  esattamente quanto quella del matrimonio e si doveva svolgere in presenza delle famiglie riunite, si sarebbero dovute inviare anche le partecipazioni, ma vista la particolare situazione se ne fece a meno.

I preparativi furono frenetici, c’erano tante cose da organizzare e Angelina teneva che tutto fosse impeccabile, si occupò di organizzare il rinfresco, il salone che da molto tempo non si apriva per le feste fu rinfrescato, si fecero pulizie straordinarie, mentre la madre di Angelina mostrava indifferenza verso tutto questo e partecipava  con qualche eloquente smorfia ed una volta si lasciò anche scappare “tutto questo accade perché non c’è più mio marito, altrimenti……”

Arrivò la domenica e Angelina affrontò la madre per evitare brutti incidenti, le ribadì che nella sua vita aveva sempre amato Francesco e la loro sarebbe sicuramente stata un’unione felice, che avrebbe potuto fare un colpo di testa e non l’aveva fatto per non dare un dolore ai genitori, ma adesso aveva diritto a godersi la sua felicità, la madre ascoltava e commentava solo con le espressioni del viso, sembrò comunque disposta a non rovinare la festa della figlia.

Nel pomeriggio cominciarono ad arrivare gli invitati e all’ora stabilita Francesco con la sua famiglia.

Era evidente un imbarazzo da parte dei genitori che si trovavano in una delle case più antiche e illustri del paese per suggellare l’unione del loro figlio che sarebbe entrato a pieno titolo a fare parte di quella famiglia.

Angelina fece le presentazioni, la madre era seduta in poltrona e non si alzò, si limitò a porgere la mano e ad accennare un mezzo sorriso di circostanza, alla mamma di Francesco sembrò carino dire:

–       Adesso che i nostri figli si sposano possiamo darci del tu?

–       Gentile signora – rispose acidamente- il fatto che i nostri figli si possano sposare non cancella la distanza che c’è fra di noi , quindi per quanto ci riguarda che i nostri rapporti restino come sono stati fino ad ora.

Tranne che per questo “incidente diplomatico” tutto filò liscio

La data del matrimonio fu fissata per il mese di giugno il tredici, era un sabato e gli invitati erano solo i familiari stretti e qualche intimo amico, i testimoni per Angelina Amelia e Giulio e per Francesco un compagno di università con cui aveva diviso la stanzetta a Palermo e con cui aveva mantenuto sempre rapporti epistolari e la cara dolce sorella Mimì, testimone e complice di questa grande storia.

La cerimonia ebbe luogo nella chiesa matrice che si trovava proprio accanto casa di Angelina ed il rinfresco si svolse a casa della sposa, tutto fu molto commovente e nulla era più importante del loro amore finalmente consacrato.

E’ fin troppo ovvio dire  “…e vissero felici e contenti” ma fu proprio così, anche se non più giovani la loro unione fu allietata dalla nascita di due figli, si tennero sempre per mano e guardandosi negli occhi sospiravano Angelina mia, Francesco mio.

Lei continuò per un certo periodo la sua attività di fotografa poi dopo la nascita dei figli preferì cedere l’attività e continuarla a coltivare come hobby.

Il loro matrimonio fu galeotto per Mimì perché in quell’occasione conobbe il compagno di università di Francesco, fu un colpo di fulmine e si sposarono anche loro dopo poco tempo.

Francesco svolse la professione di insegnante di storia e filosofia nei licei fino alla pensione, la loro vita trascorse serena e tutte le difficoltà le superarono insieme tenendosi per mano, fino alla fine della loro storia terrena.

Una domenica mattina, poco tempo fa, sulla bancarella di un mercatino vidi delle fotografie molto belle, erano degli scorci di panorami sicuramente artistici , guardando sul retro mi accorsi che provenivano dall’archivio fotografico di Angelina chissà come e perché erano arrivate su quella bancarella, ma fu come vedere rivivere attraverso le sue creazioni quella persona così speciale.

Ricordare e raccontare questa grande storia mi è sembrato importante in un mondo in cui purtroppo si sono persi certi valori.

 

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7 commenti »

  1. Emozionante dall’inizio alla fine. Se trovo altri 24 racconti così… mi ritiro dal concorso.

  2. Coinvolgente e delizioso.Senza accorgertene ti trovi trasportato in un altra epoca a vivere la vita di persone che ti piacerebbe incontrare nella vita reale.
    Brava!!!!!!

  3. Grazie a chi ha letto il mio racconto, sono lusingata dai complimenti, per chi scrive non c’è gratificazione maggiore che regalare un’emozione.

  4. mi è piaciuto molto , romantico e coinvolgente, si lascia leggere tutto di un fiato, brava Mariuccia

  5. Ti prende dall’inizio alla fine ti chiedi che fine hanno fatto, nel nostro tempo la profondità dei sentimenti cosi magistralmente descritti dall’autrice. Grazie maria!
    Non sempre tanta attesa e sofferenza viene così giustamente e pienamente ripagata…

  6. “Semplicemente” delizioso…………..

  7. Angelina mia, Francesco mio! Che tenerezza.. che forza !
    Storia d’altri tempi… nostalgia e incredulita’!
    Brava Mariuccia!

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