Premio Racconti nella Rete 2025 “Alle due Querce” di Piero Orlando
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025“Che sport fai”?
“Mi piace la pallavolo. Ehm, comunque si dovrebbe dire che sport pratichi”.
“Non fare il furbo precisino, si dovrebbe dire volleyball”.
Placido non fa il furbo, il preciso forse sì. Incassa la manata tra collo e schiena, appena sopra lo zaino e si gira soltanto per guardare l’altro negli occhi.
“Volleyball! Hai visto che schiacciata”?
Placido contempla la smorfia compiaciuta e pensa che non sia il momento di chiedere il nome al suo nuovo compagno. Il primo giorno di prima media, l’ennesimo colpo ricevuto. La botta sul capocollo ha una duplice valenza: riecheggia nell’androne e attira l’attenzione di chi sta intorno, inoltre risuona nell’animo di chi la riceve nel tentativo di allontanarne l’autostima.
Lui incassa, da sempre. La pallavolo gli piace soltanto un pochino, preferisce seguire i programmi di cucina on line. Si interessa di ricette, materie prime nobili, tecniche di cottura, è una buona forchetta e gli piace mangiare pietanze cucinate con passione. Cibi che hanno bisogno di essere ricercati, prodotti con amore. Placido si allena andando in trattoria invece che in palestra, il suo babbo lo porta “alle Due Querce” a degustare le portate del menù. Come altri padri portano i figli allo stadio, all’autodromo, alle corse nei sacchi, alle gare canore, a praticare gli sport estremi, a vedere il campionato di curling in Canada presso la regione di Manitoba, così il babbo di Placido lo porta in trattoria: nei locali storici, quelli dai menù competenti e ricercati, che preparano cibi legati alle tradizioni e alle stagioni.
Per andare “Alle due Querce” impiegano un’ora e mezza in macchina, viaggiando con l’ammiraglia di famiglia alla velocità di crociera dei cinquanta. Ormai Placido è conosciuto nel locale. Spesso il babbo lo lascia pranzare da solo, per permettergli di concentrarsi sulla scelta delle portate e per ridurre la spesa. Verso le 14 e 30, dopo che il gelato mantecato alla crema preparato al momento è stato servito, passa a prendere il ragazzo e a saldare il conto. Così succede anche la domenica precedente l’inizio della scuola.
Cominciare la prima media significa un po’ cambiare mondo, fare un passo verso l’universo dei grandi. Quante volte la mamma cerca di placare le inquietudini del ragazzo, dicendogli che lui è come tutti gli altri, seppure con i suoi gusti, eh già, e i suoi interessi.
Quella è proprio una domenica speciale: ci sono i fegatelli di maiale, le rovelline, il baccalà coi porri e ovviamente il gelato. Placido ha tutto il pomeriggio a disposizione per metabolizzare psichicamente e fisicamente il cibo ingerito, però l’ansia di quel giorno non gli permette una tranquilla digestione, così pensa addirittura di saltare la cena.
La mattina successiva si prende quella botta sula schiena e, meraviglia, trasforma la duplice valenza del gesto del bulletto in triplice valenza: mentre lo sta guardando a due dita dal muso, salta il tappo del vulcano attivo delle isole del pacifico Placido e parte un rutto esplosivo che pettina il ciuffo di quell’altro all’indietro indelebilmente fino alla terza media. “Quale migliore modo per essere esaustivo, preciso e comprensibile! Questo grazie alla spinta ad esprimermi nella stessa lingua con cui mi è stata posta la domanda”. Così pensa Placido mentre il rombo si dissolve e già si intuisce il debole ronzio del suono della campanella di ingresso.
Un episodio di bullismo ai danni di un ragazzo che non è allineato alla media dei compagni perché ha già maturato un interesse preciso e originale. Due temi, bullismo e rispetto della singolarità, di grande attualità, che il racconto affronta, e in un certo senso risolve, sul filo dell’ironia, con quel colpo di scena finale che oltre a essere coerente con lo spirito dei ragazzi a quell’età è anche divertente ed efficace nel mettere al suo posto il compagno dalla mano pesante. Significativa anche la scelta del nome del protagonista. Bella storia, asciutta ed efficace 🙂
Grazie. Cena pagata “Alle Due Querce”