Premio Racconti nella Rete 2025 “Al centro commerciale” di Paola Pironti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025Pioveva a dirotto fin dalle prime ore del mattino, l’acqua veniva giù a scroscio, una specie di cortina grigia che impediva di vedere oltre.
Milli andava da una finestra all’altra: sempre lo stesso grigiore e lo stesso rumore di acqua battente. Non ne poteva più di stare in casa, lei che amava uscire, andare a passeggio, non nei parchi o nei giardini perché lì si annoiava a morte, ma nelle strade piene di negozi e di gente.
Che bella invenzione i centri commerciali!
Infilò gli stivali, mise un giaccone con il cappuccio e uscì.
I tergicristalli facevano fatica a liberare il parabrezza dalla pioggia e lei non riusciva a distinguere quasi più niente. Ma sempre meglio che restare a casa come un animale in gabbia, senza avere voglia di leggere, di cucinare né di fare qualsiasi altra cosa.
Stentava sempre a ritrovare l’entrata del centro commerciale, tra svincoli e imbocchi diversi e poi nel grande parcheggio sotterraneo bisognava fare attenzione e ricordare bene il numero del posto, una volta era stata mezzora a girare lì sotto perché non ricordava più dove aveva messo l’auto.
Salì al primo piano con la scala mobile, non c’era molta gente, essendo un giorno feriale e piovoso e lei era contenta che non ci fosse tanta confusione. Da quando era andata in pensione poteva permettersi di andare in giro per i negozi non più solo di sabato.
Entrò in una profumeria.
“Avrei bisogno di un profumo – disse alla giovane donna dietro al banco – a mio marito non piace quello che uso ora, dice che è troppo floreale”
“Forse questo potrebbe andare bene – disse la commessa, spruzzandole sul polso un po’ dell’essenza di una boccetta campione – è un nuovo prodotto di Chanel, è intenso e ha qualcosa di orientale”
Milli annusò il profumo e pensò che era davvero molto buono, ma, essendo di una marca famosa, doveva essere anche molto costoso.
“Sì, questo piacerà senz’altro a mio marito, ma quanto costa?” chiese.
La commessa le disse il prezzo.
“E’ un po’ troppo caro” ribatté Milli un po’ titubante,
“Se lo faccia regalare per Natale. Ormai è quasi arrivato”
“No, non voglio aspettare. Oggi faccio una pazzia e lo compro. Voglio fare piacere a mio marito” e lanciò alla commessa un’occhiata ammiccante e un po’ complice.
Uscì dal negozio e si soffermò davanti alle vetrine addobbate già per il Natale, l’atmosfera natalizia le dava sempre una specie di gioia infantile. Ad un tratto vide da lontano una signora che aveva conosciuto a casa di amici, sapeva che aveva la sua età, ma le era sembrata subito molto più giovane e carina di lei e con un po’ di invidia pensò che c’era ancora qualche donna che riusciva a restare bella anche dopo i sessant’anni. Un tempo lei era stata carina e in alcuni periodi della vita perfino bella, ma ora aveva perso la percezione di sé, non sapeva più com’era né come appariva agli altri.
Si fermò davanti a un’agenzia di viaggi, era attratta da tante foto bellissime di spiagge esotiche. Entrò.
“A gennaio mio marito ed io vorremmo andare in un posto caldo – disse timidamente all’impiegato – sa, è il nostro anniversario di nozze e vorremmo fare qualcosa di diverso.”
Questa volta fu l’impiegato a lanciarle un’occhiata lievemente ammiccante e un po’ complice, mentre le dava molti dépliants pieni di immagini di spiagge bianchissime con le palme sulla sabbia.
Milli camminava per i grandi corridoi, guardando ancora affascinata quelle bellissime foto e quasi senza accorgersene si trovò davanti a un negozio di abiti per bambini. Entrò subito.
“Vorrei una felpa con cappuccio per il mio nipotino che ha cinque anni” disse.
“Che nonna giovane!” esclamò la commessa sorridendo.
“Non sono tanto giovane, ho sessantaquattro anni” disse Milli, ma il complimento le fece un enorme piacere.
Sapeva di essere quella che si definisce “una donna anziana”, tuttavia l’età le pesava solo quando sentiva il dolore alle ossa o l’affanno nel salire le scale, nel suo cuore gli anni per lei erano ancora leggeri come quando era una ragazza desiderosa di vivere.
Comprò una felpa di un bel celeste intenso, era molto soddisfatta del suo acquisto e ancora di più delle parole della commessa.
Passò davanti a un supermercato e non poté fare a meno di entrare. Fece un giro tra gli scaffali, le piaceva tanto guardare le novità, le scatole, i barattoli e tutti i surgelati. Come al solito, si lasciò attirare dai prodotti con colori e immagini invitanti, comprò tre zuppe diverse e un pacchetto di salmone che l’attraeva irresistibilmente per il blu smagliante della confezione. Alla cassa si accorse che costava quasi dieci euro.
“Oggi ho fatto un’altra pazzia con il salmone – disse alla giovane cassiera che stava registrando i vari articoli – ma piace tanto a mia figlia, la più piccola, lei vive ancora con noi. È stata via una settimana per lavoro, torna stasera e voglio farle trovare ciò che le piace di più”
“Anche mia madre è come lei – disse la cassiera ridendo – mi vizia ancora come se fossi una bambina. Torno tardi la sera e lei mi fa trovare sempre le cose che preferisco.”
“L’anno prossimo mia figlia si sposerà – continuò Milli con un sospiro – e non so proprio come faremo io e mio marito senza di lei.”
Ritrovò facilmente l’auto, questa volta non aveva dimenticato il numero del posto. La pioggia si era diradata e quando Milli scese dalla macchina non ebbe bisogno di aprire l’ombrello.
Lasciò le buste della spesa sul tavolo della cucina, poi aprì il pacchetto del profumo, vi mise il biglietto di auguri che aveva già scritto per sua sorella Carla che avrebbe compiuto sessant’anni tre giorni dopo. Prese dalla borsa i dépliants, li guardò ancora un po’ con occhi incantati, poi li strappò e li gettò nel contenitore della carta. Tolse il cartellino con il prezzo alla piccola felpa azzurra e la mise in un pacco più grande, pieno di altri indumenti, destinato ai poveri della parrocchia.
Apparecchiò in cucina con una tovaglietta per single, tolse il salmone dalla confezione e lo mise tutto in un piatto. Finì di mangiarlo con piccoli crostini di pane imburrato davanti alla televisione.
Quando ho finito di leggerlo ho detto fra me e me “ma dai, che bello!”. Il racconto, molto scorrevole e piacevole, è un perfetto double face: il ritratto della moglie-mamma attenta e premurosa e la scoperta finale dell’identità della protagonista, che spiega i comportamenti precedenti: tutto molto ben costruito, davvero. E tocca con garbo il tema della solitudine – di cui il centro commerciale, uno dei non-luoghi per eccellenza, è azzeccatissimo simbolo – solitudine che Milli nasconde al mondo inventandosi un’altra vita (forse quella che avrebbe desiderato avere?). È sempre bello incontrare storie che riescono a toccare temi importanti senza retorica o didascalismo. Complimenti
Bel racconto, condivido il commento precedente.
Grazie ancora a Ugo e a Stefano. Vi avevo risposto privatamente perché non ero ancora riuscita ad accedere.
Quando la quotidianità si ammanta di grazia..
Bel racconto. Le opere che sto leggendo qui sono tutte di ottima qualità, ma di questo testo mi ha colpito la delicatezza, priva di sbavature retoriche, nel trattare il tema della solitudine delle persone anziane.