Premio Racconti nella Rete 2025 “La chiave” di Mariateresa Amatulli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025“Pronto Jessy? Sono Cate. Ciao beella, come stai? Sì, qua si schiuma di caldo, ma a parte questo e l’agenzia prestiti che non evade le pratiche, tutto bene. Sssenti, avrei bisogno di un paio di documenti, sono lì da voi. Sai l’angolo per entrare nella sala riunioni? (…) Sì, esatto, c’è un armadio. La chiave è sempre attaccata lì accanto. Sì, ci sono anche tutte le pratiche sulla sicurezza, così se arriva un controllo siamo a posto. Peeerfetto, ciao Jessy, ciao ciccia, ciao.”
La Ciccia suddetta posa il telefono si guarda intorno. Una masnada di pratiche sulla sua scrivania si è coalizzata per un ammutinamento anti-vacanza.
C’è un certo brulicare di addetti al servizio clienti, di commerciali che si gingillano col database aziendale o pagine social, e appena oltre le pareti di plexiglass, di dirigenti di dirigenti che si chiedono chi cavolo comandano, alla fine dell’organigramma aziendale.
Dalla parete in cartongesso a destra giunge percepibile un movimento ondeggiante e sussultorio di fax, comunicazioni e fogliettini proiettati nell’aere dallo scartoffiare di piloni di fogli scritti, un frenetico avvicendarsi di trilli di telefoni, gorgoglii di messaggi Teams, stridii di fotocopiatrici con le cinghie poco oleate.
Alla Ciccia questo trionfo sensoriale sa di scenario quotidiano e privo di qualsivoglia potenzialità di suscitar meraviglia.
Così senza soffermarsi sulla segretaria che guarda le unghie e la pagina della sua ditta di scarpe preferita, senza prestare cenno alle risatine della centralinista con il ragazzo-amico, guarda e passa, e passa oltre, e passa al fatidico armadio della chiamata.
Ma con grande scorno della logica di gestione aziendale, al posto del pallido baluginare di una chiave dorata lì accanto c’è solo un gancio vuoto.
La ciccia tira su le sopracciglia e dritto per tre cubicoli fino a una scrivania di mogano.
– Ciao Samantha –, fa.
– Ciao beeella, come stai?
– Bene, si schiuma di caldo, ma a parte questo e l’agenzia prestiti che è lenta per le pratiche, tutto bene. Sssenti, avrei bisogno della chiave dell’armadio accanto alla sala. Ci sono un paio di documenti che devo faxare a Cate.
– Ma io la chiave non ce l’ho. E poi, lo chiedi a me? Sei tu ad averla di solito!
– E lo so, ma ti ricordi che l’altro giorno mi hai mandato Sara per prendere la chiave per portartela per aprire l’armadio? Pensavo l’avessi rimessa lì ma non c’è…
– Moh – fa Samantha. – Non ricordo… è possibile, ma la chiave non ce l’ho.
“Ciccia” pensa Ciccia.
Ringrazia la responsabile dell’ufficio marketing che torna a rivalutare le prestazioni del wifi aziendale prenotando la prossima vacanza. Ciccia, invece, riprende il suo percorso.
Zigzagando zigzagando fra i cestini ricolmi di palline bianche come bei grappoli d’uva e le insidiose spire di cavi, giunge infine nella landa dell’assistenza clienti. Individuata la fellona rea del furto, s’appropinqua con passo felpato di sandalo dott.Scholls.
– Ciao Sara.
– Ciao beeeella, come stai?
– Tutto Bene, a parte che si schiuma di caldo e l’agenzia prestiti non si decide a sbloccare le pratiche. Ssssenti, avrei bisogno della chiave dell’armadio accanto alla sala. Ci sono un paio di documenti che devo faxare a Cate. L’altro giorno eri venuta da me per prendere la chiave per portarla a Samantha per aprire l’armadio, ricordi? Pensavo l’avessi rimessa lì ma non c’è…
– Ma io non ce l’ho. Non l’avevo presa per Samantha. Cioè in realtà sì, ma prima di andare a portargliela mi ha chiamato Lorella dell’istruttoria pratiche e l’ho lasciata a lei.
“Ciccia ciccia” pensa Ciccia.
E si rimette al passo, varcando la soglia e un mucchietto di pazienza che giaceva lì scomposto e stravolto.
– Ciao Lorella.
– Ciao beeeeella, come stai?
– Non male, sto schiumando di caldo e le pratiche sono lentissime, perché l’agenzia prestiti non le sblocca. Sssssenti, avrei bisogno della chiave dell’armadio accanto alla sala. Ci sono un paio di documenti che devo faxare a Cate. L’altro giorno l’avevi presa da Sara che era venuta da me per prendere la chiave per portarla a Samantha per aprire l’armadio, ricordi? Pensavo l’avessi rimessa lì ma non c’è…
Lorella alza un dito perentoria. Ciccia sente la tensione allo stomaco, lo spasmo che presagisce il vuoto d’aria di un’esplosione. Poi, inaspettatamente, Lorella alza il cordless. Stava squillando, ma Ciccia aveva troppa caga del microsecondo d’attesa per rendersene conto.
– No, allora, dille che non è colpa nostra, non siamo noi, è l’agenzia prestiti, ca***, mica ci possiamo accollare i fardelli di tutti, porca miseria! – posa il telefono. – Continua -, fa a Ciccia.
– No, ti dicevo – riprende Ciccia mentre Lorella inizia a scarabocchiare qualcosa – Che avrei bisogno…
– Ah sì, la chiave. No, cara, le ho date a Beatrice in dirigenza, le servivano per qualcosa.
– Ah.
“Ciccia Ciccia Ciccia”, pensa Ciccia. Allora torna al cubicolo, infila una mano nel mezzo di un bouquet di svariate cose inutili e tira fuori uno specchietto. Si da una rassettata ai capelli, giusto gonfia un po’ il ciuffo, perfeziona la matita e scappa dinnanzi al sacro altare del quadro dirigenziale.
– Ciao Beatrice.
– Ciao bella… Forse cerchi la chiave dell’armadio?
In quell’istante, Ciccia sente le iridi riempirsi di uno strano tremore che circonfonde la figura della direttrice di un’aura rosata e santa. Esulta dentro, suda un altro po’, e poi la staffetta neuronale le termina in bocca con un miagolato – Sì.
– Ah, non ce le ho io. Me le ha prese Cagliaritano.
“Ciccia, e che ca***!”, pensa Ciccia.
Quindi si riscuote e in un impeto di indipendenza passa prima dalla macchinetta a farsi un caffè, preparandosi psicologicamente per l’entrata nell’olimpo aziendale.
Il grande e magnanimo è proprio lì, che fuma il sigaro sfogliando un giornale di moto. Il silenzio è agghiacciante.
– Buongiorno.
– Ciao Jessica.
– Ehm, ciao, mi spiace disturbarti, avrei bisogno della chiave dell’armadio accanto alla sala. L’altro giorno eri andato a prenderla da Beatrice, che era andata a prenderla da Lorella che era venuta a prenderla da Sara che era venuta da me per portarla a Samantha per aprire l’armadio, ricordi? Pensavo l’avessi rimessa lì ma non c’è…
– Oh, io non ce l’ho.
Afflitta e straziata dall’arrampicata a ritroso fino alle vette dell’organigramma aziendale, la nostra Ciccia si è arresa all’evidenza e inizia il ritorno al suo cubicolo. Finché non si accorge che la mandante oscura del tutto, la Cate che per prima l’ha battezzata come Ciccia nella nostra storia, si è magicamente materializzata dalla sede in smart a venti minuti di macchina e la sta osservando.
Giudice imparruccato, le addita un punto alla sua destra.
E là, ferme e lucente, sta. La chiave.
Stava.
Perché dalla finestra piomba una gazza ladra che la porta al suo nido nella riserva naturale a 100 km da lì. L’albero viene tagliato da un paio di giardinieri impegnati a fare abusivamente legna, con buona pace del nido, dei gazzotti implumi, e della chiave, che finisce nella polla d’acqua là accanto. Ingoiata da una carpa che è pescata dall’unico orso bruno del Po mai esistito, figlio di un esperimento naturalistico delicatissimo dell’università di zoologia e biologia, viene divorata con poca grazia, e con poca grazia strozza l’animale.
La carcassa è pianta per tre giorni dai giovani studenti, che preda all’isterismo da perdita collettiva organizzano un’occupazione per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Ma non vi racconterò come la chiave divenne nell’ordine un caso politico, oggetto dei sermoni papali per sette domeniche consecutive, argomento di discussione nella soluzione 745 dell’Onu e feticcio di contesa fra i marziani del Nord e del Sud in quanto vestigia di una vecchia civiltà ormai estinta.
Molto divertente! Riuscitissimi i dialoghi, efficace e colorita l’ambientazione aziendale, ben reso lo stress di Ciccia e sorprendente il finale. Un bel racconto dal ritmo frenetico, colmo di sorridente ironia e, soprattutto, con un’idea dentro. Complimenti
Buongiorno Ugo ma grazie a lei per il commento. Lieta di aver fatto sorridere rendendo utili gli organigrammi aziendali, per una volta. A presto
Un racconto simpatico e divertente! Una perfetta fotografia della vita da ufficio, descritta con un’ironia che rende la lettura ancora molto piacevole. Complimenti!!
Spassoso ed efficace, sia la litania stile Fiera dell’Est della parte in azienda che il crescendo tumultuoso delle disavventure della chiave che innesca la conclusione.