Premio Racconti per Corti 2011 “By car” di Maria Teresa Sacco
Categoria: Premio Racconti per Corti 2011Sognavo a notti intervallate di guidare una macchina. Ossessionata da tale sogno, pensavo che fosse destino averne una un giorno e poterci viaggiare. Appena compii diciotto anni, m’iscrissi alla scuola guida. Dopo gli studi il pomeriggio mi recavo per seguire i corsi di teoria e pratica. Alla fine nell’arco di quattro mesi circa avevo già il mio bel libretto di guida da mostrare ai genitori. Memore di aver preso per un esame universitario il massimo dei voti con la lode, mio papà decise che a giugno con il caldo sarei potuta finalmente andare al mare con la mia macchina nuova.
«Magnifico, invito le mie amiche del cuore e ci divertiremo un mondo!».
«Fa come vuoi, sei stata brava. Te la sei meritata».
In fondo, non avevo mai dato problemi con gli studi, riuscivo a essere sempre a passo con i corsi e a studiare per gli esami nelle varie sessioni che i docenti mettevano al seguito di ogni chiusura del corso. Avevo anche molti amici, immaginavo quale impressione potessi creare nella loro mente di gran maschilisti!
Detto fatto comprai la mia macchina color giallo acceso. La preferivo sportiva e dinamica, agevole e forte da potermi accompagnare in tutti i posti e che mi durasse per un paio d’anni senza incappare in grossi guai. Insomma fu memorabile quando insieme a Cunny mi recai per una passeggiata al mare.
L’estate metteva un’afa terribile. Il traffico era pazzesco a certe ore del giorno ma ero abile a guidare! Cunny si fidava di me, non gli sfuggiva mai un solo commento, quando ero alla guida. Prima di arrivare alla spiaggia più vicina al mio paesello e tuffarci per una bella rinfrescata, dovemmo sopportare la coda di macchine. Ci fermammo del tutto, quando udimmo alcuni imprecare, altri borbottare e urli sovraumani uscire dai finestrini delle auto: «Muoviti!», «Svelta!», «Dormi!», altri commenti a dir poco ragguardevoli su quell’asfalto emanante un tanfo di catrame insopportabile.
Arrivati in spiaggia, ci tuffammo e dopo in un posto appartato facemmo l’amore io e Cunny. Fu stupendo con il sapore dell’acqua marina sui nostri corpi infiammati dal sole cocente. Aprii gli occhi leggermente socchiusi, quando vidi la mia macchina arrivare verso di noi, dissi: «Non potrà venire in spiaggia». Mi sbagliavo. Venne verso di noi e con le ruote nella sabbia si fermò. Mai visto niente di simile, esclamai: «Un troll guardingo che guida e possiede la mia car o sto sognando». Entrammo in macchina. Ci condusse in un posto inquietante. Era una fonderia, tante macchine da rottamare. Alcuni tipi domandarono: «Cosa fate in questo posto?». Non avevamo la più pallida idea! Ci intimò di andare via. Cercai di partire ma la mia macchina non si muoveva. Sembrava in trans. Dopo, un paio ancora di avvertimenti, presero la macchina per frantumarla. Lanciai un urlo disperato: «No, è nuova!».
«Qualche ora di sonno l’ho fatta!» esordii. Ora nella mia mente avevo il nuovo modellino di macchina. Andai nel mio studio di design e ne feci lo schizzo. Chiamai il mio capo e mentre lo aspettavo, preparai una moka. Seduta sulla mia poltrona bevvi il caffè assaporandone ogni sorso e con esso la prossima e sicura promozione.
«Stupendo modellino! Sembra che qualche angelo stanotte ti abbia informato» affermò con tono sarcastico. Uscì dall’ufficio soddisfatto di me. Non fu facile affermarmi come donna in quell’azienda fatta di soli uomini con mio padre a capo. I sogni a volte ti salvano la vita!
Ero prossima al licenziamento, l’avevo intuito, ma questa scorribanda al mare, mi aveva rigenerata.
Interessante l’idea di un incubo che diventa il biglietto poco salato da pagare per ottenere un’intuizione straordineria!
Tutto sta nel ricordarsi una volta svegli ciò che si è sognato!