Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2025 “Sole gotico” di Laura Capogna

Categoria: Premio Racconti per Corti 2025

36°C intorno a mezzogiorno. Così avevano detto alla radio, appena un’ora prima. Ma, un’ora prima, la temperatura che percepivo mentre la radio annunciava la notizia non superava i 22°C: la macchina non era ancora finita in panne, e neppure l’aria condizionata. Questo accadeva nel bel mezzo del nulla, sulla strada da Palermo a Cinisi. Una strada di campagna. Nel mese di Agosto.

Sandali, calzoncini corti, una maglietta leggera, niente cappello, niente occhiali da sole, ero in un bagno di sudore; fiato corto, gola riarsa, occhi cisposi ridotti ad una fessura, camminavo piano, testa bassa e nuca in fiamme, alla disperata ricerca di un albero, un masso, un muretto… qualsiasi cosa potesse offrirmi un po’ d’ombra. Avevo bisogno di un po’ d’ombra per sedermi, riprendere a respirare normalmente e tentare di rimettere in funzione correttamente il mio cervello su una semplice, cruciale questione: che probabilità avevo di imbattermi in un’auto, un carretto, un essere umano di sorta che potesse soccorrermi prima che fosse troppo tardi? Con tale quesito a martellarmi le tempie e la disperazione che iniziava a prendere il sopravvento, le mie gambe affrontarono dolorosamente il ripido tornante di un’altura petrosa, mentre i miei occhi sfidavano di nuovo il bagliore del sole siciliano, alla ricerca di un qualsiasi segno di vita umana nel paesaggio accecante e vuoto… Ed eccola lì: una casetta bianca con una croce sul tetto, affiancata da una specie di piccola torre con il tetto appuntito e una campana. Una chiesa. Accanto le correva un muretto basso, bianco anche lui, che cingeva qualcosa che assomigliava parecchio a un cimitero. Dovevo concentrarmi: quella chiesa significava un prete al suo interno o, almeno, un guardiano davanti al cancello aperto del cimitero. AIUTO!

Una volta all’interno della chiesa, mi raddrizzai e riuscii a riaprire gli occhi, che però rimasero ciechi; nell’attesa che si abituassero al nuovo focus, respirai a fondo, soffermandomi ad assaporare appieno il piacere dell’ombra. L’aria era sempre molto calda e polverosa, ma era un buon inizio.

– Salve! C’è nessuno? – La mia voce era stata poco più di un sussurro. Avevo urgente bisogno di aiuto. Ma ero pur sempre in una chiesa.

– Salve! C’è nessuno? – Questa volta poco mancò che provocassi un’eco. Stesso silenzio.

I miei passi provocarono in effetti un’eco sinistra tutt’intorno, appena presi a muovermi in avanti, dirigendomi verso una scura porticina di legno mezza nascosta dietro l’altare, nel muro opposto all’entrata. Bussai. Niente. Provai la maniglia: la porta si aprì con un lungo cigolio. – Posso? – Avevo sussurrato di nuovo.

Entrai, mi voltai per chiudere la porta… e sentii qualcosa sfiorare il mio braccio sinistro, dietro di me. Cacciai un urlo acuto prima di rendermi conto che era semplicemente il prete; il quale ora mi stava fissando con uno sguardo piuttosto perplesso, anche se sorrideva rassicurante.

– Oh! Oh, grazie al cielo! Padre, chiedo scusa per la mia reazione, ma sono un po’ sconvolta, piuttosto esausta e ho bisogno d’aiuto! La mia macchina ha avuto un guasto a parecchi chilometri da qui; ho camminato sotto il sole per un’eternità! Il mio cellulare è del tutto inservibile: non c’è campo, nemmeno il più flebile dei segnali! … Oh… grazie! Grazie infinite!

Alle mie parole, si era mosso di lato per mostrarmi uno scrittoio dietro di sé, in un angolo del quale troneggiava un vecchio, vecchio telefono di bachelite. Afferrai il ricevitore con il cuore in gola e lo accostai all’orecchio trattenendo il respiro: funzionava!

*        *        *

– Visto? Questo è il bello della tecnologia moderna! – disse l’appuntato, mentre io, seduta sul sedile posteriore della sua volante, bevevo avidamente dalla bottiglia di minerale che mi aveva appena offerto.

– Lo dico sempre a mia moglie – e accese il motore – A questo servono i cellulari: a salvarti la vita!

– Oh, il mio cellulare è stato davvero di scarso aiuto, in realtà! Se non fosse stato per la cortesia del padre, che mi ha lasciato usare il suo telefono, in sagrestia…

L’appuntato sussultò, spense il motore e si voltò verso di me, bianco come un lenzuolo:

– L’ultimo parroco di questa chiesa è morto più di due anni fa! E quanto a telefoni funzionanti là dentro… – puntò il dito tremante verso un palo del telefono a bordo strada: fili tranciati si muovevano appena, in una leggera brezza.

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1 commento »

  1. Un’auto in panne e un telefono cellulare inutilizzabile sotto un sole rovente. Con questi soli ingredienti è costruita la storia. Ce la racconta in prima persona la protagonista che, dotata di eloquio potente, brillante, a tratti umoristico, accompagna il lettore nella breve e piacevole lettura, salvo poi spiazzarlo con un finale a sorpresa dal risvolto “impegnato”: siamo proprio sicuri che la tecnologia ci salverà?
    Anche in questo racconto ho apprezzato molto la ricchezza e il rigore dello stile: sintassi e lessico super!

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