Premio Racconti nella Rete 2011 “Killer” di Andrea Stucchi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011L’uomo calvo appare nel centro del mirino, è circondato da altri uomini con walkie talkie ed auricolari che cercano di coprire la sua figura. L’uomo sta uscendo da un hotel, di fronte all’ultimo piano del palazzo, Mark preme il grilletto. L’uomo calvo stramazza a terra, Mark toglie il silenziatore smonta il fucile lo ripone nella valigetta ed esce dall’appartamento. Prende l’ascensore scende al pianterreno e si avvia all’uscita del palazzo. Di fronte dall’altra parte della strada un nugolo di persone blocca l’entrata dell’hotel, Mark s’avvicina facendosi largo. A terra c’é l’uomo esanime con un buco in testa, Mark rimane immobile a fissarlo, nel frattempo tra la confusione generale alle sue spalle arriva Stefan.
STEFAN
Mark questa dalla a me e gli prende la valigetta.
Vai via da qui presto! Mark! Mark! Marco! Marco! è tardi!.
Marco sudato si sveglia di soprassalto.
MARCO
Buongiorno Ma, che ore sono?
MAMMA
sei tutto sudato,stavi facendo un brutto sogno?
MARK
No no Ma,che ore sono?
MAMMA
Sono le 7,30 vestiti il caffè è pronto
Marco esce di casa,un piccolo villino con giardino,scende la rampa a fianco del villino ed apre la porta del garage. Prende il motorino e va al lavoro. Arriva la sera, Marco sta uscendo dall’ufficio quando il suo telefonino squilla
MARCO
Pronto
STEFANO
Ciao bello!
MARCO
Ciao Ste
STEFANO
Hai da fare stasera?Abbiamo organizzato una partitella a calcetto,viene anche Luca
MARCO
A Stefano proprio questa sera che sono a cena da Patrizia!Potevi avvisarmi prima
STEFANO
Lo so hai ragione,è stato fatto tutto all’ultimo,dai sarà per la prossima. Tua madre come sta tutto ok?
MARCO
Si, si tutto bene grazie Ste
STEFANO
Va bene dai ti saluto Marco,e fatti sentire
MARCO
Sempre pronti comandante!ciao bello
Marco è sulla porta e con un bacio saluta Patrizia. Prende il motorino e torna a casa. La tv in camera della mamma è ancora accesa. Va in cucina apre il frigo prende la bottiglia dell’acqua e sale nella sua camera. Squilla il telefonino, ark si ferma e risponde.
MARK
Si!
STEFAN
Mark sanno chi sei,ti stanno seguendo
Mark riattacca si guarda intorno cammina velocemente,le vie del centro a quest’ora sono affollatissime, ed è quasi impossibile capire chi lo segue. Il primo portone aperto che trova sulla sua strada,ci si butta dentro e lo richiude. Sudato con il cuore in gola viene richiamato dal passo lento di un anziana signora che sta uscendo. S’avvicina alle cassette postali e finge di controllare la posta,l’anziana signora gli passa davanti lo saluta apre il portone ed esce. Mark va per chiuderlo di nuovo,quando questo s’apre di scatto scoprendo l’uomo con la pistola che fa fuoco. Fitte atroci allo stomaco gli piegano le gambe tirandolo giù a terra come un sasso. In una pozza di sangue e senza fiato tenta inutilmente di muoversi chiedere aiuto,per pochi attimi lo sguardo fisso nel vuoto,poi il buio. Stefan e Pat arrivano di corsa
STEFAN
L’hanno preso Pat!Mark rispondi!Mark!
PAT
Stefan!Stefan!lascialo è andato!
STEFAN
No!no!Pat sognava una vita diversa,una ragazza, gli amici……
PAT
Stefan non possiamo rimanere qui, prendigli il telefonino e andiamo via
Stefan gli guarda dentro la tasca interna della giacca, gli tira fuori il telefonino e s’allontana insieme a Pat.
Un interccio intrigante fra realtà e ossessione
Intrigante intreccio di realtà e ossessione
meglio cambiare spacciatore….
Ha ragione Alice, ti rifilano della roba grama…
Direi che manca qualcosina…
Concordo per un verso con chi dice che in questo racconto manca qualche tassello, ma siccome non sarebbe il solo a lasciare in sospeso il lettore, con qualche significativo dubbio su coerenza ed omogeinità narrative, proverei una interpretazione su quanto prodotto dall’autore. Una normale routine, fatta di incontri con gli amici e di ripetitive ritualità di coppia alla quale il protagonista vuole dare una salutare scossa. Il modo migliore per farlo? Attivare una realtà onirica parallela. Sarebbe interessante avere un feedback complessivo dello stesso autore, sul significato che sottende la sua storia, così come lui l’ha concepita.