Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2011 “Emozioni olfattive” di Laura Falcini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011

Il pitosforo ha un profumo magico. E’ un anelito, un sogno, qualcosa di inafferrabile e inenarrabile. Effimero e nello stesso tempo potente, il suo arrivo  è improvviso, repentino e fa aspirare a pieni polmoni un lieve anticipo d’estate. Riesce a stupirmi ogni volta, mentre mi attraversa le narici, inonda la bocca, la lingua, le papille gustative e  mi avviluppa in un abbraccio senza scampo. Ogni tanto  accade che improvvisamente il refolo odoroso  sparisca e  allora annaspo nella ricerca spasmodica di quella che credo ormai, sia stata solo un’allucinazione olfattiva: schiocco la lingua contro il palato, alzo la testa cercando quella nuvola fragrante da qualche parte sopra di me, in un punto qualunque nello spazio…ed  ecco che inaspettatamente finalmente la riafferro, è  di nuovo lì, in calde ondate  e allora mi  perdo e m’incanto nei ricordi, perché quel sentore fa parte di me, della mia vita, del mio passato. 

E mi rivedo con i miei genitori a passeggio, sono piccola e mi tengono per mano, mentre i miei fratelli giocano ridendo davanti a noi. Da una parte il mare, dall’altra le siepi  in una fila ordinata di pitosforo, piccoli fiori bianchi e  gialli che spuntano tra le foglie lustre e scure. Riesco ancora a vedere con gli occhi candidi e genuini di allora, i tramonti rossi sull’acqua, i  venti impetuosi, le onde rumorose, le urla dei gabbiani e  i giorni spensierati passati sullo stesso stabilimento balneare, ogni anno uguale all’altro. 

Giugno e la prima abbronzatura e tutte noi bimbette, coi “braccini” vicini, pelle contro pelle per fare a  gara a  chi era diventata più nera in quei pochi giorni; l’acqua ancora fredda e l’attesa frenetica  per l’arrivo  delle amiche lontane che sarebbero arrivate per le  vacanze.  

Ed ecco Luglio! Lo splendore, il culmine delle vacanze. Cieli tersi, odore di salsedine, caldo, sole abbagliante. Tuffi, nuotate estenuanti, docce freddissime con la bustina di bagnoschiuma che vendevano i bagnini, cinque  lire per quel quadratino blu con una palma disegnata sopra: corpi salati, caldi e ridenti sotto il getto ghiacciato, per sciacquare via tutta quella schiuma appiccicosa al profumo dozzinale di cocco.

E quelle serate chiassose con la baraonda di musica, canti, risate e balli… Ma bastava che mi allontanassi solo di pochi metri dalla folla, per ritrovarmi tra cielo e mare, in un silenzio ovattato appena sospeso  dal lieve rumore delle onde  in perpetuo movimento, coperta affettuosamente da una coltre di velluto nero tempestata di tante “lucine” mentre  la luna mi sorrideva.  Solo in quei momenti, il  profumo del pitosforo riusciva a legarsi in modo inestricabile con quello del salmastro, dei solari, dei bagnoschiuma a buon mercato, delle  alghe seccate al sole ma soprattutto a  quell’afrore umido, fresco e inconfondibile che ha il cemento lavato con il cloro. 

Poi arrivava agosto e incominciavo a intristirmi: tra poco tutto sarebbe finito. Dopo Ferragosto infatti i villeggianti andavano via, i residenti “bene” partivano per la casa di montagna o per lidi lontani e restavamo solo noi : i “livornesi poveri”.

In un attimo era già settembre, che malinconia, che tristezza! Anche gli ultimi “irriducibili” si erano stancati di venire al mare, ed io piccola bimba  ormai nera come una zingara, con i capelli arsi e schiariti dal sole, vagavo tra le cabine spoglie e i rari ombrelloni aperti; osservavo con sgomento il bagnino che toglieva le scalette di accesso al mare, nei  luoghi dove facevo il bagno abitualmente; mi soffermavo a scrutare  incuriosita la piscina svuotata che era diventata un’enorme triste buca azzurra con la tinta scrostata qua e là;  fissavo  sconcertata il juke box ormai muto e malinconico, nessuno che vi infilasse le mitiche cinquanta lire per ascoltare qualche canzonetta alla moda. Le giornate si erano scorciate e Il cielo aveva cambiato colore: era di un blu acceso ora, l’acqua era gelida,  il sole non asciugava più così velocemente i capelli bagnati e la sabbia non bruciava nemmeno a mezzogiorno. Tutto finito.

Ma poi pensavo all’odore dei banchi di legno, a quello delle matite e dei libri, all’inchiostro profumato di fragola della penna  “cicciona” a dieci colori, il nuovo astuccio con il lapis ancora intonso e la matita rossa e blu e la tristezza un po’ passava.  

Chiudo gli occhi e per un attimo, sono ancora là,  per  mano alla mia mamma; i miei fratelli si rincorrono e mio padre li segue con lo  sguardo severo ma compiaciuto. Ammiro orgogliosa l’agilità di mio fratello che salta e corre e rimbalza dietro a un pallone.

 Godo al  contatto del mio viso sul vestito di seta frusciante di mia madre, lei ha un buon odore di erba tagliata e mandorle amare che ben si sposa  agli altri effluvi che mi circondano.  Ascolto la voce profonda di babbo e lo guardo con affetto mentre carezza il volto buono di mia sorella.

Il pitosforo scaldato dal sole accanto a me è un’esplosione olfattiva che non dimenticherò mai.

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5 commenti »

  1. Cara Laura,
    mi sono rispecchiata tanto nel tuo delicato racconto. E’ vero: spesso le emozioni più intense passano proprio… per il naso! E ci basta risentire quel profumo per tornare a vedere scene di vita nascoste in fondo al nostro cuore… Bello!

  2. Grazie Michela per il tuo gentile commento, sono contenta di non essere la sola a vivere le emozioni più intense, proprio grazie all’olfatto!

  3. bello!

  4. Grazie Lucy, un bacio!

  5. Ehm io l’ho scoperto solo adesso, ma ci tenevo a lasciare un commento.
    Io ho passato le mie estati da bambina in montagna, ma leggendo il tuo racconto non è stato difficile trovarmi con te a gironzolare in spiaggia, con tutti i profumi.
    Grazie!

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