Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2011 “La morte di un topo” di Manuela M. Dilettoso

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011

Si   avvicina  cauto  alla  meta…  si  ferma.  Alza  i  suoi  occhietti  ed  arriccia il  naso,  facendo  tremare  i  suoi  baffetti.  Prosegue  e  decide  che  può  rischiare,  non  c’è   pericolo.  Ma prima  di assaporare  l’inebriante  profumo  di  quel  pezzetto  di  formaggio  tanto  ambito…  Rimane attaccato  al terreno.  Tenta di  svincolare  i piccoli  piedi,  ma  le zampette  cedono  e crolla  in  quella  appiccicosa  sostanza  di  cui  sconosce  il  nome e  la  provenienza.  Sembra  voglia   arrendersi   e  per  qualche  minuto  decide  di  non   muovere  nemmeno  un  muscolo:  deve  riflettere  forse…  Poi  in  un  impeto  riprende  a  dimenarsi.

Una,  due  volte  ed  un’altra  ancora…  S’impantana   sempre  più,  ma  non  si  arrende.  Si  percepiscono  i  battiti  del suo cuore…   accelerati.  L’osservo  e  mi  chiedo  perché  quel  piccolo  topo  non  rinunci  a  lottare,  perché  non ceda  al  suo  destino,  quel  destino  che  è  stato  segnato  da  qualcun  altro.  Piano  piano  dovrà  far  posto  alla rassegnazione  umana. 

Vado via.  Cammino  pensando  alle  mille  cose  che  devo  fare  ed  alle  altre  mille  che  devo  rimandare.

Quel  topo   è   lì. 

Talmente  presa  dai  miei  pensieri,  a malapena  vedo  chi  mi  circonda.  Seguo  la  fila  di  macchine  che  mi  sta  davanti,  sperando  che  scorra  velocemente. 

Il  sole  è  caldissimo  e  il  sudore  mi  infastidisce.  Un tale  si  avvicina  al  finestrino  e  si  rivolge  a  me  con  tono  sostenuto: 

– Lei  ha  lo  stop,  sa?! –  In  un climax  vocalico   mi  ripete  la  frase  un  paio  di  volte  prima  che  io  mi  renda  conto  che  sta  proprio  parlando  con  me.  Lo  fisso e  mi  rendo  consapevole  del  fatto  che,  seppur  pian  pianino,  non  mi  stavo  arrestando  ad  uno  stop  e  che  quell’uomo,   un  simpatico  ciclista  sui  cinquanta,  indispettito  dalla  precedente   infrazione  di  un  altro  automobilista,  stava  per  rimproverarmi  di  brutto… 

Prontamente  chiedo  scusa  e,  con  tono  dolce  e  visetto  d’angelo  colpevole,  lo  calmo,  facendo  notare  la  mia  “buona  fede”  ed  il  mio  dispiacere.

Svolto  l’angolo.  Il  topo  è  ancora  là,  non  si  è  ancora  arreso…  Ed  io…?

Devo  proseguire.

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1 commento »

  1. Perchè affannarsi se il nostro destino sembra giò scritto, pare voglia dirci l’autrice di questo breve racconto che lascia diversi finali aperti. Ma la nostra vita deve andare avanti e seppure ogni tanto ci soffermiamo a riflettere sulle disgrazie altrui, subito i nostri impegni e le nostre incombenze ci prendono, distogliendoci dal nostro prossimo; forse è fatale ed ineluttabile che le nostre vite procedano così.

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