Premio Racconti nella Rete 2025 “Come tutti gli altri giorni” di Giulia Baiocco
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025Erano arrivati alla fine e non se n’erano accorti. Avevano navigato cautamente nei primi tiepidi anni della loro vita insieme, per poi improvvisamente trovarsi immersi in una burrasca di vuoto e polvere. Virginia spense l’ultima sigaretta e mentre osservava lo stretto veicolo su cui dava la piccola terrazza dell’appartamento, non poteva fare a meno di pensare alle illusioni della sua vita. Aveva compiuto da poco quarant’ anni e sentiva che oramai gli anni migliori della sua vita le erano alle spalle. Perché continuare a lottare, a sbraitare, a vivere, tutti i giorni? A volte avrebbe voluto stendersi a letto e non svegliarsi più. Mentre si cullava in quei pensieri oscuri, quasi non sentì la porta di casa sbattere ferocemente. Alzò distrattamente lo sguardo e Leonardo le stava davanti, il naso appuntito e sempre parzialmente coperto da quei pomposi baffetti neri, che lei trovava di cattivo gusto.
-É finita Virginia, domani me ne vado.
Lei parve non capire le sue parole. Fissò per qualche istante suo marito, parzialmente coperto dalle onde di fumo che salivano vorticose dalla sua sigaretta, ormai ridotta ad un mozzicone. Si accarezzò lentamente i lunghi capelli neri come la pece e soffiando via leggera l’ultimo anello di fumo gli disse:
-É una scelta importante. La prendi con coscienza?
-Non cominciare Virginia, davvero. Non calarti nel tuo ruolo di strizzacervelli con me. É una scelta che rimando ormai da mesi, e tu lo sai. Smettiamo di farci del male, io e te.
Virginia non rispose subito. Si accarezzò nuovamente i capelli, questa volta con maggior impeto, forse un accenno di rabbia. Sembrava che volesse fermare quel momento, quasi pregando che il tempo smettesse di scorrere e tutto il mondo rimanesse fermo immobile eternamente, senza potersi più muovere. Gli si avvicinò all’orecchio e debolmente gli sussurrò:
-Addio.
Leonardo aveva preparato le valigie due giorni prima, sapendo che Virginia non sarebbe mai entrata in quella stanza, visto che non dormivano più insieme da quasi un anno. Aveva anche già prenotato il taxi, con una foga che in effetti non gli apparteneva. Era un uomo puntuale, pacato, paziente. Non prendeva decisioni affrettate e cercava sempre di mediare, di aggiustare, di risolvere i piccoli e grandi problemi che la vita quotidiana costantemente presentava. Con la stessa moderazione aveva sempre cercato di evitare le situazioni spiacevoli, di contenere gli imprevisti e di sopprimere, per quanto possibile, le emozioni spesso patetiche che l’essere vivo ogni giorno spesso gli faceva provare. Aveva sposato Virginia quasi dieci anni prima, una scelta che all’epoca gli era parsa ponderata ed intelligente. Virginia era una donna piacevole, istruita, ragionevole. Erano esattamente queste le doti femminili che da sempre apprezzava: la piacevolezza della conversazione, a tratti arguta ma capace di leggerezza e superficialità. L’istruzione era per lui fondamentale, con la sua doppia laurea in lettere classiche e sociologia non poteva avere una compagna che non avesse dimostrato un minimo di dedizione ed ambizione accademica. L’essere ragionevole era però la caratteristica che riteneva essere la più necessaria. Cosa comportava la ragionevolezza? Consisteva nello scegliere quotidianamente una gestione dei problemi di tipo pragmatico e accorto, con la mira alla risoluzione della questione in tempi rapidi ma in modo efficace. Significava, semplicemente, accettare l’impossibilità di controllo totale sulla vita propria ed altrui e agire di conseguenza. Cercando, per quanto possibile, di dipanare la matassa elaborata in maniera inesorabile dal fato, entro i limiti che questi concedeva. Virginia era estremamente ragionevole, e si muoveva senza difficoltà tra le multiple sfide della vita adulta. Tuttavia, negli ultimi tempi Leonardo aveva percepito un lieve cambiamento nel suo approccio alle cose. Sembrava essere diventata più impulsiva, più laconica, meno capace di discernere il necessario dal futile, il buono dal cattivo. Era come se un velo di stanchezza morale le avesse tolto quella ragionata vitalità e coscienziosità che tanto aveva apprezzato in lei. Non riusciva però a capire come fossero arrivati a ciò. Avevano sempre praticato il totale rispetto e pazienza reciproci ed entrambi sapevano che la vita in due era nettamente migliore rispetto alla vita in solitaria. Leonardo aveva desiderato a lungo una compagna che fosse per la vita: una complice, un’alleata fedele con cui battersi contro le furie del mondo. Ciononostante si ritrovava oggi, a poche settimane dal suo quarantaduesimo compleanno, ad aver fatto le valigie e a lasciare definitivamente sua moglie. Lei dal canto suo non aveva mai creduto nell’eternità dell’amore e dell’impegno coniugale. Sapeva che le cose finivano sempre, tuttavia non avrebbe mai immaginato che l’ultimo atto della sua storia con Leonardo sarebbe giunto così presto. Ultimamente le era capitato sempre più spesso di immaginare la sua vita se non lo avesse conosciuto: forse si sarebbe trasferita all’estero di nuovo, avrebbe fatto un master o avrebbe viaggiato per il mondo. Aveva trascorso gli anni della giovinezza tra i libri, dedicandosi all’ottenimento dei migliori risultati, con l’idea che solo l’eccellenza l’avrebbe resa felice. Si era dedicata anima e corpo agli studi, sviluppando un forte interesse per la psicologia clinica, motivo per il quale aveva proseguito gli studi diventando psicoterapeuta. Aveva forse trascurato le amicizie e le passioni, ma il suo carattere tendenzialmente schivo non ne aveva risentito troppo. Leonardo era entrato nella sua vita in maniera del tutto casuale. Erano passati quasi dodici anni da quella mattina soleggiata d’inizio primavera, ma Virginia ne conservava ancora ben vivide le impressioni di un giorno con una promessa di futuro roseo davanti. Aveva da poco aperto il suo studio di psicoterapia, che si trovava a quindici minuti in treno da dove abitava. Quando viaggiava in un mezzo pubblico aveva quasi sempre con sé qualche libro: quel giorno stava leggendo un testo di Moravia. Alla seconda fermata aveva visto entrare quello che si sarebbe rivelato essere Leonardo: un uomo alto e snello, all’epoca sbarbato e con un lieve accenno di calvizie. I capelli spruzzati di grigio qua e là e uno sguardo sagace e attento. Portava a tracolla una borsa di pelle che iniziava a sgualcirsi e che aveva tutta l’aria di pesare parecchio. Forse per questo si era seduto immediatamente di fronte a lei, urtandole leggermente la gamba destra. Si erano guardati con un leggero imbarazzo e lui si era scusato. Lei aveva accavallato le gambe e si era sistemata gli occhiali, che le scivolavano spesso sul naso. Lui si era riavviato i capelli e aveva accavallato le gambe con un impaccio appena percettibile.
Era stato lui a parlare per primo, abbozzando un sorriso incerto che manifestava una lieve titubanza: Anche tu!
-Come? Aveva risposto lei.
-Anche tu leggi Moravia! Aveva ribattuto Leonardo, e lei aveva annuito arrossendo leggermente e tirando fuori dalla borsa altri tre volumi dell’autore: erano titoli piuttosto noti. Con un trasporto inaspettato avevano iniziato ad elencare i volumi che avevano letto, scoprendo di averne in comune oltre una dozzina. Tuttavia, lo scambio fu breve e Virginia non ricordava che cosa si fossero detti in seguito. Forse lui aveva accennato al fatto che trovava i libri di Moravia piacevolmente languidi. Lei non aveva aggiunto molto, probabilmente aveva assentito ed era scesa un paio di fermate dopo. Si erano rivisti casualmente su quello stesso treno altre due volte nel mese successivo, e avevano iniziato a parlare delle cose del mondo. Leonardo l’aveva invitata ad una mostra di arte contemporanea nonostante lei gli avesse espresso il suo disappunto al riguardo. Virginia aveva acconsentito pensando che Leonardo l’aveva intrigata fin dall’inizio, con quell’aria composta e rigida che secondo lei nascondeva un continuo tentativo solo in parte riuscito di adattarsi alla vita. Era come se si sforzasse strenuamente di incastrare la sua forma di essere alle aspettative del mondo, con il risultato di riuscirci solo in maniera posticcia. Virginia dal canto suo non si era mai sentita in tutto e per tutto parte del mondo. Per quanto risoluta e metodica nello svolgimento delle faccende adulte conservava un lato a tratti fanciullesco ed imprevedibile, che a volte riaffiorava lasciandola inerme ed impaurita. Negli ultimi mesi le era capitato sempre più spesso di sentirsi lontana dalla realtà e sapeva che Leonardo se ne era accorto. Gli rispondeva in maniera lapidaria e distante, con l’intenzione di allontanarlo giacché avvertiva la sua presenza come un’intrusione del suo spazio privato. Voleva trascorrere il poco tempo libero che aveva nelle sue fantasie più recondite. Era malinconica e disattenta, rimpiangeva il tempo passato e avvertiva un profondo timore nei confronti del futuro. Metteva in crisi le sue scelte di vita e se avesse potuto avrebbe desiderato cancellare gli ultimi dieci anni per riscriverli daccapo. Pensava che vivere fosse un’azione difficile e tormentata, e che avrebbe voluto mettere in pausa per un po’ i suoi pensieri, che sentiva confusi e tristi. Quando Leonardo se ne andò il mattino dopo, Virginia avvertì un moto di freddo entrarle nelle ossa e atterrirle l’anima. Attese qualche minuto immobile ma al suonare della seconda sveglia si alzò con uno scatto quasi felino e si diresse in cucina. Come tutti gli altri giorni accese il bollitore, tirò fuori dalla borsa l’agenda nera e ripassò mentalmente, cercando di visualizzarli, gli impegni della giornata.
Questo bel racconto, sobrio e aggraziato, sembra promettere un seguito, perché suona come l’incipit di un’opera più lunga. Anche la costruzione dei personaggi mi pare che vada in questa direzione: sono così ben tratteggiati che ci si aspetta che abbiano un futuro. Naturalmente queste sono considerazioni del tutto soggettive perché la storia di questo addio, così com’è raccontata, è autosufficiente, con la malinconia e quel retrogusto di fallimento che il lasciarsi dopo anni spesso genera (esperienza personalmente vissuta): dall’entusiasmo della reciproca scoperta – ogni storia di coppia ha il suo Moravia – fino al disincanto più totale e senza ritorno. È toccante la storia di Virginia e Leonardo, credo che in molti ci si possano riconoscere e che un racconto riesca a farsi specchio è, secondo me, un gran bel risultato.
Gentile Giulia, il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo. Soprattutto la descrizione dei personaggi, Valeria e Lorenzo, e delle loro emozioni. È proprio vero: la vita emotiva non sente ragioni, a poco valgono i tentativi razionali di reprimere i moti dell’animo. Il finale mi è giunto al cuore…la vita continua, nonostante tutto.
Compimenti e grazie!
Racconto molto triste ed intenso di una figlia preoccupata nel vedere la sua mamma quasi rassegnata nel lottare contro una brutta malattia , e che non sa cosa fare per incoraggiarla per affrontare l’imminente festa della mamma .