Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Racconti nella Rete 2009 “Un anno fa” di Anna

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

Terapia suggerisce,  per fare ordine nella mia vita,  di fare spesso i bilanci delle mie esperienze e azioni: mettere a confronto lati positivi e negativi, il buono ed il cattivo di ogni cosa.

E così ho fatto.

Un anno. In fondo che sarà mai successo in soli 12 mesi? E comincio.

Giugno 2007. Finalmente ho comprato la casa che volevo. Non grandissima, non bellissima, ma spaziosa abbastanza per  contenere le feste dei miei figli, i loro amici, per dare loro una camera ciascuno, ed una mansarda per guardare le stelle (beh, veramente questo è sempre stato il mio di desiderio, ma so che anche loro lo adoreranno).

Io sarei stata bene anche in un monolocale, ma per loro volevo spazi più grandi. Adoro i bambini, mi piace organizzare feste, compleanni, pigiama-party, farli divertire in compagnia, e prima in appartamento non mi era possibile. Non importa se sporcheranno o faranno disordine: adoro la loro confusione, quel disordine.

Ma un giorno, una mattina molto presto, bussano alla porta. Bussano?! Sbattono così forte che sembrano vogliano sfondarla. Chi sono, cosa vogliono? “Nulla. Non si preoccupi, signora. Guardia di Finanza. Dobbiamo solo rovistare tra le sue cose. Dobbiamo solo portarle via il marito. Non possiamo dirle dove e perché. Ma non si preoccupi”. Va bene, non mi preoccupo. Prendo i bambini che dormono ancora, li consegno ai miei genitori, mi vesto e vado a lavorare. E mi sforzo di pensare che sì, ce la posso fare. Ce la devo fare. E tutto si sistemerà. Ma al lavoro lo sanno già tutti (ringrazio le prime pagine sui giornali). Io resisto, non dico nulla: ce la posso fare. Non è vero, sto scoppiando. E allora lo dico al mio amico-collega. Almeno a lui, che saprà rassicurarmi:lo fa sempre. Ed infatti, lo fa di nuovo. E io finalmente piango, piango, e piango. “Ce la puoi fare. Pensa ai tuoi bambini” .Va bene, ci credo, ce la posso fare.

Trovo un avvocato, vado a trovare in carcere mio marito. E’ spaventato, ma la prima cosa che mi chiede: Mi vuoi lasciare, vero? Gli rispondo: No. Sei il padre dei miei figli, e mio marito. Sta tranquillo, ti starò vicino. Poche parole, ma per lui erano importantissime. E’ contento, si vede. Eccome se si vede.

Ma io già allora sapevo che qualcosa era cambiato. Non per lui, non per quello che era accaduto, ma per Te. Lo so, ma non lo voglio ammettere nemmeno a me stessa: ora c’è mio marito che ha bisogno di me.

Ho paura del tuo giudizio (chissà che penserà di me, che magari sapevo tutto ed ero d’accordo), e ti scrivo. Voglio tu lo sappia da me, so che arrivi presto la mattina e se io non ce la faccio, non voglio che te lo dica prima qualcun altro.

Ma tu sei carino e (quanto l’ho apprezzato) prendi le sue difese: Che ingiustizia! Che esagerazione il carcere!

Ed ero già tua, ma avevo paura. Non si fa. Non va bene nemmeno a pensarle certe cose. Ma tu insisti a corteggiarmi fino a che ammetti “Mi sto innamorando di te”. Di me?? Com’è possibile, proprio lui, di una come me?Ma sembri sicuro. Ed a Roma, ricordo ancora benissimo quando, vicino a Piazza di Spagna, ricevo un tuo sms: Sarò chiaro: TI AMO”. Ma come mi ama? Ama veramente me? Amore è una parola grossa, è un sentimento così impegnativo, e lui veramente lo prova per me? Mi sembrava impossibile, ma volevo crederci.

Ottobre. E comincio a crederci. Ho paura, tanta paura. Ma non riesco a non amarti. Non riesco a negare quello che provo. Ed anche quando mio marito ci scopre in stazione…Tu te ne torni a casa, prendi il tuo treno. Mi chiedi se ho paura. No, ti dico, ma mento. Cosa gli dirò? Cosa non gli dirò? E lui cosa farà? Cosa mi farà? Torno a casa. Lui è lì che mi aspetta. Mi assale, mi insulta, ma poi piange. “ Perché? Proprio tu, Proprio ora?” Tremo e piango. Ma devo dirglielo. Ho paura, ma non posso mentirgli:” Mi spiace, non avrei voluto che succedesse. Non a te, non adesso. Ma me ne sto innamorando” Continuo a tremare ed a piangere, ma gli ripeto “Me ne sto innamorando. Non so che accadrà, ma me ne sto innamorando”.

Bugia: ti amavo già. E lo sapevo. Ti amavo già da tempo, ma tu eri tabù, ed io non ero niente per te. Avrei dovuto essere tutto di più per reggere il confronto. Ma tu avevi fatto la prima mossa, mi avevi detto Ti amo per la prima volta. Te eri un uomo così sicuro di te, perché non avresti dovuto esserlo di me, di noi? Se non avevi dubbi sul tuo sentimento perché non crederti?

E mentre accade tutto questo penso che Nulla sarà più come prima. Da questo momento nulla potrà tornare come prima.

Novembre. Un tuo sms: “Hai ragione, sto cercando una scusa. Lasciami perdere” Ma come? Mi ama ed ora mi pianta senza nemmeno guardarmi negli occhi. Mi arrabbio, ma solo perché sono ferita, ma tu mi dici:” Ho fatto ciò che dovevo (ma non volevo) fare”.  Dovevi, ma non volevi? Allora mi ami ancora. Allora ho fatto bene a crederti, a fidarmi. E si ricomincia. Ed è anche più bello. E così ogni volta che io e te tentiamo di lasciarci: poi, mi sembra ancora più bello. Mi sembra che non potremo mai stare l’uno senza l’altro tanto siamo stati male in quel poco che abbiamo cercato di allontanarci.

Dicembre. La prima volta con te. Te, il secondo uomo della mia vita.

Ero così impaurita: Gli piacerò? Gli sarò piaciuta? Gli sarà piaciuto? Per me non c’erano dubbi, ma per te? Avrà fatto impietosi confronti?

Ma mi dicevi ti amo, e mi stringevi e mi baciavi. Va bene, si può fare. Ce la possiamo fare.

Gennaio 2008. Ancora ricordo quel giorno. Prima a comprare il test, poi in bagno, al lavoro. Una linea, due linee. No, non può essere: sono incinta. E’ sicuro, questi cosi non sbagliano mai.

Te lo dico. Tu arrivi, ti siedi. Mi sembri tranquillo. Meno male! Me ne vado a casa. In auto penso: Va bene, sono incinta. Ma non sono sola. Lui è con me, lui mi ama.

Ok, ce la posso fare. Ce la possiamo fare.

Passano i giorni ed il mio corpo si trasforma.

Faccio la doccia veloce, evito di guardarmi allo specchio, di fermarmi a pensare. Non posso. Tu mi hai fatto ragionare: non lo possiamo tenere. E’ giusto, per te e per me. O meglio, per le nostre famiglie.

Ma la sera io mi accarezzo la pancia e penso: mi odierà. Mi odierà per quello che le farò. Io adoro i bambini, perché lei non l’adoro? Non è vero! Adoro anche lei. Ma non posso. Tu sei così sicuro. Tu mi ami. Vuoi solo il mio, il nostro bene. Tu sai molte più cose di me. Se dici che non si può, non si può. Ok, abortirò. Ce la posso fare. Si può fare.

Febbraio. Organizzo tutto. Oramai sono abituata a mentire: a casa, al lavoro, con gli amici. Solo con te sono me stessa. Ma a te ti amo. E con i miei bambini, ma amo anche loro.

29 febbraio. Ok, sono le 7. Sono qui, sono pronta. Pronta?!? Ma come si fa ad essere pronte a fare questa cosa orrenda? Non sono pronta!! Non lo sono mai stata!

Ora lo chiamo. Magari ha cambiato idea. Magari anche lui ha paura come me. Magari anche lui  è terrorizzato come lo sono io ora, seduta su questo letto, aspettando che arrivi il mio turno. Ma tu non dici niente. E io? Perché non te lo dico io che ho cambiato idea, che voglio alzarmi e tornarmene a casa? Io li adoro i bambini e lei la amo già. Non lo voglio ammettere perché ho paura, paura di farmi male come con te. Ma la voglio questa bimba. Sì che la voglio! Le abbiamo anche dato un nome: Anna.

Sei tu che non la vuoi. E tu mi ami, ed io ti amo. Come potrei non farlo? Chissà che penseresti. E se poi davvero tu avessi ragione, e questa bimba rendesse le cose solo più difficili? Tu non riusciresti mai ad amarla e forse non ameresti neanche più me. No, no. Devo farlo. E’ giusto. Tu lo hai detto “non ci sono alternative”, e tu mi ami.

E’ questo  che penso quando mi mettono sul lettino per portarmi in sala operatoria: tu mi ami. E’ questo che penso quando entro in quella sala e mi divaricano le gambe: tu mi ami. E’ questo quello che penso quando mi risveglio svuotata: tu mi ami.

Tu mi ami. E io non sono sola. Tu sei con me.

Ma allora perché piango? Perché mi tocco la pancia disperata?

Marzo. Nel w-e successivo non penso più a lei come prima, ma solo come ad un problema risolto. Non ho più le nausee. Non ho più la pancia. Non mi dovrò più nascondere dai miei figli. Posso finalmente rimettermi quei pantaloni che non mi andavano più bene. E posso riprendere le mie pastiglie per il mal di testa.

E tu mi ami. Tu che mi scrivi: “Sto ascoltando Raf. Solo tu il mio presente. Ed io aggiungo, solo tu il mio futuro”. Ok, si può fare. Ce la possiamo fare.

Ma da quel giorno nulla è stato come prima. Lei non se n’è mai andata. Forse dal mio corpo, ma non dalla mia mente,dal mio cuore. Il suo ricordo, il rimorso per ciò che avevo fatto diventa ogni giorno più pesante. Tutto diventa più pesante. La mia vita a casa, le bugie che continuavamo a dire, la distanza da te, la tua vita con la tua famiglia che non  cambiava.

A volte te lo confessavo, altre no. Avevo paura. Paura di perderti. Avevo già perso lei, non potevo perdere anche te. Tu mi ami. Me lo ripeti sempre, sono la tua vita, l’aria per respirare. Hai già scelto: hai scelto me. Me l’hai promesso: Per Sempre.

Luglio 2008. Gli ultimi mesi sono stati duri. La mia vita è completamente stravolta, la tua è ancora come un anno fa. Ma quando ti decidi? Tu mi ami. Vuoi solo me. Io l’ho fatto. Si può fare. Ce la possiamo fare.

E invece sembra proprio che tu non ce la faccia. Ma come? Eri tu quello sicuro. Ho sempre avuto fiducia di te, su tutto. Ti ho ascoltato sempre: su noi, sul tuo amore, su Anna. No, non puoi ritirarti proprio ora. Io non ce la posso più fare. Non più. Sono sfinita. Ho bisogno di te.

Ma ecco vedo che ce la fai:.

21 luglio. Sms: “Unico, vero, grande amore della mia vita. Ti amo.

E’ impossibile pensarmi senza di te. Hai ragione, dobbiamo proseguire assieme: assieme, una coppia alla luce del sole.”

Vedi, avevo ragione a fidarmi. Tu mi ami. Ok, si può fare. Ce la possiamo fare.

Ce la stiamo facendo.

Agosto. Non sto bene. Avevo giurato che non ci sarei mai più andata. Li ho sempre odiati i ginecologi: mi mettono a disagio. E dopo Anna ancora di più.

Ma non sto bene. E ho paura. Ok, ci vado. Ma da un altro. Il primo non voglio rivederlo. Mi chiederebbe se l’ho fatto. Sì, che l’ho fatto! Ma ho sbagliato. E lei perché non me l’ha detto che era una schifezza farlo? Che poi non lo dimentichi più, ed ogni notte è un incubo peggiore?? Meglio un altro ginecologo, assolutamente sì.

E così non sto per morire. Nessun male incurabile. Ma questo è peggio, molto peggio.

E poi Lui non c’è. Non mi ama più. Lo so, lo sento. Si sta allontanando. Sempre di più. Ed io non so più che fare. Non ce la posso più fare.

21 agosto. Stasera sto male. Ho contrazioni molto forti. Ho già vomitato due volte. E ho sempre perdite. Strano, non dovrebbero essercene. Crampi sì, ma perdite no. Nausea sì, ma il sangue no.

Perché di nuovo? Perché un altro figlio? Tu non li vuoi i miei figli, tu non vuoi nemmeno più me.

Ti chiamo, ho paura. E se mi succede qualcosa? Nessuno sa niente, nemmeno tu. Ti ho mentito, o meglio ho provato a dirtelo, ma tu pensi solo a lasciarmi. E’ inutile, tanto dici che ti voglio ricattare. Ricattare, io? Ma non ti rendi conto che sei tu che lo fai? O accetto questa tua doppia vita o mi lasci perché non hai il mio coraggio?

Ma quale coraggio? Mi hai visto in questi mesi? Mi hai visto con mio marito quando litighiamo  per te? Mi hai visto quel giorno in Ospedale, per Anna?

Insisto, sto veramente male. Ma tu non puoi, hai le tue cose da fare, ed io non rientro nell’elenco. Ma io non ci sono più in nessun elenco. Ti stai allontanando. E sono spaventata. Non ci posso credere:tu non mi ami più. E io non ce la posso più fare.

Devo parlare con qualcuno, sto scoppiando. Sto male fisicamente. Sono a pezzi moralmente. Non ce la posso fare.

E così chiamo un’amica. Le racconto tutto. E piange, piange con me.

E mi dice “Tranquilla, ce la puoi fare”. Non lo so. Ma almeno il mio segreto non è più solo mio. Non ce la facevo più a dire bugie, a tenermi tutto dentro. Tu mi dicevi “E’ una cosa solo nostra”, ma il Nostro non c’è più. Tu non ci sei più.

Te ne stai andando, ed io non riesco a fermarti. Ti ho dato tutta me stessa, tutto l’amore possibile ed ora non ho più niente da offrirti che tu  già non abbia.

Non so che fare, e sto male.

Prendiamo le pastiglie, e cerchiamo di dormire.

Corpo smetti di ribellarti, non ti voglio più ascoltare. Cuore smetti di battere, non mi servi più. Ma nessuno mi ascolta, nemmeno loro.

Fine agosto. “.Dove sono adesso dimmi quelle parole d’amore? Dove sono quei baci e quel tuo modo d’amare, così disperato e dolce, tenue come la neve, così naturale, e tutto così violento e lieve. E dove va a finire dimmi l’amore quando non c’è più? Se tu conosci il posto vado, magari vieni anche tu, che ci riprendiamo indietro quello che abbiamo buttato perché non posso pensare che è stato un sogno mancato, e che erano solo PAROLE nel vento. Un lampo, un momento, un sogno di gloria, la nostra vittoria su questo mare piatto di una vita tranquilla, che noi non cercavamo ma che poi ci attorciglia, modella i pensieri. Amore di ieri, dove sei??….”

Quante volte l’ho ascoltata in quei giorni, talvolta fino a ripetizione per giornate intere. Non mi ama più. Il suo silenzio è eloquente. Non gli manco più. Non mi pensa più. Ed io sono sola. No, sola no, purtroppo e per fortuna: ci sono i miei bambini.

Ci sono anche le amiche, che mi stanno vicine e promettono di non lasciarmi sola. Anche tu lo avevi promesso, ma tu sei un Uomo, dicono. E non mantieni le promesse.

E io non so più a chi credere. Ma tu non sei qui con me. Tu non mi dici più niente. Ed io ho bisogno di ascoltare qualcuno. Da sola no, non ce la posso più fare.

Settembre. Mio marito (ex) viene  a prendersi i bambini, ma si accorge che non sto bene. Oggi no, non sto per niente bene. Proprio oggi doveva venirli a prendere? E inizia ad indagare: è il suo lavoro. Ma io non le so più dire le bugie. E tu non mi sei più accanto a farmi forza. Tu non mi ami. Gli racconto la verità, tutta. Ho paura, lo sto ferendo ancora una volta, anzi di più. Ma dice che mi starà accanto. Lui ancora non mi odia. Perché? In fondo sarebbe quello che mi merito: odio, disprezzo.

Decido: basta bugie. All’unico che non ho mentito, ha mentito lui  a me. Ed ora è al mare con la sua famiglia. E non mi ama. Non ha scelto me. Non ha fatto l’impossibile per non perdermi.

Devo tornare dal dottore. Sto sempre peggio. Sono troppo nervosa, non mangio. Tu non mi cerchi, non mi chiami. Ti ho mandato dei messaggi, ma tu non rispondi. Sarai arrabbiato.

….Mi avrai mai amato?

08 settembre. Nulla sarà più come prima. Mi ricordo un anno fa, lo stesso pensiero, mentre parlavo con mio marito e gli confessavo che amavo te.

Lo rifaccio oggi quel pensiero, mentre siamo in auto. Stiamo andando da tua moglie per raccontargli la verità. Ma mentre sono lì che insisto, che vorrei tu mi parlassi, mi spiegassi, dentro me mi chiedo se davvero io la so la verità. Se invece la verità non sia sempre stata un’altra. Se tu non sia sempre stato un altro.

Se invece che Amore non fosse stato altro che niente, nulla più di niente.

In fondo nessuno ha dubbi. Nessuno crede ad una sola delle tue parole. “Non  soffermarti più sullo sbandieramento a parole di un sentimento così puro solo sulla carta, ma che non è mai riuscito a tradursi in un comportamento coerente”

E come ho fatto io a crederti? Che ne so, io ti amavo.

Molti di quelli che ci conoscono meglio si accorgono che non sto bene, sono preoccupati, cominciano a chiedere. Ed io non sono più forte abbastanza per tenermi tutto dentro, comincio a raccontare della nostra storia, fino ad allora tenuta sempre nascosta. Cominciano a sapere del nostro segreto. Spero che almeno qualcuno riesca a dirmi” Sì ti ama. Io lo conosco, è realmente innamorato” Ma non trovo nessuno, nessuno riesce a credere ad una sola delle tue parole. Parole, solo Parole, ecco cosa pensano.

Ed allora monta la rabbia per essere stata presa in giro. E cominciano a saperlo anche gli altri, quelli che ci conoscono appena. Ma il giudizio è unanime: tutti prendono le mie difese. Tu risulti essere vile, meschino, codardo,vigliacco, opportunista, ipocrita, approfittatore, una lista interminabile di appellativi che più che ferire te feriscono me, la mia dignità, il mio Amore..

Perché vorrei che non fosse vero, che tu riuscissi a dimostrargli, a dimostrarmi che si sbagliano.

Ma non è così: tu non mi parli più, addirittura cambi strada, abitudini, fai di tutto per evitarmi.

Ed io ho la tremenda consapevolezza che non saprò mai la verità.

 

 

Ora davvero ci sono solo i miei bambini, gioia e dolori della mia vita.

E mi auguro che non sia tardi per me, per loro. Nulla è più come prima. Nulla tornerà come prima. Nemmeno io sono più quella che ero, e non lo sarò mai più.

E mi viene in mente una  canzone di Vasco:

Sally è una donna che non ha più voglia di fare la guerra.
Sally ha patito troppo. Sally ha già visto che cosa ti può crollare addosso!
Sally è già stata punita per ogni sua distrazione o debolezza, per ogni candida carezza. Sono lontani quei momenti quando uno sguardo provocava turbamenti, quando la vita era più facile. Ma forse Sally è proprio questo il senso del tuo vagare, forse davvero ci si deve sentire, alla fine,un po’ male!….Forse alla fine di questa triste storia qualcuno troverà il coraggio per affrontare i sensi di colpa, e CANCELLARLI da questo viaggio, per vivere davvero ogni momento, con ogni suo turbamento  come se fosse l’ultimo!

Ecco, forse sono un’altra Sally. Come lei segnata per sempre.

 

L’Amore. Un sentimento che sa essere se stesso e contemporaneamente l’opposto di se stesso: dolce e amaro, tenero e violento. Che racchiude gelosia ed invidia, possesso ed abbandono, altruismo ed egoismo.

Da che parte lo metto? Tra le cose positive, o tra quelle negative?Tra quelle che salvo o quelle che distruggo?

Come posso farlo un bilancio della mia vita se non so dove mettere l’Amore?

L’unico che ha segnato la mia vita in modo indelebile, lasciando cicatrici che forse si assottiglieranno ma faranno sempre male.

Ed in effetti, io non lo so fare un bilancio di quest’anno. Non so distinguere tra ciò che è stato bene o male, tra ciò che era bugia o verità, tra chi mi ha amato e chi no.

E così sono ancora a qui a sperare che il tempo mi aiuti, mi ridia un po’ alla volta la mia vita.

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