Premio Racconti nella Rete 2011 “La morte di un topo” di Manuela M. Dilettoso
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011Si avvicina cauto alla meta… si ferma. Alza i suoi occhietti ed arriccia il naso, facendo tremare i suoi baffetti. Prosegue e decide che può rischiare, non c’è pericolo. Ma prima di assaporare l’inebriante profumo di quel pezzetto di formaggio tanto ambito… Rimane attaccato al terreno. Tenta di svincolare i piccoli piedi, ma le zampette cedono e crolla in quella appiccicosa sostanza di cui sconosce il nome e la provenienza. Sembra voglia arrendersi e per qualche minuto decide di non muovere nemmeno un muscolo: deve riflettere forse… Poi in un impeto riprende a dimenarsi.
Una, due volte ed un’altra ancora… S’impantana sempre più, ma non si arrende. Si percepiscono i battiti del suo cuore… accelerati. L’osservo e mi chiedo perché quel piccolo topo non rinunci a lottare, perché non ceda al suo destino, quel destino che è stato segnato da qualcun altro. Piano piano dovrà far posto alla rassegnazione umana.
Vado via. Cammino pensando alle mille cose che devo fare ed alle altre mille che devo rimandare.
Quel topo è lì.
Talmente presa dai miei pensieri, a malapena vedo chi mi circonda. Seguo la fila di macchine che mi sta davanti, sperando che scorra velocemente.
Il sole è caldissimo e il sudore mi infastidisce. Un tale si avvicina al finestrino e si rivolge a me con tono sostenuto:
– Lei ha lo stop, sa?! – In un climax vocalico mi ripete la frase un paio di volte prima che io mi renda conto che sta proprio parlando con me. Lo fisso e mi rendo consapevole del fatto che, seppur pian pianino, non mi stavo arrestando ad uno stop e che quell’uomo, un simpatico ciclista sui cinquanta, indispettito dalla precedente infrazione di un altro automobilista, stava per rimproverarmi di brutto…
Prontamente chiedo scusa e, con tono dolce e visetto d’angelo colpevole, lo calmo, facendo notare la mia “buona fede” ed il mio dispiacere.
Svolto l’angolo. Il topo è ancora là, non si è ancora arreso… Ed io…?
Devo proseguire.
Perchè affannarsi se il nostro destino sembra giò scritto, pare voglia dirci l’autrice di questo breve racconto che lascia diversi finali aperti. Ma la nostra vita deve andare avanti e seppure ogni tanto ci soffermiamo a riflettere sulle disgrazie altrui, subito i nostri impegni e le nostre incombenze ci prendono, distogliendoci dal nostro prossimo; forse è fatale ed ineluttabile che le nostre vite procedano così.